Come sappiamo ogni periodo storico ha avuto il suo credo: il bisogno del genere umano di credere in qualcosa, ad un’idea che non fosse riferibile solamente alla realtà e alla quotidianità ma alla necessità dello spirito di seguire un concetto che potesse indirizzare dove potersi rifugiare quando la realtà stessa non è neanche minimamente sufficiente a dare una risposta sia logica che esaustiva, soprattutto quando ci si sofferma per localizzare il tempo e il luogo dell’inizio di tutto quello che ci circonda e del mistero delle vite terrene compreso quello che segue dopo la morte fisica. Ecco dunque in aiuto la religione (ognuno ha la propria) che unisce e distingue a secondo del percorso di chi lo intraprende sia per appartenenza o per tradizione o per credo e quindi per scelta e che dovremmo sempre e in ogni caso scegliere in prima persona per sentirlo profondamente come il più idoneo e in gran parte confortevole al fine di trovarne un valido alleato di vita.
Nel corso dei secoli, si sono susseguite molte suggestioni che hanno fatto leva sul bisogno dell’uomo di esplorare al di là dei confini della realtà visibile e attraverso la partecipazione a riti più o meno significativi e pacifici, ma volte invece anche cruenti ma comunque unificanti e noti solo a chi seguace dello stesso credo per sentirsi in comunione e sulla stessa onda e che provi quanto quel credo risulti potente per attrarre così tante persone che ne accettano anche le regole e i comportamenti/comandamenti.
Nel mondo occidentale, a prevalenza, il Cristianesimo è la religione che caratterizza il periodo storico dalla nascita di Gesù, 2022 anni fa fino ai nostri giorni. Sappiamo dagli storici dell’inizio di questa nuova corrente spirituale che i primi seguaci di Cristo furono costretti a nascondere il loro credo attraverso l’utilizzo di codici segreti, simboli e luoghi di riunione altrettanto segreti (pesce, (la parola pesce in greco se scritta in maiuscolo viene fuori un acronimo o Cistogramma che significa Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore) oppure come riconoscere un altro cristiano senza la paura di sbagliare? Si disegnava una mezza luna o una curva a terra e se l’altro ne disegnava un’altra che completava la prima formando un pesce, molto probabile si trattava di un cristiano che condivideva la stessa fede e conosceva bene i simboli per rimanere nella forzata clandestinità e poi il simbolo del fuoco, PX, IHS, nave etc. etc.) sia speciali e luoghi di sepoltura dei corpi dei cristiani deceduti (catacombe) così che nessuno potesse profanarli e disperderli, ai quali si aggiungevano i corpi di altri che chiedevano in vita di essere sepolti proprio vicino a loro specialmente se ritenuti persone di grande carisma o morti da martiri e sia luoghi di riunione (Domus Ecclesiae) ben nascosti per sfuggire alla furia dell’Imperatore che li vedeva come una minaccia al sistema e quindi al suo potere e cercava di evitarne l’espansione eliminandoli attraverso ingiuste atroci ed orrende persecuzioni e brutali condanne a morte che dovevano essere un deterrente per chiunque avesse pensato di convertirsi.
Questa situazione durò fino a quando nel 313 d. c. l’Imperatore Costantino liberò i cristiani in tutto l’Impero Romano con l’Editto di Milano e lentamente la furia nei loro confronti terminò, lasciandosi alle spalle il paganesimo che aveva trovato negli dei e nelle dee rifugio e risposte al destino degli uomini e di Roma dove edificarono i molti templi dedicati per ingraziarsi la loro beneficenza, protetta ogni loro azione e respinta ogni avversità; addirittura elevati a tale specie inimitabile, perfino autorizzati, nelle loro assurde suggestioni ad unioni alquanto fantasiose dando vita a delle creature speciali e fantastiche, quasi “bioniche” dei vari miti chiamate per questo, semidei, come ad es. Gaio Giulio Cesare e prima di lui i famosi gemelli Romolo e Remo figli di Rea Silvia e del dio Marte, il dio della guerra, leggenda dalla quale ebbe inizio l’origine della speciale dinastia Giulio-Claudia con il primo Imperatore Augusto che per molti secoli in tutto il mondo conosciuto di allora erano considerati divini e quindi da “venerare”; nonostante tutto è molto meglio l’epilogo della leggenda di epoca romana al confronto di quella minoica di molti secoli prima, dove la furia degli dei e dee avevano il “potere” di generare creature spaventose come il minotauro.
Al tempo dell’Imperatore Costantino con il paganesimo ormai quasi nell’ombra e il Cristianesimo che prepotentemente allargava le fila dei credenti, si insinuava un’altra corrente già in voga da tempo nell’Impero romano sin dal I secolo quando i rapporti commerciali con l’oriente erano molto intensi: il culto di Mitra, il dio che proveniva dall’oriente generato da una roccia, che però con il tempo non ebbe un gran seguito e cessò di esistere quando l’Imperatore Teodosio nel 391 d. c. ne vietò definitivamente il culto.
L’Imperatore Costantino al suo tempo, comunque non ne poteva sicuramente ignorare l’esistenza ma forte del culto cristiano al quale si convertì, grazie anche alla fede di sua madre Elena, realizzò che le fila dei cristiani diventavano sempre più copiose anche grazie alla presenza di tante donne che con l’adorazione di Maria madre di Gesù si convertivano sempre più a differenza del culto di mitra praticato per lo più dagli uomini e dai soldati dell’esercito romano.
C’è chi nel tempo ha provato o ha ritenuto di paragonarlo, a tratti, al culto cristiano a causa delle sue forzate bizzarre analogie che però non hanno molto in comune se non il bisogno di scoprire il mistero ed interrogarsi sulla continuità della vita dopo la morte e del ciclo della vita stessa per il raggiungimento dell’immortalità.
Il culto di mitra rappresentava comunque una realtà seppur tendenzialmente esoterica/misterica molto praticata soprattutto dai soldati dell’esercito romano, era una dottrina destinata ai soli eletti che venivano ammessi attraverso una cerimonia complessa di iniziazione (tauroctonia) con il sacrificio del toro, e tutta una serie di riti magici e sacrifici la cui segretezza mai avrebbe dovuto essere riferita all’esterno, pena anche la morte, con dimostrazioni di superamento di dure prove magari anche fisiche per poter aspirare ai sette livelli per essere pronti e maturi spiritualmente a vivere esperienze extrasensoriali che avrebbero permesso loro la conoscenza di un’altra realtà esistente oltre a quella nota e il compito di tramandarla solo agli adepti.
Le riunioni dei seguaci di Mitra si tenevano in gran segreto in luoghi detti mitrei, ricavati da cavità naturali o adattate, a pianta rettangolare, volta a botte e senza finestre molto rassomiglianti ad una grotta o ad una caverna o in cisterne di epoca romana, lateralmente erano poste delle tavole in legno o gradini di pietra che fungevano da posti a sedere, in fondo c’era l’area del sacrificio e un altare che rappresentava in rilievo il dio mitra con un mantello svolazzante e con tutta la sua forza nell’atto di uccidere il toro (povero toro) anch’esso scolpito nell’altare dalla cui coda fuoriesce una spiga di grano che sta a simboleggiare la forza della vita in contrapposizione alla morte e che esalta la continuità del ciclo della natura e della rinascita della terra.
Altre figure presenti sulla scena rappresentate ed incise sull’altare sono: il serpente, lo scorpione, il cane e i due “ assistenti” del dio mitra i dadofori, portatori di luce (Cautes e Cautopates) posti ai lati dell’altare uno con una torcia alzata e l’altro con la torcia giù, che simboleggiano la luce e le tenebre, il male e il bene, la notte e il giorno, un po’ come Romolo e Remo, molto simili alla dualità dell’essere umano.

Ci sono inoltre tre mitrei, quello di palazzo Barberini a Roma, quello di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e quello di Marino-Roma dove è visibile anche la scena dipinta del mistero dell’iniziazione, il soffitto è decorato con stelle, il dio mitra intento nell’uccisione del toro con un pugnale guarda il sole che lo illumina in cielo sulla volta celeste mentre all’opposto c’è la luna posta in ombra nel buio.
Più che accentrato sul sacrificio del toro il culto gravitava intorno ad un patto che il dio mitra, nato miracolosamente da una roccia di una grotta, aveva stretto con il dio Zeus per la cattura del toro. la lotta e la vittoria. Il sangue del toro sacrificato e ancora caldo veniva utilizzato per formare una croce sulla fronte del nuovo adepto. Uno di questi altari ben conservato è situato nel mitreo che si trova nell’ipogeo della Basilica di San Clemente a Roma, che presenta tre livelli di calpestio, è veramente una chiesa fantastica e da visitare sicuramente, è facilmente raggiungibile con la metro B fermata Colosseo da cui dista circa solo 100 metri.
E’ una bellissima chiesa che testimonia i vari passaggi storici e le diverse destinazioni di culto scendendo nel suo ventre attraverso i suoi piani sotterranei che regalano una visita molto suggestiva si possono apprezzare le varie attrazioni stratificate nei secoli ed immaginare così i vari utilizzi che ne fecero i precedenti frequentatori: affreschi di inestimabile valore ed unici al mondo che raccontano storie ed episodi attraverso opere murali particolari ed universali, realizzate in modo a volte anche “pittoresco e quasi ilare” come l’iscrizione di San Clemente e Sisinnio, e ancora più in basso è possibile ricostruire perfino gli snodi dei vicoli e di alcune abitazioni della Roma antica al tempo dell’Imperatore Nerone; dagli archeologi lo studio delle ceneri esaminate in quel luogo sotterraneo molto probabilmente riferibili al famoso incendio del 64 d. c. (fonti storiche) quando l’Imperatore Nerone accusò ingiustamente i cristiani del fatto, forse per discolparsi visto che si era dubitato fosse stato proprio egli stesso a chiedere di incendiare quell’area abitata dalla povera plebe, che abitava in misere casupole di legno, chiamata “suburra” per farne dei bellissimi giardini che avrebbero abbellito la sua Domus Aurea; ma la vera causa che sprigionò l’incendio che divampò velocemente, causata magari molto più semplicemente da una folata di vento mentre qualcuno cucinava con il fuoco, è ad oggi purtroppo ancora sconosciuta.

Mitreo – Soprintendenza archeologica Belle Arti per l’area metropolitana di Roma e la Provincia di Rieti
DONATELLA BATTISTI
Sono Donatella, abito a Roma e sono un accompagnatore turistico abilitata lingua italiana e inglese.
Durante questi anni di attività nel turismo al quale mi dedico con molto piacere, ho sperimentato che ogni volta che si visita una nuova destinazione si scoprono tantissime emozionanti novità e, spesso, specialmente se il luogo ci è piaciuto particolarmente, la volontà di farvi ritorno per scoprire sempre di più.
Essere curiosi stimola la nostra voglia di conoscenza e alimenta la nostra immaginazione (leggenda o realtà?), in particolare quando si visita una città come Roma. L’importante è iniziare questo percorso: il resto viene da sé!
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