“Re o governanti non sono coloro che portano con sé uno scettro, ma quelli che sanno comandare”
Socrate

Ravenna città di antiche memorie conserva le vestigia di un antichissimo palazzo il cui proprietario era molto conosciuto alla fine del V Sec. D.C. per essere stato spietato, assassino e spregiudicato. Forse anche ossessionato, di lui e della sua imponente corte di dignitari con nomi altisonanti quali Simmaco, Cassiodoro e Boezio molto è stato scritto.
Oggi camminando per la città sembra quasi di sentire ancora la sua presenza. Quel Re che in realtà diede col suo governo lunghi anni di prosperità e pace ai suoi sudditi è meglio noto con il nome di Teodorico il Grande la cui fede religiosa venne definita eretica conducendolo nei secoli, ad essere in qualche maniera dannato per aver abbandonato l’ortodossia e morendo nel peccato indicato come un demone.

A Ravenna si trovano il suo Palazzo, la Cappella Palatina, la Tomba mausoleo e il Battistero cosiddetto degli Ariani, i suoi seguaci nella fede. Teodorico Rex Gentium trascorse molti anni in città lasciando tracce che ci raccontano storie incredibili di cui la sua è quella più misteriosa.
La visita potrebbe prendere avvio dal sagrato della Chiesa Palatina, oggi Sant’Apollinare Nuovo, le cui pareti a mosaico presentano figurazioni in parte modificate dopo la morte del Re al fine di decretarne la damnatio memorie. Sulla parete superiore delle navate restano però anche originali messaggi commissionati dal grande sovrano con episodi unici dell’Antico Testamento che qualcuno ha anche definito il Vangelo secondo Ravenna. Del suo meraviglioso palazzo rimane l’indelebile memoria nello stesso ciclo musivo, il suo fasto era tale che qui venivano portati gli ambasciatori in visita a Ravenna perché attraverso esso stimassero la grandezza del suo regno. Di fronte si trova la meravigliosa città di Classe con le navi e il porto circondato dalle mura romane, anche questo un messaggio di grande prestigio che connota la grandezza del potere di Teodorico estesa ad ogni parte della città.

Ma da dove arrivava il grande Re?
Fu inviato in Italia dall’imperatore di Costantinopoli Zenone per sconfiggere il re degli Eruli Odoacre e riprendere il possesso dell’antico Impero Romano. Ma Teodorico era un barbaro di Pannonia cresciuto alla corte di Bisanzio imparando il latino e il greco e abituato ad apprezzare la bellezza dei mosaici sfavillanti di oro e colori. Non un semplice rude soldato quindi, ma un uomo scaltro e colto che dopo la sua vittoria contro Odoacre mostrò immediatamente un’ammirazione indiscussa per la “romanità “intraprendendo grandi opere di edificazione e restauro nella città già antica Capitale. Cassiodoro con le sue parole ce lo testimonia: “Theodoricus acquam Ravennam perduxit…” un regalo del Re ai Ravennati in una città senz’acqua nonostante il mare.
A fianco della Basilica si trova invece l’imponente facciata del Palazzo considerato sacro e chiamato San Teodoro in Chalkè il cui grande portone veniva aperto alle prime luci dell’alba dando un senso alla giornata e ai suoi ritmi.

Se si trovavano appese lancia e scudo era segno di pace… ancora oggi nel sottosuolo tra gli scavi giacciono enormi tappeti di pietra e parti delle antiche fondamenta. Teodorico amava il mare ed è noto che egli avesse un triclinio a mare al quale si accedeva ad est del Palazzo.

Lasciato il Palazzo e i suoi mosaici appesi, ci possiamo adesso spostare in Piazzetta degli Ariani dove si trova un curioso edificio visibilmente interrato almeno di un metro e mezzo e a forma ottagonale. Si tratta del Battistero degli Ariani di cui resta la decorazione musiva solo sulla cupola. Qui si celebrava, per immersione, il sacro Battesimo e così il fiume Giordano è stato raffigurato come un vecchio con la barba fluente, mentre affianca il cristo immerso nelle acque circondato dal corteo degli Apostoli in una scena mirabilmente rappresentata in un paesaggio ameno di palme e fiori. Teodorico era Ariano e con lui i suoi seguaci ai quali volle dedicare luoghi di culto riservati e separati da quelli ortodossi. Ma per questo nobile e intelligente gesto pochi lo apprezzarono, più semplice fu condannarlo per eresia.
E siamo giunti nella Piazza centrale di Ravenna, detta del Popolo, dove a questo punto possiamo dilettarci in una sorta di caccia al tesoro di Teodorico. A lato del palazzo veneziano del Comune sono infatti stati messi in opera alcuni capitelli recuperati da un’antica chiesa teodoriciana oggi scomparsa, dove si nota il monogramma di Teodorico che ci rimanda alla sua memorabile presenza in città.
Spostandoci invece in direzione dell’attuale stazione ferroviaria si trovano alcuni lacerti di mura andate distrutte assieme alle due antiche porte: Artemetoris, accesso alla tomba del grande Re e Porta Palazzo con due torri poste all’ingresso del palazzo. Un tempo un cordone di dune correva parallelo alla linea di costa (perché il mare era accanto alla città) e venne utilizzato per la sepoltura dei Goti. Scavando è stato scoperto un tesoro riconducibile al nostro e chiamato la Corazza di Teodorico, tanto che i bambini si dilettavano ad un gioco chiamato la “pignattazza” che consisteva nello scavare grandi buche dove trovare il Tesoro Di Teodorico
Siamo ormai giunti al termine della nostra passeggiata sulle orme del Grande Re “barbaro colto” e oggi dove sorge il suo mausoleo, ci sono i giardini pubblici della città a lui intitolati. Il mausoleo si presenta davvero con una struttura architettonica insolita, molto studiata ancora oggi, che all’interno conserva il sarcofago in porfido rosso come si conveniva ad un grande re o imperatore. Ma è a questo punto che arriva la più nota leggenda di Ravenna…

La cupola dell’edifico è attraversata da un’evidente crepa che si dice causata dalla caduta di un fulmine. Quando il Re, infatti, era ancora in vita gli fu predetto che sarebbe morto a causa di un fulmine e così egli decise di rifugiarsi qui ogni volta che c’era un temporale. Ma il destino non si sfugge e una saetta precipitò dal cielo squarciando la cupola e trafiggendolo a morte.
Egli morì a Ravenna il 30 agosto del 526 dopo anni di tormenti e timori nei quali fu accompagnato dalla costante paura che qualcuno attentasse alla sua vita. Altre leggende sulla sua fine vennero narrate da Carducci al grande Procopio di Cesarea…scaraventato nella bocca di un vulcano, caduto a terra per la visione di un pesce rosso servitogli sul piatto con la testa di Simmaco da lui fatto assassinare. Gli storici ci parlano piuttosto di una forte dissenteria che lo rese consapevole della morte dopo 33 anni di regno tra saggezza e contrasti, vittorie e risentimenti…ma nonostante tutto passeggiando per Ravenna ancora oggi di Teodorico si ricorda solo quanto fosse stato Grande.
Per un buon pasto in zona, consiglio la storica Trattoria Al Gallo 1909 locale storico d’Italia. Si trova in Via Maggiore nel Borgo San Biagio. Al suo interno si custodiscono tra tavoli imbanditi quadri, sculture, vetrate liberty e art decò. Il cibo è semplicemente raffinato ed ottimo nel pieno rispetto della tradizione Romagnola! Per info: www.algallo1909.it



Buon divertimento, vi aspetto a Ravenna!
Ciao a tutti, sono Silvia, appassionata viaggiatrice da sempre, lo faccio con il corpo e i cinque sensi e quando sono ferma viaggio con la fantasia. Ciò che pensi diventi e ciò che sogni arriva. Nel viaggio da soli o con gli altri puoi usare tutto questo e anche di più. Nasco in Umbria, cresco e passo la gioventù in Toscana, vivo in Emilia Romagna dove svolgo la professione di Guida Turistica e di Tour Leader in tutt’Italia. Amo condividere e chiacchierare. Scrivere e mangiare. Mi ritengo fortunata perché vivo e lavoro in un Paese Unico e Ricchissimo di tutto e ne sono ambasciatrice in qualche modo con chi viene a conoscerlo. Viaggio per passione e per vivere in ogni senso. A chi visita i miei luoghi cerco di rubare un pezzo dei loro cuori. Un mosaico incredibile si arricchisce ogni volta.
Con questa mia rubrica desidero condividere una PASSIONE e ricordare che a volte l’essenza del viaggio è invisibile agli occhi.
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