La vie de Gargantua et de Pantagruel sono cinque romanzi di François Rabelais, pubblicati tra il 1532 e il 1564, che narrano la storia del gigante Gargantua, partorito da un orecchio dalla madre Gargamelle, e di suo figlio Pantagruel: le prodezze dei due giganti e dei loro compagni costituiscono una brillante satira della società francese del tempo.
Attorno al gigante buono, amante dei piaceri della tavola, esistono innumerevoli leggende legate a più zone della Valle d’Aosta e in diverse varianti; si narra persino che alcune parti del suo corpo siano state sepolte proprio qui!

Gargantua e il Cervino
Il gigante curioso, proveniente dalla Savoia, giunse in Valle d’Aosta forando le montagne, spaccandole a metà, aprendo nuove vallate ai suoi piedi: arrivato davvero stanco, dopo un lungo viaggio, in questo luogo incantato racchiuso tra le alte montagne, così bello, fiorito, lussureggiante, pieno di campi, boschi, animali al pascolo e rigogliosi torrenti, decise di fermarsi a riposare per un po’.

Durante il suo soggiorno aiutò i valdostani a svolgere lavori molto faticosi che a lui invece non richiedevano alcuno sforzo: pigiava l’uva con il suo grande dito e recuperava i bovini caduti nei burroni, deviava i ruscelli con facilità e raccoglieva il fieno in un battibaleno.
In cambio, gli venivano offerte forme di Fontina che ingurgitava in un solo boccone e barili di vino che beveva in un batter d’occhio: per dissetarsi con l’acqua della Dora Baltea invece, appoggiava un piede sulla Becca di Nona e l’altro sul Fallère.
Gargantua amava la quiete e per questo motivo i valligiani non lo disturbavano troppo, ma spesso i bambini salivano sulle sue enormi mani chiedendogli di raccontare loro qualche avventura in terre lontane: i ricordi fecero riaffiorare in lui il desiderio di conoscenza, così l’innata curiosità lo spinse a scoprire cosa si nascondesse oltre quelle altissime e imponenti montagne che gli coprivano l’orizzonte.

Partì all’alba, badando a non danneggiare i campi coltivati, verso il grande massiccio che sovrastava la valle: con fare deciso mise il primo piede sul ghiacciaio per provare a scavalcare, ma il suo peso immane fece scricchiolare la spessa coltre nevosa e le rocce iniziarono a sgretolarsi e a franare.

Gargantua perse l’equilibrio e, cadendo, realizzò che anche tutta la montagna era crollata: solo un’aguzza piramide di ghiaccio riuscì a salvarsi perché si trovava tra le gambe divaricate del gigante. Quella maestosa vetta solitaria che si elevava nel cielo blu regalava uno scenario mozzafiato, molto più bello di quello precedente: da quella sua goffa caduta nacque dunque il Cervino!

Il Dente del Gigante
In punto di morte Gargantua decise di distribuire le varie parti del suo corpo in diversi posti del mondo, incastonando un dente tra i ghiacci e le guglie del Monte Bianco. Il Dente del Gigante si staglia nel cielo a 4.013 metri di quota e il suo caratteristico profilo l’ha reso celebre e riconoscibile in tutto il mondo.

Secondo una leggenda, al suo interno sono rinchiusi gli innumerevoli spiriti maligni che terrorizzavano gli abitanti di Courmayeur: un mago, giunto forse d’Oriente, commosso dal disagio della popolazione riuscì a segregarli con l’inganno, attraverso misteriose parole. Gli spiriti dei monti scesero a frotte dalle vallate laterali, sbucando come insetti dalle vette e dai boschi, dagli anfratti rocciosi e dai torrenti, unendosi ai folletti in una sorta di nube nera che oscurò il cielo: i demoni seguirono lo stregone fino alla gigantesca prigione che li attendeva, tra i ghiacci del Monte Bianco, e ad uno ad uno varcarono la soglia rocciosa, ipnotizzati dall’incantesimo. Una volta entrato l’ultimo, la fessura si volatilizzò imprigionandoli per sempre all’interno del dente.
La Côte de Gargantua
La lingua morenica dalla forma allungata presente a Gressan, secondo una leggenda, sarebbe il dito mignolo del gigante Gargantua sepolto da una coltre di detriti. La “Côte” è una riserva naturale protetta, nata da depositi di origine glaciale, contraddistinta da un ambiente steppico, prevalentemente arido, regno di numerose specie animali e vegetali, come l’Artemisia vallesiaca (assenzio pontico alpino) nota per le sue proprietà emmenagoghe.

Questo è un posto magico, denso di leggende e di racconti popolari legati anche alla presenza di creature fantastiche femminili: un tempo due fate tessitrici scesero a valle dai ghiacciai e con i loro fili trasportarono prati e campi dando origine ad un enorme gomitolo, la Morena di Gressan, dove si stabilirono sino a quando vennero cacciate dal vescovo san Grato nel V secolo (clicca qui per approfondire il culto di San Grato) poiché ritenute creature malvagie. Un’altra versione narra invece di un’unica fata, abilissima nel lavorare la lana, che chiese ospitalità agli abitanti che però, timorosi, rifiutarono: per vendicarsi raccolse in un grande gomitolo la terra e le vigne creando una barriera che divise per sempre i villaggi della piana, ritirandosi poi in solitudine.
La salita sul lato della morena è abbastanza ripida, ma brevissima, e una volta in cima, sulla destra è presente un misterioso leggio in ferro con uno spartito musicale serigrafato su una sottile lastra bianca: l’istallazione fa parte dell’opera diffusa “Il Silenzio delle Fate” dell’artista Giuliana Cunéaz di Gressan, un importante lavoro d’arte ambientale realizzato nel 1990. In Valle d’Aosta sono presenti ben 24 leggii posti in luoghi suggestivi e abitati, secondo le credenze popolari, da queste affascinanti e misteriose creature che un tempo regnavano sulle montagne prediligendo le grotte, le sorgenti e i margini dei boschi solitari. Una volta riuniti e ordinati si potrà riprodurre un’intera opera musicale realizzata appositamente dal compositore torinese Armando Prioglio che, attraverso i fruscii, i mormorii e i sospiri riecheggianti nel vento, ridà voce a quell’incanto perduto.
La Maison Gargantua
Proprio a ridosso della Côte de Gargantua sorge l’antico edificio che ospita la Maison Gargantua, un museo etnografico nonché spazio espositivo, aula didattica, laboratorio di scultura e punto di partenza per un percorso di scoperta del territorio circostante.

All’interno è possibile scoprire gli aspetti naturalistici della riserva naturale e del comprensorio oltre alla vita della comunità nel passato, introducendo il visitatore nel mondo della cultura contadina d’altri tempi, attraverso oggetti, fotografie, arredi che ripropongono antichi mestieri, tradizioni e usi, forse ora dimenticati, che ricordano la comunità di Gressan.
Sito web: https://www.maisongargantua.it/

Cave Gargantua
La piccola azienda Cave Gargantua di Gressan ha dedicato al gigante buono e alla fata tessitrice anche alcuni loro vini “eroici”, ottenuti da una viticoltura praticata in contesti estremi, caratterizzati dalla forte pendenza, particolari condizioni climatiche e ambienti ancora non contaminati, con peculiarità uniche.

Il Gargantua Rouge rappresenta senza dubbio il rosso della tradizione e la massima espressione delle caratteristiche del territorio: la storicità della ricetta, il rispetto del luogo, delle vigne e dell’annata sono le caratteristiche principali di questo vino prodotto con le varietà Cornalin (40%) e Vielles Vignes (60%). Vale la pena degustare anche il Vin de la Fée – la prima etichetta prodotta dalla cantina – nato dalla commistione tra arte, enologia e cultura e dall’armoniosa e “fatata” unione dei vitigni Prié blanc (autoctono valdostano) e Gewürztraminer.
Sito web: https://cavegargantua.it/

Il gigante curioso e goloso ha scelto la Valle d’Aosta come posto in cui riposare e rifocillarsi, che ne dite di prendere esempio? 😊
Ciao a tutti, mi chiamo Caterina e sono giornalista, accompagnatrice turistica e guida museale. Nel tempo libero mi dedico alle altre mie passioni: l’arte, i viaggi e la promozione della mia amata regione, la Valle d’Aosta, un piccolo scrigno tutto da scoprire! Seguite i miei consigli per conoscere le curiosità e le meraviglie custodite tra le montagne più alte d’Europa. Siete pronti a partire?
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