Tra i più piccoli borghi del Parco Nazionale del Pollino, appena ricadente anche nell’altrettanto nota Riviera dei Cedri, compare un nome che possiede solo 5 lettere di cui 4 vocali. E’ il bellissimo e affascinante borgo di Aieta (Cs), con i suoi 817 abitanti. Questa località possiede tra le tante peculiarità un monumento di rilevanza nazionale che è testimonianza di un periodo storico molto poco rappresentato in tutta la regione Calabria, il Rinascimento.

Questo luogo, abitato già in epoca preistorica, viene occupato in modo stabile dagli Enotri (tra il VI e il V secolo a.C.) divenendo un’area di produzione agricola. A seguito, i Lucani (V – IV secolo a.C.) costruiscono una prima fortezza sul Monte Calimaro, e successivamente, con greci e romani continuerà l’utilizzo agricolo dell’area, avendo però come importante centro politico di riferimento Blanda Julia, vero centro commerciale e sociale dell’area. Nel periodo bizantino, sono tante e diffuse le lauree dei monaci, mentre la fortificazione sul Calimaro viene rafforzata per difendersi dalle scorribande di Goti e Longobardi. Tuttavia, nel tempo perderà la sua funzione e verrà abbandonata definitivamente tra il IX e il X secolo in piena conquista Normanna. Verrà scelto e ampliato il villaggio presente al di sotto del monte, che darà vita al nuovo centro abitato che nel tempo prenderà il nome di Aieta da “aetos”, cioè aquila.



Particolari tra i vicoli di Aieta
Questo borgo è stato inserito nella pregevole lista dei Borghi più Belli d’Italia e tra le sue stradine che, superato l’arco posto all’ingresso del centro storico, conducono al Palazzo Rinascimentale si può ben intuire il perché di tale riconoscimento. Si attraversano viuzze e piccoli passaggi che un tempo servivano a rendere più facilmente difendibile il paese, mentre ora garantiscono al visitatore la possibilità di esplorare i suoi angoli nascosti. Quasi subito abbiamo modo di ammirare nella piazza Professor Lo Monaco la chiesa di Santa Maria della Visitazione, conosciuta nel 1.324 come “Santa Maria de Fora”, sottolineandone la posizione al di fuori delle mura, rispetto a “Santa Maria de Entro”, l’attuale Santa Maria delle Grazie. Una chiesa che grazie allo spostamento della popolazione dalla parte alta a quella più comoda sottostante diventerà sempre più importante.

Questa chiesa, probabilmente poco conosciuta, presenta inoltre delle opere rilevanti. Nel XVI secolo infatti, visto lo spopolamento e le minori donazioni che venivano cedute alle varie realtà ecclesiali, venne dichiarata chiesa madre, assimilando anche le altre parrocchie. Assunse l’attuale forma a croce latina, con tre navate, e tre cappelle per lato. Da questo momento verrà anche abbellita e ingrandita divenendo il fulcro religioso del paese. Dal 1576, cioè da quando sulla parete di fondo dell’abside l’Arcivescovo Manderano fece collocare il grande quadro ad olio su tavola raffigurante “La Visitazione”, opera di Fabrizio Santafede, pittore formato nelle scuole fiorentine con assonanze con i primi naturalisti caravaggeschi, la chiesa assumerà il nome omonimo venendo da quel momento così conosciuta.
L’opera rappresenta l’incontro tra Maria ed Elisabetta, con una splendida arcata sul fondo che crea e offre spazialità alla scena, con la presenza di contorno di Giuseppe e Zaccheo, oltre che da due bambine una delle quali con in braccio un cagnolino, elemento che sottolinea la quotidianità della scena rappresentata come per far sentire protagonista anche chi in quel momento si trova al di fuori del quadro.
Inoltre non lasciatevi sfuggire la spettacolare, per i colori e la grande capacità di equilibrio in essi, la Cappella gentilizia dell’Assunta, affrescata con dipinti di fine XVI secolo, localizzata alla sinistra dell’altare maggiore, con al suo centro la grande tela de “L’Assunzione della Vergine” di Marco Pino pittore senese, ed appunto esponente del Rinascimento datata tra il 1.575 e il 1.583.
Pregevoli sono anche: il tabernacolo in marmo bianco di stile centro-italico della Cappella del Corpus Domini del 1.511 e l’Organo Bossi del 1.673 recentemente restaurato e di pregevolissima scuola napoletana.



All’uscita della chiesa si può procedere in due direzioni differenti, una sulla strada principale seguendo poi le scalinate che portano verso l’alto del paese, oppure aggirare l’edificio alla sinistra e procedere lungo una unica grande scalinata che porta al di sotto, e permette di ammirare, la gemma del paese di Aieta: il Palazzo Rinascimentale “Martorano – Spinelli” con il suo loggiato rinascimentale, opera unica nel suo genere e importantissima testimonianza per tutto il meridione d’Italia.
Il palazzo Particolare del loggiato rinascimentale
Già dimora baronale dei Lorya nel XII secolo, viene ristrutturato e ampliato dai Martirano per adeguarsi alla concezione rinascimentale. Si affidarono dunque ad architetti toscani che operavano nel Regno di Napoli, autori della meravigliosa facciata, esempio unico nell’Italia meridionale. Il pregevole loggiato è realizzato con cinque archi, poggianti su colonne addossati a pilastri in pietra grigia locale. Aggiunta poi del cornicione con 9 mascheroni leonini. Altri lavori vennero invece realizzati dai Cosentino tra il 1.571 e il 1.767, prevalentemente modifiche di strutture interne ed esterne, rifacimento e sopraelevazione, e aggiungono la piccola Cappella dedicata a San Giovanni Battista. Si notano chiaramente sulla facciata, indicati dai cornicioni, i segni della sopraelevazione effettuata, per ragioni di peso, con materiali tufacei, specialmente nella parte sovrastante il loggiato dove venne creato anche un arco in mattoni a sesto ribassato. Anche gli affreschi di stile pompeiani vengono aggiunti per abbellire le sale con scene dell’Antico e Nuovo Testamento, scene della mitologia greca e torri del castello.


Nel piano dei sotterranei, a cui si scendeva con scalette, si trovavano le prigioni, le cantine, le cisterne dell’acqua illuminate da nove finestrine rettangoli munite di inferriate; al primo piano, o piano terra rispetto all’entrata principale, vi era il corpo di guardia, le sale di vigilanza e di attesa, la cappella, l’ufficio del marchese e del vassallo, quello del governatore e del maestro d’armi, la sala di ricevimento, le sale di soggiorno, di musica e quelle di gioco, i servizi igienici, la sala d’armi, le cucine e le dispense; al secondo piano si trovavano tutte le camere da letto con nove balconi sulla facciata; ad est erano le due torri di servizio e di sorveglianza. Una delle quali possiede un’evidente piccionaia, utile sia per l’allevamento per il consumo che per l’utilizzo stesso dei piccioni addestrati nelle comunicazioni con le aree vicine.
La struttura inizia ad essere nuovamente considerata nel tempo dopo un periodo di totale abbandono nel 1.913, dichiarato Monumento Nazionale. Solo il 25 gennaio 1.980 con sentenza del Pretore di Scalea, il Palazzo passa di proprietà del Comune di Aieta per usucapione. I lavori del restauro cominciati il 1° settembre 1.981 e terminati al sorgere del 2.000, hanno restituito l’importante bene culturale alla collettività. Dal luglio 2012 ospita il MU.VI.D’A. – Museo Virtuale d’Aieta un’area espositiva multimediale che permette di ripercorrere la storia dell’edificio grazie alla proiezioni multimediali nei sotterranei del palazzo.

Prima di salutare il borgo di Aieta soprattutto per le coppie che visitano il centro storico, non si può non raggiungere il “Vico dei Baci”: una delle stradine più strette d’Italia appunto chiamato “Vico dei Baci” proprio per la sua risicata larghezza che permetterebbe agli innamorati di passare solo mettendo a contatto le proprie labbra. La sua larghezza è di soli 52 cm.

Aieta mantiene ricca la testimonianza di un periodo storico molto poco rappresentato in tutta l’area regionale. Se vuoi visitare Aieta e l’area vicina della Riviera dei Cedri o del Parco Nazionale del Pollino sono a piena disposizione per accompagnarti e mostrarti le loro innumerevoli caratteristiche. Ti aspetto per camminare insieme e ammirare le tante meraviglie del Parco Nazionale del Pollino: contattami subito!
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Ciao, sono Andrea. Vivo nell’area protetta più grande d’Italia: il Parco Nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata. E proprio qui, amante della mia stupenda e controversa terra, sono diventato prima Guida ufficiale del Parco (2013), e poi Guida Turistica abilitata (2019). Ho intrapreso questa strada con passione e voglia di fare perché credo nel valore di questo territorio che ha conservato luoghi ricchi di arte, storia e natura davvero unici.
Ti aspetto per visitarli insieme!