Torino e oltre – Il Cimitero Monumentale della città

Quando penso alle feste di Ognissanti e dei Defunti, mi tornano alla mente delle atmosfere e degli odori particolari della mia infanzia, quando la visita ai propri cari defunti era un giorno speciale.

Solo a novembre i cimiteri sono così ricchi di colori: crisantemi gialli, bianchi o rosa che si sposano armonicamente con gli alberi che in autunno hanno perso quel verde vigoroso dell’estate ed hanno preso i toni caldi dell’aranciato. Se le giornate sono soleggiate, l’aria è tersa, anche se del fumo bluastro si alza dai comignoli delle case. Nelle strade, odori di castagne arrosto, ma sin da quando sono bambina, l’odore caratteristico per me è quello della naftalina.

In Piemonte il primo novembre è il giorno in cui, per tradizione, si tirano fuori dagli armadi i cappotti che le nonne avevano ritirato in primavera mettendo nelle tasche quei terribili quadretti trasparenti, che a noi bambini sembravano caramelle alla menta, ma che in realtà erano dei potenti anti-tarme.

“Angelo della Morte” di Leonardo Bistolfi

Oggi le abitudini sono cambiate, tutto scorre più rapidamente e spesso si approfitta del “ponte” per trascorrere qualche giorno di vacanza visitando le città d’arte, per scoprirne i monumenti, la cucina e gli angoli più caratteristici. Ma anche i nostri cimiteri possono nascondere dei capolavori artistici e delle curiosità inaspettate. E’ il caso del Cimitero Monumentale di Torino, che fa parte dell’Associazione “European Cemeteries Route” e che ha una storia di quasi 200 anni.

Torino è città di fondazione romana, dunque le prime sepolture erano fatte fuori le mura e solo con la cristianizzazione si spostarono nelle aree consacrate, ovvero sotto le chiese e nei terreni attorno a queste.

La decisione di costruire dei camposanti fuori le mura data del 1777, quando una caldissima estate non permetteva a nessuno l’ingresso nelle chiese, a causa dei cattivi odori che arrivavano dai pozzi sotto i pavimenti in cui erano sepolti, avvolti in semplici sudari, i corpi dei defunti comuni. Con un decreto Regio del 25 novembre 1777 firmato da Vittorio Amedeo III e con una lettera pastorale dell’Arcivescovo di Torino si stabiliva la costruzione di due cimiteri fuori le mura: San Lazzaro e San Pietro in Vincoli. Di questi, solo l’ultimo è ancora presente in città, anche se è diventato uno spazio teatro.

L’attuale Monumentale venne progettato dall’architetto Gaetano Lombardi nel 1827. I costi della sua realizzazione furono sostenuti quasi per intero da Carlo Tancredi di Falletti Barolo, allora sindaco di Torino e benefattore della sua città. L’inaugurazione del cimitero, che noi oggi chiamiamo Primitivo, si tenne il 5 novembre del 1829, pochi giorni dopo le festività dei Santi. La forma era un ottagono iscritto in un quadrato e le tombe erano singole: sparivano per sempre i pozzi comuni.

All’ingresso una cancellata, ora non più presente, e la cappella del Santo Sepolcro. A lato, due edifici dove vivevano il cappellano, i becchini e dove c’era una sala anatomica.

Dal 1840 fino al 1892 vengono fatti sei ampliamenti a cura degli architetti Carlo Sada e Carlo Ceppi. La settima e l’ottava ampliazione sono del Novecento, mentre il tempio crematorio è del 1888.

Le visite al Monumentale possono essere molteplici: si possono cercare le tombe artistiche, quelle di personaggi famosi, oppure seguire dei percorsi tematici: tombe di sportivi, di politici, donne, scienziati. A me, personalmente, piace condurre il visitatore alla scoperta di personaggi che hanno reso grande Torino, senza tralasciare alcune tombe che sono dei veri capolavori d’arte.

Molti degli scultori che hanno lavorato qui frequentavano l’Accademia Albertina, spesso allievi del maestro Odoardo Tabacchi che nel 1868 ottenne la cattedra di scultura. A lui si deve la scultura della cosiddetta “Sposa Bambina”. Si tratta del monumento funebre a Teresa Denina, morta a 28 anni, probabilmente di tisi, ma che la fantasia popolare vuole invece che la morte l’abbia colta la prima notte di nozze.  Il suo vestito è elegante e ricco di pizzi, proprio come quello di una giovane sposa, mentre il catafalco neogotico, opera di Carlo Ceppi, protegge la sua bellezza.

Lo scultore Pietro della Vedova, conosciuto ai più per il monumento funebre a Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna nella cripta delle Regine a Superga, è l’autore della tomba dedicata alla giovane Giuseppina Garbiglietti Toesca.

Anche lei, come Teresa, morta giovane, a causa di una depressione che aveva compromesso la sua cagionevole salute. La vediamo rappresentata mentre manda un tenero bacio a noi viventi, mentre un angelo la sta portando in cielo.

Non mancano sepolture di personaggi illustri, per esempio quella di Iolanda di Savoia, una delle figlie del re Vittorio Emanuele III, che, sposata con il conte Giorgio Carlo Calvi di Bergolo, riposa in una semplicissima tomba nel campo Primitivo.  C’è un’altra principessa nelle gallerie sotterranee: la principessa etiope Romanework, figlia del negus e morta a Torino nel 1940. Durante l’occupazione fascista del suo Paese, Romanework seguì il marito in Italia, ma questi fu ucciso nel 1937. Lei venne fatta prigioniera con i figli all’Asinara e lì, riconosciuta dal Generale delle Missioni della Consolata, riuscì ad essere trasferita a Torino, presso le Suore Missionarie della Consolata dove morì di tubercolosi a soli 28 anni.

I sotterranei del Cimitero Monumentale di Torino

Anche Rosa Vercellana, detta la Bela Rosin, moglie morganatica del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II riposa nel campo Primitivo.

Per chi passa anche solo in prossimità del cimitero non può non notare un monumento funebre di 40 metri di altezza. Si tratta del mausoleo di Francesco Tamagno, detto “Chichin”. Figlio di un oste di Borgo Dora, diventerà uno dei più grandi tenori del suo tempo. Morì a soli 55 anni di angina pectoris e sua figlia Margherita volle celebrarlo con questo monumento che si trova nella Quinta Ampliazione e che si ispira al Monumento Coregico di Lisicrate di Atene. Una curiosità: per sua volontà, Tamagno ha voluto essere imbalsamato.

Anche Francesco Cirio, che molti pensano napoletano, è sepolto al Monumentale Divenuto famoso per i suoi “pelati”, era originario di Nizza Monferrato e, nonostante le sue umili origini, diventò un grande imprenditore, perché aveva intuito che le Nazioni del nord Europa necessitavano di verdure fresche. Lui, utilizzando il metodo Appert per la conservazione ermetica dei cibi, cominciò ad esportare piselli fino a costruire quello che potremmo chiamare un vero e proprio impero delle “conserve”.

Tra le tombe più illustri, quella di Edmondo de Amicis, autore del libro “Cuore”, quella dell’attore comico Erminio Macario, indimenticabile nei suoi sketch con Totò e scopritore di tante subrette come Sandra Mondaini o Valeria Fabrizi. Lui invece era stato scoperto da Isa Bluette (nella foto), attrice nel teatro di rivista e morta a soli 41 anni. Si dice che adorasse i fiordalisi e che un ammiratore segreto glieli mandasse sempre ad ogni spettacolo. Sul letto di morte sposò il suo compagno Nuto Navarrini. I due riposano insieme in una tomba finemente scolpita da Giacomo Giorgis.

I cimiteri israelitici sono sei e tra i personaggi più conosciuti ci sono Primo Levi e Rita Levi-Montalcini. Le loro tombe si confondono con tutte le altre. Gli Ebrei infatti non fanno distinzione di ceto e di importanza davanti alla morte.

Nella Settima Ampliazione troviamo monumenti di scultori più contemporanei, come il Campo della Gloria dedicato a partigiani e vittime dei nazisti, dello scultore Umberto Mastroianni.

La visita ai cimiteri durante le feste di Ognissanti spesso si accompagna a tradizioni popolari. La notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre è un momento magico. Le anime dei defunti ritornano a far visita alle proprie case e la famiglia lascia loro un bicchiere di latte e delle castagne cotte per rifocillarsi. Questo periodo dell’anno rappresenta l’inizio dell’inverno, il momento in cui sono terminati i lavori agricoli e il bestiame è nelle stalle. E’ il capodanno agricolo, quando i contadini si chiudono nelle loro case, aspettando il ritorno della luce che li richiamerà ai lavori agresti.

I biscotti che si preparano sono “gli os d’mort” ovvero gli ossi dei morti, a forma di tibia e preparati con farina, zucchero, albumi mandorle e nocciole.

Il freddo invoglia a consumare zuppe. La più conosciuta è la Cisrà, a base di ceci e costine di maiale.

La Cisrà – Foto dal Giornale del Cibo

Anche le castagne la fanno da padrona, lesse o arrosto, insieme ad un buon bicchiere di vino rosso (si dice per evitare il bruciore di stomaco) sono l’ideale per affrontare l’inverno ormai alle porte.

Vi aspetto per scoprire insieme la città di Torino!


Ciao, sono Donatella. Avete sentito dire che Torino è una città industriale, grigia? O che in Piemonte non c’è molto da vedere, salvo le montagne? Allora il mio obiettivo sarà quello di farvi innamorare del mio territorio, non solo con gli articoli che scrivo, ma anche con delle visite pensate ad hoc per ogni esigenza. Mi piacciono la storia, l’arte, l’enogastronomia, le curiosità legate alla mia Regione e le lingue. È per me fantastico lavorare con turisti di altre Regioni d’Italia e con stranieri. Soprattutto quando tornano a casa con un po’ di Piemonte nel cuore.
Contatti
Sito web: www.guidesinturin.it
E- mail.: donatella@guidesinturin.com – info@guidesinturin.com
Cell: +39 335 6767914

Rispondi