L’antica città di Jesi, la “città ideale” così dichiarata dall’Unesco nel 1969 per aver mantenuto intatta la struttura urbana romana nel corso dei secoli, oltre ad aver dato i natali a Federico II, vanta un’importante Pinacoteca, dove, tra le varie opere esposte, vi sono anche dei capolavori di Lorenzo Lotto!
Venne fondata nel 1912, come Museo, insieme ad una raccolta archeologica, c/o la Ex Chiesa di San Floriano, oggi teatro dedicato all’attrice di nascita jesina Valeria Moricone. Trasferito successivamente c/o il rinascimentale Palazzo della Signoria, fino ad arrivare alla sua attuale sede nel 1980: Palazzo Pianetti, appartenuto all’omonima antica e nobile famiglia che ne volle la costruzione a metà ‘700, per andarvi ad abitare.

La Pinacoteca, allestita nel piano nobile, si apre nelle stanze adiacenti la “Galleria degli stucchi”, un capolavoro in stile rococò, decorata con stucchi e pitture, lunga 70mt, dove il tema centrale rappresenta “il viaggio dell’uomo, attraverso il tempo e lo spazio, verso la conoscenza”, con la raffigurazione delle 4 arti liberali, dei 4 elementi, dei 4 continenti conosciuti all’epoca, (lo spazio) e delle 4 stagioni (il tempo).





Le opere esposte vanno dal XIV-XV al XIX sec., mentre nel piano dove c’erano gli appartamenti della famiglia, è allestita la collezione d’arte contemporanea, con opere di importanti artisti locali, come Luigi Bartolini, Trubbiani e altri, ma anche artisti di fama internazionale come Renato Guttuso.




Di recente, il piano terra, è invece diventato la sede del Museo Archeologico della città, con esposti importanti reperti , ritrovati nel territorio, anche del periodo romano. Ma sono senza dubbio le opere di Lorenzo Lotto a rappresentare il fulcro della pinacoteca cittadina. L’artista, vissuto in pieno periodo rinascimentale, nacque a Venezia nel 1480; non ottenendo il successo meritato nella città natale, tra l’altro contemporaneo al genio di Tiziano, svolse la propria attività, in diverse città italiane: Treviso, Bergamo, Roma e in diverse città delle Marche: Ancona, Jesi, Cingoli, Mogliano, Monte San Giusto, Urbino, Recanati, Loreto, dove morì, nel 1556, dopo essersi oblato alla Vergine Lauretana, per ridare un po’ di pace alla sua inquieta anima.
La prima sua opera che incontriamo in Pinacoteca, è la “Deposizione”, eseguita dall’artista nel 1512, di ritorno da Roma, dove aveva conosciuto l’opera di Raffaello.

Da rimarcare l’importanza che l’artista dà al paesaggio (influenza del naturalismo veneziano), protagonista dell’opera insieme alle figure e ai minuziosi particolari riportati nella tela (influenza arte fiamminga), come possiamo notare nello sfondo a destra, con la collina con le tre croci dove solo quella di Cristo è vuota, con 2 scale addossate, perché Cristo è stato deposto.
In primo piano il dramma: al centro il corpo minuto e contratto di Gesù, dai lineamenti affilati, la morte dolorosa non gli ha restituito serenità.
Tutt’intorno i personaggi ed ognuno esprime a proprio modo il profondo dolore, a cominciare da Maria con il gesto ampio e disperato, accanto la pia donna che si strappa i capelli, l’altra che piangendo si allontana , poi Maria Maddalena, con la bocca aperta pronta a gridare e con estrema devozione sorregge la mano di Cristo esanime con un velo; Giovanni con i pugni stretti, come per colpire e ribellarsi, ma nello stesso tempo nascosti sotto il mantello verde; il vecchio Pietro con i chiodi in mano e infine i devoti Pietro d’Arimatea e Nicodemo, quest’ultimo con il lenzuolo tra i denti per sostenere, senza intralci e con devozione, il corpo di Cristo, mentre lo pongono con cautela e grazia, nel sarcofago.
La successiva opera di Lorenzo Lotto che incontriamo, è rappresentata da “L’Annunciazione”.

Sono note ben 6 versioni dell’artista, relative a questo tema, che amava molto e rappresentava in una maniera intima e particolare, facendo diventare l’evento miracoloso/divino, presenza costante nella realtà domestica.
Nell’Annunciazione di Jesi, le 2 tavolette dell’Angelo e l’Annunciata, facevano parte di un trittico, dispersa quella centrale perché probabilmente distrutta dalle truppe napoleoniche.
Ammiriamola: l’Angelo, possente, è colto nell’attimo di planare al suolo, i suoi abiti sono scomposti, gonfiati dal volo, per terra la sua ombra. E’ spinto verso Maria, alla quale porge il giglio, simbolo di verginità, da una folata di luce proveniente dall’apertura a sinistra, la stessa luce che fa ritrarre indietro Maria, colta di sorpresa, mentre è intenta nella lettura dei testi sacri.
Il vestito di Maria, di un caldo rosso, ne rispecchia la natura umana e terrestre, mentre quello dell’Angelo, celeste chiaro, splendente con bagliori argentei, ne risalta la natura divina.
La terza opera del nostro artista che incontriamo è La Madonna delle Rose.

In quest’opera ritroviamo la Vergine, tema molto caro al Lotto, su un trono marmoreo, che riesce a malapena a tenere il Bambino, con la mano destra, che si slancia verso il padre terrestre, Giuseppe, vestito come un pellegrino, splendido nella sua casacca gialla, pronto ad accogliere a sé Gesù.
Con la mano sinistra invece Maria, allontana le Sacre Scritture, tenute in mano da San Girolamo, dove il destino di morte del figlio è già scritto.
San Girolamo è vestito come un cardinale, in quanto Padre della Chiesa, con in mano la “Vulgata”, la traduzione in latino delle Sacre Scritture a lui attribuita, a cui si contrappone il terrestre Giuseppe, pronto ad abbracciare il figlio, che si slancia verso di lui , rappresentando “la fede del cuore”. L’opera, chiamata Madonna delle Rose, per il roseto a sinistra del trono e i petali ai piedi.
Nella lunetta troviamo invece, in una rara scena notturna della pittura italiana del ‘500, San Francesco che riceve le stigmate, mentre, dall’altro lato, appare Santa Chiara in preghiera, con in mano l’ostensorio e con il viso verso l’osservatore, per il quale prega.
Arriviamo al capolavoro dell’artista esposto in Pinacoteca: La pala di Santa Lucia.

Nell’eseguire l’opera Lorenzo Lotto, non era interessato a portare nella tela semplicemente la storia del martirio della Santa, ma voleva rappresentare con profonda e sofferta meditazione, la natura della santità.
In effetti, sarà solo la fede a dare la forza a Lucia per sfidare le convenzioni e l’autorità!
Nel primo dei 3 scomparti che fanno parte dell’opera, Lotto narra sulla tela, l’antefatto: Santa Lucia, nobile siracusana, si trova a pregare nella tomba di Sant’Agata a Catania, per la madre malata ; si addormenta e la santa le appare in sogno e da quel momento, Lucia, decide di rimanere vergine, rinuncia alla promessa di matrimonio e distribuisce i suoi beni ai poveri, che appaiono nella scena.
Da questa prima predella, dove Lucia è appena abbozzata, si passa alla magnifica pala centrale, dove la Santa appare maestosa, al centro di tutta la scena, sicura nella sua scelta, supportata dalla profonda fede, diventando inamovibile, sia se trascinata dagli uomini, sia dai buoi che appaiono nello scomparto al di sotto, dove ritroviamo anche il giudice Pascasio, che, mentre risulta fermo e austero nella scena centrale, qui è scosso da un moto di rabbia, proprio di fronte al miracolo di Lucia inamovibile!



Geniale Lotto, che fa derivare il miracolo, l’ inamovibilità di Lucia, dalla fede , rappresentata dalla colomba dello Spirito Santo, cui la santa, di fronte al giudice e agli uomini morbosi che tentano di spostarla, accenna con l’indice della mano destra, diventando intangibile!
Solo il bambino dalla carnagione rosata e trasparente, tenuto dalla nutrice nera, ha capito l’innocenza di Lucia e non teme né la morbosità dei personaggi, né il miracolo che sta avvenendo e vorrebbe andarle incontro…
Nell’ultimo scomparto infine, oltre agli uomini che spingono i buoi per trascinare Lucia, il vero protagonista risulta essere lo spazio architettonico, dove l’artista rappresenta differenti edifici di diverse epoche: un arco di trionfo romano, un palazzo medievale merlato, con arcone al centro (con riferimento al Palazzo della Ragione di Padova) e la base di una torre (come quella di San Marco a Venezia, dove era nato).
Dopo questo capolavoro del nostro artista, arriviamo all’ultima sua opera esposta in pinacoteca: La Visitazione.

In un interno domestico Lotto rappresenta 4 personaggi femminili e la loro intimità fatta di sguardi d’intesa, mani che si toccano: Maria, riverente nei confronti dell’anziana cugina Elisabetta, a cui stringe la mano tra le sue, le sorelle di Maria, dietro di lei, che si guardano l’un l’altra e infine, sulla porta a sinistra, quasi fuori dal quadro , il vecchio marito di Elisabetta, estraneo a quest’universo femminile.
Sulla mensola la natura morta con elementi simbolici: il vaso che raffigura la purezza di Maria, la mela il peccato originale, la zucca la Resurrezione, il foglio di pergamena il Vecchio Testamento e infine, gli strumenti di scrittura per illustrare il Nuovo Testamento e la storia dell’uomo che sta per cambiare grazie all’ Annunciazione, che Lotto rappresenta nella lunetta sopra la pala.
Maria, vestita di azzurro, dall’aspetto umile, con le mani incrociate, senza sgomento, ascolta obbediente l’Angelo e il volere divino; nel suo sguardo, si percepisce una vena di tristezza legata al destino di morte del Figlio che porta in grembo…
Oltre alle opere di Lorenzo Lotto, la Pinacoteca di Jesi custodisce altri capolavori di artisti molto importanti sia italiani, come Pomarancio, Carlo Cignani, sia di fama internazionale come Rubens. Vi aspettiamo!

Ringrazio la Pinacoteca di Jesi per avermi permesso d fotografare la Galleria degli stucchi e le opere di Lorenzo Lotto.
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Ciao, mi chiamo Cristina, lavoro nel turismo da 30 anni e dopo aver viaggiato qua e là per il mondo, per lavoro, sono tornata nelle Marche, nel mio paese, in collina, decisa a restare e far conoscere agli altri le meraviglie di questa discreta terra.
“L’Italia in una regione”. così la definiva Guido Piovene nel suo libro “Viaggio in Italia” e non si sbagliava, infatti in pochi km di territorio troviamo di tutto: dalla costa con il suo mare e le sue spiagge di sabbia o le baie rocciose del Conero, alle affascinanti montagne dell’Appennino Umbro-Marchigiano, ricche di tradizioni e leggende, alle dolci colline con le “città balcone”, da cui godere di panorami mozzafiato!
Poi ci sono le città, ricche di arte, di storia, le chiese, quelle discrete e affascinanti romaniche, le abbazie nascoste, gli importanti santuari, come quello di Loreto, i parchi archeologici, i parchi naturali protetti, i piccoli incantevoli paesini e i borghi di collina e a completare e deliziare il tutto, l’ottimo cibo tipico di questa terra e i vini bianchi (in primis il Verdicchio) e rossi, prodotti nelle colline, a darci un po’ d’allegria.
Premesso tutto ciò, svolgo con passione il mio lavoro di guida turistica, anche in lingua francese, da 20 anni, da Ancona, a Loreto e Recanati, Jesi, Fabriano, Arcevia, Corinaldo, Numana, Sirolo, e tutto il territorio della provincia di Ancona, compresi i musei o le raccolte d’arte sparse nel territorio un po’ ovunque.
Collaboro anche con i Traghettatori del Conero e in estate potrete approfittare di un’escursione in barca per ammirare dal mare, delle bellezze della riviera del Conero.
Infine, da alcuni anni, sono anche istruttore guida in italiano, alle Grotte di Frasassi, tra i complessi ipogei più belli al mondo.