Splendida Emilia – Divertimento e buon cibo a FICO Eatalyworld (BO)

A luglio ha riaperto a Bologna FICO – Eatalyworld, dopo diversi mesi di chiusura causa Covid. Ne avrete già sentito parlare gli scorsi anni, dato che è stato un progettone molto pubblicizzato ma che ha sollevato anche feroci critiche. Ora il formato è un po’ cambiato e c’è stato anche un discreto restyling, quindi credo valga la pena parlarne su un blog che si occupa di cibo e turismo!

Innanzi tutto cos’è: FICO significa Fabbrica Italiana Contadina, ed è un’evoluzione del formato Eataly. Eataly penso che non abbia bisogno di tante presentazioni, ma meglio ribadire che è una catena di distribuzione di prodotti italiani di alta gamma, presente con i propri punti vendita in diverse città italiane ed in tante città del mondo. In definitiva è un supermercato che però ha cambiato il paradigma della grande distribuzione, senza cioè puntare all’abbassamento della qualità pur di spuntare i prodotti ai prezzi più bassi. Quasi tutti gli Eataly hanno poi al loro interno dei servizi di ristorazione, che propongono i prodotti anche già cucinati.

A Bologna l’idea era di fare qualcosa in più, cioè rappresentare tutta la filiera agroalimentare italiana. Per farlo era stato aggiunto tutto quello che viene prima del prodotto finito, ovvero coltivazioni, allevamenti e fabbriche di trasformazione. La sede di FICO è dove sorgeva il CAAB, ovvero il magazzino di smistamento all’ingrosso dell’agroalimentare di Bologna: questa struttura era stata progettata e realizzata negli anni ’90, ma con l’evoluzione del mercato e l’informatizzazione della filiera ad oggi era ampiamente sottoutilizzata. Trasformarla in un parco agroalimentare era una soluzione per non lasciarla abbandonata.

Ora, dopo due anni di passione fra lockdown e quarantene finalmente si è ripartiti: l’estate sarà una fase di transizione, ma poi si spera che le aperture e il ritorno dei turisti stranieri riporteranno anche il grande pubblico.

Cosa troviamo dentro a FICO? Innanzi tutto troviamo tutto quello che c’era prima, quindi chi c’è già stato non troverà mancanze. Sono stati ripensati alcuni spazi, ad esempio è stata ridotta la superficie sia interna che esterna per concentrare meglio le fabbriche ed i ristoranti (passando da circa 14 ettari a circa 10, quindi stiamo ancora parlando di una struttura enorme). Gli animali sono stati spostati sia all’interno (quelli da cortile come conigli e galline) che all’ingresso (quelli di grossa taglia, come i suini e le vacche). Lo spazio coltivato esterno è ancora presente, ma solo una parte è attiva e visitabile (frutteto, vigneto e uliveto).

All’interno è stato chiuso il braccio dei dolci, ma niente paura perchè questi sono stati spostati fra gli altri padiglioni. Spazi meno dispersivi rendono il parco più compatto e si ha molto meno la sensazione di vuoto che a volte colpiva alcuni visitatori. Al termine del percorso c’è poi il Luna Farm, ovvero il parco giochi che aveva inaugurato poco prima dell’emergenza Covid. I punti ristorazione sono rimasti in prevalenza gli stessi, anche se qualche avvicendamento c’è stato come è normale che sia in un progetto sperimentale.

La novità in assoluto che più ha sollevato discussioni è stato il biglietto d’ingresso. Prima infatti entrare a FICO era gratuito (ma si pagava il parcheggio), mentre ora l’ingresso costa 8€ (comprato on-line) e non si paga il parcheggio. A differenza di prima però alcune delle strutture interne sono gratuite e mi riferisco in prevalenza alle cosiddette “giostre”: non pensate a quelle coi cavalli, sono spazi multimediali dove attraverso giochi ed elementi interattivi viene raccontato il rapporto fra l’uomo ed il cibo. Sono 5: il fuoco, gli animali, l’agricoltura, il mare e la bottiglia (olio, aceto, vino e birra). Anche se il loro target sono più i bambini, ci sono però video e test coinvolgenti anche per i grandi.

Le fabbriche sono ancora presenti e si tratta di vere e proprie unità produttive: c’è chi fa la mortadella, chi il Grana Padano, chi il pane, chi i pasticcini, chi la birra, chi la pasta… Anche se in piccola scala sono fabbriche reali e moderne dove capire come si producono i diversi prodotti. A differenza di prima è poi più facile entrare ed assistere alle diverse fasi di produzione e quando la fabbrica non è operativa si è aiutati da video e proiezioni.

Un’altra novità sono i giochi a premio. Diversi produttori infatti hanno predisposto dei giochi che permettono di vincere qualcosa fatto da loro. La partecipazione è gratuita e libera, ma non sono così banali. Ad esempio indovinando tre aromi dei vini si può vincere un calice da Fontanafredda, oppure completando il cruciverba si può vincere un cannolo di Palazzolo. Sono solo due esempi, ma possono essere divertenti.

Complessivamente il parco si è dato un aspetto un po’ meno serio di prima, dedicando ampi spazi ai bambini. Oltre agli animali e le giostre multimediali, sono presenti lungo il percorso diversi giochi a tema e a fruizione gratuita, così che i bambini possano divertirsi. È diventato gratuito anche il campo da beach volley.

Il Luna Farm invece è un vero e proprio luna park, con giostre, ottovolante, piccole montagne russe. Si può entrare gratuitamente ma poi per fruire delle attrazioni bisogna pagare a parte. Sicuramente chi va con la famiglia dovrà dedicare un po’ di tempo a questo settore.

Resta invece ancora presente la parte congressuale e dedicata agli eventi. Dall’autunno si suppone che riprenderanno congressi ed eventi per il pubblico.

Per concludere: merita di andare a Fico? Secondo me sì, ma sapendo bene dove si sta andando. Se si hanno dei bambini è un successo quasi sicuro perché oltre al cibo ci sono gli animali e tutti i diversi giochi da fare in giro per il parco. Se si va invece con amici “grandi” bisogna entrare con un occhio più critico, di chi voglia conoscere un poco di più la gastronomia: avere voglia di fermarsi a capire come funzionano i processi produttivi, conoscere la biodiversità degli ingredienti, avere l’occhio attento a guardare al di sotto della superficie.


RICCARDO SOLI
Sono Riccardo Soli, guida turistica abilitata dalla regione Emilia-Romagna. Nato nella provincia modenese 46 anni fa e qua sempre vissuto, da alcuni anni ho trasformato una passione in una professione diventando guida e accompagnatore turistico. Lavoro tanto con i turisti stranieri che vogliono conoscere la mia regione, occupandomi in prevalenza di enogastronomia e motori: due temi che dalle nostre parti sono sicuramente molto ricchi! Amo molto anche la storia ed è bellissimo ragionare sugli intrecci che si sono susseguiti in una regione che essendo in mezzo ha visto passare praticamente tutti gli eventi e personaggi storici italiani.
Vi racconterò della mia terra, magari di qualche specialità, qualche curiosità o qualche monumento.

Contatti
E-mail: riccardo@soli.info
Sito internet: www.soli.info

Rispondi