Piemonte da scoprire – La Langa di Beppe Fenoglio (CN)

Da Montemarino a San Bovo passando per Cascina Pavaglione

Nel 2022 si ricorderà la nascita dello scrittore albese Beppe Fenoglio e quindi perché non iniziare già a riflettere sull’eredità lasciata attraverso le sue opere, eredità tangibile nei tanti luoghi ancora oggi visitabili da lui citati nei suoi romanzi brevi e novelle? Le Langhe sono ricche di itinerari, più o meno impegnativi, che toccano i luoghi immortalati dal grande scrittore nelle sue opere.

Il Centro Studi Fenoglio, nato nel 2003 grazie alla volontà del Comune di Alba e con l’appoggio di enti istituzionali e privati, è promotore degli studi sulle opere e sulla vita di Beppe Fenoglio e si occuperà, nel 2022, della promozione degli eventi per il centenario della sua nascita.

Uno dei percorsi già proposti dal Centro Studi Fenoglio, adatto a tutti, grandi e piccini, tocca luoghi citati dallo scrittore in particolare ne “La Malora” e ne “Il partigiano Johnny”, e nello stesso tempo permette di immergersi per un paio d’ore tra i paesaggi delle Langhe ammirando panorami e natura di grande bellezza, scoprendo piccole curiosità.

Il percorso ad anello prende le mosse dalla chiesetta di Montemarino, dove si possono lasciare le auto. Si imbocca la strada asfaltata fino a raggiungere il bivio per San Bovo di Castino e si svolta quindi in via Beppe Fenoglio. Il primo tratto è ancora su stradina asfaltata e costeggia alcune villette che mostrano, in particolare nei dettagli decorativi, l’uso della Pietra di Langa. Si tratta di una pietra arenaria tipica del Piemonte meridionale, il cui colore può variare dal grigio al beige. Veniva un tempo recuperata dai campi e dalle colline durante i lavori di scasso, oppure dai torrenti in secca: materiale locale, a basso costo, di facile reperibilità e relativamente facile da lavorare, è stato per lungo tempo il principale materiale sia per realizzare le tipiche cascine di Langa, sia per gli altrettanto tipici terrazzamenti di contenimento per i vigneti strappati con fatica ai ripidi versanti collinari.

La strada si trasforma poi in sentiero che costeggia vigneti e che permette di ammirare bellissimi panorami verso il paese di Benevello, visibile in lontananza, insieme a crinali collinari caratterizzati da una grande varietà paesaggistica: pascoli, noccioleti, boschi, alcune vigne.

L’Alta Langa è infatti terra di nocciole, di allevamento per la produzione casearia, di ricerca del tartufo nei boschi, di produzione vitivinicola.

Si raggiunge quindi un bellissimo punto panoramico con area di sosta picnic. Qui consiglio di prendersi una piccola pausa per  immergersi nella lettura delle brevi frasi tratte da opere di scrittori locali, ma non solo, quali Fenoglio, Pavese, Arpino, riportate su foglietti colorati appesi all’Albero degli Scrittori. Si può inoltre godere dello spettacolare panorama che si apre ai nostri occhi: lo sguardo si spinge fino alle colline della Bassa Langa e, in lontananza, si può scorgere, adagiata ai piedi dei rilievi, la città di Alba.

Di fronte, poco più in basso, si trova la Cascina Langa, citata da Fenoglio sia ne “Appunti partigiani” sia ne “Il partigiano Johnny”: in particolare, qui Johnny e alcuni suoi compagni si rifugiano nel novembre del 1944 per sfuggire al grande rastrellamento effettuato in seguito alla liberazione di Alba, liberazione che portò alla creazione della Repubblica albese protagonista di un altro romanzo fenogliano, “I 23 giorni della città di Alba”.

Lo stesso Beppe Fenoglio frequentò personalmente questa cascina durante la sua esperienza partigiana. Cascina Langa era quindi luogo di speranza e di rifugio e come tale si vuole proporre ancora oggi, dopo un lungo ed attento restauro, ospitando un ristorante, un’area spa e alcune camere, il tutto immerso nel magico paesaggio delle Langhe tra Benevello e Trezzo Tinella.

Proseguendo, si raggiunge un bosco e si gira a destra seguendo le indicazioni; ci si addentra così in un’ombreggiata faggeta dove il sentiero prosegue con lievi saliscendi.

Nel passato, le faggete rivestivano un ruolo significativo sia per la vita quotidiana contadina sia nell’immaginario popolare: dal legno del faggio, relativamente facile da lavorare, si ricavavano oggetti di uso quotidiano, quali scodelle, vasi, cucchiai, ma anche strumenti musicali; mentre dai loro frutti, le faggiole, e dal fogliame si ricavava cibo per il bestiame.

Addirittura la corteccia di faggio pare venisse utilizzata come supporto per la scrittura nei tempi più antichi (in alcune lingue nordeuropee il termine per indicare il libro presenta un radice comune al termine usato per faggio).

Infine, sotto la fitta ombra delle faggete si poteva trovare ristoro durante il lavoro, il cattivo tempo e fare tappa nei lunghi pellegrinaggi. Le faggete erano un tempo più diffuse sulle zone collinari rispetto a quanto lo siano oggi, mentre rimangono ancora piuttosto ben rappresentate nelle zone montane. In provincia di Cuneo ve ne sono altre, tra cui il Bric dei Faggi a Prunetto, sempre in Langa.

Seguendo le indicazioni per Cascina Pavaglione, si supera un grande prato fiorito, ci si inoltra nuovamente nel bosco e si raggiunge quindi frazione Pavaglione a circa 644 mt s.l.m. Mentre la strada inizia a discendere dolcemente, si notano sulla sinistra un recinto per animali e una cascina, sede di un’azienda agricola.

Se avrete fortuna, potrete ammirare mucche, cavalli, pecore e asini. Un tempo l’allevamento degli asini era molto più diffuso in Piemonte rispetto ad oggi, così come anche il consumo di carne d’asino. Oggi sopravvivono pochi allevamenti di questo simpatico equino, e quello che si trova in questa frazione è fornitore per la famosa competizione albese, il Palio degli Asini, dove sono ammessi solamente asini con una “carta d’identità” piemontese. Il Palio degli Asini si tiene ad Alba la prima domenica di ottobre, e segna anche l’inizio del lungo periodo della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.

Di fronte a noi si staglia ora Cascina Pavaglione, dove Fenoglio ha ambientato uno dei suoi più celebri romanzi, “La malora”, in cui descrive un mondo duro, di lotta per la sopravvivenza in luoghi e tempi ostili alla vita umana. Infatti, il protagonista del romanzo, Agostino Braida, trascorre alcuni anni della sua giovinezza al Pavaglione lavorando come garzone per guadagnare qualche soldo da inviare alla povera famiglia cercando così di alleviarne la precaria situazione economica.  Proprietario della struttura è il Comune di Castino che, dopo averla ristrutturata, la utilizza per attività culturali e come luogo di incontro. 

Al pianterreno una sala accoglie i visitatori con materiale turistico, libri sullo scrittore albese e con la possibilità di effettuare il bookcrossing.

D’impatto sono le opere qui esposte del pittore canellese, più volte vincitore italiano di pallapugno, Massimo Berruti che rievocano episodi e momenti della vita di Fenoglio.

Purtroppo la struttura originaria della cascina è andata quasi completamente perduta per cui quello che possiamo vedere oggi è frutto di una ricostruzione aderente all’edificio dell’epoca. Rimane però un bellissimo pilastro in pietra di Langa che si può ammirare salendo la scala che conduce al primo piano: qui è situata la sala che ospita convegni, mostre e documentazione sugli scrittori piemontesi. In particolare, da alcuni anni è visitabile una mostra dedicata a quattro tra i più importanti scrittori locali: Fenoglio, Pavese, Arpino e Lajolo.

Proprio di fronte alla cascina si trova un piccolo wine bar, struttura in pietra di Langa dove ci si può ristorare prima di proseguire sulla stradina che, salendo, si inoltra nuovamente in un bosco prima misto e poi, inaspettatamente, prosegue in cresta tra aghifoglie, piante e arbusti mediterranei: in linea d’aria, infatti, non si è così lontani dal mare e il clima in queste zone è sicuramente mitigato dai venti marini che permettono la crescita di una vegetazione insolita, che ha trovato qui un microclima favorevole. Proprio in un punto panoramico aperto sulle colline, si trova un altro recinto per animali, dove, se fortunati, sarà possibile ammirare ancora più da vicino asini e cavalli dell’allevamento precedentemente citato.

Proseguendo ancora nel bosco e seguendo le indicazioni, si raggiunge l’ultima meta di questa panoramica e piacevole camminata, San Bovo di Castino, a circa 600 mt s.l.m.

Si costeggia la chiesa per approdare sulla piazza, bel punto panoramico sulla Valle Belbo. Qui si affaccia la chiesa dedicata a San Bovo: Bovo era un cavaliere franco vissuto nel X secolo, che si distinse in diverse battaglie, specialmente contro i Saraceni che avevano invaso la Francia Meridionale.

Successivamente, si dedicò ad una vita di pellegrinaggio, meditazione e penitenza, morendo in seguito ad una malattia a Voghera, di cui è patrono. E’ considerato protettore degli animali domestici, specialmente contro le malattie infettive dei bovini: per questo, oltre ad essere in genere rappresentato vestito di armatura con elmo e spada, spesso regge un drappo con la raffigurazione di un bue.

Interno della chiesa di San Bovo di Castino

Sulla piazza si affaccia la Locanda San Bovo, tipico ristorante con vista panoramica che offre una cucina legata al territorio e camere per gli ospiti. Se vi trovate qua per l’ora di pranzo, può valere la pena fermarsi per una sosta culinaria prima di riprendere il cammino, gustando alcune della specialità gastronomiche proposte: antipasti piemontesi quali carne cruda battuta al coltello, insalata russa, vitello tonnato accompagnati da un vino delle Langhe come il Dolcetto d’Alba che ben si adatta con tutti i piatti grazie alla sua bassa acidità e tannicità, che invece caratterizzano altri vini locali.

Per tornare a Montemarino, si può effettuare il percorso nel bosco, consigliabile nel caso di giornata particolarmente calda e soleggiata, oppure costeggiare nuovamente la chiesa e proseguire sulla strada asfaltata ai piedi del bosco e seguire le indicazioni per il punto di partenza.

Vi aspetto per visitare insieme queste affascinanti zone del Piemonte!


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Mi chiamo Raffaella, sono guida abilitata per il Basso Piemonte e lavoro principalmente con ospiti stranieri, per lo più di lingua tedesca. I miei tour toccano diversi aspetti: storico-culturale ed enogastronomico, per unire le eccellenze che il Piemonte sa offrire ai suoi visitatori. Amo la mia regione ricca di cittadine piene di arte e di storia; amo la tranquilla bellezza dei paesaggi delle colline del Monferrato e delle Langhe che invitano a rilassanti passeggiate immersi nella natura, nella cultura e nelle tradizioni.
Cerco di trasmettere ai miei ospiti questo amore con passione e professionalità, mostrando attenzione e sensibilità verso le esigenze di ognuno. Insieme scopriremo le sfaccettature più o meno note di un territorio variegato: dai bellissimi scorci panoramici alle prelibatezze gastronomiche, dai prodotti vitivinicoli conosciuti nel mondo ai paesi adagiati sulle colline con le loro curiosità Spero che ne sarete affascinati e che potrete  innamorarvi e appassionarvi al  Piemonte, portando con voi e trasmettendo a chi incontrerete le emozioni e le esperienze provate!

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