I giganti di pietra
Antiche leggende nordiche narrano di esseri giganteschi che si trasformano in pietra alla luce del sole. Che ci siano tracce di queste leggende anche in terra italica?
Mi immagino questi giganti che desiderosi di arrivare a vedere il mare, partendo dai monti abbiano camminato verso sud, attraversando valli e boscaglie fino ad arrivare in Piemonte, dove, valicare il monte Galero, sarebbe stata l’ultima fatica prima di scendere verso le coste liguri; ma, sorpresi dall’alba su di una cupola coperta solo di erba, si sarebbero tramutati in pietra per l’eternità, non prima però di aver avuto il piacere di dare un fugace sguardo al Mar Ligure.
Oggi ci troviamo in provincia di Cuneo e andremo a visitare il monte Galero, un monte alto 1700 m che svetta sullo spartiacque tra Liguria e Piemonte tra i massicci che fanno da avanguardia alle Alpi marittime.
Lasciamo la macchina al colle di San Bernardo di Garessio in una zona tanto spettacolare quanto strana. Il valico di montagna su cui si trova il parcheggio, offre un duplice panorama: verso nord uno scorcio di Piemonte cuneese e verso sud, la vallata alle spalle di Albenga. Esattamente in questo punto, due costruzioni, un tempo strutture ricettive per i viaggiatori, ora sono luoghi abbandonati quasi spettrali degni di qualche avventura urbex e sopra le nostre teste, tre gigantesche pale eoliche dominano il cielo. Verso ovest, scorgiamo la sommità tonda e liscia del monte Galero. Attraversiamo la strada e da qui comincia la nostra escursione.
Il sentiero, dapprima uno zig zag di curve ai margini del bosco, diviene strada facendo, una galleria nel verde. Il bosco ci circonda completamente e gli alberi che fiancheggiano il sentiero, creano con le loro fronde un immaginario soffitto verde lungo diversi chilometri. Qua e là, al diradarsi delle fronde, appaiono e scompaiono, scorci di panorama ligure. Durante la stagione giusta, il sentiero sarà decorato da fiori di iridacee.



Arriviamo al bivio del bocchino delle meraviglie; qui si apre e si chiude l’anello. Possiamo scegliere una delle due direzioni indifferentemente ma questo, andrà ad influire sulla difficoltà e sulla panoramicità della nostra escursione.
Il mio consiglio? Prendere a destra per la fontana delle meraviglie; prendendo il sentiero in questa direzione, l’escursione sarà meno impegnativa ma soprattutto molto più spettacolare.

Pochi metri dopo il bivio, oltrepassiamo la piccola fontana dopodiché, il sentiero si dipana a mezza costa sulle pendici del monte fino a raggiungere il versante sud-ovest.
Ci immergiamo qui, in una spettacolare faggeta. Gli immensi saloni tenuti in piedi dalle bianche colonne di Faggio (Fagus sylvatica) ci trasportano in una dimensione fiabesca. Attraversiamo queste stanze fino ad una frana, dove il sentiero, aprendosi, ci permette di intravedere i primi speroni aguzzi che si inerpicano sui ripidi versanti del monte. Proseguendo su questa leggera salita ci imbattiamo in uno scavatore.
Si, ho detto scavatore. Ma noi siamo abituati a strani ritrovamenti lungo i sentieri, tipo quello della barca sui calanchi di Merana, quindi non ci stupiamo granché ed anzi, ci viene il leggero sospetto che da queste parti, alla domanda “come va?” si usi rispondere “come uno scavatore in un bosco”.
Non saprei proprio dire da quanto tempo si possa trovare li ma fatto sta che ormai dev’essere parte integrante dell’itinerario dato che su di lui sono stati disegnati i segnali che indicano il sentiero. Comunque…




Dopo una leggera ma stimolante salita giungeremo ad un punto panoramico; un tornante dal quale si apre un panorama mozzafiato sulla Valle di Nava. Il panorama ci mostra I picchi più vicini delle Alpi liguri tra i quali spicca il Pizzo di Ormea con la sua inconfondibile vetta dalla forma conica che tocca i 2400 m.
Facciamo una pausa, rifocilliamoci, salviamo la partita e zaino in spalla, ripartiamo.



Il sentiero che prosegue in salita si addentra in un bosco molto rado, nel quale si può riconoscere una disposizione del suolo a terrazze sulle quali troviamo una fustaia di pioppi ( Popolus alba). Nonostante questo tratto antropico tolga un po’ di naturalità all’escursione, l’epicità non cede il passo, dato che proprio qui, iniziamo ad intravedere bianche rocce che spuntano dal terreno e raggiungono diversi metri di altezza. Oltre questo tratto, entreremo nuovamente in una fitta faggeta costellata qua e là da questi speroni. Durante le pause per sorseggiare dalla borraccia non possiamo fare a meno di contemplare questo scenario tolkieniano e ci chiediamo: “ cosa potremo mai trovare da queste parti?”
Per quanto riguarda la vegetazione, la parte alberata è dominata per lo più da Faggi (Fagus sylvatica), frassini (fraxinus ornus) e carpini (Carpinus betulus). Questo monte è caratterizzato da una particolarità faunistica: la presenza di un uccello, il fagiano di monte o gallo Forcello (Tetrao tetrix), detto “gal” nel dialetto locale, da cui deriva il nome del monte che stiamo esplorando.
Questo uccello è presente in tutta la catena delle Alpi e questo sito risulta essere l’estremo più a sud di del suo areale alpino. Il fagiano di monte trova in quest’area, gli ambienti ideali per la sua nidificazione; il suo sito preferito si trova nelle porzioni altitudinalmente più elevate di questi boschi, dove gli alberi iniziano ad essere frammisti agli arbusti all’avvicinarsi della fascia di transizione con le praterie sommitali.


Terminato il momento di contemplazione e riflessione riprendiamo a camminare per l’ultima parte della salita in vetta. Proseguiamo il sentiero nel bosco finché arrivati al limite superiore del bosco, scorgiamo l’uscita del regno degli elfi: d’improvviso gli alberi scompaiono; volgiamo lo sguardo tutt’attorno a noi, finché, ai piedi della vetta, eccoli…i giganti dominano le due valli mentre si arrampicano verso la cima e dal manto erboso quelli più in alto scrutano il mare. A separarci dalla nostra destinazione rimane una ripidissima salita sulla quale il sentiero ci conduce tra i giganti. La salita inizia all’incrocio con il sentiero che porta al monte Armetta.




A questo incrocio svoltiamo a sinistra e iniziamo l’ultima fatica. Il sentiero in salita si fa strada ai piedi dei giganti e da qui possiamo ammirare l’imponente maestosità dei più grandi e l’eleganza e il fascino dei più bassi. Non capita molto spesso di trovarsi nel bel mezzo di situazioni geologiche simili.
Ma di cosa sono veramente fatte queste guglie? Si tratta di rocce sedimentarie di tipo conglomeratico dette brecce: rocce composte da materiale detritico staccatosi da rocce più antiche, successivamente depositatosi e cementatosi a formare la roccia che è ora. Questa roccia, subendo processi erosivi, assume le forme che vediamo.
Dopo questi ultimi ripidissimi metri giungiamo sul Galerotto, la cima più bassa del monte che si collega con la vetta vera propria tramite una breve sella dalla quale ammiriamo il panorama a trecentosessanta gradi. La pianura, le colline, il Monviso e il mare; vediamo tutto da un’unica postazione. Stupefacente. Le tre ore di camminata sono ottimamente ripagate dal panorama.


Dopo esserci dissetati e rifocillati al termine della lunga salita, scriviamo un pensiero sul libro di vetta; una cosa seria o una cosa stupida, non è importante. Importa che sia qualcosa di sincero che è stato ispirato dall’avventura che stiamo vivendo. Per esempio, se il tuo partner è affamato e assetato, prendilo un po’ in giro e sul libro di vetta annota goliardicamente le lamentele che ha espresso durante la salita.
Namastè!
Ciao a tutti, mi chiamo Matteo, e la natura è sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Questa passione mi ha accompagnato durante la mia crescita, finché non è sfociata in determinazione nel volerla trasformare in una professione. Ho frequentato così un percorso universitario a tema ambientale naturalistico che mi ha dato modo di ampliare ed approfondire nel modo migliore le mie conoscenze in materia e, successivamente, spinto dal voler trasmettere le sensazioni che la natura può regalare, sono diventato guida escursionistica. Inoltre, faccio parte dell’associazione Docet Natura e collaboro con ASD La Ventura. Provo un’immensa soddisfazione nel vedere i sorrisi e gli sguardi pieni di meraviglia nelle persone che scoprono la maestosità di piccoli fenomeni naturali, a loro poco prima sconosciuti!
Contatti
Clicca qui per visitare la pagina web
Email: msp.90@hotmail.it
Instagram: the_swamp_wizard