Calabria: Terra da Vivere – Altomonte (CS), il Borgo Angioino

Se vi trovaste a percorrere la tanto conosciuta “Autostrada del Mediterraneo”, per intenderci la A2, ai più nota come la “Salerno – Reggio Calabria”, e amate i viaggi, la storia e la cultura, non ignorate l’uscita per “Altomonte”, un borgo rientrato nel circuito dei Borghi più Belli d’Italia, nella provincia di Cosenza, di poco più di 4.000 abitanti, adagiato (a dispetto del nome) su di una collina con uno splendido panorama sulla Piana di Sibari, dove scorrono l’Esaro, il Garga, il Coscile e il Crati, e d’intorno i monti del Parco Nazionale del Pollino, da un lato il Massiccio del Pellegrino, tra i monti dell’Orsomarso, e dall’altro il Massiccio del Pollino, che dà il nome all’omonimo Parco Nazionale.

Questo paese del cosentino, che ha creduto nella valorizzazione turistica già dagli anni ’80 possiede tutte le prerogative per lasciarvi a bocca aperta.

Sono tanti i toponimi con cui questo paese è ricordato. Il più antico è Balbia, voce fenicia derivante da Baal, cioè “Signore” o “Divinità”. All’antica Balbia fa anche riferimento Plinio il Vecchio 23 – 79 d.C. citando i suoi pregiati vini, il Balbino su tutti. Addirittura secondo alcuni è da qui che deriva il pregiato vitigno del Nero d’Avola! Nel 1065 l’abitato è citato come Brahalla o Brakalla, probabilmente dall’arabo Benedizione di Dio; ma nel 1337 il nome muta prima in Altoflumen e poi tra il 1343 e 1345 definitivamente nell’attuale Altomonte.

Arrivati ai piedi del paese, si nota subito il teatro “Costantino Belluscio” costruito nel 1980 ed inaugurato nel 1988. Questa struttura ha permesso di recuperare una zona degradata del paese, trasformandolo in un luogo principe della cultura locale e internazionale durante tutto l’anno. In più dal 2020 le stradine della cittadina sono diventate un museo a cielo aperto con il progetto “Vuoto” di un giovane illustratore originario di Altomonte, Francesco Caporale, che ha coinvolto tanti altri artisti, abbellendo le stradine e i vicoli del borgo.

Risalendo invece le stradine del borgo si raggiunge per prima la Torre Pallotta, dalla nobile famiglia, signori di Brahalla, che la possedettero dalla seconda metà del XIII secolo, fino agli inizi del XV secolo periodo di importanti rifacimenti. La parte superiore è già di seconda opera rispetto la parte bassa. In particolare la finestra del secondo livello è decorata con una bifora in pietra di tufo scolpita ad archi ogivali di chiaro stile gotico, probabilmente 1206 così come la monofora del terzo livello. Inoltre la diversa altezza dei livelli fa intuire il diverso tipo di utilizzo che i piani dovevano avere ai fini della loro occupazione. Restaurata e resa agibile nel 1991 è oggi sede espositiva.

La Torre Pallotta

Dalla Torre, si può facilmente raggiungere piazza Tommaso Campanella, area di prima ed importante espansione intorno al 1052, quando i Normanni realizzano edifici importanti come la Chiesa di Santa Maria de Franchis che diventerà l’attuale Santa Maria della Consolazione, e il Castello oggi dimora privata.

Il nome della piazza, come la statua che svetta nel suo centro realizzata da Domenico Laterza, sono però dedicati ad un importante personaggio dai natali calabri: Tommaso Campanella, nato a Stilo e poi divenuto frate domenicano, filosofo e poeta dalle burrascose vicende che si svilupperanno successivamente al suo soggiorno altomontese. Noto per “La Città del Sole” sarà proprio nel Convento Domenicano di Altomonte che scriverà la sua prima opera, pubblicata nel 1.591: la “Philosophia sensibus demonstrata” in cui Campanella ribadì la sua adesione al naturalismo di Telesio.

Capolavoro tra i monumenti di Altomonte che svetta proprio nella stessa piazza, vi è la Chiesa di Santa Maria della Consolazione, fondata dai Normanni come Chiesa di Santa Maria de Franchis.

D’epoca Normanna venne edificata nel XI secolo e ingrandita per volontà di Filippo Sangineto, intitolandola a Santa Maria della Consolazione nel 1342. La chiesa che rappresenta uno degli esempi calabri più rilevanti di architettura gotico-angioina è espressione formale degli orientamenti culturali del committente, Filippo Sangineto, Siniscalco di Provenza e Forcalquier, fortemente suggestionato durante il suo viaggio alla Corte Angioina. Tale influenza sarà determinante anche nelle importanti commissioni artistiche che giungeranno ad Altomonte in quel periodo.

Stupendo è il grande rosone (circa 6 m di diametro) composto da archetti trilobi disposti a ruota e la decorazione della strombatura dell’arco ogivale del portale. La torre campanaria, si presenta con una elegante bifora ad archi trilobati e con torricino poligonale sul lato destro, forse con uno ora non più presente sul lato sinistro. L’interno della chiesa è a croce latina e navata unica con due cappelle laterali, con copertura a volta nel transetto e nell’abside e a capriata nella navata.

Il prezioso patrimonio culturale della chiesta è stato conservato oggi nel Museo Civico adiacente al complesso. Nell’abside invece vi è il Sepolcro dei Sangineto (Filippo I, Ruggiero e Filippo II) personaggi della nobile stirpe. L’opera eseguita tra il 1360 e 1370 è attribuito al Maestro Durazzesco, importante artista e autore meridionale. E’ costituito dalle tre sculture alla base che rappresentano le Virtù teologali (Fede, Speranza, Carità) su tre leoni; sopra di esse il sarcofago che presenta sul fronte al centro San Giorgio e il drago, a sinistra San Pietro, la Maddalena e San Filippo, e a destra San Paolo, Santa Lucia e San Antonio Abate, mentre sui lati del sarcofago c’è San Ladislao e Santo Stefano; due angeli reggicortina inquadrano la figura del giacente Filippo Sangineto, e sul timpano la Madonna con Bambino tra san Giovanni Battista e San Nicola.

Sepolcro dei Sangineto nella chiesa

Adiacente alla Chiesa di Santa Maria della Consolazione vi è la struttura dell’ex Convento Domenicano, oggi Museo Civico che conserva, tra gli altri, dei veri e propri capolavori commissionati dai Sangineto durante il loro periodo di governo. Una visita in questo luogo è assolutamente da non mancare.

Il convento venne edificato nel XV secolo per volontà di Cobella Ruffo Sanseverino, divenuta contessa di Altomonte nel 1402, lasciandolo nel 1443 ai Padri Domenicani con la Chiesa di Santa Maria della Consolazione. Dopo le soppressioni monastiche dei francesi, dal 1.866 il complesso si avviò ad un lento declino, che condusse nel tempo alla chiusura definitiva della chiesa e del convento.

Recuperato insieme alla chiesa, venne inaugurato nel Maggio del 1980 strutturandolo in cinque sale. Tra le opere più importanti risaltano una tempera su tavola con San Ladislao d’Ungheria di Simone Martini; altre due tempere su tavola denominate Quattro Santi (San Giovanni Battista e Santa Maria Maddalena & Sant’Agostino e San Giacomo) di Bernardo Daddi; un Atelier Francese (Storie della Vergine e Storia della Passione) del XIV secolo, in preziosissime lastre di alabastro bianco. E opera più recente e interessante, è una tempera su tavola intitolata Madonna delle Pere opera del 1460 circa di Paolo di Ciaco. Assolutamente da vedere.

Discendendo per tornare verso la parte bassa del paese, risalta immediatamente la grande costruzione della Chiesa di San Francesco. Inizialmente la chiesetta dedicata al santo venne realizzata subito dopo la sua canonizzazione nel 1513. Nel 1635 assunse il titolo di patrono, e venne realizzata l’attuale struttura, con navata unica e serie di cappelle laterali. Tra le opere da citare vi è la decorazione parietale raffigurante “Storie di San Francesco” del 1770 dovute a Genesio Galtieri di Mormanno, un pittore locale che ha realizzato diverse opere in tutto il circondario.

L’edifico nel corso dei secoli ospitò i frati minimi di San Francesco di Paola. Soppresso dai Francesi nel 1809 e consegnato al Comune, divenne residenza del generale Desvernois nel 1815. Restituito ai Minimi da Ferdinando II nel 1855, torna proprietà comunale dopo la seconda soppressione nel 1861. Oggi la struttura è adibita a Palazzo Municipale con la Sala del Consiglio che conserva un bellissimo dipinto di Domenico Purificato, sul tema dell’emigrazione.

Dopo aver visitato questi luoghi e aver visto nuove e antiche opere d’arte, se si vuole concludere con un ottimo pasto, è assolutamente consigliata l’Osteria San Francesco dei fratelli Di Leone (Cel. 346 180 2236). La struttura è nel centro storico di Altomonte, proprio di fronte il complesso monastico del santo paolano. Sapientemente ristrutturata, ha mantenuto le sue peculiarità architettoniche: rustica nella struttura e moderna nell’arredamento. Il risultato è un ambiente armonico in cui i due stili si armonizzano perfettamente. Massimo e Francesco hanno voluto utilizzare le mura della vecchia osteria del loro Nonno Francesco Caldani che viene ancora ricordato per essere stato uno dei commercianti più conosciuti e stimati del circondario.

L’osteria nasce nel 2013 “dal desiderio dei gemelli Francesco e Massimo Di Leone di creare un luogo in cui la buona cucina si unisse alla positività e al piacere dello stare a tavola”.

Sono a piena disposizione per poterti guidare in questo percorso e raccontarti tutte le sue peculiarità. Ti aspetto per camminare insieme e ammirare le tante meraviglie del borgo angioino: contattami subito!

Email: and.vacchiano@gmail.com
Cellulare e Whatsapp: 348.2745771
Facebook: https://www.facebook.com/allascopertadelpollino
Instagram: https://www.instagram.com/andrea_vacchiano_guida/
Linkedin: https://www.linkedin.com/in/andrea-vacchiano-258b89129/


Ciao, sono Andrea. Vivo nell’area protetta più grande d’Italia: il Parco Nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata. E proprio qui, amante della mia stupenda e controversa terra, sono diventato prima Guida ufficiale del Parco (2013), e poi Guida Turistica abilitata (2019). Ho intrapreso questa strada con passione e voglia di fare perché credo nel valore di questo territorio che ha conservato luoghi ricchi di arte, storia e natura davvero unici.
Ti aspetto per visitarli insieme!

Rispondi