Finestra sull’Arte – l’Eva dipinta di Lucas Cranach il Vecchio

Il nudo nell’arte fiamminga

Lucas Cranach il Vecchio, Eva, 1528, olio su tavola, 167 x 61 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.

La “riscoperta” quattrocentesca del corpo umano, una delle novità della cultura artistica del Quattrocento rispetto al passato, si carica all’inizio del Cinquecento di nuovi significati. Il nudo non è più solo un tema evocativo del mondo classico o della “nudità primordiale” di Adamo ed Eva, ma si arricchisce di significati allegorici, letterari, filosofici e, talvolta, scopertamente erotici.

Molti artisti nei paesi del nord Europa, soprattutto in area fiamminga, svizzera e tedesca, sviluppano nel XV secolo un particolare interesse per la rappresentazione del nudo, soprattutto del corpo femminile. Essa si emancipa progressivamente dalla disarticolazione anatomica di radice gotica e approda a una resa del corpo femminile fondata su osservazioni realistiche, inquadrate però in uno schema ricorrente. Tale “schema” privilegia un fluire di linee morbide particolarmente rigonfie nella zona del ventre, con chiara illusione alla fecondità, come si nota per esempio nell’Eva dipinta dall’artista fiammingo Jan Van Eyck per uno scomparto del Polittico di Gand.

Jan Van Eyck, Polittico di Gand, pannelli laterali superiori con Adamo ed Eva, 1432.

Nonostante la successiva diffusione del rigore figurativo collegato all’espansione della Riforma luterana, che conduce spesso all’utilizzo del nudo con esplicite finalità allegorico-moraleggianti, il genere del nudo viene praticato da un altro artista tedesco, Lucas Cranach il Vecchio, che nella fase matura della sua attività ne offre numerose versioni, spesso inserite in ambientazioni paesaggistiche frondose di grande suggestione poetica.

Nella sua raffigurazione di Eva, ora agli Uffizi, si coglie la vena di inquietante sensualità tipica della sua produzione, che fonde spunti iconografici e narrativi italiani con la tradizione tedesca, cui rimanda la caratteristica forma del corpo, reso però più armonioso dall’allungamento delle gambe.

La tavola fa parte di un doppio dipinto, siglato e datato 1528 sulla tavola di Adamo, sempre a Firenze.

I due progenitori sono rappresentati in tavole separate, su sfondo scuro con un impercettibile terreno su cui poggiano i piedi. Entrambi reggono rametti che coprono le rispettive parti intime. Eva tiene in mano la mela, con il serpente che la insidia dall’alto, appeso a un ramo dell’Albero della Vita. Essa lo porge ad Adamo, che sembra appoggiato al bordo del dipinto col gomito destro sollevato. La nudità, di notevole precisione anatomica, è esibita con disinvoltura.

Dettaglio di Eva
Dettaglio con la mela

Una prima laurea in Scienze dei Beni culturali e una specializzazione in Storia e critica dell’arte. Convinta aspirante insegnante, milanese di nascita, amante di tutto ciò che è artistico!
La rubrica “Finestre sull’arte” nasce per raccontare e condividere con voi ciò che conosco su opere, artisti e correnti artistiche, raccontandole in brevi articoli di pochi minuti, come se fossero delle vere e proprie pillole da assumere una volta al giorno. Perciò, se siete interessati ad approfondire la vostra conoscenza su questi temi, date un’occhiata ai miei articoli sul blog!
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