Capraia, l’isola più selvaggia dell’Arcipelago Toscano

L’estate che volge al termine segna anche il ritorno alla tranquillità di molte isole del Mediterraneo che rappresentano da decenni mete consolidate del turismo balneare e nautico. Questa polarizzazione stagionale spesso non rende giustizia ai valori paesaggistici ed ambientali delle nostre isole anche perché le attività outdoor (che rappresentano pur sempre uno dei modi migliori per immergersi in un territorio) sono oggettivamente rese più difficoltose dalle alte temperature e dal sovraffollamento che spesso attanaglia i centri principali.

Tra tutte le isole mediterranee le Isole Toscane rappresentano un complesso molto diversificato di ambienti, morfologie e sistemi insediativi. Alle isole Maggiori (Elba e Giglio) con popolazione residente rilevante ed addirittura una storia mineraria ed industriale assai radicata si contrappongono le isole minori, debolmente o per nulla abitate. Tutto ciò ha significato l’inclusione nel programma Men & Biosphere UNESCO e l’individuazione delle sette isole principali(Gorgona, Capraia, Elba, Pianosa, Montecristo, Giglio, Giannutri) e alcune isole e scogli minori tra la costa toscana e la Corsica come Riserva della Biosfera.

Le isole racchiudono una grande diversità geologica, geomorfologica e biologica che ben rappresenta la regione mediterranea e il persistente e progressivo sviluppo turistico ha favorito l’istituzione del Parco Nazionale per proteggere alcune rare specie endemiche, tra le quali anche il falco pellegrino ed arginare il degrado territoriale garantendo allo stesso tempo l’evoluzione verso un turismo responsabile e di minore impatto.

Oggi nell’arcipelago risiedono più di 30.000 persone, che triplicano nel periodo estivo in conseguenze dei picchi di frequentazione con i conseguenti problemi di sovraccarico dei servizi essenziali e di impatto sugli habitat e sulle risorse.

Come in tutto il Mediterraneo, crocevia di popoli, sono numerosi i siti storici e protostorici (oltre trenta), in particolare con preesistenze Etrusche e Romane in parte legate alla storia mineraria.  Il particolare isolamento dell’arcipelago ha indotto, a partire dal XIX secolo, a stabilire a Capraia, Gorgona e Pianosa delle importanti strutture carcerarie che hanno contribuito (in virtù del regime particolare di limitazione degli accessi) alla preservazione dell’ambiente ed al consolidamento di alcune attività agricole (legate al percorso riabilitativo dei carcerati) che ancora oggi rappresentano una realtà difficile da eludere. In questo quadro è interessante parlare di Capraia, sicuramente la più selvaggia tra le isole stabilmente isolate ed una delle più contraddistinte dalla storia delle colonie penali.

Le isole dell’Arcipelago: Capraia è in una delle zone più profonde del Tirreno centro-settentrionale (Da Aldinucci, 2008)

Capraia è per estensione la terza isola dell’Arcipelago una superficie di 19,3 kmq. È sicuramente una delle più remote isole dell’Arcipelago data la distanza di ben 54 km dalla costa Toscana e circa 40 km dalle isole più prossime (Gorgona a NE ee Elba a S). Il carattere dell’isola è dunque fortemente legato alla sua posizione relativamente difficile che tra l’altro rende non scontati i trasporti (a mezzo traghetto) e naturalmente complica la gestione di diversi servizi essenziali in primis sanitari e di emergenza.

Il piccolo porto di Capraia

Attualmente sono residenti circa 300 abitanti ma molti meno sono quelli che vivono stabilmente nell’isola e praticamente solo due sono i villaggi dove si concentra anche la ricettività: il Porto ed il borgo storico addossato al Forte di San Giorgio caratterizzato da una struttura aggregata con case -fortezza secondo un modello architettonico diffuso in tutto il Tirreno settentrionale. Capraia è stata sede di scorribande di Saraceni e Turchi; la fortezza Genovese edificata nel XVI secolo con le risorse concessa dal Banco di San Giorgio e l’edificazione di alcune torri costiere di avvistamento hanno contribuito ad una maggiore protezione della comunità. pirati saraceni e turchi. Saranno nel XVI secolo i Genovesi del Banco di San Giorgio a renderla più sicura con l’omonima fortezza e a munirla di una serie di torri costiere. La storia dell’isola, similmente ad altre del Mediterraneo, è fortemente legata alla navigazione ed alla sua posizione intermedia tra Corsica e Continente con una fondamentale funzione di porto rifugio. La colonia penale, cessata nel 1986, ha ampliato il significato dell’agricoltura isolana che oggi rappresenta una concreta possibilità di rilancio grazie alla forte identità territoriale.

Le straordinarie rocce laviche della Cala Rossa

Un turbolento passato vulcanico

L’isola di Capraia è l’unica isola vulcanica dell’Arcipelago e questa caratteristica geologica è un elemento fondamentale del paesaggio attuale. Le isole Toscano sono un campionario di rocce diverse: magmatiche, sia intrusive (graniti, porfidi granitici e filoni aplitici) che effusive (basalti e rioliti), sedimentarie (calcari, arenarie ecc.), metamorfiche (filladi, gneiss, marmi ecc.) oltre ai famosi ammassi di minerali ferriferi della zona orientale dell’isola d’Elba. La variabilità delle rocce e la distanza di molte di queste dalle zone d’origine testimoniano gli intensi eventi tettonici legati la nascita dell’Arcipelago Toscano ed anche della catena Appenninica. lontane zone di origine, dandoci la prova tangibile dei movimenti ed accavallamenti che hanno permesso la nascita dell’Arcipelago toscano.  Tutto origina nel Triassico (circa 240 milioni di anni fa) e nella formazione del mare primordiale (Tetide) tra le due originarie placche tettoniche (Proto placche). L’interazione tra queste due placche, molto complessa, ha portato alla nascita del rilievo alpino ed in seguito dell’Appennino Settentrionale a cui è legata la nascita delle Isole Toscane. Negli ultimi 10-12 milioni di anni eventi tettonici vari con formazione di magmi a grande profondità (30 km) hanno innescato violente eruzioni che hanno portato alla formazione della struttura di base di Capraia. Nei casi in cui i magmi non hanno raggiunto la superficie ma si sono raffreddati nelle profondità della crosta si sono formati i graniti dell’Isola del Giglio e di Montecristo e porzioni dell’Elba.

La complessa interazione tra queste due masse, con l’alternarsi di moti divergenti e convergenti, portò alla nascita, prima, delle Alpi e, poi, dell’Appennino settentrionale al quale è strettamente legata la nascita delle isole dell’Arcipelago toscano. Negli ultimi 10 milioni di anni, contemporaneamente ad un periodo di eventi distensivi, ad una profondità indicativa di circa 20 – 30 Km, si verificarono dei fenomeni di fusione di alcune rocce ed i magmi, da esse derivati, risalirono verso la superficie. Questi magmi, fuoriuscendo, portarono ad una serie di eruzioni vulcaniche che formarono la struttura basale dell’isola di Capraia (tra 9 e 4,5 milioni di anni fa). In altri casi, i magmi restarono intrappolati ad una certa profondità all’interno della crosta terrestre, dove raffreddandosi lentamente, originarono i corpi granitici che affiorano attualmente: comprensorio del Monte Capanne (Elba), isola di Montecristo ed isola del Giglio. In associazione a questi eventi magmatici, si svilupparono notevoli fenomeni metamorfici che interessarono formazioni rocciose preesistenti e portarono alla configurazione attuale dell’isola di Gorgona.

È interessante osservare che al tempo della grande glaciazione del Wurm il livello del mare scese di oltre 100 metri rispetto all’attuale e l’isola d’Elba si trovò a guisa di penisola collegata al continente mentre Capraia si trovò a poca distanza da uno dei promontori dell’Elba. Quindi la configurazione attuale dell’arcipelago è frutto della relativamente recente risalita del livello del mare.

Le complessa morfologia dell’isola nel lato meridionale

L’estremo interesse ambientale delle isole Toscane è legato in buona parte a questa articolata storia geologica ed oggi la particolarità ecologica di Capraia è dovuta proprio ai suoi substrati vulcanici che determinano paesaggi di una bellezza senza pari nonché un’elevata fertilità di alcune zone interne dell’isola a vantaggio di un’agricoltura limitata ma di altissima qualità.

Un accesso complicato

L’isola di Capraia è collegata con il Porto di Livorno con una linea fissa di traghetti che compiono la traversata in circa 2 ore e 45 minuti. I traghetti sono di piccole dimensioni e trasportano le auto ma l’impiego del mezzo privato è soggetto a comprensibili limitazioni nei mesi estivi dato il modestissimo sviluppo della viabilità (800 m tra il porto ed il centro storico) e la penuria di spazi idonei ai mezzi a motore.

 Peraltro, i collegamenti non sono così scontati nei mesi invernali causa le frequenti condizioni avverse meteomarine. Tutto ciò aumenta il fascino e l’interesse per quest’isola effettivamente e miracolosamente libera dal sovraccarico turistico. Non ci sono praticamente spiagge e le zone più belle per la balneazione sono decisamente scomode da raggiungere (ed anzi, sono motivo di attività escursionistica nell’interno dell’isola) e di dimensioni lillipuziane. Tutto ciò ha finora tenuto a debita distanza un certo tipo di fruizione e nei progetti dell’Amministrazione Comunale e del Parco Nazionale è chiara la volontà di confermare questa vocazione di “isola selvaggia” destinata a palati fini ed un po’ avventurosi e – soprattutto- a piccoli e qualificati numeri.

Le luci serali nel piccolo centro storico

Un’isola aspra e sorprendente

L’attuale assetto della vegetazione dell’isola è il risultato della contemporanea azione plurisecolare dell’uomo e di fattori naturali. Siamo all’interno di un contesto costiero, mediterraneo caratterizzato da estati molto calde e secche e da temperature medie elevate anche nei mesi invernali. L’isola è sferzata da forti venti provenienti da tutti i quadranti e ciò ha impedito – tranne che in alcune vallecole più umide e riparate- la formazione di consorzi di specie arboree. La stragrande maggioranza dell’isola è dunque ricoperta da una densa e fitta macchia mediterranea che rende omogeneo il paesaggio (ma non monotono) pur nella continua variazione dei microambienti dovuti alla presenza dei rilievi, degli impluvi, delle diverse formazioni rocciose e della presenza dell’uomo.

In molte parti dell’isola sono evidenti i segni del pascolo (oggi decisamente ridotto) e del passaggio del fuoco.  Tuttavia, la rarefazione degli Interventi.  Gli interventi antropici hanno influenzato le naturali dinamiche vegetazionali eristiche di Capraia hanno determinato trasformazioni meno decise che in altre isole dell’Arcipelago. Anzi, il notevole isolamento spaziale ed ecologico ha favorito il mantenimento di endemismi e specie peculiari che arricchiscono la biodiversità e l’interesse dell’isola.  Sono endemici di Capraia il fiordaliso “Centaurea gymnocarpa” e l’orchidea gialla “Orchis provincialis capraria”; mentre la bocca di leone “Linaria capraria” è esclusiva dell’Arcipelago. Si segnala la presenza della sughera “Quercus suber” e della roverella “Q. Pubescens”.

La bassa ed intricata macchia mediterranea all’interno dell’isola

 L’Isola di Capraia ha un altro eccezionale motivo d’interesse: l’unico specchio d’acqua naturale di tutto l’Arcipelago ovvero lo Stagnone, nella porzione occidentale dell’isola. Spettacolari sono le fioriture di ranuncolo acquatico “Ranunculus aquatilis” mentre sulle rive il giunco “Juncus articulatus” e la menta romana “Mentha pulegium” conferiscono un’atmosfera surreale e bucolica a questa zona umida che a tutti gli effetti è una delle principali emergenze ambientali di tutto il Parco Nazionale.

 La macchia a ginestre, lentisco e alaterno (Calicotome villosa, Spartium junceum, Pistacia lentiscus e Rhamnus alaternus) è diffusa soprattutto nelle aree prossime alle zone agricole (ad esempio l’ex Colonia Penale) ed alle zone abitate. Nelle aree percorse dal fuoco ed in alcune zone rocciose denudate (ad esempio nella zona dello Zenobito) la fisionomia della macchia è più rada (gariga), dominata dal lentisco, dai cisti (Cistus monspeliensis) e dall’elicriso (Helicrysum italicum). Un aspetto di grande interesse è rappresentato (in particolare nell’interno) dai pratelli terofitici, macchie di piante erbacee talvolta di pochi metri quadrati molto ricchi di biodiversità, in particolare piante annuali (graminacee, leguminose, piccole bulbose) ed un certo corteggio di piccoli animali.  Oltre alle piante annue, questi habitat sono ricchi di orchidee e altre specie erbacee perenni generalmente provviste di organi sotterranei come le Agliacee (Allium spp.), le romulee (Romulea columnae, R. bulbocodium), il latte di gallina (Ornithogalum spp.) I pratelli rappresentano un habitat di interesse comunitario, inserito nella Direttiva “Habitat” 92/43 CE.

Esplorare Capraia via terra: escursionismo di qualità

 Capraia non può che essere visitata a piedi (o accedendo via mare ma con tutte le problematiche del caso e con le limitazioni imposte dalla pianificazione dell’Area Parco) con un escursionismo di elevata qualità e non sempre scontato. Esistono alcuni sentieri principali (vedere la mappa) che permettono di attraversare longitudinalmente tutta l’isola e raggiungere alcune delle zone notevoli dell’isola. Si tratta di itinerari senza importanti dislivelli (l’elevazione massima è il Monte Pontica con 427 mslm, mentre il Monte Arpagna dove passa uno dei principali itinerari è quotato 400 mslm) ma se si effettuano traversate e collegamenti ad anello si possono raggiungere discreti incrementi verticali in un contesto sempre isolato e con un orientamento spesso non facile. Si deve tenere conto, inoltre, delle alte temperature estive e della mancanza di acqua e quindi le escursioni vanno pianificate con una certa cura.

Le stagioni intermedie sono le migliori per l’escursionismo sull’isola in particolare la primavera per l’esplosione delle fioriture e la disponibilità di buona parte delle limitate capacità ricettive. La rete sentieristica è oggetto in questi mesi di un intervento di riqualificazione e segnalazione da parte dell’Ente Parco nonché con la partecipazione della comunità locale molto attiva nel promuovere l’Isola. Tuttavia, la filosofia adottata (e del tutto condivisibile dal mio punto di vista) predilige una segnalazione degli itinerari piuttosto essenziale in coerenza con il carattere e la tipologia degli itinerari. Questa scelta è stata fatta anche per promuovere una forma più consapevole di fruizione e che escluda il gitante improvvisato: alcuni itinerari prevedono tratti esposti e, come detto, di non facile orientamento in un contesto assolutamente solitario. Si tenga conto, inoltre, della mancanza di copertura telefonica in buona parte dell’interno dell’isola e tutto ciò amplifica il particolare carattere di queste escursioni.

 Attraversare l’isola in senso longitudinale dal Borgo alla Torre dello Zenobito (all’estremità S) attraverso il Monte Arpagna e ritorno è comunque un‘escursione di 7-8 ore, quindi, richiede un certo grado di allenamento ed autonomia.

Il relitto del rifugio militare nei pressi del Monte Arpagna

Collegando i diversi sentieri è possibile effettuare degli anelli esplorativi che si possono prolungare oltre la giornata quindi con una bella evoluzione verso un trekking di ampio respiro. Ovviamente senza punti di appoggio e quindi prevedendo delle permanenze alla belle etoile con annesso armamentario.

 Data l’integrità ambientale si raccomanda la massima attenzione al comportamento individuale considerato anche il regolamento specifico del Parco Nazionale.

 Come detto i principali sentieri sono segnalati con le consuete indicazioni a terra e le paline indicatrici previste dalla struttura della Rete Escursionistica Toscana.  Il Parco Nazionale proprio in questi ultimi mesi ha avviato una revisione ed un potenziamento (pur senza eccedere) dei tracciati principali ma anche una valorizzazione dei tracciati minori. È stata anche messa a disposizione una app per smartphone (piattaforma Avenza Map) con la disponibilità gratuita di mappe topografiche che interagiscono con il GPS dell’apparecchio. Le mappe sono liberamente scaricabili attraverso i links forniti dal Parco.

Alcuni itinerari classici

Il Reganico

Un breve e facile percorso, molto significativo per la diversità vegetale e per le viste sulla costa nordorientale: permette di raggiungere la Cala dello Zurletto, una delle (poche) aree balneabili accessibili senza un trek robusto. La discesa lungo il Fosso Reganico permette di apprezzare una piccola zona umida che contrasta con la severità del paesaggio eroso e minerale circostante. Difficoltà E circa 1,15 h di cammino dal Borgo via vecchia Cava.

Paese – Monte Arpagna – Punta dello Zenobito

L’austera Torre dello Zenobito

L’itinerario selvaggio per definizione. Inizia su una magnifica mulattiera in pietra poi su sentiero fino all’estremità meridionale. Attenzione: orientamento non facile nella piana dello Zenobito. Il sentiero segnalato oggi si ferma in vista della Torre mentre la prosecuzione (circa 20 min) ha tratti molto esposti e con alcuni facili passaggi di arrampicata ma su terreno piuttosto instabile.

Dalla mulattiera in pietra fino alle Case) alloggi) del “Capo e dei Marinai” si transita in una densissima macchia mediterranea anche relativamente ombrosa. Successivamente il paesaggio diviene più aspro e sale al Monte Arpagna e quindi al Semaforo, con i relitti delle strutture della Marina. Quando si è in vista della Torre della Zenobito terminata nel 1545) si è in vista delle incredibili e rosse rocce laviche della Cala Rossa. Al ritorno si possono effettuare diverse combinazioni ma una delle più classiche è il ritorno per il sentiero di levante (itinerario storico) che con alcuni selvaggi saliscendi tra profondi valloni ed alcuni campi rocciosi attraverso il Monte Casalino ed il Patello riporta al Borgo, transitando presso la Pieve di Santo Stefano ed i vigneti della Piana. (durata 7-8 ore, escursione impegnativa EE sentiero con alcuni tratti esposti).

Giochi cromatici sulle rupi al di sopra di Cala Rossa

Stagnone – Monte Le Penne – Colonia Penale

È l’itinerario spettacolare per le viste verso la Corsica e la presenza dell’Invaso dello Stagnone del tutto singolare e di grande interesse ambientale. La mulattiera passa attraverso una densa macchia, raggiunge la Sella dell’Acciattore un percorso ad anello che offre scorci panoramici di indiscussa bellezza. Lungo la vecchia mulattiera attraverso un tunnel nella macchia a Erica e Corbezzolo si arriva alla Sella dell’Acciattore con la vista sullo Stagnone che in primavera si ricopre dei fiori bianchi del ranuncolo acquatico. Da qui si raggiunge su un sentiero piuttosto esile sul Monte Le Penne (una delle massime elevazioni dell’isola) con viste vertiginose verso la costa Ovest. Proseguendo verso nord si entra nel comprensorio della Vasta Colonia Penale con tracce di sistemazioni agricole e gli edifici che hanno contraddistinto questo complesso carcerario. La vecchia strada principale conduce gradualmente verso il porto con molte ramificazioni che portano alle vecchie installazioni della Colonia. (durata 3-4 h, in combinazione con altri fino a 7 h E\EE).

La fioritura del ranuncolo allo Stagnone

La Punta della Teglia

Un altro tracciato storico che collegava originariamente il Porto con la Torre delle Barbici (fine del ‘600) e la Punta della Teglia che è l’estremità settentrionale della Capraia. Particolarmente intrigante, per il trekker avventuroso è il collegamento tra la Punta della Teglia e la Punta dello Zenobito attraverso diversi collegamenti con i tracciati precedenti realizzando così una traversata unica nel suo genere. Nel tratto iniziale anche questo tracciato permette di attraversare le aree ex agricole della Colonia Penale e di toccare un agriturismo (Valle di Portovecchio) che è una bella risorsa ricettiva e mantiene alcune produzioni locali qualificate (prodotti dell’alveare, ortaggi, uva). Dalla Torre delle Regina (Punta Teglia) è possibile scendere al mare con attenzione. (durata circa 3 h, difficoltà E)

Percorrendo i sentieri dell’isola si ha la possibilità di osservare le presenze storiche ed archeologiche (non sempre così evidenti al di fuori dei nei nuclei abitati) che richiamano la cultura pastorale ed agricola nonché il passato militare e di controllo del mare. e nelle aree interessate dall’attività agricola e pastorale

Uno degli edifici più interessanti è la Chiesa di Santo Stefano protomartire, edificata da monaci anacoreti, una declinazione tra ascetismo e cenobitismo, caratterizzata da isolamento (ma solitamente non completo) preghiera, lavoro per il proprio sostentamento e una notevole essenzialità di vita che si sviluppò a Capraia intorno al nono secolo. La chiesa fu La chiesa fu distrutta dai Saraceni nel IX secolo e ricostruita nell’XI ed è visibile in un luogo molto bucolico a lato dei vigneti della Piana (circa25 minuti dal Borgo) lungo il rientro del sentiero della costa E (401).  Lungo i sentieri della parte centrale dell’Isola si trovano spesso edifici pastorali molto simili alle caselle liguri che rimanda alla presenza solida dei Genovesi a Capraia.

La Chiesa di Santo Stefano Protomartire in una delle aree dell’isola di più antico insediamento

L’elemento architettonico più rilevante è ovviamente il forte di San Giorgio che segna la fase di difesa attiva del territorio isolano, insieme alla serie di torri disseminate lungo i salienti costieri e che erano fondamentali punti di osservazione e presidio contro le scorrerie delle flotte ostili.  La stratificazione storico-archeologica dell’isola è visibile nei pressi del Castello (Forte S. Giorgio) grazie ai palmenti, vasche di accumulo scavate nella pietra e di origine medioevale che molto probabilmente erano utilizzate per la pigiatura delle uve a testimonianza dell’importanza della tradizione viticola di Capraia. Tali vasche sono presenti anche in altre parti dell’isola e sono una delle testimonianze di cultura materiale più interessanti.

Il Forte San IGiorgio, inizio XX secolo
(Coll. S. Gavazzeni, da Atti Giornata di Studi Un’Isola Superba, Genova 21-06 -2011, coordinamento R. Moresco)

Il Centro di Educazione Ambientale

La recentissima struttura divulgativa, inaugurata nell’agosto 2020è situata nel porto turistico ed è il vero front-office per il pubblico sia dal punto di vista delle informazioni turistiche che di un approccio scientifico agli aspetti d’interesse ambientale e paesaggistico dell’Isola e del Parco Nazionale. Questo centro è anche un’occasione di sinergia tra il Parco Nazionale, il Comune di Capraia Isola e la Pro Loco secondo un modello partecipativo che dovrebbe essere sempre il più idoneo per realtà importanti e fragili come quelli delle isole minori. L’attività divulgativa del Centro è anche un’ideale saldatura tra gli argomenti (ed i soggetti) della tutela costiera (in particolare Santuario Internazionale per la tutela dei Mammiferi Marini “Pelagos”, il progetto EcoSTRIM Interreg Marittimo IT FR) e quelli della tutela terrestre (Parco Nazionale e Osservatorio Regionale per la Biodiversità). Una visita a questo centro è fortemente consigliata anche al trekker più incallito e frettoloso poiché l’allestimento moderno e coinvolgente è un ottimo strumento di conoscenza preliminare dell’isola e del suo mare considerata anche la difficile accessibilità di certe aree e di alcune zone costiere.

L’agricoltura isolana

Come in altre piccole isole del Mediterraneo la cultura rurale è quasi predominante rispetto all’apparente mente scontata tradizione marinara. I suoli di origine vulcanica consentono notevoli vantaggi in termini di fertilità dove gli spessori sono sufficienti. La tradizione viticola ha ripreso quota all’inizio del terzo millennio a partire da alcune aree dismesse dall’ex-carcere e dal recupero di aree di antica vocazione (come alle Piane) produttiva.

 Attualmente si sta consolidando una produzione di vini a partire da vitigni tipici dell’area toscana (Aleatico Toscano-Vermentino-Ciliegiolo) che nella declinazione più interessante confluiscono in un robusto vino rosso passito (il Cristino) n vino rosato particolare per le note salmastre tipiche della viticoltura isolana. Attualmente le superfici vitate dell’isola sono di circa 6 ettari e le altre produzioni ortofrutticole occupano altri 6-7 ha. Sono dunque produzioni limitate, estremamente qualificate, certificate biologiche grazie all’assenza di fattori antropici di inquinamento chimico, fortemente appartenenti alle radici culturali della comunità. Sicuramente un elemento di incentivo ad immergersi nel territorio isolano con tutti i sensi grazie anche all’accoglienza sempre calorosa delle strutture ricettive. Le intense fioriture dell’isola permettono una produzione di miele millefiori particolarissimo, aromatico e ricco di sentori di erbe mediterraneo nonché un miele molto raro, ricavato dall’erba gatta caratteristica della macchia Isolana.

Qui termina questa breve escursione a Capraia, forse quella dotata del carattere più forte tra quelle dell’Arcipelago come forti sono le sensazioni che si ricavano dal suo territorio. Le isole del Mediterraneo sono un crogiuolo di storia e di valori del territorio e tra queste quelle poco abitate conservano un fascino primordiale che, da solo, vale il viaggio.

Hike&Climb sarà felice di accompagnarvi nell’esplorazione di questo straordinario pezzo d’Italia!


HIKE & CLIMB – FABIO PALAZZO
Sono Guida Alpina UIAGM e Dottore Agronomo, docente a contratto di Pianificazione del Paesaggio presso l’Università di Genova. Vivo a Genova ma nel lavoro di Guida mi divido tra la Liguria, la Toscana, l’arco alpino e qualche bella esplorazione fuori dall’Europa.
Nelle due professioni, ormai da molti anni, cerco di unire le esperienze lavorative e personali in una sintesi che contribuisca ad arricchire chi entra nel mondo complesso ed emozionante delle montagne. Praticamente tutta la mia vita lavorativa è stata finora spesa nelle aree interne italiane. Che non sono solo montagne ma anche cultura materiale e comunità.
Accompagnando e formando come Guida o contribuendo al percorso dei giovani paesaggisti spero di condividere la consapevolezza per il valore e la sensibilità del territorio montano ed il suo riscatto attraverso la conoscenza e la pratica sportiva. Mai fine a se stessa.
Sono un Tecnico del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico ed un membro del Club Alpino Accademico Italiano nonché un socio ordinario dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio e della Società Italiana dei Territorialisti.
 Spero di condividere con tutti Voi non solo esperienze ed informazioni ma anche una presa di posizione nei confronti del mondo che cambia attraverso un modo responsabile e partecipativo di esplorarlo. Anche dietro la porta di casa!

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