Napule è – Villa Campolieto e il Miglio d’Oro

Era il 1738 quando Carlo di Borbone e sua moglie Maria Amalia di Sassonia, scelsero Portici per costruire un nuovo palazzo e per iniziare gli scavi della città romana di Ercolano. La rigogliosa vegetazione dell’area vulcanica, il golfo racchiuso dalle isole di Capri, Ischia e Procida, il Vesuvio in continua attività e gli scavi delle antiche città romane, si armonizzavano in un tutt’uno irripetibile.

Da quel momento tutti i nobili napoletani seguirono la corte dei Borbone e innalzarono nella zona costiera ai piedi del Vesuvio, una o più ville per il periodo estivo, creando un complesso architettonico unico al mondo per quantità e bellezza: 122 ville vesuviane, un dialogo tra natura e artificio, mare e vulcano, rococò e neoclassicismo. Il tratto di strada che vede in successione queste ville si chiama Miglio d’Oro. Lavorarono a queste ville alcuni degli architetti più importanti dell’epoca tra questi: Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro.

Situata in una posizione tra le più felici e suggestive, poco distante dal palazzo reale di Portici e attigua alla villa Favorita, villa Campolieto fu edificata per volontà del principe Luzio De Sangro, duca di Casacalenda che nel 1755 affidò il progetto e l’esecuzione dei lavori a Mario Gioffredo. Costretto ad abbandonare il progetto intorno al 1760, fu sostituito da Luigi Vanvitelli che diresse i lavori fino al 1733 (anno della sua morte) i quali saranno terminati nel 1775 dal figlio Carlo. La villa Campolieto, acquisita nel 1977 dall’Ente per le Ville Vesuviane, oggi Fondazione, dopo 6 anni di restauri è stata riportata al suo primitivo splendore e restituita al pubblico.

L’edificio è a pianta quadrata con una galleria centrale a croce greca, e si sviluppa su cinque livelli. Il prospetto posteriore della villa si apre con un portico ellittico che forma un belvedere coperto e termina con un magnifico prospetto verso il mare con scala a pianta ellittica che unisce il corpo della fabbrica al giardino sottostante. Vanvitelli modifica il disegno originario del Gioffredo e ridisegna completamente lo scalone della villa, realizzando una rampa centrale e due laterali sul modello sperimentato a Caserta.

Il vestibolo, poi, si presenta con un atrio coperto a cupola e fiancheggiato da due nicchie absidali. La sua funzione era quella di accogliere e dirigere gli ospiti nei diversi ambienti dell’appartamento.

Dalla stanza detta “a cannocchiale” si accede nella stanza privata della famiglia, per poi giungere nella sala da pranzo, sicuramente una delle stanze più suggestive della villa. La stanza fu concepita dal Gioffredo a pianta quadrata con soffitto a botte che fu coperto dal Vanvitelli con una tecnica detta “incannucciata”, che consisteva in una costola di legno, sormontata da canne di bambù, gesso e affresco. L’affresco, che decora l’intera stanza, opera di Fischetti e di Macrì, riproduce un gazebo coperto da una vite coltivata nei fondi del principe e dove la famiglia amava oziare con gli ospiti nelle belle giornate estive.

Con le spalle alla finestra, osservando l’affresco da destra a sinistra, incontriamo prima un gruppo di persone che giocano a carte tra cui De Sangro e oltrepassata la porta possiamo vedere uno dei pochi autoritratti di Vanvitelli che nell’affresco che si raffigura mentre scruta il cielo con il cannocchiale. Nonostante la costruzione delle Ville Vesuviane del XVIII secolo fosse concepita in modo da privilegiare la fruizione esterna a quella interna, grande importanza fu data al Salone delle Feste. In quel che resta dell’affresco del soffitto si intravedono figure mitologiche con festoni, amorini e architetture portanti. Gli affreschi alle pareti riproducono il mito di Ercole e Cupido, mentre le lunette sopra la porta raffigurano abbondanza e saggezza.

Autoritratto di Vanvitelli

Uscendo dalla terrazza si può ammirare uno degli scorci più suggestivi e panoramici del Golfo di Napoli, da Posillipo ad Ischia, per raggiungere Capri e la Penisola Sorrentina. Su entrambi i lati della galleria ci sono due scale che portano alla scoperta del camminamento del portico.

Dirigendosi a destra lo sguardo si apre verso il bosco della Reggia di Portici e l’area archeologica Ercolanese; dal centro ammiriamo l’architettura disegnata dalla scalinata ellittica che porta alla fontana mentre proseguendo nella passeggiata e voltando le spalle al mare, ammiriamo il Vesuvio che domina il paesaggio con la sua mole imponente, sulla stessa prospettiva di Villa Favorita; ma di questa e altre ville, ne parleremo nei prossimi articoli!


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Arcangelo Pisano, Guida Turistica Regione Campania
Flegreo di nascita e napoletano per identità culturale, ho maturato un’ esperienza decennale nell’accompagnamento di singoli e gruppi alla scoperta dei tesori del territorio campano. La passione per il trekking urbano e quello naturalistico mi permette di offrire servizi di guida che spaziano a 360 gradi su quella che è l’offerta culturale del territorio, con particolare attenzione all’ artigianato e all’enogastronomia. Svolgo da diversi anni laboratori di teatro e scrivo articoli per magazine che si occupano di turismo.

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