Lorenzo Lotto a Recanati (MC): cinque capolavori da scoprire

Recanati, nel cuore della regione Marche, รจ uno scrigno di bellezze paesaggistiche, artistiche, letterarie, storiche e culturali. Villa Colloredo Mels dal 1998 รจ la sede dei Musei Civici e al piano nobile ospita la pinacoteca con una preziosa sezione dedicata a Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 โ€“ Loreto, 1556-57).

Il pittore veneto, infatti, considerato uno dei principali esponenti del Rinascimento veneziano del primo โ€˜500, ha trascorso una buona parte della sua vita nelle Marche dove ha lasciato numerose e pregiate opere dโ€™arte conservate in diverse cittร  della regione. Recanati custodisce cinque pregiati capolavori realizzati dal โ€œgenio inquieto del Rinascimentoโ€, quattro dei quali si trovano allโ€™interno di Villa Colloredo Mels: il maestoso Polittico di San Domenico, lโ€™affascinante Trasfigurazione, la straordinaria Annunciazione e la miniatura del San Giacomo Maggiore. Nella vicina Cattedrale, invece, si trova il San Vincenzo Ferrer.

Il Polittico di San Domenico, commissionato a Lorenzo Lotto dai Padri Domenicani di Recanati e concluso nel 1508, รจ la prima opera lottesca realizzata nelle Marche e chiude il ciclo giovanile dellโ€™attivitร  del pittore. Il dipinto presenta unโ€™architettura tradizionale dove lโ€™artista inserisce figure monumentali e inquiete, immerse in una penombra percorsa da una luce che crea forti contrasti.

Lโ€™ordine dei Domenicani รจ rappresentato dallo stesso San Domenico, nella parte centrale dellโ€™opera, inginocchiato ai piedi della Vergine dalla quale sta ricevendo lo scapolare. Ai lati della Madonna ci sono i due Papi Urbano V, primo Papa pellegrino a Loreto, e Gregorio XII, Papa dimissionario che si ritira a Recanati nel 1415 dove muore due anni dopo, ultimo Papa sepolto fuori Roma le cui spoglie riposano nella vicina Cattedrale di san Flaviano.

Lโ€™imponente Pala dโ€™altare nasconde un significato profondo e nasce come opera di protesta verso una grave ingiustizia compiuta nei confronti della cittร  di Recanati alla quale Giulio II toglie la giurisdizione sul Santuario di Loreto arrecandole una grave perdita in termini economici e di prestigio. La cimasa racconta invece una scena completamente distaccata da tutto il resto della narrazione sottostante e raffigura una suggestiva, toccante e drammatica Pietร .

La Trasfigurazione risale al 1511 circa e viene commissionata allโ€™artista dalla Confraternita dellโ€™Antica Chiesa di Santa Maria in Castelnuovo di Recanati. La Pala appartiene al periodo romano del pittore veneto, quando egli collabora con Raffaello alla decorazione delle Stanze Vaticane. Figure e paesaggi vengono rappresentati con impeti patetici e moti espressivi molto profondi.

Trasfigurazione

Gli apostoli San Giovanni, San Pietro e San Giacomo, si appiattiscono sul terreno, sono accalcati in maniera caotica e disordinata in prossimitร  del pendio del monte, in totale assenza della prospettiva e delle sue regole. Si coprono il viso abbagliati dalla Trasfigurazione del Cristo, mettendo in evidenza tutta la distanza che li separa dal mondo ultraterreno di cui fanno parte Cristo stesso e i predecessori del Messia, i Profeti Mosรจ ed Elia, con i quali Gesรน รจ in dialogo (sta spiegando loro il mistero della Trinitร ). Il momento della Trasfigurazione viene rappresentato visivamente da Lorenzo Lotto attraverso un abile gioco di colori intorno alla figura del Cristo e mediante la frase esplicativa che scende dallโ€™alto verso di Lui e che recita cosรฌ: โ€œQuesto รจ il Figlio di Dioโ€. Il pittore riesce cosรฌ a tradurre in immagine un avvenimento di fondamentale importanza dal punto di vista religioso e iconografico.

Lโ€™Annunciazione viene realizzata su commissione per la Confraternita dei Mercanti di Recanati. La datazione dellโ€™opera oscilla tra il 1533 e il 1535. La rappresentazione dellโ€™avvenimento religioso dellโ€™Annunciazione รจ molto frequente nella storia dellโ€™arte ma in questo caso Lotto le attribuisce una connotazione del tutto nuova e particolare, per non dire rivoluzionaria: innanzitutto lo schema pittorico tradizionale che vede lโ€™Arcangelo Gabriele generalmente a sinistra e la raffigurazione della Vergine Maria a destra, รจ qui invertito; la figura dellโ€™Angelo, inoltre, non รจ affatto eterea o impalpabile, al contrario รจ una figura ben delineata e muscolosa, molto umana al punto da proiettare la propria ombra sul pavimento; da notare anche lโ€™atteggiamento singolare della Vergine, che anzichรฉ essere rivolta verso lโ€™Angelo, come vorrebbe la tradizione, guarda spaventata lo spettatore cercando quasi conforto, comprensione e consolazione.

Lโ€™Angelo indica con il braccio alzato lโ€™ordine superiore che lo ha inviato: Dio Padre. La scena sembra cogliere lโ€™avvenimento nel momento esatto del suo verificarsi, come in una foto istantanea che permette di indovinare le sensazioni e le emozioni dei personaggi in tutta la loro veridicitร  e genuinitร . Altro protagonista assoluto รจ il gatto, che ricopre un ruolo fondamentale, tanto che viene raffigurato al centro della scena. La presenza del gatto ha avuto numerose interpretazioni nella storia dellโ€™arte, lโ€™ipotesi piรน accreditata รจ che rappresenti il Male che fugge di fronte allโ€™arrivo del Bene. Questโ€™opera รจ unanimemente considerata il capolavoro assoluto del Maestro ed รจ conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

Il San Giacomo Maggiore รจ una preziosa miniatura del 1512-1513 proveniente dallโ€™oratorio di San Giacomo, luogo di preghiera della Confraternita dei Nobili recanatesi. Lโ€™opera รจ dominata dallโ€™imponente figura del Santo, dallo sguardo perso, melanconico e rassegnato che reca in mano il libro delle Sacre Scritture, al quale tuttavia non rivolge lo sguardo che si orienta dalla parte opposta, completamente perso nel vuoto.ย  Il Santo viene rappresentato con i classici tratti del pellegrino: la barba lunga, i capelli spioventi che ricordano quelli del Cristo, indossa un ampio mantello e ha con sรฉ il bastone.

San Giacomo Maggiore

Ai piedi, rigorosamente scalzi, la bisaccia, la borraccia e il classico cappello a falde larghe sul quale notiamo tre piccoli dettagli: una figurina che ritrae la Madonna in trono (altro sapiente esempio dellโ€™uso delle tecniche fiamminghe), una conchiglia, simbolo del cammino di Santiago de Compostela che, secondo la tradizione, sarebbe il luogo di sepoltura dellโ€™apostolo, e un chiodo, simbolo della passione e morte di Cristo. San Giacomo รจ un viandante triste e affaticato, richiama la figura dello stesso autore nel suo essere inquieto e vagabondo.

Il San Vincenzo Ferrer, attualmente conservato allโ€™interno del Duomo, infine, risale al 1510-1512 circa e viene realizzato per la Chiesa di San Domenico a Recanati. Il Santo viene raffigurato con il caratteristico abito dellโ€™ordine domenicano ed รจ animato da una forte enfasi emotiva. Si trova sopra una nuvola sostenuta da due angioletti mentre altri due sorreggono il suo mantello. Lo sguardo di San Vincenzo Ferrer, rivolto allo spettatore, รจ penetrante ed ammonitore, il messaggio che vuole trasmettere รจ molto chiaro: il libro che reca in mano รจ aperto sulla profezia dellโ€™Apocalisse e con lโ€™indice della mano destra indica la corte degli angeli che con squilli di tromba annunciano il Giudizio e i flagelli che si verificheranno dopo lโ€™apertura del settimo sigillo.

San Vincenzo Ferrer

Per informazioni:
Museo Civico Villa Colloredo Mels
Via Gregorio XII, 62019, Recanati (MC)
Telefono: 0717570410
E-mail: recanati@sistemamuseo.it
Siti web: www.infinitorecanati.itwww.myrecanati.it


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