Alla scoperta delle saline di Tarquinia (VT)

Una storia lunga 3000 anni

Finalmente riesco a raccontarvi uno dei luoghi più belli d’Italia, dove la natura è protagonista indiscussa: le saline di Tarquinia.

Chi oggi passeggia spensierato in questo luogo, con gli occhi al cielo per ammirare il volo degli uccelli migratori, non pensi di essere il primo!

Infatti in più di 3000 anni lo hanno fatto tutti gli uomini che vi hanno abitato: i villanoviani dell’età del bronzo, gli etruschi, i mercanti greci che approdavano nel porto-emporio e i coloni romani di Graviscae.

E proprio gli etruschi, fatalisti e scaramantici come solo i grandi naviganti sanno essere, avevano elaborato una religione nella quale l’interpretazione dei segni era fulcro principale: la cosiddetta “Disciplina”, l’insieme delle norme che regolavano i rapporti fra gli dei e gli uomini.

Lo strumento principale attraverso cui gli Auguri etruschi si tenevano in contatto con il mondo superiore era proprio l’osservazione del volo degli uccelli.

Di questi si osservava il numero, il verso, il volo, la provenienza e la formazione dello stormo. L’arte della divinazione poggiava infatti sul fondamento della corrispondenza magica tra il mondo del cielo e quello della terra: il cielo era idealmente suddiviso in sedici caselle e così, seguendo il volo degli uccelli, se questi si recavano verso oriente erano di buon auspicio, se invece volavano incontro al tramonto facevano presagire sconfitte e catastrofi.

L’area delle saline è stata anche base della ricchezza economica di Tarquinia. Centro ne era il porto, dal Mille fino a tutto il Quattrocento le navi tarquiniesi hanno solcato il Mediterraneo in tutte le direzioni, attraccando a Pisa, Genova, in Sicilia e nei porti aragonesi della Catalogna.

Con lo sviluppo del porto di Civitavecchia lo scalo di Tarquinia perde il suo valore strategico ma vi si sviluppa l’industria del sale.

Intorno alla metà del XVIII secolo la salina di Ostia non è più in grado di sopperire alle esigenze di Roma, per cui lo Stato Pontificio si mette alla ricerca di un sito alternativo che viene individuato proprio a pochi chilometri da Tarquinia.

Siamo nel 1802 quando iniziano i lavori per la salina e dureranno vari decenni a causa di una serie di controversie pubbliche e politiche.

A poca distanza dal sito prescelto sorge il carcere di Porto Clementino e la storia di questo luogo vi si intreccia come la trama di un romanzo. Ai lavori per le saline partecipano, infatti, proprio i reclusi del carcere! Per dare un’abitazione ai salinari si costruisce anche un borgo con tanto di chiesina in quello che viene definito “stile eclettico”, uno stile che, nei primi dell’Ottocento, riprende le forme classiche, rinascimentali e barocche.

La vita nel borgo continua allegra e vivace fino agli anni novanta del XX secolo, quando l’estrazione del sale cessa e pian piano il borgo viene abbandonato.

Già nel 1980 viene istituita la “Riserva Naturale di Popolamento Animale” con lo scopo di proteggere le zone umide indispensabili agli uccelli acquatici migratori che ne hanno bisogno per la sosta durante le loro trasvolate, o per farne punto di arrivo dei loro spostamenti.

Quella delle saline non è un’oasi solo per gli animali, ma anche per l’uomo: per gli amanti della natura che vi possono scoprire un ambiente marino naturale e i pochi resti di tombolo ancora sopravvissuti, per chi ama osservare gli uccelli, perché l’ambiente protetto e le caratteristiche naturali ne fanno un punto di osservazione irrinunciabile, e per chi ne trae ispirazione per la propria arte, come il famoso pittore inglese Brian Mobbs che ne è rimasto affascinato per oltre vent’anni. 

Infine una piccola curiosità cinematografica: il film “LE AVVENTURE DI PINOCCHIO”, diretto da Luigi Comencini nel 1972, è stato in parte girato proprio alle saline di Tarquinia e in particolare nel vecchio borgo che è stato utilizzato come set per alcune delle scene più significative.

Ancora oggi possiamo godere della bellezza di un tramonto attraversato da uno stormo in volo (magari immaginando che siano gli stessi uccelli scrutati dall’augure etrusco) oppure osservare il volo dei gabbiani ricordando i versi immortali di Vincenzo Cardarelli:

“Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro, in perpetuo volo.
La vita la sfioro com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere balenando in burrasca”

Gabbiani – Vincenzo Cardarelli

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Mi chiamo Claudia Moroni. Sono una guida turistica abilitata dal 2006 nella regione Lazio. Vivo a Tarquinia, nel cuore della Maremma, la porta d’ingresso della Tuscia, una città dove gli etruschi hanno lasciato tracce indelebili tanto che le necropoli con le tombe dipinte sono diventate insieme a Cerveteri nel 2004 un sito Unesco. L’essere una guida turistica, per me, significa amare il territorio in cui vivi, con le sue ricchezze artistiche, culturali e ambientali, e cercare di trasmettere questo amore alle persone che si affidano a me per conoscere la zona. Insomma, mi piace considerarmi una “custode” della mia terra, dei suoi segreti e delle sue bellezze!

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