Veneto delle meraviglie – Padova e il suo Prato della Valle

Quei novantamila metri quadrati pieni di storia

C’è un luogo a Padova che chiamiamo “prato” anche se, in realtà, di erba ce n’è davvero poca. Un luogo che alcuni padovani ancora ritengono essere la più vasta piazza del mondo. Ma non è così. Prato della Valle è una tra le più grandi in Europa e sta, con più modestia, in un elenco che annovera tra gli altri luoghi d’adunanza la Piazza della Parata a Varsavia, il Parker’s Piece di Cambridge, la Piazza dell’Unificazione a Bucarest, il Parco di Santo Stefano a Dublino, la Place de la Concorde a Parigi, e altre facilmente ritracciabili in internet.

In origine questa ampia vallata a sud della città era un luogo esterno, fuori dalle mura cittadine: vi sorgeva qui il Teatro romano, lo Zairo, e una zona sepolcrale. Fra’ Giovanni degli Eremitani tentò, all’inizio del 1300, di trasformare il luogo paludoso in un’area “più vivibile”, ma il progetto non fu realizzato che in una minima parte. Il nome “valle” fa riferimento alla conformazione del terreno che qui formava una sorta di catino, di conca, dove l’acqua ristagnava. Quindi immaginiamoci quanto poco attraente fosse questo sito…

Una svolta fortunata ci fu alla fine del XVIII secolo quando, ancora sotto l’egida di Venezia, si pensò di mettere mano e risolvere lo spazio che ormai stava per entrare a far parte, a tutti gli effetti, della nuova espansione della città.

L’ideatore di questo spazio animatissimo e poco distante dalla Basilica di Sant’Antonio, fu Andrea Memmo, cavaliere, procuratore della Repubblica di San Marco e provveditore della Serenissima a Padova nel 1775. Fu lui che ebbe la straordinaria idea di trasformare quel luogo malsano e di memorie funeste, legate al martirio dei primi cristiani come Santa Giustina, in una passeggiata cittadina che potesse accogliere negozi, mercati, spettacoli e altre attività. Purtroppo anche questo progetto rimase incompiuto e mutò nel solo doppio giro ellittico di statue, ben 78 attualmente, rappresentanti illustri personaggi che hanno dato a Padova e alla terra veneta, un notevole contributo per lo sviluppo dell’Arte e della Storia. A dividere in due aree la piazza, c’è una canalizzazione dal fiume Bacchiglione, che attraversa Padova: l’area “verde”, quella più interna, ha il culmine nella fontana al centro che, soprattutto in bella stagione, ristora le persone con un bel getto fresco. Questo cuore d’acqua è collegato al restante spazio urbano da quattro ponti, due dei quali erano sovrastati da statue abbattute al tempo di Napoleone, contrario all’esaltazione della Repubblica Serenissima che qui aveva voluto anche celebrare alcuni dei suoi Dogi.

I quasi novantamila metri quadrati di quella che è anche chiamata, in onore dell’ideatore, Isola Memmia, sono stati e sono ancora oggi teatro di varie vicende che hanno contribuito alla fama della città. Una città che alla fine del 1700, volle ripartire dal ricordo della mitica fondazione, Antenore, e rappresentare l’eroe troiano come l’iniziatore di una gloria che Padova non ha mai smesso di ricercare ed esaltare.

Tra tornei, corse di cavalli e di velocipedi, concerti, mercati settimanali, fiere di Santa Giustina ma soprattutto di Sant’Antonio il 13 giugno, e l’invernale pista di ghiaccio per gli appassionati, si ricorda l’ascensione del primo pallone aerostatico nel 1884.

L’unica nota che ci rammarica è l’assenza di “glorie femminili”. All’avvio dei lavori nel 1776 nessuno pensò di dedicare una statua alla rappresentante della grande svolta nella storia dell’Università, diciamo pure senza timore, italiana: Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureatasi (1678) in un Ateneo che era, e rimase ancora abbastanza a lungo, regno al maschile.

Ma di Elena Lucrezia vi parleremo un’altra volta. Intanto ci preme farvi conoscere alcuni dei personaggi che sono stati rappresentati a eterna memoria di una Storia che, speriamo, non smetta di far parlare.

Vi aspettiamo sulla Posti e Pasti TV con il nuovo video su Prato della Valle!


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