Il design italiano a Parigi

Un noto film d’animazione decantava Parigi dicendo che avesse la chiave del cuore. Ed è proprio così! Questo mantra era percepito non solo a metà degli anni 20 dai protagonisti del film “Anastasia” ma anche da tutti coloro che visitano questa metropoli quasi un secolo dopo.

Parigi non è solo la capitale francese ma è anche quella degli innamorati, della moda e dell’arte. Turisti da tutto il mondo affollano la città per scoprirne i luoghi più famosi, la cui lista comprende Louvre, Orsay, Orangerie, Notre Dame, Tour Eiffel e molti altri.

Tuttavia l’articolo di oggi non racconterà le note bellezze parigine, bensì presenterà un lato più insolito della città, soffermandosi sul design italiano – e non solo – che tra ottobre e novembre ha tenuto banco in numerose aste e in alcune importanti mostre della capitale.

Si comincia con l’asta organizzata da “Artcurial” e tenutasi questo 28 ottobre in città, in concomitanza con numerose altre iniziative parigine e milanesi. Sono stati battuti ben centottanta lotti di artisti e designers internazionali quali Max Ingrand, Mario Ceroli, Nanda Vigo, Angelo Mangiarotti, Gae Aulenti e Gio Ponti. Si passa poi ad un’altra asta allestita da “Pierre Bergé & Associes” presso la sede di Altarea e tenutasi questo 18 novembre a cui ho avuto il piacere di partecipare personalmente.

Anche qui sono stati battuti un numero di lotti simile al caso precedente (ufficialmente 172) provenienti per la maggior parte dal noto collezionista francese Jean Galvani. Da segnalare la varietà dei prodotti battuti. Si passa dai mobili di Ettore Sottsass, Alessandro Mendini e Sandro Chia alle sedie di Alvar Aalto, Gaetano Pesce ed Enzo Mari, dai lampadari di Renzo Piano e Matteo Thun ai tappeti di Mimmo Paladino e Lawrence Ferlinghetti, dalle sculture di Ron Arad agli argenti di Carlo Scarpa, Mario Botta, Michele De Lucchi, Hans Hollein, Kasimir Malevic e Gae Aulenti, dai vasi di Massimiliano Fuksas, Paolo Portoghesi, David Palterer e Richard Meier ai gioielli elaborati di Arata Isozaki, Alex Katz, Cleto Munari ed Ettore Sottsass.

Asta “Jean Galvani, Le choix de l’Avant-garde”

Proprio quest’ultimo designer – Ettore Sottsass (1917-2007) – è anche il protagonista di una personale al famoso Centre Pompidou che resterà aperta al pubblico dal 13 ottobre 2021 al 3 gennaio 2022. Non è la prima volta che viene raccontata l’esaltante vita dell’architetto austriaco naturalizzato italiano in questa sede (per approfondire si consideri l’anno 1994 e 2003).

La mostra comincia con i primi schizzi degli anni 30 per poi passare alle opere della prima consacrazione con il gruppo MAC alla fine degli anni 40 quando si destreggiava contemporaneamente come architetto, designer, pittore, scultore e critico.

Fondamentale il legame con l’azienda Olivetti per cui realizzerà il computer mainframe Elea 9003, vincendo il suo primo “Compasso d’oro” nel 1959 (ne vincerà ben tre) e le creazioni con la ceramica che riempiono la mostra. Sottsass propone da sempre un design come strumento di critica sociale e la mostra indaga questo aspetto, con una particolare enfasi sul periodo del gruppo “Memphis” degli anni 80, caratterizzato dal ricorso a colori vivaci e da forme geometriche inedite con influenze dalla pop art, dall’art déco e dal futurismo.

Sono oltre 400 le opere esposte considerando disegni, dipinti, opere di design a cui si aggiungono 700 documenti e fotografie originali per celebrare la creatività di questo personaggio attivo fino all’ultimo (morirà per uno scompenso cardiaco a 90 anni) ma che non amava essere definito un’artista.

Mostra personale di Ettore Sottsass al Centre Pompidou

In conclusione, si può constatare quanto Parigi non sia solamente una capitale culturale statica, al contrario essa è capace di rinnovarsi costantemente proponendo percorsi e analisi variegate capaci di soddisfare le passioni e gli appetiti più particolari (come non citare le “fromagerie”)!


Mi chiamo Francesco Munari e sono un giovane economista specializzato nell’ambito culturale e sostenibile. Mi piace ricercare le cose belle e lavoro per valorizzarle. Provengo da una famiglia di designers veneti e a questo background ho aggiunto gli studi universitari economici, artistici ed ambientali. Avere un profilo così ibrido mi consente non solo di analizzare ciò che mi circonda con occhi sempre nuovi ma anche di vedere sinergie dove altri non le vedrebbero. Sogno di gestire un sito UNESCO con impatto zero sull’ambiente.
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