Scrive il diplomatico francese Henry dโIdeville:
Lโepoca piรน brillante e piรน agitata di Torino fu senza dubbio quella tra il 1859 e il 1862. In quel tempo vennero a prendervi dimora tutti gli uomini politici esiliati, tutti i profughi di Napoli e delle altre regioni dโItalia. Sotto i portici di via Po, al caffรจ Fiorio, e nel gabinetto di Cavour, si gettavano liberamente le trame della cospirazione che doveva condurre allโunitร dellโItaliaโ.
Il re, il conte e la Rosina โ Henry dโIdeville- ed. Longanesi
Cosa rimane nella Torino di oggi di quellโatmosfera cosรฌ concitata, delle dimore storiche frequentate da politici e intellettuali e dei luoghi di potere, dove sono state gettate le basi per la nascita della nostra Nazione? Oggi voglio proporvi una passeggiata alla ricerca delle tracce di quel Risorgimento italiano che sono ancora ben presenti in cittร , ma che si svelano solo agli occhi attenti di chi vuole tornare indietro nel tempo, per rivivere in prima persona il processo unitario.
Tutto comincia nel palazzo del ramo cadetto dei Savoia: Palazzo Carignano. Qui ebbero i loro natali re Carlo Alberto nel 1798 e poi suo figlio, Vittorio Emanuele II, che il 17 marzo 1861 prese il titolo di Re dโItalia. Palazzo Carignano รจ un capolavoro secentesco che lโarchitetto Guarino Guarini aveva progettato e realizzato per i Savoia Carignano, i primi nella successione al trono in caso di mancanza di eredi maschi del ramo principale.

Dallโinaugurazione del Palazzo alla salita al trono di Sardegna e Piemonte di un membro dei Savoia Carignano dobbiamo attendere quasi 200 anni. Era il 27 aprile del 1831 quando il re Carlo Felice muore senza un figlio maschio e Carlo Alberto raccoglie lโereditร di una storia millenaria. Era stato lui nel 1821, reggente al trono, a proclamare dal balcone del suo Palazzo, lโeffimera costituzione di Cadice, che trasformava la monarchia assoluta in costituzionale. Anche se la costituzione ebbe vita breve, sarร nuovamente lui a promulgare lo Statuto Albertino il 4 marzo 1848. Lo Statuto รจ sicuramente il documento piรน importante che la cittร di Torino conserva nellโArchivio di Stato in piazza Castello. Con il 1861 divenne la costituzione della monarchia italiana fino al 1947.
Una visita di palazzo Carignano ci porta attraverso la storia del periodo che va dalla Restaurazione fino alla Prima Guerra Mondiale, passando attraverso la Sala piรน importante: la Sala del Parlamento Subalpino, monumento nazionale dal 1898. Qui un orologio segna le ore 14.30: รจ esattamente a quellโora del 28 dicembre 1860 che venne sciolta la VII ed ultima Legislatura del Regno di Sardegna. Dal 1861 verrร allestita nel cortile unโaula provvisoria, quella del Parlamento Italiano.
Il primo ministro Cavour, soleva pranzare in un ristorante di fronte al Palazzo: il ristorante del Cambio. Ancora oggi, nel suo interno, รจ possibile sedersi al tavolo da dove il ministro mangiava, osservando tutti i colleghi che entravano per le sedute di Parlamento. Il ristorante odierno, guidato dallo chef Matteo Baronetto, รจ stato premiato con una stella Michelin dopo appena sei mesi dalla riapertura.
Tra gli altri locali storici frequentati dal Conte Camillo Benso di Cavour cโera anche il caffรจ Fiorio in via Po. Lรฌ venne fondato il circolo del Whist e lรฌ si trovavano i politici filo-sabaudi a decidere le sorti della storia. I caffรจ ricevevano i quotidiani di diverse regioni o nazioni e permettevano la diffusione delle notizie e dei moti che scoppiavano fuori dal Piemonte. Anche i Salotti erano luoghi dove cโera un gran fermento di idee. Forse tra i piรน famosi quello della marchesa Alfieri, nipote prediletta proprio di Cavour, ma anche quello della baronessa Perrone, nel palazzo di via XX Settembre, ora sede della Banca Unicredit. Alcune sale del palazzo ospitavano anche la legazione francese, a rappresentare Napoleone III che firmรฒ dei patti con il re di Sardegna per sostenere la causa piemontese.
Le donne riuscivano sempre a dare un risvolto passionale alle discussioni. Talvolta piccante. Infatti, nella casa di via Lagrange 29, proprio a pochi passi dal Palazzo Cavour, รจ vissuta dal 1854 al 1855 Virginia Oldoini, coniugata Verasis Asinari, meglio conosciuta come la Contessa di Castiglione. Si dice che fosse la piรน bella donna mai vista nelle corti dellโepoca. Seppe sfruttare la sua immagine e la nascente fotografia. La troviamo immortalata in pose veramente provocanti e con indosso vestiti sensuali. Fu mandata a Parigi per convincere, con le armi a lei piรน confacenti, lโintervento di Napoleone III a fianco del re Vittorio Emanuele II. Di lei si faceva un gran parlare, perchรฉ osava e non rispettava nessuna convenzione. Sembra che si presentรฒ ad un ballo presso la corte di Francia, vestita con un abito trasparente. Le parti piรน intime celate da dei cuori ricamati sul vestito. Sicuramente lโimperatore non rimase indifferente a cotanta bellezza! Mentre lโimperatrice Eugenia, gelosa di tanta audacia, sembra disse โEcco dove ha il cuore la Contessa di Castiglioneโ.
Dei suoi numerosi amanti, lei teneva traccia in un diario, ma fu anche cosรฌ astuta da creare un codice cifrato per mandare messaggi alla corte di Torino sullโevolversi della sua missione.
Per conoscere meglio i tanti protagonisti del periodo risorgimentale, da via Cavour consiglio di inoltrarsi in quello che viene chiamato il Borgo Nuovo. Dopo poco si raggiunge lโaiuola Balbo, dove ci sono i monumenti a ben sei personaggi risorgimentali. Questo giardino รจ dedicato al Primo Ministro del Parlamento Subalpino del 1848. Fu Carlo Alberto a volerlo come rappresentante della neonata monarchia costituzionale.






Forse lโopera piรน significativa รจ il monumento dello scultore Vincenzo Vela al veneziano Daniele Manin, messo a capo della Repubblica di Venezia nel 1848.

Sempre nei pressi di questa aiuola, Torino dedica un monumento ed una lapide allโungherese Luigi Kossuth, che aveva portato lโUngheria ad un breve periodo di indipendenza dallโAustria nel 1848. Nel 1849, con la ripresa del potere austriaco, Kossuth si esiliรฒ a Torino, dove morรฌ nella casa di Via dei Mille, 22.

Proseguendo oltre piazza Cavour, si raggiunge uno dei luoghi piรน belli e poco conosciuti della cittร : Piazzetta Maria Teresa, con la sua caratteristica pavimentazione di ciottoli di fiume, come un tempo doveva essere tutta la cittร . Qui si erge un monumento che data 1858, dedicato ad un altro patriota: Guglielmo Pepe. Disobbedendo al re Borbone Ferdinando II, ordinรฒ alle sue truppe di attraversare il Po e raggiungere Venezia per sostenere la Repubblica veneziana del 1848.
Dopo la sconfitta, andรฒ a Parigi e poi a Torino, dove terminรฒ la sua vita terrena nel 1855. La statua fu molto criticata da un punto di vista estetico, tanto che lโautore torinese Antonio Baratta cosรฌ si espresse:โ Questa pietra dallโArte lavorata/ sembra di cento cose unโinsalata;/ma in essa, chi discerne il ben dal male, / se scorge il Pepe, non ritrova il sale. โ(da Il risorgimento nelle Vie di Torino di P e E. Menietti- ed. Il Punto).
Proseguendo in direzione del Po, uscendo da via dei Mille, ecco il Monumento a Giuseppe Garibaldi. Fu progettato da Odoardo Tabacchi nel 1883, lโanno dopo la morte dellโeroe dei due mondi, ed รจ ritratto con il poncho, il fazzoletto al collo e il ben noto cappello. La gamba poggiata sulla roccia, la spada in posizione di riposo. Ai piedi del monumento un leone, a simboleggiare la voce del popolo, ed una figura femminile che rappresenta la libertร .
Garibaldi venne a Torino piรน volte, ma sarร il 18 aprile del 1860 che, acclamato dalla folla, entrerร in Parlamento ed attaccherร verbalmente Cavour.
Con Garibaldi cโera sempre Alexandre Dumas padre, ammagliato cosรฌ tanto dal carisma del nizzardo da contribuire economicamente alle spedizione dei Mille. Anche lui in visita a Torino, rifiutรฒ lโinvito della marchesa Alfieri, per paura di incontrare presso il salotto lo zio, il conte Cavour. La ragione era che il suo cuore era โrivoluzionarioโ e pur ammirando il Ministro, lui preferiva seguire gli ideali di colui che portava la camicia rossa.
Tornando verso il centro cittร , alla fine di via dei Mille, ecco il monumento ad un altro personaggio, antisabaudo per eccellenza: il repubblicano Giuseppe Mazzini. Nella via intitolata a questo patriota, fondatore della Giovine Italia, al n. 20 cโรจ una lapide in memoria di Giuditta Sidoli. Originaria di Milano, collaborรฒ con Mazzini e divenne la sua amante. Dopo un periodo trascorso nelle carceri milanesi, anche lei si esilierร a Torino, dove si accoglievano tutti coloro che combattevano contro gli Austriaci.
Tornando su piazza Castello ed entrando a Palazzo Madama, si puรฒ salire la scala monumentale che portava al Salone centrale, sede del Senato dove venne proclamata lโUnitร dโItalia a camere unite, proprio il 17 marzo del 1861.


In questo salone, nato nel Seicento per le feste di Cristina di Francia, Vittorio Emanuele pronunciรฒ anche il โGrido di Doloreโ il 10 gennaio 1859, preludio alla seconda guerra dโindipendenza. Si narra che una decorazione a stucco del soffitto si staccรฒ mentre il re saliva le scale, colpendolo su una spalla. Agli accompagnatori preoccupati lui replicรฒ che quellโincidente non era nulla in confronto a quello che da lรฌ a poco sarebbe accaduto, ovvero lโinizio di una nuova guerra.
Unโultima curiositร : al numero 68/h di via XX Settembre potete leggere su una lapide al primo piano il ricordo a Michele Novaro, che il 10 novembre del 1847, musicรฒ in questa casa lโinno di Mameli.

Una passeggiata cosรฌ ottocentesca merita una sosta per un buon aperitivo. Magari un Vermuth, tipico della cittร . Accompagnato da prodotti tipici, come tramezzini o, se si sceglie un luogo piรน rustico, degno del gusto di re Vittorio Emanuele II, proporrei delle gustose acciughe al verde o al rosso e dei tomini โelettriciโ, cioรจ piccanti, che stimolano a sorseggiare un Barbera!
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Ciao, sono Donatella. Avete sentito dire che Torino รจ una cittร industriale, grigia? O che in Piemonte non cโรจ molto da vedere, salvo le montagne? Allora il mio obiettivo sarร quello di farvi innamorare del mio territorio, non solo con gli articoli che scrivo, ma anche con delle visite pensate ad hoc per ogni esigenza. Mi piacciono la storia, lโarte, lโenogastronomia, le curiositร legate alla mia Regione e le lingue. ร per me fantastico lavorare con turisti di altre Regioni dโItalia e con stranieri. Soprattutto quando tornano a casa con un poโ di Piemonte nel cuore.