Il canto di Partenope – Via Monteoliveto

Via Monteoliveto è un collante che tiene insieme diverse anime della città; un elemento di dialogo tra realtà, epoche e storie differenti.

La Napoli medievale che fa capolino oltre la piazzetta di Santa Maria la Nova si ritrova a fronteggiare l’imponente struttura del Palazzo delle Poste di epoca fascista; in cima alla Calata Trinità Maggiore si staglia l’imponente guglia dell’Immacolata, ideale punto di partenza per esplorare la Neapolis greco-romana mentre la Napoli rinascimentale e quella spagnola s’inseguono fino a confluire allo Spirito Santo al cospetto del Palazzo Doria d’Angri dove si proclamò l’annessione all’Italia del Regno delle Due Sicilie.

Nel percorrerla oggi è difficile immaginare che un tempo questa strada era un ampio declivio fuori le mura il cui tracciato seguiva l’alveo di un torrente immerso in un paesaggio agrario fatto di orti e frutteti. La zona era formata sostanzialmente da tre splendidi giardini denominati: l’Ampuoro, Il Carogioiello e il Biancomangiare.

Nel ‘500 iniziò quel processo di urbanizzazione che trasformerà completamente la zona. Si costruirono nuovi edifici, tra i quali Palazzo degli Orsini di Gravina ideato per erigere una casa-tempio. L’elegante facciata in bugnato di piperno, con gli oculi dai quali affiorano busti marmorei di antichi uomini illustri e di membri del casato conserva ancora riconoscibili segni dell’originario impianto cinquecentesco.

Oggi il Palazzo è sede della facoltà di Architettura ma è stato teatro di numerosi avvenimenti storici. Nel 1589 Ferrante Imperato vi realizzò un museo naturalistico frequentato da numerosi studiosi di fama europea. Al tempo della Rivoluzione del 1799 il palazzo fu la sede del comando generale francese e più tardi, nel 1848, durante i moti liberali divenne il quartier generale dei rivoltosi e sede della stamperia. Considerato fucina di ogni ribellione, fu più volte teatro di scontri sanguinosi, di giustizia sommaria e di saccheggi.

Nel 1668 fu eretta la fontana in onore di Re Carlo II, ultimo re spagnolo della dinastia degli Asburgo. Sull’obelisco piramidale poggia la statua in bronzo del re rappresentato come un fanciullo, a ricordare che fu incoronato all’età di quattro anni. Per questo la fontana è anche detta di Re Carluccio.

La fontana di Monteoliveto introduce all’omonima piazzetta, dove si trova un autentico capolavoro del rinascimento napoletano: la Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi.

Il complesso monastico di Monteoliveto fu costruito in epoca angioina ma fu con la dinastia Aragonese che il Monastero degli Olivetani diventò uno dei più importanti luoghi religiosi di Napoli e un’oasi cittadina nella quale i potenti potevano ritirarsi per discutere dei pubblici affari.

Il fantastico complesso Olivetano era formato da sette spazi aperti e quattro chiostri. Il più grande è oggi occupato dall’adiacente caserma dei carabinieri e al suo interno si può ancora ammirare il pozzo settecentesco in marmo sul cui architrave si legge: Chi berrà questa acqua ne avrà di nuovo sete.

Il monastero era anche dotato di una famosa libreria e un’importante farmacopea. I giardini erano molto vasti e oltre alla sussistenza dei monaci fornivano erbe medicinali e saponi dalla cui vendita si ricavavano cospicui introiti. Secondo la tradizione il monastero custodiva numerose reliquie, tra le quali due spine della corona di Cristo, una costola di San Cristoforo e una delle saette con cui fu colpito nel suo martirio.

Al tempo i legami politici e culturali con la Toscana erano ben saldi e la chiesa di Monteoliveto rappresenta uno splendido esempio di questo connubio, non solo perché i monaci Olivetani provenivano dalle terre senesi, ma anche per la presenza di artisti come Vasari, Rossellino, Benedetto e Giuliano da Maiano autori di capolavori che ne arricchirono il valore artistico. Senza dimenticare l’influsso degli artisti locali come Santacroce e Merliani autori di bellissime opere marmoree.

Nello splendido refettorio del Vasari, le volte furono divise in tre parti: in una si tratta della Fede, nella seconda della Religione e nella terza dell’Eternità. Ciascuna di esse è circondata dalle immagini di otto virtù mentre le facciate sono ornate con sei parabole di Gesù Cristo. Un programma tradizionale sotto molti aspetti ma allo stesso tempo per la sua complessità nuovo per l’ambiente napoletano.

Il refettorio del Vasari

Nella Cappella Piccolomini, infine, sulla tomba di Maria d’Austria si ammira una delle primissime raffigurazioni plastiche della natività presenti a Napoli. Quasi un segno del destino. Un “prototipo” di quella che sarebbe diventata un’eccellenza della tradizione artistica e culturale partenopea.


Mi chiamo Michele Carneglia, vivo a Napoli e sono una guida turistica abilitata della Regione Campania. Animato da passione ed entusiasmo e con una consolidata esperienza nella gestione e conduzione di tour sia per individuali che per gruppi, propongo una vasta gamma di visite guidate, itinerari tematici e tour su richiesta. Opero in particolare nella città di Napoli, nei siti archeologici dell’area Vesuviana, nei Campi Flegrei e in Costiera Amalfitana.
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