Giovanni Segantini e la Brianza

Trittico della Natura

Di Giovanni Segantini ci si ricorda il temperamento poco affabile, il suo continuo viaggiare e l’ultimo periodo in Engadina.

In realtà ha trascorso cinque anni in terra brianzola, tra Caglio e Pusiano, dipingendo proprio qui uno dei suoi capolavori più belli: l’Ave Maria a Trasbordo.

Per celebrare la presenza del pittore trentino a Caglio, paesino comasco di poco meno di 500 abitanti adagiato sulle colline brianzole, il Comune ha realizzato – unitamente alla Pro Caglio – una mostra permanente a cielo aperto con le riproduzioni scala 1:1 delle opere più celebri di Segantini.

Ma come ci arriva il padre del Divisionismo qui?

Giovanni Segantini nasce ad Arco di Trento nel 1858 e, a soli 7 anni, a seguito della morte della madre, viene inviato a Milano dalla sorella Irene, la quale fatica a seguire un ragazzo così irrequieto e insofferente, che trascorre la sua giovinezza tra ozio, vagabondaggio e riformatori. Dopo un breve soggiorno dal fratello in Valsugana, torna a Milano convinto di voler fare il pittore, iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Brera e dimostrando tutto il suo talento artistico.

Qui conosce il pittore Emilio Longoni e cattura l’attenzione del critico d’arte Vittore Grubicy, che lo lega a sé con un contratto che gli permetterà di trasferirsi in Brianza e vendere numerose opere d’arte.

Nel 1881 quindi, scappa da Milano, troppo caotica per lui, un vero orso dal punto d vista caratteriale, che cerca una luce diversa per le sue tele, stanco dei riflessi deboli delle acque del naviglio e trova casa a Pusiano, ridente borgo sul Lago omonimo, a pochi chilometri dal Lago di Como.

Dettaglio del borgo

È una vera boccata d’aria per Segantini che qui, con la sua compagna di vita Bice Bugatti, dipinge en plein-air scene di vita contadina e tramonti sul lago, mentre con un occhio vede crescere la sua numerosa famiglia, aiutato e supportato ancora una volta dal rapporto lavorativo e di amicizia con Grubicy.

Nel 1885 si sposta a Caglio, prima di trasferirsi definitivamente in Engadina, alla ricerca di nuovi paesaggi, ma anche per scappare dai creditori sempre più incattiviti e pressanti.

Qui, si lascia un po’ piegare alle mode e richieste del tempo, con soggetti dai toni idilliaci e leziosi, alternandoli tuttavia a tele di ampio respiro artistico, con attenzione al realismo crudo della natura di queste zone, dove colori forti e cupi vengono gettati su tela con quella pastosità tipica del tratto divisionista.

Nel 1886 lascia l’Italia per stabilirsi in Svizzera, prima a Savognin, nel Cantone dei Grigioni, e poi a Maloja, forte anche del successo ottenuto soprattutto all’estero, avvicinandosi alle istanze simboliste, con opere di chiaro rimando nordico, incentrate su allegorie.

Muore a soli 41 anni sullo Schafberg, il 28 settembre del 1899, colto, mentre sta dipingendo, da un attacco di peritonite.

Il viaggiatore curioso che decide di fermarsi a Caglio potrà immergersi totalmente nelle opere del pittore trentino, immaginandolo dipingere proprio tra quelle viuzze e quelle montagne.

Il “Percorso Segantini” si snoda tra le principali viuzze del piccolo Comune comasco, le copie delle tele sono realizzate alta definizione e dettagliate didascalie aiutano l’osservatore a inquadrare l’opera nella vita dell’artista.

Mappa del percorso

Tra i soggetti più iconici e le riproduzioni che più lasciano lo spettatore senza fiato ne ho segnalate quattro (la quinta è a Pusiano).

1- Le Due Madri

Segantini partecipa alla prima Triennale di Brera, nel 1891, esponendo uno dei suoi massimi capolavori: Le due madri, ora custodito alla Gam di Milano.

L’artista ci catapulta all’interno di una stalla, rischiarata dal debole chiarore di una lanterna ad olio.

La luce illumina il viso paffuto di un neonato addormentato tra le braccia della stanca madre, anche lei assopita. Sulla sinistra si notano una mucca col piccolo vitello, che riposa con la testa sulla zampa della madre, pronti a riscaldarsi col calore della paglia.

Il pittore, anticlericale convinto, non vuole rappresentare una maternità dal valore religioso, ma dipingere l’universalità dell’essere madre: partendo da una scena di genere, eleva il ruolo della madre (in questo caso si tratta di un ritratto della compagna col figlioletto), rappresentando un’idea universale, da sempre protetta e celebrata.

Mette allo stesso livello uomini e animali, guardando con estrema tenerezza al mondo contadino, bacino di saggezza e nuova presa di coscienza rispetto ai temi più importanti della vita, quali la vita, la natura, l’amore e la morte.

Il tema della maternità verrà spesso trattato da Segantini con accezioni differenti: lui orfano di madre dall’età di sette anni, vede nella compagna di vita Bice la realizzazione dell’istinto materno (memorabile il suo “Angelo della vita”, moderna maternità laica), mentre, nelle tele dedicate alle Cattive Madri, destina ad un inferno di ghiaccio le donne che hanno rifiutato tale divino stato di grazia, dipingendole con uno sguardo attento al simbolismo nordico.

2- A Messa Prima

Un anziano sacerdote sta salendo la lunga scalinata della chiesa di Veduggio – debitamente deformata dall’artista, che sposta la facciata a sinistra, permettendo al nostro occhio di focalizzarsi sul personaggio vestito di nero che si muove pensieroso. Unica nota di luce, lo spicchio di luna che fa capolino in alto a sinistra.

In realtà sappiamo che quest’opera inizialmente era ben diversa.

Raffigurava una donna incinta con sguardo sommesso intenta a scendere le scale sulla destra (esattamente dove ora c’è il sacerdote) accompagnata da un cagnolino, mentre tre frati francescani la guardavano dall’alto della scalinata.

Il titolo originale era: ” Non assolta”.

Una vera frecciatina al clero della fine dell’Ottocento, troppo pronto a giudicare le vicende personali di donne che portano in grembo figli pur non essendo sposate. Una sorta di omaggio silente alla vita familiare del pittore, padre di ben quattro figli, tutti avuti dall’unico amore della sua vita, Bice Bugatti, mai sposata in quanto lui apolide e privo di cittadinanza italiana.

3- Alla Stanga

Alla Stanga – Fonte deartibus.it

Vero e proprio capolavoro, dipinto nei prati di “Santa Valeria”, area campestre vicina al borgo di Caglio, dove, aiutato dal padrone di casa Giacomo Rusconi e da altri due uomini, portava la grande tela per dipingere dal vero bestiame e montagne.

Anche in questo caso Giovanni si prende qualche libertà e modifica lo sfondo, allargando la distanza delle montagne, in favore di una più ampia campitura di cielo azzurro.

Segantini era un vero perfezionista, amava ritrarre la realtà in ogni suo dettaglio, si focalizzava giorni su un soggetto fino a renderlo perfetto, e così accadde anche per le mucche in primo piano.

Quella col collo torto, che si lecca il costato fu un uno dei suoi più grandi crucci, in quanto voleva studiarla attentamente proprio in quel dato movimento.

Cosa fece? Prese un coltello e incise leggermente il fianco della bestia in modo tale da obbligarla a leccarsi la ferita continuamente, così da regalare al pittore trentino tutto il tempo necessario per studiare al meglio la torsione.

L’opera piacque talmente che vinse la Medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Amsterdam e venne persino acquistata dal governo italiano per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

4- Trittico della Natura

Trasferitosi in Svizzera, progetta una serie di tele per il padiglione dell’Engadina per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900: le pareti di una sala rotonda, del diametro di 70 metri, avrebbero dovuto ospitare un gigantesco omaggio al paesaggio dell’Engadina, sua ultima casa.

Purtroppo, vista la mancanza di fondi, il progetto dovette ridursi e si trasformò del Trittico della Natura (o delle Alpi); oltre al danno la beffa: l’opera venne rifiutata e finì per essere esposta nel padiglione italiano.

Tre tele enormi che raccontano le tre fasi della vita del’uomo viste con gli occhi del pittore e tradotte sinesteticamente con oli e pennelli: La Vita, La Natura, La Morte, vengono associate alle stagioni dell’anno, dove l’uomo e la natura circostante dialogano in un incontro silenzioso, fatto di azioni e riflessioni personali.

La tela La Natura, resterà non finita, essendo la causa della sua prematura dipartita. Infatti, venne colto da un violento attacco di peritonite acuta proprio mentre stava dipingendo en plein-air l’ultima parte del Trittico che tanto lo tormentò negli ultimi anni.

Non solo Caglio ha reso omaggio a Giovanni Segantini: anche il Comune di Pusiano, insieme al supporto dell’Associazione Promoterre, ha creato un percorso composto dalle riproduzioni delle sue tele più celebri, dislocato lungo le facciate delle abitazioni prospicienti il Lago di Pusiano.

5- Ave Maria a Trasbordo (a Pusiano)

Segantini dipinge quest’opera due volte, la prima durante il suo soggiorno a Pusiano, seduto sulla sponda settentrionale del Lago omonimo, guardando verso Bosisio Parini, scattando una vera fotografia della quotidianità degli abitanti del luogo: ogni sera, i pastori infatti, riportavano le pecore sulla terraferma, dopo averle lasciate a pascolare sull’Isola dei Cipressi in mezzo al lago.

L’opera, proprio perché squisita tanto nella definizione tecnica che nell’emozione che ne scaturisce, viaggia per tutta Europa, esposta nelle più importanti fiere e gallerie d’arte. Tornata a casa parzialmente rovinata, viene ripresa da Gottardo, primogenito di Giovanni e pittore mediocre, che la rovina.

Segantini allora, ormai trasferitosi in Svizzera, ne riproduce una copia a memoria, modificandone il paesaggio, aggiungendo una chiesetta sullo sfondo, visibilmente incastonata tra gli archi di Lucia, la classica barca lacustre.

Il Percorso Segantini a Pusiano

Un ultimo omaggio ad un pittore che ha apprezzato la Brianza, rendendole onore in tutta la luce e il silenzio che solo questa terra può raccontare.

Visita guidata per bambini

CHIARA ANNA DELMIGLIO

Sono Chiara Anna Delmiglio, guida turistica abilitata per la Provincia di Monza e della Brianza. Svolgo la mia professione di guida turistica con passione, accompagnando turisti e curiosi alla scoperta di luoghi poco conosciuti, musei cittadini, parchi di arte contemporanea e aree archeologiche sperdute tra le montagne.
La mia passione per l’arte mi ha portato a progettare attività didattiche e laboratori artistici per bambini, sviluppando progetti e percorsi per scolaresche di ogni ordine e grado.
Se volete stare al passo con le mostre del momento, visitare chiesette sperdute ricche di storia o avvicinare i vostri bimbi all’arte, date un’occhiata al mio sito www.weearttour.com

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