Pentema (GE) e la Valle Pentemina

Nella visita di alcune valli Appenniniche è facile sorprendersi di fronte alla difficoltà di accesso ed all’isolamento. In questo momento storico il principio dello smart, ovvero della facilitazione di accesso a luoghi, servizi ed informazioni (ovviamente con ampio ricorso al mondo digitale) sembra difficilmente applicabile a molte realtà che tuttavia sono assai diffuse nelle montagne italiane.

La stessa nozione di “montagna” in certe vallate ad elevata frequentazione e con dotazioni di servizi ed infrastrutture complete e ridondanti (e con caratteristiche urbane) sembra stridente con il silenzio e la complessità di certi luoghi. Magari tecnicamente vicini alla città o alla costa.

In Liguria questo avviene frequentemente e proprio in questo tratto di montagna appenninica il termine turismo di prossimità assume un significato molto particolare. Vicinanza alla città, vicinanza alle tradizioni rurali ben presenti in molte famiglie originarie di questi luoghi, vicinanza ad un modello di turismo più vicino all’essenza del viaggio e della scoperta, sfrondato da orpelli che qui sono (e saranno anche in futuro) improponibili.

In questa proposta si parla di un luogo che nei decenni è divenuto simbolo di problematicità: nelle scuole di Genova il “…sei di Pentema…” era uno sfottò rivolto ai compagni per sottolineare comportamenti ed atteggiamenti magari un po’ rozzi e stralunati come ad identificare l’isolamento spaziale di questo borgo  e dei nuclei vicini con un insuperabile deficit culturale del malcapitato di turno.

In effetti, ancora oggi, in piena economia 3.0 l’arrivo a Pentema avviene dopo un interessante viaggio su una strettissima strada comunale che dalla frazione Donetta del Comune di Torriglia scavalca alcune alte dorsali che dividono la Valle Scrivia dalla Valle Bisagno e dalla Valle Trebbia (dunque un nodo orografico di grande importanza storica e geografica) con viste notevolissime sull’arco Alpino e soprattutto sui profondissimi valloni sottostanti che, in assenza di ragionevoli protezioni laterali, suggeriscono una guida accorta: il panorama lo si può apprezzare da un aereo colletto (con striminzito posteggio) appena prima di scendere verso la testata della Valle Pentemina.

 A questo giro, dunque, un breve articolo coerente con un luogo raccolto ed austero, disciplinato come lo sono stati i suoi abitanti che hanno preservato per secoli il singolare impianto urbanistico di questo borgo che merita il viaggio.

Vista invernale di Pentema dalla Strada Comunale

Un incrocio di valli ed una storia complessa

Il torrente Pentemina è un tributario importante del Fiume Scrivia che incontra presso Montoggio.  Pentema è frazione del comune di Torriglia mentre la Valle Pentemina ricade nel territorio di Montoggio. Entrambi i centri sono morfologicamente riferibili alla Valle Scrivia tuttavia Torriglia è storicamente e culturalmente legata alla Valle Trebbia. Scrivia = Milano, Trebbia = Piacenza, basta questo a immaginare una storia piuttosto ricca di fatti storici e situazioni socio-insediative legata alle influenze di due importanti sedi Vescovili ovvero la Diocesi di Genova e Bobbio (tra Valle Bisagno e Valle Trebbia) e quella di Tortona (con giurisdizione sull’alta Valle Scrivia).  Il marchesato di Torriglia, era un feudo imperiale, noto per l’attività della sua zecca e governato dal ramo dei Doria di Oneglia del famoso Andrea, diventato poi Doria Landi Pamphili. Dal 1547 al 1760 il signore ebbe il rango marchionale concesso dall’imperatore Carlo V; dal 13 maggio 1760 al 6 agosto 1797 il feudo fu elevato a principato dall’imperatore Francesco I, consorte dell’arciduchessa Maria Teresa d’Austria. A Torriglia sono visitabili gli imponenti ruderi del castello Doria dell’XI secolo, già residenza dei Malaspina, dei Fieschi, dei Doria di Oneglia e devastato nel 1799 dagli stessi torrigliesi dopo l’occupazione francese.

Dal punto di vista geografica e morfologico i monti che dominano Torriglia sono lo snodo tra Valle Trebbia e Valle Scrivia e la Valle Pentemina era una sorta di accesso alto alla Valle Scrivia alternativo all’accesso basso appena superato il Passo della Scoffera che segna il valico tra Valle Bisagno (che scende al mare di Genova) e l’Alta Valle Scrivia. Una rassegna approfondita delle vicende insediative richiederebbe un approccio enciclopedico ma questi dettagli sono fondamentali per chiarire il ruolo di frazioni come Pentema che, dati alla mano, erano tra quelle più sviluppate dal punto di vista demografico e dell’impianto edilizio e dunque erano tutt’altro che marginali.

 Dunque, poco accessibili e severe ma molto rilevanti e probabilmente molto meno “rudi” di quanto l’agiografia popolare afferma.

 Del resto le fotografie collocate nella minuscola sacrestia annessa alla Chiesa Parrocchiale mostrano un paesaggio radicalmente diverso da quello odierno: oggi Pentema è incastonato (e quasi ghermito) da una densa e continua copertura boschiva ma le immagini del primo dopoguerra restituiscono un paesaggio agrario curato e strutturato fino alle quote dei crinali superiori. Ancora oggi le immagini invernali mostrano la fittissima trama di fasce e terrazze che dal villaggio e dai nuclei frazionali risalgono i versanti più assolati.

 Come in altre zone dell’Appennino e delle Alpi Liguri un lavoro titanico di trasformazione e gestione fondiaria che soggiaceva, con ogni probabilità, ad un elevato potenziale produttivo non limitato alla sola sussistenza degli abitanti ma ad un circuito economico in linea con il resto della valle Scrivia, piuttosto ricca sul piano produttivo.

 Un indicatore di questa importante storia produttiva riguarda proprio il corso del Torrente Pentemina: severo e fortemente inciso, quasi un canyon in alcune sezioni ma ricco di manufatti come mulini, opere idrauliche e ponti che testimoniano una civiltà dell’acqua fortemente legata alla produzione agricola.

 Possiamo affermare, allora, che esistono due chiavi di lettura per comprendere l’isolamento di Pentema: una storica con forte e peculiare identità economica nella vallata pure in presenza dei notevoli condizionamenti ambientali ed una attuale legata ad uno spopolamento che qui è stato ancora più intenso che in altre valli del Genovesato. Non è un caso che l’alto crinale che sovrasta il borgo divide la valle Pentemina dalla Valbrevenna, un‘altra valle tributaria dello Scrivia di caratteristiche fortemente alpestri e che termina alle pendici del Monte Antola (m. 1597) una delle montagne-simbolo dell’Appennino Ligure ed una delle mete in assoluto più raggiunte dalle province di Genova, Alessandria, Piacenza.

 Anche la Valbrevenna ha una storia insediativa e produttiva assai densa pur essendo di difficile accesso tanto che fino ad alcuni anni orsono gli anziani delle frazioni più elevate raccontavano di avere visto il mare solo grazie ai nipoti… a cavallo tra gli anni ‘70 ed ‘80 del XX secolo.

Un isolamento quasi inimmaginabile pensando che siamo a meno di trenta km dal porto di Genova.

Questi cenni sono naturalmente assai sintetici ed incompleti ma hanno l’intento di suggerire un viaggio su questi monti che possono fregiarsi appieno del titolo di montagne urbane e che possono rappresentare una bella e non scontata meta di viaggio in tutte le configurazioni possibili. Ma diremo meglio nelle conclusioni.

Il Parco Regionale dell’Antola

 Nella complicata storia politica e di governance della montagna genovese un ruolo importante (anche per il destino di Pentema) è assunto dal Parco Regionale dell’Antola. L’insieme di aree naturali tra Valle Scrivia e Valle Trebbia venne individuata già nel lontano 1977 come proposta di parco naturale. Come per tutti i parchi di Liguria le vicende sono state assai travagliate ed il parco viene ufficialmente istituito nel 1995. E’ uno dei parchi più estesi della Liguria (oltre 10000 Ha di cui circa 5800 di aree contigue, comunque ridotti rispetto ai confini originari) ed è uno dei più vicini alla città di Genova che rappresenta, fatto più unico che raro nel panorama nazionale ed internazionale; un’autentica “porta” urbana ad un’importante area protetta. Ciò è un ulteriore elemento d’interesse nel progetto di viaggio in questi luoghi perché attraverso le infinite connessioni della rete escursionistica che riprende le percorrenze storiche tra le vallate e tra esse ed il mare e connette in un unico sistema il Monte Antola, il Monte di Portofino, le dorsali costiere che dominano il Levante Genovese nonché il corridoio del percorso europeo E7 che dal Portogallo arriva ai Balcani.

 Il Comune di Torriglia, di cui Pentema è frazione, è incluso nel Parco anche se il borgo di Pentema è formalmente all’interno delle cosiddette Aree di Sviluppo (Zone Contigue) ove vi è particolare attenzione alle necessità dell’insediamento umano e dei servizi indispensabili per i residenti e per il turismo. Il Torrente Pentemina è una Zona Speciale di Conservazione della Rete Natura 2000 gestita dal parco stesso e quindi gli obiettivi di tutela, sviluppo responsabile e promozione del turismo naturalistico e sportivo di cui l’Ente Parco è promotore possono essere efficacemente estesi al villaggio.

Pentema è in posizione eccentrica nei confronti del Monte Antola (che, ricordiamo, è la sommità più rappresentativa del Parco) ma le sue caratteristiche di isolamento rendono assai intrigante partire da qui per raggiungere le destinazioni escursionistiche più note dell’area protetta e le direttrici di treks di lunga percorrenza (Via del Sale, Via dei Feudi Fliscani, il già citato E7, l’Alta Via dei Monti Liguri).

Sistema di aree protette del M.Antola. La freccia gialla indica il borgo di Pentema

Il Borgo e la Valle Pentemina

Pentema è situato sotto il nascosto versante sudoccidentale del M. Prelà. Questa piccola sommità che domina Torriglia ed il suo Castello è probabilmente uno dei percorsi più antichi di collegamento tra Valle Scrivia e Valle Trebbia nonché per raggiungere il Monte Antola, il Carmo e la Valle Borbera in provincia di Alessandria.  La quota del paese (839 mslm) è mitigata dal costante soleggiamento che ha determinato lo sviluppo insediativo esclusivamente su questo versante. Il promo nucleo frazionale à la frazione Buoni che si raggiunge dalla rotabile di Donetta appena svalicato il passo a quota 1100.

Il riscatto del borgo è iniziato nella seconda metà degli anni ‘90 in cui un agguerrito gruppo di abitanti e discendenti delle famiglie di origine hanno dato vita ad un’associazione che come primo progetto ha sviluppato un percorso storico-iconografico nelle strade del borgo ed all’interno di case e orti. Questo percorso denominato Presepe di Pentema è in realtà un museo diffuso della civiltà contadina forse il più singolare in Italia poiché include realmente tutto il villaggio, la maggior parte delle vie interne e le più caratteristiche case con la meticolosa ricostruzione di scene e contesti impiegando in gran parte oggetti, indumenti ed attrezzi originari attentamente conservati e curati di anno in anno.

A questo percorso diffuso ormai visitato da migliaia di ospiti, si è aggiunta nel 2010, la Casa Museo “Ca’ da Sitta”, ricostruzione di un’abitazione tipica che, grazie ad un importante intervento conservativo con un progetto curato da chi vi scrive (finanziata da Fondazione CARIGE, ed Ente Parco) ha restaurato una delle case più vecchie del nucleo attuale. In essa è stata allestita una scena di vita familiare comprendente anche la stalla  e che può essere visitata tutto l’anno previo appuntamento. Attualmente è una delle migliori realizzazioni del genere in ambito regionale ed è un importante lavoro di preservazione della memoria storica della vallata che si riallaccia alle più aggiornate esperienze eco museali europee.

Il tenace gruppo di volontari riuniti del GRS (Gruppo Ricreativo e Sportivo) non si limita alle iniziative culturali ed alla trasmissione della memoria ma lavora attivamente come interlocutore degli Enti Locali per la salvaguardia della Val Pentemina ed i suo reinsediamento. Negli ultimi dieci anni si è stabilizzato il numero di residenti stabili (circa dieci) e si è riavviata la conduzione di una storica trattoria\locanda (Locanda del Pettirosso) e di un B&B che costituiscono oggi un avamposto della ricettività del Parco e consentono di scegliere Pentema come base di partenza per la sua visita.

 Grazie a questo interessante lavoro di partecipazione comunitaria si è avviato un faticoso ma costante lavoro di rimessa a coltura di alcune aree intorno al borgo contribuendo a rallentare l’erosione del paesaggio agrario ed a mantenere l’immagine storica di questa parte di montagna appenninica. Anche la Valle Pentemina è oggetto di molte attenzioni soprattutto per il rischio di perdita definitiva dell’ingente patrimonio di manufatti presenti lungo il corso d’acqua. Gli accessi dalle frazioni ed i sentieri spondali sono ormai quasi impercorribili e solo pochi esempi dell’originario sistema dei mulini sono percepibili. Tra questi il Mulino delle Bande, posto alla confluenza tra il Torrente Pentemina ed il Fosso di Riola, è uno dei meglio conservati e sono ancora visibili le attrezzature interne e le opere idrauliche accessorie. Si raggiunge con una mulattiera dal Paese di Serre di Pentema lungo la rotabile che da Pentema scende a Montoggio.

Il Mulino delle Bande visto dal Rio Riola

Attualmente vi sono alcuni progetti di parziale recupero e riqualificazione dei percorsi di accesso e dei manufatti del Rio Penetemina ma le ingenti risorse necessarie e la difficoltà di risalire alla proprietà hanno finora frenato un approccio più organico.

 A dispetto della fama ruvida della comunità i caratteri del borgo hanno valicato i confini nazionali per la loro incredibile tenuta nei secoli. Salvo qualche deprecabile intervento di rinnovamento di alcuni edifici la maggior parte dei fabbricati mantiene forme e rapporti spaziali consolidati da almeno quattro secoli così come la rete dei percorsi interni recentemente danneggiati da maldestri interventi di sistemazione delle reti ed oggi in corso di recupero. L’acciottolato rustico (risseu) aveva lo scopo di drenare in modo efficace le acque meteoriche definendo nel contempo il livello gerarchico grazie alla differente tipologia di posa delle pietre e la loro dimensione.  La pianeggiante strada centrale è la nervatura fondamentale della frazione su cui i percorsi minori si innestano a pettine garantendo nel contempo una buona percorribilità con la neve e con gli animali. In Alta Valle Scrivia Pentema è il nucleo ove la rete di percorsi acciottolati è più sviluppata e dove la struttura urbanistica è meglio conservata.

In escursione a Pentema

Oltre alla strada Comunale Torriglia-Donetta-Pentema il borgo può essere raggiunto lungo la rotabile della Valle Pentemina che sale da Montoggio prima dolcemente poi attraversando il torrente più ripidamente sul fianco destro orografico mentre la valle si stringe progressivamente. Il percorso è per buona parte sterrato anche se di solito in buone condizioni poiché la parte asfaltata è presente solo  da Pentema alle frazioni basse (Pezze, Serre, Tinello). Lunga da percorrere a piedi è invece un magnifico percorso ciclabile o equestre che permette di effettuare una traversata di ampio respiro e di connettersi (se usa la MTB) ai principali itinerari del Monte Antola. Attualmente vi è un servizio pubblico costante per la frazione attivo solo due volte la settimana in partenza da Torriglia centro. Da Genova a Torriglia il servizio è giornaliero con diverse corse (circa 1 h di percorso). Un interessante  e intrigante modo di salire a Pentema da Genova, esaltandone il carattere di Porta del Parco dell’Antola; è quella di utilizzare la Ferrovia Genova-Casella (linea storica a scartamento ridotto che parte dalla centralissima Piazza Manin e arriva in circa 90 minuti a Casella, importante località dell’alta Valle Scrivia). Il trenino può portare la bicicletta con la quale da Casella via Montoggio è possibile raggiungere Pentema attraverso la Valle Pentemina in circa 2 h.  Per connettersi alla rete di sentieri che circonda il Monte Antola bisogna salire alla frazione Buoni (la prima che si incontra provenendo da Torriglia- Donetta) da qui, in breve, si raggiunge il sentiero sottostante il crinale che divide la Val Pentemina dalla Valbrevenna. Attraversando numerose frazioni a mezza costa (Crosi, Frassinello)si può raggiungere Avosso e quindi Casella. Oppure procedendo verso NE raggiungere la dorsale Torriglia – Cantalupo Ligure (segnavia due pallini gialli) che porta in circa 2 ore al M. Antola passando dall’omonimo rifugio gestito che rappresenta un punto di appoggio importante per le attività outdoor nel Parco. La frazione Buoni verso l’alto e la strada della Val Pentemina verso il basso sono dunque gli accessi escursionistici principali per connettere Pentema al sistema dei percorsi del Parco. E’ probabile che in epoca storica vi fossero dei percorsi a pettine che salivano verso il crinale del M. Liprando a oggi il reperimento di tali tracciati  è difficile. In compenso è stato segnalato e viene regolarmente mantenuto un percorso noto come Anello di Pentema che permette una visita del sistema rurale soprastante il borgo nonché connettersi facilmente con la frazione Buoni ed il sistema di percorsi del M. Antola.

L’Anello di Pentema

  • Partenza: Pentema (840 m) (Torriglia)
  • Arrivo: Pentema
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Come arrivare:
    Accesso stradale: da Genova o da Piacenza si percorre la SS 45 fino ad incontrare la diramazione che porta a Torriglia. Si prosegue per un breve tratto verso Propata, poi s’imbocca a sinistra la stretta rotabile per Donetta. Qui si svolta a destra e, superata la panoramica Colletta di Pentema, si scende al pittoresco borgo omonimo.
  • Tempo: 2 ore e 50 / 3 ore e mezza
  • Dislivello: +- 485 metri
Il panoramico crinale sommitale

Itinerario: dalla piazzetta sopra l’abitato di Pentema (798 m) s’imbocca la mulattiera lastricata, segnalata con tre pallini gialli, che salendo taglia verso ovest un ripido pendio terrazzato. La mulattiera prosegue per un tratto in piano nel bosco, poi riprende a salire. Attraversati due rii, s’incontrano, in prossimità di una zona più aperta, i Casoni della Scurtega-a (918 m). Giunti su un costone si sale a destra e dopo circa 40 minuti di cammino, si arriva alla Cappella della Madonna della Guardia (località Piani di Teglia, 1036 m; 40-50 minuti da Pentema) in bella posizione su un crinale della Val Pentemina.
La piccola chiesa risale all’Ottocento; fu costruita per voto di un sacerdote smarritosi nei boschi per via della nebbia. L’ingresso è rivolto all’omonimo, famoso santuario della Val Polcevera: anche qui la festa si celebra il 29 agosto con grande partecipazione popolare. Dalla cappella si procede quasi in piano verso nord, fino allo spartiacque tra la Val Pentemina e la Valbrevenna, dove s’incontra il sentiero segnalato con due quadrati gialli pieni, che collega Avosso al Monte Antola.
 Nello stesso punto, crocevia di antiche percorrenze, sono indicate le deviazioni per raggiungere gli abitati di Carsi (20 minuti) e la vecchi mulattiera per Cerviasca (20 minuti). Il luogo, sottostante la Costa della Gallina, è detto “Ballo della Gallina”: è una zona pianeggiante, un tempo ritrovo dei giovani delle valli, che qui, in occasione delle diverse feste patronali, potevano ballare eludendo il divieto imposto in quelle occasioni presso le chiese e cappelle. Su questa costiera correva l’antico confine tra i feudi dei Fieschi di Savignone, dei Doria di Torriglia e la giurisdizione di Montoggio e Frassinello, compresi dopo il 1547 nella Repubblica di Genova.

La Cappella della Madonna della Guardia

Si va a destra lungo il sentiero principale percorso dalla RigAntoCa  (Maratona che dalle alture di Genova in 42 km raggiunge la vetta del M. Antola)  e, seguendo l’itinerario, si raggiunge la Cappella del Colletto (o dei Bucci, 1283 m; 1.10-1.30 ore dalla Madonna della Guardia). Qui si gira bruscamente a destra, a ritroso in discesa, per imboccare il sentiero segnalato con “tre pallini gialli” (descritto nell’itinerario seguente) che scende ai Buoni (1120 m) da dove si continua in ripida discesa per mulattiera fino a Pentema (798 m, 1-1.10 ore dalla Cappella del Colletto).

Conclusioni

Nel momento in cui si scrive il Presepe è in procinto di essere aperto per tutto il periodo natalizio. Dopo l’Epifania la visita sarà possibile il sabato e domenica. Sul sito web dell’Associazione GRS è possibile trovare i contatti dei volontari che sono disponibili ed ospitali con i visitatori anche nelle altre stagioni. Sul sito web del Parco Regionale dell’ANtola si possono trovare alcuni approfondimenti sull’ambiente del Parco e delle aree tutelate, in particolare la Valle Pentemina.

Sulla zona appenninica del Monte Antola esiste un’abbondante letterature scientifica e storico-etnografica che potrà arricchire i contenuti di una visita. Le possibilità di visita dell’area a piedi e bike sono molteplici ed anche impegnative e di grande respiro se connesse alle direttrici di lunga percorrenza (E7, Via del Sale, AVML) nelle quali è possibile associare l’ospitalità in fondovalle con l’uso di mezzi autonomi nonché con strutture agrituristiche ed il Rifugio Monte Antola aperto nei week end anche in inverno.

Proprio l’inverno è una stagione magica per il Parco dell’Antola e molti itinerari possono essere percorsi con racchette da neve, sci da fondo escursionistico ed anche sci-alpinismo. Le caratteristiche della montagna appenninica impongono tuttavia attrezzatura adeguata al seguito (con piccozza e ramponi al seguito nonché le dotazioni di autosoccorso: ArtVA, pala, sonda, lampada frontale)e la necessari preparazione al loro utilizzo. Le condizioni di queste montagne possono cambiare repentinamente, soprattutto in inverno ed i punti d’appoggio, le strade principali ed i servizi essenziali sono rarefatti e talvolta difficili da raggiungere. Tenetene conto nella progettazione di una visita.

Per ogni informazione e per accompagnamento non esitate a contattarci!
Hike&Climb – The Summit Guide Alpine
Fabio Palazzo Guida Alpina


HIKE & CLIMB – FABIO PALAZZO
Sono Guida Alpina UIAGM e Dottore Agronomo, docente a contratto di Pianificazione del Paesaggio presso l’Università di Genova. Vivo a Genova ma nel lavoro di Guida mi divido tra la Liguria, la Toscana, l’arco alpino e qualche bella esplorazione fuori dall’Europa.
Nelle due professioni, ormai da molti anni, cerco di unire le esperienze lavorative e personali in una sintesi che contribuisca ad arricchire chi entra nel mondo complesso ed emozionante delle montagne. Praticamente tutta la mia vita lavorativa è stata finora spesa nelle aree interne italiane. Che non sono solo montagne ma anche cultura materiale e comunità.
Accompagnando e formando come Guida o contribuendo al percorso dei giovani paesaggisti spero di condividere la consapevolezza per il valore e la sensibilità del territorio montano ed il suo riscatto attraverso la conoscenza e la pratica sportiva. Mai fine a se stessa.
Sono un Tecnico del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico ed un membro del Club Alpino Accademico Italiano nonché un socio ordinario dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio e della Società Italiana dei Territorialisti.
 Spero di condividere con tutti Voi non solo esperienze ed informazioni ma anche una presa di posizione nei confronti del mondo che cambia attraverso un modo responsabile e partecipativo di esplorarlo. Anche dietro la porta di casa!

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