La Riviera di Ulisse (LT) – Il Foro Emiliano di Terracina

La Piccola Roma de La Riviera di Ulisse sorge ai margini meridionali di quella che è stata la grande e temibile Palude Pontina ed è bagnata dalle acque del bellissimo Golfo di Gaeta.

Il nome di questa città – ancora avvolto dal mistero – conserva probabilmente la memoria di un antico insediamento dove riecheggia il nome del capo di tutti gli Etruschi: Tarchun-us, fondatore delle dodici città-stato etrusche; un toponimo che venne poi mutato in Anxur dal popolo dei Volsci, in onore del Giove Anxur: il dio fanciullo.

Il soprannome di Piccola Roma può sembrare esagerato solo per chi non ha mai avuto la curiosità di passeggiare nel suo centro storico, dove i secoli passati si possono facilmente leggere negli strati messi a nudo dai bombardamenti della seconda guerra.

Terracina è un libro da sfogliare ma è nel suo Foro Emiliano che sono conservate le testimonianze di una storia che vive ancora oggi in quella che è diventata Piazza del Municipio, una piazza unica in tutta Italia il cui aspetto attuale è il risultato di più di 2000 anni di storia dell’architettura (Robert Rechenauer Architekten).

La città romana e medievale

La sua storia inizia probabilmente nel I secolo a.C., un’epoca chiaramente documentata dalla stessa pavimentazione originale della piazza.

Il lastricato di pietra di età Augustea si conserva infatti quasi intatto e reca lungo il suo asse centrale originario la firma del magistrato romano che finanziò la pavimentazione del Foro. L’iscrizione recita: A. Aemilius Auli f. stravit , ovvero  Aulo Emilio, figlio di Aulo, ha pavimentato. Lettere fuse nel bronzo andavano a riempire quelli che sono oggi i vuoti rimasti nelle grandi lastre di pietra.

La particolarità della Piazza non si ferma alla pavimentazione originale ma è tutta nel suo utilizzo rimasto immutato come centro della vita pubblica, segnato da monumenti che si sono semplicemente adattati ai tempi continuando ad esercitare la loro funzione.

La piazza del foro rimarrà il centro della città anche nel medioevo dove il passato non verrà distrutto o cancellato ma riutilizzato e conservato: la Cattedrale prenderà il posto del Tempio  e sorgerà il Palazzo Comunale sull’arco di ingresso al Foro.

Gli edifici cambieranno ma non cambierà l’importanza del luogo, centro del potere religioso e politico e la Via Appia – che la attraversa ancora oggi per tutta la sua lunghezza a settentrione – rimarrà in uso.

Prima di varcare l’ingresso ovest che – lungo la consolare – ci introduce nella Piazza o Foro, la città già ci parla ampiamente del suo passato.

I vecchi basoli della Via Appia sono stati qui sostituiti dai sanpietrini ma il vecchio e imponente Capitolium ci guarda ancora severo sulla sinistra della Regina Viarum mentre a destra, colonne imponenti sorreggono quello che era il Tempio Maggiore, oggi Cattedrale di San Cesareo.

L’antico Capitolium romano – il Tempio dedicato alla triade di Giove, Giunone e Minerva – non solo è imponente ma è reso ancora più interessante dall’opus reticulatum bicolore in tufo e calcare.

Questa incredibile testimonianza datata I secolo a.C. è tornata alla luce dopo i pesanti bombardamenti della II guerra mondiale che hanno distrutto gli edifici che lo occultavano.

L’ingresso originale – un arco quadri-fronte che dava accesso al Foro – è stato inglobato da Palazzo Venditti, costruito nella metà del XIII secolo.

Entrando nella Piazza, il Palazzo – che fu sede del Comune dell’epoca – appare costruito accanto alla Cattedrale che chiude il lato ovest del centro cittadino e non fu un caso la decisione di costruirlo proprio lì: il potere religioso e quello politico sono messi sullo stesso piano di autorità e quell’arco gotico che sostituisce il  vecchio accesso al Foro Romano suona come un trait d’union con una storia antica.

Attraversato l’arco, si apre la grande piazza in cui si possono leggere chiaramente le stratificazioni dei secoli e calpestare i basoli della Regina Viarum e le grandi pietre del vecchio Foro Emiliano che vennero occultate per secoli da uno strato di terriccio e ghiaia di circa un metro e riportate alla luce durante lavori di ripristino avvenuti nel 1846.

L’incisore Luigi Rossini, durante il suo Viaggio pittoresco da Roma a Napoli, lascia un incredibile documento della Piazza pochi anni prima che venissero attuati i lavori che riporteranno alla luce la pavimentazione originale del Foro romano.

Piazza del Municipio nell’acquaforte di L. Rossini (da Di Gioia 1982)

Domina la piazza la Cattedrale di San Cesareo, costruita utilizzando il podio originale del Tempio Maggiore di epoca romana e gran parte delle sue strutture.

Al di sopra della gradinata si apre un portico scandito da sei colonne di altezza diseguale che poggiano su basamenti decorati con coppie di animali: scimmie con strumenti musicali, leoni e pantere.

Ogni dettaglio dell’esterno è affascinante e ricco di piccole opere d’arte come la decorazione musiva che abbellisce la trabeazione di destra dove animali fantastici e iscrizioni ci riportano alla seconda crociata proclamata da papa Eugenio III nel 1147.

Sebbene le sue origini siano da datare all’incirca nel IX secolo, per la sua consacrazione bisognerà attendere fino al 1074 quando la diocesi verrà donata dal Papa Alessandro II a Desiderio, abate di Montecassino e futuro papa.

Il campanile che si innalza sul lato sinistro della Cattedrale viene terminato nel XIII secolo e per chi conosce Gaeta il confronto viene spontaneo ma, anche se il campanile di Terracina può risultare ispirato al modello caietano, alcuni particolari riportano ai principi cistercensi dettati dalla bellissima e vicina Abbazia di Fossanova e si nota l’assenza della cuspide ottagonale che incorona il campanile di Gaeta e che probabilmente era stata progettata anche per Terracina.

L’interno lascia senza fiato per le testimonianze lasciate dai più grandi maestri cosmati nel XIII secolo: la pavimentazione, il pulpito e la colonna del cero pasquale portano indiscutibilmente la loro firma.

Il pavimento si snoda in un ricco disegno policromo di marmi e paste vitree fatto di losanghe, cerchi e quadrati e la stessa ricchezza si trova nel pulpito sorretto da quattro colonne, ognuna con un capitello diverso dall’altro.

All’esterno, la grande piazza riserva ancora grandi sorprese in questo viaggio nel tempo, dove si viene gradevolmente sballottati tra epoca romana e medioevo. A nord, il tracciato della Via Appia è delimitato dal teatro romano rimasto sepolto per secoli sotto la città medievale e tornato alla luce dopo i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale.

Il sito è da anni oggetto di un attento recupero che sta portando a nuove incredibili scoperte che ci confermano ancora una volta l’importanza e la magnificenza della città durante l’epoca repubblicana e augustea. Gli scavi hanno riportato alla luce parte della cavea con le sue gradinate in blocchi di calcare, il piano dell’orchestra, la scena e i due ambulacri di accesso insieme a innumerevoli reperti che ci raccontano la grandiosità di questo teatro e della città stessa.

Lo sguardo abbraccia la piazza in questo alternarsi di epoche che hanno lasciato la memoria in queste pietre. Di fronte al teatro romano è il nuovo comune che si affaccia sulla città nuova e allarga lo sguardo verso le isole Ponziane e il Promontorio del Circeo, un edificio che ancora oggi poggia sulle gallerie di epoca romana grazie alle quali è stato possibile creare il foro emiliano e che dobbiamo immaginare come una grande terrazza il cui lato sud-ovest era aperto verso il mare, caratterizzato da un lungo porticato di cui ancora resta parte di un muro in opera reticolata all’interno dell’atrio del municipio costruito nell’immediato dopoguerra.

La Piazza Grande, la Torre dei Rosa e il nuovo Palazzo Comunale

Usciamo dalla Piazza seguendo il percorso della Via Appia – interrotto da un edificio privato ma subito ritrovato – e troviamo ancora una volta una scoperta dovuta ai bombardamenti: parte dell’arco quadri-fronte che rappresentava l’accesso est al Foro lungo la Via Appia che si inerpicava poi lungo il fianco del monte fino a raggiungere le mura a protezione del Tempio di Giove Anxur.

Non è abbastanza per una Piccola Roma? Il centro storico è disseminato di colonne e marmi e l’opera reticolata fa capolino dalle mura dei palazzi medievali, le antiche porte e il tracciato della Via Appia – che attraversava in pieno la città – sono ancora leggibili così come immaginabile è la grandiosità del Tempio Maggiore e la vastità di un teatro che poteva contenere 4000 persone o forse più.

La Via Appia segnerà poi un nuovo percorso e Terracina si spingerà oltre il Foro Emiliano e lascerà i fianchi di Monte Sant’Angelo per tornare nuovamente in pianura e riappropriarsi finalmente del suo mare in un’epoca di benessere segnata da grandi imperatori.

Ma questa è tutta un’altra storia…


VALERIA SIMEONE
Ciao a tutti! Mi chiamo Valeria e sono guida turistica abilitata e accompagnatore turistico.
Sono nata a Gaeta, un’incantevole cittadina sul mare ricca di storia e baciata da una natura spettacolare ma ho vissuto tanti anni tra l’Umbria, Bologna e nove dei miei anni più belli a Venezia. Sono poi tornata nella mia città e qui ho scoperto il mestiere più bello del mondo: un lavoro che mi ha fatto guardare la mia terra con occhi diversi e mi ha insegnato ad amare questi luoghi profondamente. Gli anni vissuti in giro per l’Italia mi hanno poi reso più facile e appassionante il lavoro di Accompagnatore Turistico che svolgo in tutta Italia per clienti americani e australiani.
Come Guida Turistica invece, lavoro nella Regione Lazio e più esattamente nella Provincia di Latina. Una Provincia giovane che ha riunito due mondi storicamente diversi: il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa: una terra ricca di storia, leggende e non solo. La chiamano La Riviera di Ulisse!
Perché questo nome? Lo scopriremo insieme ed esploreremo i luoghi più belli di questa terra incantata perché si sa… con la guida è TUTTaUN’aLTRaSTORIa!

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