Sul vulcano non cresce la città
Perché a volte un luogo ci rimane impresso nel cuore?
Ci sono diverse ragioni; può essere che in quel luogo sia successo qualcosa di speciale o possono essere le emozioni che ha scatenato in noi la prima volta in cui si siamo stati.
Ognuno di noi ha un posto particolare nel quale ha lasciato un pezzo di cuore e nel quale torna di tanto in tanto, per rilassarsi, o per provare nuovamente le emozioni provate la prima volta. Una sorta di rifugio per l’anima.
Immaginiamo di guidare lungo la strada che percorre la Costa Azzurra; cosa vedremo? Vedremo sicuramente ville, casinò, yacht, auto di lusso……e a questo punto vi starete sicuramente chiedendo per quale oscura ragione vi ho portato nella costa più brutalmente urbanizzata del mediterraneo.
La ragione la si scoprirà proseguendo lungo la strada. Arrivando all’altezza di Theoule sur mer e andando verso ovest, le rocce iniziano ad assumere uno strano colore, un colore un po insolito: uno strano colore rosso…ma proprio rosso intenso.
Da quel punto, la costa che fino a quel momento è stata quasi del tutto un continuum urbano quasi senza interruzioni con città che iniziano dopo che quella precedente finisce, le costruzioni iniziano a gradualmente a diradarsi fino a scomparire quasi del tutto.
Al posto dei caseggiati e dei palazzi, la roccia rossastra inizia ad elevarsi in strutture sempre più alte e complesse; non sono più semplici paretine a bordo strada; qualche chilometro più avanti, la costa rocciosa si copre di un manto verde interrotto solo da torrioni di roccia, simbolo di una natura vitale e selvaggia che irrompe e si prende i suoi dovuti spazi, anche laddove il capitalismo spadroneggia.
Dalla strada si vedono queste cose, meglio accostare la macchina e darsi alla contemplazione Credo che un wormhole ci abbia portati nel Grand Canyon
Ci troviamo ai piedi del Massiccio dell’Esterel, una struttura geologica sorprendente ed accattivante per i colori, i contrasti e la moltitudine di forme che crea dall’entroterra fino alla costa, dove con lingue di roccia si insinua tra le onde.
Il massiccio si estende lungo la costa dal confine con le Alpi marittime fino alla città di Saint Raphael, spingendosi nell’entroterra per un totale di 3200 ettari nei quali troviamo un’area protetta, ricca in specie animali e vegetali tipiche della fascia mediterranea.
Ci fermiamo a Cap Roux nel parcheggio preferito dei globetrotters che girano a bordo di furgoni e auto camperizzate; non è difficile fare la conoscenza di altri visitatori in questo parcheggio, soprattutto nelle ore serali quando ci si appresta a mangiare frugali pasti con mezzi di molto spartani.
Dal punto in cui ci troviamo ora abbiamo una visuale fiabesca della costa: imponenti torri di roccia che spiccano dalla vegetazione e falesie di roccia che cadono a picco sul mare con lingue che si estendono sull’acqua. Le falesie sono inframezzate qua e là da piccole spiagge rocciose molto suggestive, completamente diverse da quelle che siamo abituati a vedere in Italia.
Il bagno sarà sicuramente più goduto dopo una bella sudata sui sentieri Acqua limpidissima ai piedi delle rocce
Verso monte spicca vicinissima a noi, la Rocher de Saint Bartelemy: la rocca più vicina alla strada la quale mostra forme vagamente arrotondate e una caverna alla sua base; si tratta di uno spot di arrampicata: non è strano infatti osservare degli scalatori sulle sue pareti rossastre. Alla sua base, al confine con la vegetazione arbustiva intricatissima che la circonda, crescono abbondantemente i fichi d’india (Opuntia ficus-indica).

L’escursione che compiremo oggi ci porterà nel punto più alto della zona, detto Col du Cap Roux (404 m), tra sentieri dalle tonalità molto calde, tra arbusti e rocche impervie; un punto dal quale potremo osservare buona parte della costa circostante e buona parte dell’estensione del massiccio dell’Esterel.
L’escursione dura qualche ora; non è difficile ma per affrontarla bene è necessario portarsi dietro una buona scorta d’acqua (qui il sole uccide) e qualcosa da mangiare per restare sempre ben zuccherati e non svenire a metà sentiero.
Oggi partiremo quasi direttamente dal livello del mare, quindi faremo un dislivello praticamente netto da 0 a 404 m. Zaino in spalla!
L’itinerario inizia ad un paio di curve dal parcheggio; prendiamo un sentiero che si fa strada attraverso l’intricatissima vegetazione ed arrivati ad un bivio, ci dirigiamo dapprima a destra per arrivare ai piedi della rocca e poterla ammirare da vicino.
Le forme tondeggianti, all’avvicinarsi alla rocca, si mostrano sempre più impervie fino a diventare verticali; verso mare, un piccolo altare di roccia funge da punto panoramico ma occhio, non lasciamoci troppo ipnotizzare da quello che vediamo da qui; l’escursione è solo all’inizio, non abbiamo ancora visto niente.
Lo scalatore guarda questa parete e pensa solo ad una cosa… alla birra! Un altare per ammirare il panorama
Torniamo al bivio e prendiamo il sentiero che va verso sinistra. Da qui, il sentiero ci porterà in una odorosa macchia a conifere che facendo un giro largo ci porterà intorno alla rocca per congiungerci con il sentiero che corre alle sue spalle. Durante il tragitto è impossibile tenere la testa bassa: man mano che avanziamo compaiono altri torrioni sul versante del monte e le rocche già viste mostrano nuovi scorci dalle forme curiose.
Iniziamo il sentiero e osserviamo tutto da angolazioni diverse Altre rocce in lontananza
Il sentiero prosegue verso l’alto fino ad arrivare ai piedi di una rocca dalla forma vagamente rettangolare, la vegetazione che troviamo in questo luogo è prettamente tipica della macchia mediterranea: piante per lo più basse a foglie piccole che riescono a sopravvivere in questo terreno arido dove il sole picchia duro e dove è più l’acqua che scorre via che quella che resta nel suolo.
Le piante più alte che possiamo trovare sono solo alcuni pini che crescono laddove il suolo è un po’ più consistente e qua e là, qualche pianta di corbezzolo (Arbutus unedo), che viene detto pianta della bandiera d’Italia per via dell’accostamento foglie (verdi), fiori (bianchi) e frutti (rossi).
Dominano le piante arbustive ed erbacee che vanno a creare un paesaggio stile Grand Canyon o quei posti li…possiamo quasi dire, dunque che questa sia la Monument Valley della Francia. A differenza di queste due formazioni che ho appena citato, le quali sono costituite di roccia sedimentaria, Il massiccio dell’Esterel è costituito di roccia ignea, cioè una roccia di origine magmatica.
I torrioni incoronano la valle Un sentiero, fin troppo epico
Questa roccia strana che vediamo tutt’intorno a noi è un particolare tipo di riolite. La riolite è una roccia ad elevato contenuto di silicio che si forma mediante attività vulcanica. Caratteristica propria della riolite è quella di creare delle formazioni dette duomi che risultano più alti e appuntiti a seconda che il raffreddamento del magma, fuoriuscito dalla crosta terrestre, subisca la maggior parte del suo processo di raffreddamento all’interno di un camino vulcanico; da questo camino uscirà formando pennacchi o comunque strutture verticaleggianti.

Stiamo quindi camminando su ciò che un tempo è stato un gigantesco sito di eruzioni vulcaniche; questo ci gasa ancora di più nell’apprezzare il paesaggio in cui siamo immersi.
Camminando tra una parete e l’altra, osserveremo quali forme assurde sono venute a crearsi grazie alle proprietà di questa roccia combinata con i processi erosivi; la camminata è dunque una grande contemplazione in movimento, che ci lascia a bocca aperta passo dopo passo, sempre spinti dalla voglia di vedere cosa riserverà il tratto successivo.
Arrivati in cima al picco più alto visibile dal sentiero, un breve tratto in cresta ci condurrà al punto più elevato del Col di Cap Roux dove su un tavolo di pietra è incastonata un’insegna del Touring club francese. Dalla vetta si ammira il panorama a trecentosessanta gradi e ci fa ricordare, nonostante le ultime ore di camminata nella natura selvaggia, che ci troviamo in Costa Azzurra, infatti vediamo le città di Cannes e Saint Raphael con i loro porti pieni di barche signorili.
Verso l’entroterra vediamo come la roccia vulcanica si estenda per diversi chilometri formando altipiani e grandi affioramenti e la Rocher de Saint Bartelemy che dalla costa ci sembrava enorme, ora non è che un puntino.




Ci troviamo su un picco che dalla strada vedevamo come piccolissimo e ci siamo arrivati passando sotto a giganteschi torrioni che mostravano maestosità già solo guardandoli da centinaia di metri più in basso.
L’escursione però non è finita qui. Non scenderemo dallo stesso versante ma faremo un sentiero che ci porterà a percorrere il versante nord di questo rilievo e andremo a visitare un luogo molto suggestivo.
In questo luogo magico, qualcuno ha trovato ispirazione per praticare la propria fede, infatti, troviamo una piccola grotta, luogo di pellegrinaggio, chiamata Chapelle Saint Honorat, che è meta di escursionisti religiosi che trovano in questo luogo, l’ispirazione per rivolgere le proprie preghiere a Dio.
Al fine di visitare questa grotta, riprenderemo il sentiero e lo seguiremo fino ad arrivare a percorrere il versante rivolto a settentrione. Questo versante è molto più ombreggiato di quello percorso in precedenza, cosicché sarà più agevole da percorrere, seppur meno panoramico.
Aggirando le rocce da cui siamo scesi, noteremo una cosa strana: la roccia cambia colore; ebbene sì. Perché un torrione rossastro dovrebbe diventare grigio-verde? Merito dei licheni!
I licheni, organismi formati dalla simbiosi tra funghi e cianobatteri che troviamo spessissimo sulle cortecce degli alberi e sulla superficie delle rocce, hanno una predilezione per le superfici esposte a nord; questo non vuol dire che in quelle esposte a sud non esistano, vuol dire che ne troveremo solamente in minor misura.
Perché proprio le superfici esposte a nord? Perché nell’emisfero boreale succede che le superfici dei monti e delle piante siano solitamente più umide e fresche rispetto a quelle esposte a sud: ciò crea condizioni leggermente migliori per la crescita di muschi e licheni rispetto a quelli che iniziano a crescere nei versanti esposti a sud.
Questo fenomeno può essere ostacolato o favorito da moltissime altre condizioni che vengono a crearsi a seconda delle situazioni; infatti, in questo caso, l’inclinazione della roccia che crea una zona d’ombra importante, favorisce notevolmente la crescita di questi organismi che cambiano letteralmente il colore della rocca che stiamo osservando ormai da un po’.
Il versante nord e i suoi colori La grandezza della natura si vede anche nei piccoli dettagli
Lasciati alle spalle questi concetti di ecologia spicciola, continuiamo il nostro sentiero ed arrivati al successivo bivio, prendiamo il sentiero a sinistra, leggermente in salita che ci conduce al luogo mistico.
A questo punto inizia una scala tra gli alberi che ci avvicina alle pareti della rocca.
Quando effettuai questa escursione, il mio compagno di quel giorno, tale Martin from Munich mi disse: “it seems like we’re entering in a meditation place. E quando, il sentiero uscito dalla vegetazione, ci fece apparire davanti a noi un epico ed impervio camminamento a mezza costa sulla rocca passante sotto alcune antiche rovine, la mia spontanea risposta fu: “Not only a meditation place. We are going to find the ultimate truth and after that we’ll never be the same”.
Un’atmosfera particolare si accende…. …arrivando ad assumere tratti epici
Superate le antiche mura, si scende di poco e ci troviamo in un piccolo spiazzo circondato dagli alberi a ridosso della parete rocciosa sulla quale troviamo una porta costruita all’entrata di una piccola caverna.
Dentro la caverna troviamo un piccolo santuario con immagini sacre, fotografie e preghiere lasciate da chi è passato di qui prima di noi.
Come già visto in escursioni passate, i territori selvaggi, impervi o comunque naturalisticamente particolari, non difficilmente possono divenire luogo in cui praticare il proprio culto: un esempio di ciò è rappresentato nel mio articolo “La via più dura per giungere al tempio” ma possiamo inoltre vedere un’altra rappresentazione di questo fenomeno ogni volta che raggiungiamo la vetta di un monte. Alto o basso che sia, nella stragrande maggioranza dei casi, sulla sua vetta ci sarà una croce.
La natura è fonte di ispirazione nel quale ognuno di noi, scienziato o religioso che sia, può trovare un suo darshan. Trovarsi immersi in contesti come quello di oggi non può che farci nascere emozioni che difficilmente riuscirebbero a nascere in città; il religioso si sentirà dunque più vicino ai suoi dei mentre chi crede in altro troverà connessioni di altro tipo a seconda di quali siano le sue inclinazioni.
Entriamo e usciamo da questa caverna, con rispetto, pur non credendo in questo genere di divinità ma consci che quello che vediamo, sia la manifestazione di chi, una volta arrivato tra queste rocce, ha provato le stesse cose che abbiamo provato noi. Namastè!
Ciao a tutti, mi chiamo Matteo, e la natura è sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Questa passione mi ha accompagnato durante la mia crescita, finché non è sfociata in determinazione nel volerla trasformare in una professione. Ho frequentato così un percorso universitario a tema ambientale naturalistico che mi ha dato modo di ampliare ed approfondire nel modo migliore le mie conoscenze in materia e, successivamente, spinto dal voler trasmettere le sensazioni che la natura può regalare, sono diventato guida escursionistica. Inoltre, faccio parte dell’associazione Docet Natura e collaboro con ASD La Ventura. Provo un’immensa soddisfazione nel vedere i sorrisi e gli sguardi pieni di meraviglia nelle persone che scoprono la maestosità di piccoli fenomeni naturali, a loro poco prima sconosciuti.
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