Tutti conoscono la Piazza Maggiore di Bologna, questa bellissima e scenografica Piazza, cuore pulsante della città dal lontano XIII secolo.
Ma non tutti sanno che, a pochi passi dal centro, si trova un altro, straordinario luogo ricco di Storia, fascino e curiosità: Piazza Santo Stefano e la Chiesa delle Sette Chiese.

E quale occasione migliore del periodo natalizio per raccontare la storia di questo incredibile complesso religioso e di una delle sue (tra le tante!) bellezze racchiuse?!
Infatti la Chiesa, che prende anche il nome dalla Piazza omonima sulla quale sorge, ospita il Presepe a tutto tondo più antico del mondo! Si, esatto: del mondo!

All’interno della chiesa detta del Martyrium o della Santissima Trinità – ho infatti anticipato che di Chiese ce ne son ben sette, ognuna con proprio nome e storia – la piccola abside della navata laterale di sinistra custodisce questo incantevole presepe; si tratta di un’opera in legno di tiglio e olmo, risalente al 1200 con figure a grandezza naturale e, per la prima volta nella storia dell’arte, a tutto tondo.
Il gruppo scultoreo rappresenta “l’Adorazione dei Magi” e straordinariamente è stato concepito per esser ammirato e adorato potendo girare tutto attorno ai personaggi.
Oggi questo Presepe, protetto da una moderna teca di vetro con temperatura controllata e antisfondamento, si presenta colorato, nelle tinte (ancora autentiche!) Gotiche dipinte nel 1364 circa dal celebre pittore Simone di Bologna, detto dei Crocifissi per la sua maestria nell’esecuzione di tali opere d’arte. Impossibile resistere al suo abbagliante colore oro!
L’arte presepiale a Bologna ha una lunga tradizione e si esprime con un linguaggio artistico chiaro e preciso: le figure vengono scolpite e modellate per intero, abiti compresi. I personaggi non sono quindi delle statuine rivestite o solo con alcuni elementi realmente modellati, come spesso avviene nella scuola napoletana.
Anche i materiali usati nella tradizione bolognese sono peculiari: vi troviamo infatti il legno, ma anche la cartapesta e l’onnipresente terracotta emiliana (non a caso Bologna viene chiamata “la Rossa” per i suoi numerosi edifici in mattone!).
Nel corso del ‘700 diversi artisti e scultori erano arrivi nella città felsinea tanto da poter delineare due precise tipologie di prodotto: le statuette di fattura più delicata e di maggior pregio, orientate a una clientela raffinata, ricca e ben aggiornata sulle novità artistiche mentre parallelamente correva una produzione più massificata, stereotipata ed economica alla portata di un pubblico popolare.
Tutti i Presepi bolognesi però si sono sempre distinti per una attenta cura alla tradizione (nelle vesti, usanze…) E un grande sentimento devozionale.
Per molti anni l’importante Presepe storico ligneo non era l’unico presente nella Basilica di Santo Stefano; durante l’Avvento la navata centrale della Chiesa romana dei Santi Vitale e Agricola si trasformava in un enorme, scenografico Presepe di terracotta! Vi erano presenti, oltre alla consueta Natività, tutti i luoghi e simboli cittadini più famosi e importanti, come il Duomo di San Pietro, i portici, la fontana del Nettuno….una splendida ricostruzione natalizia!

Non deve stupire la collocazione del Presepe poiché la Basilica di Santo Stefano è stata per secoli un luogo di grande attività spirituale e di pellegrinaggio.
E già da questo breve racconto si è potuta intuire la sua preziosità, ma anche la complessità!
Proviamo a fare un riassunto chiaro, ma dettagliato: l’attuale Piazza Santo Stefano, più propriamente uno slargo dell’omonima via in direzione dei Colli, si apre a pochi passi dalle Due Torri e da Piazza Maggiore, in direzione est (la Romagna) proprio all’esterno dell’antica cerchia muraria di epoca romana.
Al centro si nota la mole alquanto inusuale di un complesso religioso comprendente al suo interno vari edifici, i cui volumi sono ben visibili dall’esterno.
Da secoli infatti in quest’area cittadina sono sorti diversi luoghi di culto, in buona parte rimasti visibili, come in una sorprendente scatola cinese tutta emiliana!
Come dico sempre ai miei turisti vi è un trucco per visitare al meglio la Basilica: procedere sempre verso sinistra!
L’ingresso attuale è dalla Chiesa del Crocifisso, per pura comodità architettonica; questa Chiesa – dedicata a S. Giovanni Battista ed edificata dal re longobardo Liutprando nell’ VII secolo – ha subito molto trasformazioni e colpisce oggi per la grande presenza del meraviglioso Crocifisso del già citato Simone (pittore dello storico Presepe!).
Interessante è l’intima cripta dove riposano i protomartiri Vitale e Agricola e dove, secondo la leggenda, una delle colonne, equivale perfettamente all’altezza di Gesù, circa un metro e settanta.

Qualche gradino a sinistra e si entra nel cuore del complesso, la suggestiva Chiesa del Santo Sepolcro. Costruita sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla Dea Iside utilizzando le sue colonne di marmo orientali ancora oggi visibili è una vera e propria copia del Santo Sepolcro di Gerusalemme, voluto dall’ amato vescovo Petronio nel V Secolo d.C. Grande l’impatto emotivo e il valore storico di questo luogo, meta di pellegrinaggi e devozioni.

Una piccola porta sulla sinistra immette nella (mia preferita!) Chiesa dei Santi Vitale e Agricola, due protomartiri di epoca romana. Una struttura semplice, raccolta, quasi priva di decorazioni, dalla luce soffusa e dall’intensa spiritualità.
Tornati indietro, un’altra uscita a sinistra conduce al cortile di Pilato, un cortile interno dominato dal cosiddetto Catino di Pilato nel quale egli “si lavò le mani”. Opera invece di fattura longobarda come dimostra l’iscrizione sul bordo risalta alla luce e nel gioco di colori e contrasti della muratura in mattoni e inserti vitrei.

Alla sinistra del cortile si entra nella Chiesa del Martyrium o della Santissima Trinità, dove troviamo il nostro Presepe storico e cinque piccole navate arricchite da capitelli.
Tutti i nomi finora detti richiamano immediatamente alla mente Gerusalemme e la Passione di Cristo. Era proprio questo l’intento dei vari costruttori nel tempo e non a caso la Basilica viene definita “la Gerusalemme bolognese”.
Procedendo in questo caso a destra si raggiunge l’ultimo spazio, risalente al XIII secolo ed estraneo alla logica gerosolimitana: il Chiostro dei Benedettini.
In questo cortile la Pace regna sovrana, il caos cittadino sembra lontano e la bellezza delle colonne ariose e dei suoi mostruosi capitali incantano tutti i visitatori. E anche Dante Alighieri, studente all’università bolognese, ne fu rapito. Tanto da ispirarsi ad alcune figure scolpite per la stesura del suo Inferno.

Non vi aspettavate questo racconto, vero?!
E non ho ancora menzionato il piccolo, ma curato e incantevole Museo gestito dai Frati Olivetani…opere d’arte restaurate, liquori casalinghi e tanti sorrisi sono gli ingredienti giusti per concludere una visita guidata così speciale!
E con l’atmosfera natalizia il fascino diventa vera e propria magia!
LINDA VERONESE
Veneta di nascita, ma da oltre dieci anni emiliana per scelta, prima a Ferrara e ora stabilmente a Bologna.
Ho iniziato a viaggiare e visitare Musei fin dall’infanzia, imparando a camminare negli scavi archeologici di Aquileia e correndo tra i lunghi corridoi degli Uffizi! L’amore per la cultura mi ha portata al conseguimento della Laurea Triennale in “Scienze del Turismo Culturale” presso l’Università di Ferrara e in seguito ho ottenuto la specializzazione in “Storia dell’Arte” all’Università di Bologna. Dal 2013 sono guida e accompagnatrice turistica abilitata per le lingue italiano e tedesco, ma lavoro nel campo turistico da oltre un decennio come agente di viaggi. Attraverso l’attività di guida mi impegno per valorizzare il nostro straordinario patrimonio culturale, con particolare attenzione al mondo della creatività contemporanea, per esempio organizzando cinetrekking con utilizzo di materiale multimediale, percorsi di architettura e urbanistica, visita di mostre d’arte e passeggiate letterarie.
Come accompagnatrice collaboro con un importante Tour Operator nazionale con focus Italia ed Europa – in primis Germania, Austria e Europa centrale. Trovo ogni viaggio un’occasione di confronto con persone e culture diverse perché, proprio come sostiene Voltaire, “È ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa propria”.
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