Alla ricerca di scorci e curiosità a Morbegno (SO) – Parte terza

La Chiesa di San Giovanni Battista

Abbiamo gironzolato a lungo nel borgo di Morbegno (clicca qui per leggere gli articoli precendenti) cogliendo grandi meraviglie e piccoli dettagli, soprattutto ci siamo addentrati nei vicoli ricchi di scorci.

Piazza e chiesa di S. Giovanni Battista

Molti di questi vicoli del centro convergono verso la Piazza S. Giovanni, luogo di grande devozione, ma allo stesso tempo fortemente identitario della comunità locale. La regolarissima piazza, infatti, sorge sul luogo della prima chiesa, costruita agli inizi del 1500 e successivamente rilocata, rifatta e ampliata a partire dal 1680.

Il motivo di questo radicale cambiamento è da rintracciarsi nella particolarità delle vicende storiche della Valtellina, alla quale abbiamo accennato (vedi primo articolo): alla caduta di Ludovico Maria Sforza, detto il Moro, signore di Milano, al cui dominio questi territori erano sottoposti, tutta la Valle entra nell’orbita del dominio grigione, divenuto definitivo nel 1512.

Il governo grigione appoggia la Riforma: i protestanti formano a Morbegno una comunità numerosa alla quale, in conformità con le disposizioni del decreto di Ilanz del 1557, viene concessa in uso la chiesa di San Pietro, l’antica chiesa medievale del borgo, officiata dai riformati fra il 1560 e il 1620. Sono, questi, decenni di forte tensione, in cui il conflitto religioso é acuito dall’attività pastorale svolta dai Domenicani del convento di Sant’Antonio; verso il 1550 è presente a Morbegno, in qualità di inquisitore, il domenicano Michele Ghislieri, il futuro Papa Pio V.

Non è consueto parlare di lotte di religione in Italia, dove, nella stragrande maggioranza dei casi, l’eco dei moti riformatori europei giunge particolarmente attutito e non genera particolari tensioni. Qui, in questi territori, per certi versi periferici, ma importantissimi per le vie di transito e commercio, per esempio tramite la via Priula, percorso da Venezia attraverso Bergamo verso l’Europa, il tema è invece, centrale, per capire l’evoluzione dei suoi centri maggiori, come Morbegno, polo principale della media valle.

La cessione della chiesa medievale di S. Pietro alla comunità svizzera stanziata a Morbegno provoca un repentino spostamento del flusso dei fedeli e degli arredi liturgici e verso la chiesa di S. Giovanni, che, ormai inadeguata per dimensioni, deve essere rifatta, anche perché diventerà anche chiesa battesimale.

Facciata della Collegiata

Non conosciamo i nomi degli architetti di questa imponente costruzione, che domina la piazza con la facciata concava, alta e molto estesa, a due ordini sovrapposti, divisi da un massiccio cornicione, caratterizzata da forti piani e vibranti aggetti, conclusa da una balaustrata, e che presenta nell’insieme un notevole effetto pittorico.   Ricca di statue di buona fattura, in pietra, opere di artisti comacini, risulta decisamente vivace e movimentata. Venne conclusa intorno al 1779. Domina la simbologia della conchiglia, che viene ripresa anche negli interni, come chiara allusione al tema della nascita, che visto in chiave cristiana, riporta al battesimo in netta e polemica contrapposizione con le teorie dei Riformati.

Pianta dell’edificio

L’edificio ha pianta centrale a croce greca, con bracci di circa 39 m, che gli donano un aspetto ampio e maestoso, soprattutto nel corpo centrale, dove la luce cade dall’alto, permettendo di distinguere una serie di cappelle che conferiscono allo spazio un andamento ellittico polilobato del tutto particolare.

Cupola del corpo centrale dell’edificio

Essendo stato un edificio di grande importanza nei secoli è stato arricchito da numerose opere d’arte, soprattutto tele e dipinti, facendone una vera e propria Pinacoteca. Purtroppo nel marzo del 1995 è stato compiuto il furto di 37 opere, un numero impressionante, si tratta soprattutto di grandi tele ovali, che erano appese al culmine delle lesene che scandivano il grande spazio centrale. 

Alcune parti della struttura, come il vano dell’altar maggiore con l’abside la cupola emisferica, risultano aggiunti posteriormente e presentano caratteri architettonici tipici della seconda metà del ‘700.

Ma ora andiamo alla scoperta di questo spazio interno così particolare! Il braccio laterale destro, dove dietro l’altare della cappella della madonna del Carmine ora si apre la cappella feriale, ci riporta indietro nel tempo, quando questa zona, appartenente al monastero della Presentazione, accoglieva le monache di clausura che potevano assistere alle celebrazioni da dietro una grata. Le monache disponevano di una ruota, che permetteva loro di porgere e ritirare i paramenti usati durante la liturgia, di cui si prendevano grande cura. Questo luogo ospita, dopo i recentissimi restauri della facciata, le imponenti statue originali dei santi Pietro e Paolo e alcune reliquie in dotazione alla chiesa.

L’odierna cappella feriale è in realtà l’antica aula delle monache della Presentazione

Attira subito la nostra attenzione, invece, la grandiosa organizzazione spaziale e decorativa della zona absidale: dominata dal massiccio altare e da due splendidi e grandiosi bracci portalampade di elevatissimo artigianato locale. Troviamo esaltata nell’abside, infatti, sia la reliquia più importante della chiesa (una spina della croce di Cristo, dono del vescovo domenicano di Como Feliciano Ninguarda), sia l’accento sulla funzione battesimale della chiesa, della quale abbiamo spiegato l’importanza.

Area absidale

Questa zona è stata interamente affrescata da Pietro Ligari nel 1726/27: al centro, il Battesimo di Cristo per opera di San Giovanni Battista, fra angeli; ai lati delle finestre i quattro grandi dottori della Chiesa: Sant’ Agostino, San Gregorio Magno, San Girolamo, Sant’ Ambrogio, raffigurati fra decorazioni architettoniche, profeti e putti. Nel catino absidale si trova una composizione legata all’esaltazione della Spina in cui ben si vedono tutti i simboli della Passione disposti intorno un tabernacolo ligneo. Sulle pareti laterali del presbiterio 8 tele rappresentano santi, domina quest’area un imponente altare, completato nell’ 800, ma su disegno settecentesco.

Possiamo considerare questa zona come il più grande capolavoro dell’artista più importante della Valle, che con i due figli (abbiamo già incontrato Cesare al lavoro in palazzo Malacrida nell’articolo precedente), operò durante il secolo diciottesimo, trasmettendo le novità e le sensibilità dei grandi centri artistici contemporanei come Roma, Milano e Venezia.

I Ligari sono da considerarsi una vera dinastia di pittori i valtellinesi, sono stati definiti un’affascinante famiglia negli studi degli anni Settanta: capostipite ne fu Pietro, nato ad Ardenno nel 1686 e morto a Sondrio nel 1752. Discendente da una famiglia borghese studiò architettura e pittura a Roma alla scuola di Lazzaro Baldi, e poi intraprese viaggi di studio che lo portarono in varie località dell’Italia centrale e a Venezia. Fra il 1710 e 1727 visse a Milano, dove si legò ai più validi artisti lombardi dell’epoca e dove gli nacquero i figli Vittoria e Cesare. Mentre non rimane traccia delle opere eseguite da Pietro per chiese palazzi milanesi, si conoscono i cicli di affreschi dipinti nel corso di brevi soggiorni in patria, nelle parrocchiali di Biolo, Lanzada e Morbegno e nell’oratorio di Poggiridenti.

Trasferitosi in Valtellina, Pietro non se ne allontanerà più, se non per un breve periodo tra il 1728 e il 1731, quando lavorò nel palazzo Salis di Coira. Le sue opere sparse per tutte la Valle, sono permeate da un realismo severo e sobrio della tradizione lombarda che si unisce a un solido accademismo della scuola romana. Pietro fu anche architetto, inventore di arredi sacri e profani per chiese e palazzi, cultore delle arti meccaniche e fine disegnatore (la raccolta più ricca di disegni appartiene oggi al museo valtellinese di storie d’arte di Sondrio, che espone anche il materiale originale di bottega dei Ligari: cavalletti, attrezzi da pittore, gessi, stampe e disegni, caso pressoché unico nel Settecento, custoditi inizialmente presso la Casa di Sondrio dagli eredi del pittore, venne comprato dal Museo Valtellinese di Sondrio nel 1935).

Autoritratto di Pietro Ligari – Foto da creval.it

Nella chiesa troviamo altre sue opere di grande interesse: la Pala d’altare della cappella del Santo Spirito, in patronato della famiglia Parravicini) firmata e datata 1733 che rappresenta La discesa dello Spirito Santo su Maria Vergine gli Apostoli e la Deposizione dalla Croce firmate e datata 1736 che si trova nella quarta cappella.

Completano la prestigiosa Pinacoteca altre importanti opere d’arte contenute nella chiesa: nella seconda cappella la pala d’altare di Giambattista Pittoni con la Vergine in trono col bambino, San Filippo Neri inginocchiato ed angeli databile a circa il 1746. Questa composizione, particolarmente teatrale e prospetticamente articolata, rimanda ai modi di Giovan Battista Tiepolo, di cui Pittoni era amico.

Inoltre vale la pena soffermarsi a vedere la tela che raffigura il Transito di San Giuseppe nella cappella a lui dedicata, opera firmata dal milanese Andrea Lanzani e datata al 1679: l’episodio è tratto dai Vangeli apocrifi e mostra Gesù e Maria al capezzale di Giuseppe. Lanzani, allievo dell’accademia ambrosiana, è da considerarsi un protagonista della pittura lombarda del ‘700 lavora con continuità a Milano, Pavia, Roma, Vienna e Saronno e per la Corte di Eugenio di Savoia. Nella stessa cappella si trovano anche le spoglie del beato Andrea da Peschiera Santo domenicano morto a Morbegno nel 1485, celebrato come l’apostolo della Valtellina, dove visse a lungo predicando e beneficando.

L’aspetto maestoso imponente della Chiesa e delle sue decorazioni viene esaltato maggiormente durante le festività: nel periodo della novena di Natale, infatti, viene ancora oggi montata sull’altare maggiore una sovrastruttura linea decorata di origine settecentesca a sostegno di centinaia di candeline, mentre durante il periodo della Settimana Santa la scenografica struttura della Chiesa viene esaltata dal catafalco lineo barocco inserito all’incrocio degli assi principali.

Il catafalco barocco inserito al centro della chiesa durante la Settimana Santa – Foto di P.G. Ciapponi

Con tanta meraviglia negli occhi per aver visitato un luogo così grandiosamente concepito e ornato, dove molteplici sono gli spunti che ci fanno capire quanto questo mondo, che ai nostri occhi pare racchiuso e limitato da alti monti, non fosse per nulla chiuso e ripiegato su sé stesso, riuscendo, proprio nel Settecento, a fiorire grazie alla sua funzione di luogo di transito, puoi tornare sui tuoi passi e sbirciare le tante vetrine storiche che circondano questa zona, ricche di curiosità e prodotti locali.

Se vorrai progettare una bella passeggiata culturale per stupirti dei tanti tesori di Morbegno, ricordati che io sono sempre a tua disposizione per organizzare la tua migliore esperienza di visita! Contattami! 


SARA NUZZI
Da quando ho memoria dei fatti della mia vita, ricordo che in famiglia siamo sempre andati a scoprire musei e monumenti di ogni luogo visitato. Sono cresciuta col desiderio di capire sempre di più luoghi, monumenti, persone, vite. Ho frequentato l’Università Statale, dove mi sono laureata in lettere classiche, indirizzo archeologico, e dove ho inoltre conseguito, dopo aver frequentato con borsa di studio, il Diploma di Scuola di Specializzazione in Archeologia Classica. In quel periodo mi sono specializzata nella conoscenza delle vicende storiche della Magna Grecia e ho cominciato a lavorare nel campo della divulgazione. Da allora, infatti, collaboro con la società che fornisce attività didattiche al Museo Archeologico. Ho esperienza anche in campo etnografico, avendo vinto nel 2009 un bando per attività divulgative nei musei di Sondrio, Bormio, Valfurva. Col tempo ho però ampliato i miei interessi al territorio della Lombardia e ad altri ambiti: un incarico presso il Museo Etnografico Testorelli (SO) e il conseguimento dei patentini di Guida e Accompagnatore turistico, mi hanno spinta ad interessarmi del mondo a 360 gradi e a proporre itinerari tematici disparati. Ho voluto impegnarmi anche per la mia categoria, spesso misconosciuta, assumento la carica di Consigliera nell’associazione di guide Confguide-Gitec e contestualmente opero nel Consiglio del Terziario Donna di Confcommercio Milano-MonzaBrianza-Lodi. Sulla mia Pagina FB trovate i podcast di una recentissima  collaborazione con radio RPL in cui illustro itinerari dedicati alla riscoperta di Milano e della Valtellina.
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