Il panorama artistico della scultura italiana del dopoguerra

Negli effervescenti decenni del secondo dopoguerra le vicende dalla scultura italiana si susseguono con modalità e snodi peculiari, diversi da quelli che caratterizzano la pittura. In un quadro marcato dalla tendenza a superare la tradizionale separazione tra le diverse tecniche espressive, più evidente negli artisti che con maggiore decisione manifestano un’accentuata insofferenza per la bidimensionalità (dai Tagli di Fontana agli Oggetti di Piero Manzoni), la maggior parte degli scultori italiani, benché sensibilizzata dalle più innovative sperimentazioni dell’arte europea, resta vincolata a schemi rappresentativi di tipo mimetico e figurativo.
D’altra parte molti dei principali protagonisti della scena nazionale del dopoguerra si sono formati nel clima del “ritorno all’ordine” e di Novecento: ciò spiega il loro attaccamento a un’idea di scultura ancora di tipo monumentale, che trae i propri spunti dalla realtà sensibile e fenomenica, oltre che dai modelli antichi e dalle culture primitive.
È il caso di Giacomo Manzù, scultore formatosi a Milano a contatto con il gruppo di Corrente. Egli subisce l’influenza di Medardo Rosso, che lo introduce da un lato all’esplorazione dei sentimenti più intimi e dei diversi aspetti dell’espressione umana, dall’altro ai problemi del luminismo nella costruzione plastica della figura. Scultore di profonda umanità, Manzù si dedica al tema dei Cardinali sin dal 1934, dopo una visita alla Basilica di San Pietro a Roma, durante la quale è colpito dalla loro immobile e rigida maestosità, <<vibrante di una spiritualità compressa>>.
La posa ieratica dell’ecclesiastico, emblema di un’autorità eterna e universale, è tradotta da Manzù in una struttura elementare e compatta, quasi un guscio protettivo di forma tronco-conica, su cui è innestato il volume non meno essenziale della testa, sormontata dalla tiara. Nella visione laterale l’apparente invulnerabilità della figura è come contraddetta e resa precaria dalla forte inclinazione all’indietro e dalla modellazione del mantello, la cui superficie è resa fremente dalla vibrazione quasi impressionistica della luce e dai raffinati effetti pittorici.


Una prima laurea in Scienze dei Beni culturali e una specializzazione in Storia e critica dell’arte. Convinta aspirante insegnante, milanese di nascita, amante di tutto ciò che è artistico!
La rubrica “Finestre sull’arte” nasce per raccontare e condividere con voi ciò che conosco su opere, artisti e correnti artistiche, raccontandole in brevi articoli di pochi minuti, come se fossero delle vere e proprie pillole da assumere una volta al giorno. Perciò, se siete interessati ad approfondire la vostra conoscenza su questi temi, date un’occhiata ai miei articoli sul blog!
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