Il massiccio del Gennargentu è un sistema montuoso formato dai rilevi più elevati della nostra Isola; la sua cima più alta, in lingua locale Perda Crapias (secondo alcuni la rocca delle capre selvatiche, ad indicare l’attitudine di questa specie ad osservare il territorio da queste altezze o, secondo altri, la rocca fessurata) è stata ribattezzata nel 1901, in omaggio al generale Alberto della Marmora, Punta Lamarmora, ed è quotata 1834 m; intorno altri rilevi con altezze simili sono Punta Florisa (1822 m) e Bruncu Spina (1829 m).

Il toponimo Gennargentu sarebbe, secondo alcuni studiosi, legato ai riflessi argentati delle aree sommitali creati dagli scisti, le rocce che costituiscono il basamento cristallino paleozoico della Sardegna centrale; secondo altri studiosi, dal riflesso della neve, presente a queste quote per diversi mesi.
L’area è sede del SIC e della ZPS Monti del Gennargentu per la presenza di 6 habitat prioritari dislocati in 37 aree disgiunte, si tratta quindi di un ambiente di grande pregio naturalistico. Il Parco Nazionale del Gennargentu e del Golfo di Orosei, previsto dalla Legge quadro 394/91 e istituito con DPR 30/3/1998 non è mai nato per l’opposizione della popolazione e delle amministrazioni locali, contrari ai vincoli legati alla presenza del parco. Avrebbe dovuto comprendere, oltre al massiccio del Gennargentu, i Supramontes fino al Golfo di Orosei, per una superficie di 73.935 ettari.
Molti turisti pensano di trovare su questo massiccio una foresta ampia e rigogliosa, a motivo della quota; in realtà i rilievi del Gennargentu sono fondamentalmente nudi o caratterizzati da una vegetazione cacuminale, costituita da praterie e garighe con graminacee e pulvini di specie endemiche come timo (Thymus herba barona), ginepro nano (Juniperus oxycedrus nana), astragalo del Gennargentu (Astragalus genargenteus), ginestra di Corsica (Genista corsica). Altra specie endemica è la peonia (Paeonia morisii), eletta a simbolo della Natura sarda per le fioriture spettacolari, sin dalla fase di bocciolo.
Troviamo qui anche la genziana (Gentiana lutea), specie molto rara, oggetto di un progetto di tutela. Gli alberi sono presenti prevalentemente lungo gli impluvi: si tratta in genere di ontani (Alnus glutinosa), tipici marcatori della presenza di aste fluviali. In alcune aree sopravvivono lembi di boschi di tassi (Taxus bacata), testimoni di climi anticamente più freschi, ginepri (Juniperus oxycedrus Macrocarpa) e autentici patriarchi di leccio (Quercus ilex), specie emblema delle foreste sarde.
La fauna presente sul Gennargentu è caratteristicamente rappresentata dal Muflone (Ovis orientalis musimon), che spesso viene avvistato sui crinali o nei prati o nei pressi dei corsi d’acqua mentre si abbevera. Il Muflone convive col bestiame (bovini e equini) che pascola allo stato brado.


Tra le specie ornitiche cito l’Aquila reale (Aquila chrysaetos), che trova qui il suo ambiente ideale, l’Aquila del Bonelli (Aquila fasciata), l’Astore (Accipiter gentilis arrigonii), il Corvo imperiale (Corvus corax), avvistabile sempre in grandi gruppi attorno al Bruncu Spina, la Pernice sarda (Alectoris barbara) e la Quaglia (Coturnix coturnix); tra i passeriformi il Culbianco (Oenanthe oenanthe) e il Venturone (Serinus citrinella Corsicana).
Un fenomeno particolarmente affascinante è, nel periodo primaverile, la grandissima quantità di coccinelle, in riproduzione, che volano e si posano ovunque, colorando l’ambiente in modo spettacolare.

Nonostante questi luoghi offrano condizioni difficili (neve e basse temperature per parte dell’anno, vento frequente) l’uomo lo ha scelto come luogo in cui abitare sin dai tempi più antichi. A una quota di 1190 m troviamo il nuraghe Ruinas con i ruderi delle oltre 100 capanne del villaggio circostante, abbandonato nel XIV secolo in seguito a una pestilenza; a quota 1103 m troviamo il nuraghe Unturgiadore, toponimo che indica l’antica presenza degli avvoltoi sul Gennargentu.


Ancora oggi viene praticata la pastorizia: i rilievi più alti vengono utilizzati nel periodo estivo per allevare il bestiame, che trova qui acqua e pascolo. Nel mese di ottobre, quando la temperatura scende, il bestiame viene ricondotto a quote più basse con la transumanza. Troviamo infatti diversi ovili, in parte ancora utilizzati in parte ristrutturati per essere utilizzati dagli escursionisti. Lungo uno dei sentieri segnalati per raggiungere la cima di Punta Lamarmora, si trovano, a quota 1400 m, i ruderi del rifugio Lamarmora, inaugurato nel 1901 e crollato dopo alcuni decenni a causa delle intemperie.


Il parroco di Villagrande Strisaili fece installare una grande croce metallica nei pressi della cima più alta, identificabile grazie a un “ometto” (un cumulo di pietre).
Il territorio è suddiviso tra quattro comuni: Fonni, Desulo, Arzana e Villagrande Strisaili. Diverse sono le vie di accesso al Gennargentu: tutte permettono di raggiungere la cima più alta, Punta Lamarmora. Dalla stazione sciistica di Fonni un sentiero molto panoramico conduce a Arcu Gennargentu, dove confluiscono anche i sentieri provenienti da Desulo (Foresta Girgini e Rifugio Sa Crista, località Arena).

Da qui si prosegue in salita passando per Su Sciusciu, dove si raccorda il sentiero che risale dal territorio di Villagrande Strisaili, per raggiungere Genna Orisa ed, infine, Punta Lamarmora. Il sentiero proveniente dal territorio di Arzana, che passa per il nuraghe Ruinas, già citato, raggiunge anch’esso Punta Lamarmora.

Una volta all’anno, l’iniziativa “Sentiero Stellare Beato Frassati” raduna un gran numero di escursionisti, provenienti dai diversi itinerari illustrati, che confluiscono tutti sulla cima, in una manifestazione che promuove la fratellanza e l’amore per la montagna. Il Sentiero Italia-Sentiero Sardegna attraversa il Gennargentu passando per Punta Lamarmora e così la GTG (Grande Traversata del Gennargentu). Oltre alla classica meta della cima, troviamo angoli meno conosciuti e battuti, ma forse per questo più attraenti: toponimi come “S’abba ci sonada” (l’acqua che suona) raccontano un luogo in cui il suono dell’acqua accompagna i nostri passi.
Ci sono dunque diverse possibilità per chi volesse visitare la nostra zona sommitale, diversa forse da ciò che ci si aspetta, ma che non delude mai, in qualunque condizione meteorologica. Solo una raccomandazione: evitate i periodi di forte innevamento, a meno che non siate esperti e ben attrezzati, perché la nostra montagna non ha grandi altezze ma presenta le stesse insidie dei rilievi più alti. Rispetto è la parola d’ordine.
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Ciao, sono Stefania Contini, una Guida Escursionistica Ambientale iscritta al Registro Regionale della Regione Sardegna. Sono una Biologa e Naturalista, Dottore in Ecopatologia della Fauna Selvatica, amo molto la mia Terra; dopo un percorso di formazione articolato ho capito che la mia vocazione è quella di accompagnare le persone “Alla scoperta di..”: è questo il nome della ditta individuale con cui esercito l’attività di guida nella gran parte del territorio sardo. Vivo nel sud-est dell’Isola, dove ho aperto il B&B Sette Fratelli, situato ai piedi della foresta omonima. Vi aspetto!