Liguria da scoprire – Alta Via dei Monti Liguri

Il territorio ligure è uno dei più complessi e aspri dell’intera penisola italiana, ma forzando un po’ l’assunto potremmo descriverlo più semplicisticamente come un arco montuoso teso e schiacciato tra due distese pianeggianti: il Mar Mediterraneo a sud e la Pianura Padana a nord.

Lungo la caotica successione di monti e vallette si snoda una fitta rete di sentieri che in buona parte ripercorrono le antiche vie di collegamento tra il mare e la pianura. Gli abitanti dei centri costieri e di fondovalle vivevano dello stretto rapporto commerciale che li legava alle città dell’Oltregiogo, piuttosto che contare sulle relazioni con le valli longitudinalmente attigue. Le antiche vie del sale, del mare e dell’olio evitavano in genere i tortuosi fondovalle rimanendo più spesso in quota lungo le creste lineari dei monti, più omogenee e meno minacciate da frane, allagamenti e bande di briganti. Parallelamente al progressivo abbandono di queste vecchie mulattiere sono cresciuti interesse e frequentazione dell’ampia dorsale che corre quasi per intero lungo lo spartiacque principale dei Monti Liguri: un’alta via unica e spettacolare che corre sull’impalpabile leggerezza delle nuvole, sospesa tra cielo e mare.

Tramonto sull’Alta Via dei Monti Liguri

Origini ed evoluzione dell’itinerario

L’Alta Via dei Monti Liguri nasce ufficialmente nel 1983 da un progetto congiunto del Centro Studi dell’Unione Camere di Commercio Liguri, del Cai e della Fie (Federazione Italiana Escursionismo). In realtà un prodromo dell’attuale Alta Via già esisteva, quantomeno nel suo tratto centrale che dal Colle Scravaion, in provincia di Savona, conduceva fino al Passo di Cento Croci in provincia della Spezia. Si trattava di un percorso di crinale tracciato dalla FIE, particolarmente radicata nella fascia compresa tra Savona e Genova, e contrassegnata da due bolli blu. Dopo tutto l’idea di un tracciato che solcasse l’intera dorsale appenninica della regione affonda le sue radici nel movimento culturale di riscoperta dei viaggi a piedi fiorito in tutta Europa nel corso degli anni settanta, che portò innanzitutto alla nascita della GTA francese e, qualche anno più tardi, all’apertura della GTA (Grande Traversata delle Alpi) italiana. Questi progetti sono stati a tutti gli effetti gli antesignani dell’Alta Via dei Monti Liguri.

Una volta individuati i sentieri più idonei a completare l’itinerario, l’intero percorso venne segnalato con l’ormai iconico segnavia rosso-bianco-rosso che al centro riporta l’inequivocabile scritta “AV”.

L’inconfondibile simbolo dell’Alta Via dei Monti Liguri

L’Alta Via si snoda per circa 440 km ed è ufficialmente suddivisa in 43 tappe, ma alcune di esse risultano talmente brevi da poter essere unite tra loro anche da escursionisti non troppo allenati. Fin dalla nascita l’itinerario ha destato grande curiosità e fascino, rivelandosi un ottimo fattore di attrazione turistica e destando particolare successo anche tra gli stranieri, in particolar modo tedeschi. Purtroppo, oggi come allora, la percorribilità dell’intero itinerario è decisamente compromessa dalla penuria di posti tappa e strutture di ricezione lungo il percorso. Fatta eccezione per i pochi temerari che partono con tenda e viveri sulle spalle, la frequentazione dell’Alta Via si è quasi esclusivamente ridotta a una forma di consumo giornaliera, perlopiù concentrata in alcuni tratti facilmente raggiungibili. La definitiva chiusura dell’Associazione Alta Via dei Monti Liguri, istituita dalla Regione nel 1993 proprio per porre rimedio alla carenza di posti tappa e promuovere la fruizione dell’Alta Via in tutto il suo sviluppo, ha rappresentato una desolante battuta d’arresto. Infatti, con la fine dell’associazione sono venuti a mancare tutta una serie di servizi fino a quel momento garantiti, tra cui la produzione e distribuzione di una specifica cartografia e il continuo aggiornamento di un portale con tutte le informazioni sulle condizioni del percorso e delle strutture ricettive. La gestione e manutenzione dell’intera REL (Rete Escursionistica Ligure), e dunque della stessa Alta Via, ricade oggi sulle spalle delle locali sezioni del CAI e dei loro encomiabili volontari.

Rifugio Argentea, gestito dai volontari della Sottosezione CAI di Arenzano

Quale futuro per l’AVML?

Fatto il doveroso elogio dell’operato del CAI, risulta però fondamentale rendere finalmente l’Alta Via un cardine della promozione esperienziale, ricreativa e culturale della Regione Liguria. In questo senso, sembra essere di buon auspicio la nascita di “AV 2020”, un progetto di cooperazione regionale fondato sulla sinergia tra la Regione, l’Agenzia di Promozione Turistica “In Liguria” e i cinque GAL (Gruppi di Azione Locale) regionali, oltre che sul naturale coinvolgimento dei Parchi regionali, del CAI, della FIE e di tutte le associazioni e portatori d’interesse che condividono l’obiettivo di rendere l’Alta Via dei Monti Liguri un prodotto turistico sostenibile e inclusivo. L’intenzione è quella di trasformare un sentiero di crinale in una rete di persone che sappia integrare le eccellenze liguri con il miglioramento e il monitoraggio di sentieri e rifugi, partendo proprio dall’ascolto delle comunità locali che presidiano le specificità del territorio. Un sostanziale cambio di paradigma che consenta di rafforzare la connessione tra l’Alta Via e il territorio, perché l’itinerario non sia solo un balcone sullo straordinario patrimonio paesaggistico ma anche un lungo racconto, un filo continuo tra i piaceri della buona tavola, i prodotti tipici, le radici e le storie delle comunità dell’entroterra.

Un sentiero che spezza i confini

Il passaggio dalle Alpi agli Appennini non avviene all’altezza di una spaccatura evidente, conserva bensì una consistenza fluida, come un’onda che si propaga verso est lungo lo spartiacque principale. Camminando lungo i sentieri dell’Alta Via non si ritrova pertanto alcun monolitico confine “naturale” tra le due catene montuose ma si toccano ben quattro punti distinti e distanti tra loro. Partendo da Ventimiglia le Alpi iniziano a sfumare negli Appennini in corrispondenza della vetta del Monte Galero, opportunamente considerata il limite faunistico dei rilievi alpini, dato che sui suoi versanti si infrangono gli estremi sud-orientali sia dell’areale del camoscio sia della distribuzione della marmotta.

Anche in Liguria fischiano le marmotte

È invece il Monte Carmo, con la sua mole arrotondata, a rappresentare l’ultimo avamposto della flora alpina e pertanto a rappresentare il limite botanico delle Alpi. Mirtilli, sassifraghe e rododendri testimoniano tempi remoti nei quali i ghiacciai si estendevano a queste latitudini, quasi fino a toccare l’attuale linea costiera.

Proseguendo tra boschi sempre più fitti si guadagna l’ampio avvallamento del Colle di Cadibona (459 m), noto anche come Bocchetta di Altare. Storicamente ritenuto il confine geografico tra Alpi e Appennini, il colle costituisce il valico più agevole tra il Piemonte orientale e la costa ligure ed è stato teatro di innumerevoli battaglie per mantenerne o conquistarne il controllo strategico.

I cruenti scontri delle guerre puniche, longobarde e napoleoniche non hanno lasciato alcuna traccia e oggi il Cadibona soffoca sotto un ingorgo di strade, viadotti e binari. Oltrepassato il colle, il sentiero rientra felicemente nel ventre dei boschi e la dorsale ritorna a innalzarsi. Il Golfo di Genova inizia a scorgersi maestosamente disteso all’orizzonte e sotto le suole degli scarponi si avverte una diversa qualità delle rocce, connotate da riflessi verdastri e particolarmente scivolose: si tratta delle ofioliti (pietre-serpente), testimoni di antichi fondali oceanici che un tempo separavano le placche africana ed euroasiatica, fino al momento della loro collisione e della conseguente orogenesi alpina.

Queste rocce sono un manifesto della tribolata storia geologica della Liguria, oltre che delle ultime propaggini della catena alpina. Infatti, all’altezza della linea Sestri-Voltaggio è posto l’ultimo dei confini tra Alpi e Appennini, ovvero quello geologico. Genova città di mare ai piedi delle Alpi, dove poter vivere l’esperienza unica di camminare immersi nel candore della neve a pochi passi dalla tavola acquorea del Mar Ligure.

L’esperienza unica di camminare sulla neve a pochi passi dal mare

In cammino sulle montagne naviganti

L’Alta Via dei Monti Liguri è veramente il cantico delle meraviglie della Liguria, un viaggio sul dorso delle nuvole tra costa ed entroterra, tra Alpi e Appennini, alla scoperta di un patrimonio fatto di natura e tradizioni. L’itinerario prende le mosse dal sabbioso litorale di Ventimiglia e si congeda con un ammaliante belvedere sul golfo di La Spezia e sull’isola di Portovenere. Nel mezzo, un continuo saliscendi di sentieri ed emozioni guidano l’escursionista lungo l’intero tragitto così come lungo una delle tante traversate e giri ad anello che si possono compiere in giornata.

La natura offre una cornice cangiante e dalle molteplici forme. L’ambiente mediterraneo si intreccia con boschi di castagno e foreste di conifere, a volte aprendosi in ampie praterie erbose consegnate alla mercé del vento e altrove gettandosi in ripide e aspre scarpate a picco sul mare. Un’eccezionale sinfonia di biodiversità che apre con il ritmico brano della Riserva transfrontaliera di Testa d’Alpe, una foresta di grande pregio naturalistico dove convivono aceri, pini, faggi, pecci e abeti bianchi, e dove trovano dimora l’ormai rarissimo gatto selvatico e addirittura qualche ramingo esemplare di genetta comune.

Prato pascolo nel mezzo della maestosa foresta di Testa d’Alpe

Corse di camosci e fischi di marmotte alleviano la fatica delle prime tappe, la cui dimensione alpina è suggellata dalle fioriture lanuginose delle stelle alpine ai margini del sentiero. Sembra impossibile ma il mare dista solo qualche decina di chilometri a volo d’uccello, pochi battiti d’ali d’aquila separano, o forse è meglio dire congiungono, due mondi apparentemente inconciliabili.

L’impervia e lunga cresta del Monte Toraggio, a pochi km dal mare

Spesso appaiono peculiari formazioni rocciose dall’aspetto caotico o si leggono curiosi toponimi che solleticano la fantasia del viaggiatore. Fonti sempre zampillanti come il Bocchino delle Meraviglie lasciano immaginare piacevoli consessi di ninfe naiadi e driadi, mentre sulle cime più ardite come la Rocca Barbena sembrano ancora riecheggiare le invocazioni che gli antichi Liguri erano soliti rivolgere al loro pantheon, destinato a essere soppiantato o più volentieri inglobato in quello delle divinità dei conquistatori latini. La Rocca Barbena è solo una delle numerose “montagne sacre” che si incontrano lungo il percorso. Le popolazione locali, dalle tribù del Ponente come Salluvi e Intemeli, sino ai bellicosi Apuani stanziati tra Lunigiana e Garfagnana, si ritirarono nell’entroterra ligure in fuga dall’invasore romano, e per molti decenni si asserragliarono in quota, protetti da boschi fittissimi, per organizzare la resistenza intorno ai villaggi fortificati, i “castellari”, e agli ancestrali luoghi di culto situati sulla sommità delle alture.

Sempre accompagnati dalle immancabili tacche rosse-bianco-rosse si prosegue lungo un’infinita catena di cime, spesso soltanto segnalate dalla presenza di frugali cumuli di pietre. Monti di cui non si conosce nemmeno il nome ma che custodiscono miti e leggende, storie di viandanti ed eremiti, mercanti e fuorilegge. Risalendo alla volta della piramide del Monte Galero (1708 m) si è invitati a riflettere su cosa andavano cercando questi uomini, a riviverne le sensazioni, i timori e il terrore che dovevano provare alla vista dei “Giganti di pietra”, singolari formazioni rocciose che sembrano prendere vita sotto le sembianze di feroci colossi a guardia della montagna.

Giganti di pietra difendono il Monte Galero

A tener compagnia nelle lunghe giornate di cammino non mancano storie più recenti: come quella del signor Armando, che da giovane fu spedito a fare la Campagna di Russia, e promise alla Madonna che, se fosse tornato sano e salvo alla sua casa in Valdinferno, piccola frazione di Garessio, non si sarebbe mai più staccato dalla borgata natia. Armando mantenne la parola, e così rimase l’unico abitante di Valdinferno per molti anni, fino al giorno in cui si è spento, ormai prossimo a festeggiare il suo novantesimo compleanno. Ultimo rappresentante di una piccola comunità dell’entroterra ligure, Armando ha continuato per tutta la sua vita a lavorare pazientemente e faticosamente la terra come i suoi avi prima di lui, creando un paesaggio agreste che stiamo colpevolmente perdendo. Nel mezzo delle radure e dei prati un tempo falciati spiccano ancora i resti delle “caselle”, rudimentali costruzioni a pianta rotonda realizzate in pietra a secco da contadini e pastori come ricoveri temporanei.

Antica “casella” nel bosco su cui ancora resistono i vecchi bolli blu della prima Alta Via

Anche la sezione di Alta Via al confine tra le province di Genova e La Spezia mostra le ferite provocate dall’abbandono delle borgate. L’assenza di una popolazione residente a presidio del territorio ha reso quest’ultimo ancora più fragile e ha favorito il ritorno di un’intricata boscaglia che a tratti invade la traccia del sentiero, rallentando la marcia ed esasperando anche Giobbe in persona. L’Alta Via è una madre generosa che dispensa scenari da favola e momenti di estasi escursionistica, ma non bisogna dimenticare che può anche essere una crudele matrigna pronta ad infierire su chi si avventura lungo il suo percorso. Lungo la dorsale appenninica le nuvole corrono veloci e bastano pochi minuti per trovarsi completamente inghiottiti e senza riferimenti con cui orientarsi, mentre i sentieri che scendono lungo il versante marittimo sono spesso ripidi e molto insidiosi per il caotico accumulo di sassi lunga la pista, che ad ogni temporale si trasforma in un torrente di fango e detriti. Ma la fatica profusa nel superare i tratti più impervi accentua ulteriormente il piacere di tornare a planare dolcemente su morbidi pascoli riservati a cavalli e pecore zerasche.

Le nuvole corrono veloci e la nebbia scende all’improvviso

La straordinaria varietà dei luoghi attraversati e dei sentieri percorsi rendono davvero l’Alta Via dei Monti Liguri l’itinerario perfetto per tutti: per coloro che vogliono scoprire gli angoli più reconditi dell’entroterra ligure, per chi è in cerca d’avventura, per chi vuole passare un tranquillo weekend a contatto con la natura o per la famiglia in gita domenicale. Ogni tappa dell’Alta Via si presta quale occasione per organizzare la visita ad un borgo, un castello, una chiesa o un santuario. Aree di enorme pregio naturalistico si affiancano a siti di interesse storico culturale e a luoghi della memoria e della resistenza partigiana, protagonista indiscussa delle montagne liguri.

L’Alta Via dei Monti Liguri è la principale via di accesso alla ricchezza del territorio ligure, non resta che fare la propria scelta e godersi il viaggio!

Non resta che mettersi in cammino lungo l’Alta Via dei Monti Liguri

Scegliete la guida di un Accompagnatore di Media Montagna se volete scoprire l’Alta Via dei Monti Liguri, assaporandone le mille sfaccettature in un lungo trekking o più semplicemente visitandone un breve tratto con un’escursione giornaliera.


LUCA CAVIGLIA
Nato a Genova nel 1991, mi sono prima laureato in “Scienze Naturali” presso l’Università degli Studi di Genova e successivamente ho conseguito il titolo Magistrale in “Evoluzione del comportamento animale e dell’uomo” presso l’Università degli Studi di Torino, con specializzazione in ricerca e gestione di carnivori e ungulati. Amo la montagna in tutti i suoi molteplici aspetti e ogni mia escursione vuole essere una tavolozza piena di colori, con cui dipingere insieme ai partecipanti le meraviglie del nostro territorio!
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