Oggi ti porto nella città in cui vivo da ormai parecchi mesi: Belfort. Ubicata nell’Est della Francia nella regione di Borgogna Franca-Contea (Bourgogne-Franche-Comté in francese), questa cittadina di 50 000 abitanti si trova un po’ a cavallo tra la pianura della Saona che porta fino a Lione ad ovest, e la pianura dell’Alsazia ad Est. A Nord invece ci sono le montagne dei Vosgi, e a sud quelle del Giura e la Svizzera. La conseguenza di questa posizione geografica è che nel passato Belfort è stata una città di confine: oggi vicina alla Svizzera, era anche quasi al confine con la Germania un tempo fa.
Belfort si sviluppò infatti sin dal Seicento come città fortificata: per proteggere il regno dagli Austriaci, il re Luigi XIV chiese all’ingegnere ed architetto Vauban di costruire le prime fortificazioni, che oggi circondano in parte il centro storico. Queste fortificazioni furono ampliate ulteriormente nel corso dell’Ottocento, sempre per difendersi da attacchi al confine orientale. Molte di queste fortificazioni sono ancora oggi visibili, e ci si può tranquillamente passeggiare sopra o fra i vari fossati che le compongono.

Il clou di questo insieme architettonico è la Cittadella, che è forse il monumento più conosciuto di Belfort e che non si può perdere perché è anche il punto più alto della città. La salita ne vale davvero la pena, perché oltre al museo storico che si trova all’interno, il tetto della cittadella fa anche da terrazza panoramica dal quale ci si gode una bellissima vista sulla città e i dintorni. Se hai voglia di una bella camminata ti consiglio anche il sentiero che fa il giro in basso della cittadella: vedrai che passando dall’altro lato della cittadella rispetto alla città sembra di arrivare quasi subito in campagna!


Sul lato della cittadella che si affaccia alla città, ci si vede una curiosa (e imponente) opera scultorea: il cosiddetto Leone di Belfort, realizzato da Auguste Bartholdi tra il 1875-1880.

Per capire il significato di questa scultura bisogna risalire al 1870, ovvero alla guerra franco-prussiana. Dopo questo breve ma durissimo conflitto tra il Secondo Impero francese di Napoleone III e la confederazione tedesca guidata dalla Prussia di Otto von Bismarck, il nuovo Impero tedesco ottenne l’annessione dell’Alsazia e della Lorena, regioni frontalieri. Il confine tra la Francia e l’Impero tedesco si trovò di conseguenza spostato ad ovest, a pochi chilometri da Belfort.
Durante questa guerra del 1870, Belfort era stata assediata dalle truppe prussiane in quanto canale d’ingresso tra l’Alsazia occupata e la Francia, e oppose una resistenza eroica, arrendendosi dopo 103 giorni alla richiesta del governo francese dopo l’armistizio del 1871. Per commemorare l’assedio e il coraggio della guarnigione di Belfort, la città decise di commissionare un monumento allo scultore alsaziano Auguste Bartholdi (1834-1904). Il suo nome forse non ti dice niente ma fu lui a realizzare alcuni anni dopo la Statua della Libertà regalata agli Stati-Uniti dalla Francia!
Immaginò quindi questo maestoso leone, simbolo di coraggio, lungo di 22 metri e scolpito in pietra arenaria rosa dei Vosgi, una pietra tipica locale che vedrai ovunque nel centro città. Sotto il leone, un’iscrizione fa riferimento ai difensori di Belfort durante questa guerra (“Aux défenseurs de Belfort, 1870-1871”).
La posizione del leone dà l’impressione che si trova davanti ad un nemico che non gli lascia nessuna via di scampo, ma la sua faccia inferocita ci fa capire che non si arrenderà! Tra le sue zampe spunta una freccia, diretta verso la Germania, per farci capire quale fosse il nemico di allora…

Scendendo dalla cittadella, ti consiglio di girare un po’ per le strade del centro storico. Arriverai subito alla Place d’armes (“piazza delle armi”, sempre per ricordare che siamo in una città di guarnigione!), dove si trova anche il municipio.
Questa piazza è il vero cuore della città vecchia costruita entro le fortificazioni di Vauban, dove sta anche l’imponente cattedrale Saint-Christophe, edificata tra il 1727 e 1750 in pietra arenaria rosa come il Leone. È anche una piazza pedonale molto gradevole, dove ci sono tanti cafés e bar. Il mio preferito è senza dubbio La Teinturerie, che propone un’ampia gamma di cocktail davvero originali (e anche analcolici) e dove ci si può anche cenare. I piatti proposti cambiano spesso, sono anche loro abbastanza originali e di ispirazioni molto variegate, ma tutti quelli che ho provato lì erano buonissimi!


Se invece vuoi assaggiare la cucina tipica di Franca-Contea ti consiglio di andare al ristorante Chez Xav et Domi, 3 rue du Repos (strada di fronte alla cattedrale). Vedrai che si tratta di una cucina piuttosto “di montagna” e invernale: meglio assaggiarla quando avrai un po’ freddo e tanta fame!
La Franca-Contea, infatti, è riconosciuta per i suoi formaggi, in particolare il comté e la cancoillotte. Il comté è un formaggio a pasta pressata da latte di vacca ormai diffusissimo in Francia ma originario e prodotto maggiormente in Franca Contea. La cancoillotte invece è una specialità molto meno diffusa fuori dalla regione; composta da latte cagliato, acqua e burro, si presenta quindi sotto la forma di una pasta da mangiare sul pane o da incorporare in un piatto. L’assiette comtoise, per esempio, è un piatto tipico composto da patate, cancoillotte e salumi regionali, tra cui le salsicce affumicate di Montbéliard e di Morteau che anche loro sono specialità della regione. Se invece preferisci il pesce, un altro piatto che viene spesso proposto nei ristoranti è il fritto di carpa (friture de carpe), originario del sud dell’Alsazia.
Adesso che la pancia è piena e per concludere non ci resta che fare una passeggiata per le vie del centro e lungo la Savoureuse (il fiume che attraversa Belfort), e ci vediamo per una prossima gita!

iao! Sono Chloé, vengo da Nantes, in Francia, e ho studiato storia dell’arte all’Ecole du Louvre di Parigi e poi nella magistrale di arti visive a Bologna, specializzandomi in storia dell’architettura. Mi sono trovata così bene a Bologna che ci sono rimasta ancora per un po’ per fare un master in Valorizzazione turistica e gestione del patrimonio culturale. Adesso faccio la guida turistica all’Hôtel-Dieu di Beaune, un ex-ospedale medievale trasformato oggi in un museo e ubicato a 40 chilometri a sud di Digione. Un giorno forse mi piacerebbe tornare in Italia per lavorarci ma nel frattempo vi faccio scoprire la mia regione di origine e la mia nuova regione di adozione!