Se fem en Brianza – Le edicole sacre di Monza

Sui muri delle case e all’interno di alcuni cortili di Monza, si possono ancora vedere edicole ed immagini che esprimono la devozione popolare di un tempo. Lì, davanti a quelle pitture o sculture sacre, le persone si riunivano a pregare. In occasioni e feste speciali, una lampada o una candela erano sempre accese e divenivano simbolo di una fede viva e ardente.

Oggi la vita frenetica, l’affievolirsi del sentimento religioso, l’incuria hanno portato a un lento abbandono di queste usanze. In realtà, basta effettuare una camminata più attenta per riconoscere questi segni di devozione, che avevano segnato la preghiera in Brianza.

Dal 2001 Monza è riuscita a censire le edicole sacre della sua città, promuovendo restauri e dando nuovamente interesse a un patrimonio che spesso è considerato secondario. Passeggiando solamente nel centro storico, ci si può rendere conto della particolarità e dell’unicità di alcune opere.

Non mancano edicole votive dedicate ai patroni monzesi: San Giovanni Battista e San Gerardo dei Tintori.

Raggiungendo i portici dell’Arengario è possibile ammirare un dipinto raffigurante la Madonna con Bambino e San Giovanni Battista, patrono della città di Monza. L’opera fu realizzata dalla pittrice monzese Pina Sacconaghi nel 1966, e sostituì un’edicola sacra precedente. Una sacra conversazione all’aria aperta, tra monti e prati, svela la devozione e il saluto che San Giovanni Battista volge al Bambino e a Maria. I corpi classici e ben posizionati nello spazio fanno riconoscere il conforto della preghiera, ovunque ci si trovi.

Su una parete esterna dell’antico ospedale di San Gerardo, si trova invece, entro una semplice cornice, un dipinto del Santo realizzato nel XIX secolo. La figura di Gerardo è accompagnata da due angioletti nel cielo, mentre il paesaggio all’orizzonte svela le sagome di due edifici religiosi. Uno è riconoscibile nel Duomo di Monza. L’altra chiesa, collocata sul lato destro, è forse quella dedicata a Sant’Ambrogio, presso la quale si testimoniava già nei secoli del passato la fondazione dell’ospedale. Il Santo è ben riconoscibile per la tarda età, le scritte, ma soprattutto per i suoi attributi iconografici, tra cui compaiono un ramo di ciliegie e il manto della tunica, a cui sono associati storie miracolose. Pittoricamente, il volto di Gerardo risulta essere molto più dettagliato rispetto il resto della composizione.

Camminando per le vie del centro storico, sono visibili altre interessanti edicole sacre.

Un primo esempio è il dipinto de “Il Crocifisso” di via Porta Lodi, realizzato dal pittore monzese Emilio Parma tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. L’opera si collocava all’ingresso del cappellificio Cambiaghi. La figura del Cristo si stacca dallo sfondo plumbeo; una pittura morbida e sfumata valorizza il volume del corpo e il ricco panneggio.

Vicino al Tribunale vi è un’altra edicola, raffigurante la Madonna dell’Aiuto con Bambino. L’opera data alla prima metà del secolo XVI ed è definita di scuola luinesca. I volti sono dolci, i panneggi morbidi e raffinati, gli ornamenti ricchi, il trono classicheggiante. La manina del Bambino ha un difetto! Non importa, l’edicola è meravigliosa così com’è. Nel 1729 il Papa Benedetto XIII aveva concesso indulgenza di 200 giorni, a chi avrebbe recitato le litanie della Beata Vergine dell’Aiuto davanti alla sua immagine.

All’angolo di via Gramsci, addossata al muro di cinta di un palazzo si trova l’edicola della Madonna del Buon Consiglio, chiamata anche Madonna della Balossa.

L’opera ad affresco, realizzata nella seconda metà del secolo XIX, rappresenta Maria con il Bambino, San Giovannino, San Giuseppe e San Gerardo. A fianco del dipinto, sono appese delle teche contenenti circa 30 medaglioni di ex voto. Ancora oggi l’edicola è molto venerata. Particolare è invece il nome popolare “della Balossa”, con cui si conosce. Una versione afferma come la dicitura sia derivata dall’antico nome di una strada che si trovava in una zona verde e ricca di giardini. Proprio un giardino a nord di Milano era chiamato allo stesso modo.

Un’altra versione afferma che la dicitura arrivi dal Conte Balossa, benefattore che abitava in una villa vicina e che avesse dato ordine di erigere la Cappella.

Ancora più antica, del XV secolo, è la cosiddetta “Madonna del Borghetto”, in via Volta.

La scultura in terracotta, raffigura la Madonna seduta sul trono e con il Bambino sulle ginocchia. La scultura è simile alle terrecotte provenienti dalla chiesa di San Pietro Martire: datano alla stessa epoca e sono ora collocate presso il Museo e Tesoro del Duomo di Monza. Si suppone che potessere tutte appartenere a un polittico decorativo. L’opera è un altorilievo policromo. Di spicco è anche il decoro tardogotico naturalistico della nicchia in cui si trovano i personaggi. Ai lati della statua sono invece presenti degli ex-voto. La dicitura “del Borghetto” viene dall’antico nome della zona esterna alle mura medioevali di Monza, dove si riconosce l’attuale posizione.

Buona passeggiata! Io ti aspetto a Monza!


Sono Laura Valleri, guida turistica abilitata in Milano, Monza e Brianza.
Lo scopo del mio lavoro è questo: far sì che le persone possano sapere di più dei luoghi in cui abito, affinché la loro storia, i monumenti, le tradizioni possano continuare ad essere tramandati.
Svolgo servizi di visite guidate da più di 10 anni in italiano, spagnolo e inglese,  per diversi target di clienti.
Al lavoro di guida turistica affianco il progetto di rivelare scritti locali oramai persi e dimenticati nel tempo: promuovo e consiglio la lettura di svariati libri o articoli sul mio territorio.

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