Calabria: Terra da Vivere – Trekking nella Valle del Lao

Lungo una delle aree naturalisticamente più importanti dell’area del Parco Nazionale del Pollino a ridosso con il Mar Tirreno, troviamo le Gole del Fiume Lao, un luogo unico di cui già vi ho raccontato nei precedenti articoli in cui ho nominato i paesi di Laino Borgo e Laino Castello.

Esiste un incantevole percorso, non molto frequentato che permette di ammirare lo stupendo scenario delle gole mantenendosi paralleli al percorso del fiume dalla località Campicello, fino al suggestivo paesino di Papasidero (CS). Attraverso questo percorso si vive una zona del Parco unica, e si attraversa una delle leccete più interessanti della zona, oltre che ammirare viste esclusive sulle pareti della già Riserva Naturale Statale Valle del Fiume Lao, istituita nel 1.987 ben 6 anni prima di quella del Parco Nazionale del Pollino.

Il mio consiglio è quello di percorrere questo itinerario come lo sto descrivendo e cioè dalla località “Campicello” di Laino Castello, verso Papasidero, magari approfittando anche per una visita al vicino e importantissimo sito preistorico della “Grotta del Romito” di cui vi parlerò in un prossimo articolo!

Da Campicello, come anticipato prima, si procede senza troppi problemi percorrendo la strada asfaltata che, in leggera salita, conduce tra le masserie e le case con i tanti terreni coltivati dell’area, molte per fortuna, in questa zona ancora utilizzati e abitati. Spesso in queste contrade mi è stata offerta frutta di stagione o ristoro, situazioni tipiche in realtà delle aree rurali ancora vissute e non lasciate allo spopolamento. Proprio all’inizio del percorso da questa località inoltre, vi è il punto di approdo dei tanti gommoni che terminano la prima tappa di Rafting; itinerario che parte da Laino Borgo. Un’area di sosta utilissima e comoda.

Superata l’ultima masseria e gli orti di questa, si intraprende una strada sterrata che conduce prima attraverso un’area di densa macchia mediterranea e poi al primo punto panoramico della Valle del Lao. Qui si dirama una strada sterrata più grande che sale repentinamente alla nostra destra che va lasciata, e si deve proseguire sulla sinistra dove il percorso inizia a diventare un vero e proprio sentiero. Di lì a poco, la macchia mediterranea ricca di corbezzolo, ginepro ossicedro, salvia e ginestra, lascia il posto al bosco di leccio che si è conservato sui pendii più marcati proprio a ridosso del fiume che forte rimbomba sotto il noi, tra le rapide e i salti nelle gole.

Questo antico collegamento permetteva l’andirivieni di persone e animali da soma dal paese abitato di Papasidero alle contrade e zone rurali più distanti come l’Avena, oggi frazione di cui la parte antica completamente abbandonata; o l’area circostante proprio a Campicello, oltre che risalire attraverso percorsi meno agevoli verso i pianori dei alta quota di Monte La Destra, Monte Gada e Monte Ciagola, cime occidentali del Parco.

L’ambiente contraddistinto dalla lecceta è una di quelle poche aree a dominanza di questa quercia che non è stato sfruttata dall’uomo; oggi ne possiamo ammirare le particolarità oltre che la biodiversità. Esemplari di leccio importanti si notano anche durante il percorso stesso, soprattutto nella zona denominata “Arioso”.

Superata anche questa zona ci si immette in una serie di valloni che confluiscono con le loro copiose acque nel Lao. Su tutti, ed il nome è evocativo più che altri, c’è il Vallone Acquanivera. Probabile antica via di recupero del ghiaccio alle quote più alte, e tra i valloni con il più alto afflusso d’acqua. Ed è proprio in questo punto che nei periodi di maggiore precipitazioni o con abbondante deposito nevoso più a monte, il passaggio è reso un po’ più complicato, essendoci un quantitativo d’acqua importante che attraversa proprio il nostro passaggio. Se si vuole affrontare questo tratto attraversandolo di netto, come più volte io personalmente ho fatto (e foto testimonia), si può portare con sé un piccolo asciugamano, e una volta arrivati in prossimità del fosso, togliersi le calzature e procedere a piedi nudi. Sicuramente in una giornata calda di primavera o di estate potrebbe essere più piacevole che di inverno!

Attraversato il canale con più acqua i restanti si affrontano senza problemi, facendo attenzione ad avere degli appoggi sicuri. I piccoli corsi d’acqua che discendono verso il grande fiume Lao, creano degli ambienti affascinanti e molto particolari, molto umidi nonostante la quota, cosa che arricchisce molto l’intero ecosistema.

Con i canali alle spalle il bosco ci accompagna ancora per poche centinaia di metri, prima di lasciare nuovamente spazio alla macchia mediterranea. Qui rispetto a quella incontrata all’inizio è molto più abbondante sia il mirto che il tagliamani; la prima un’essenza tipica di questi ambienti mediterranei, la seconda sopraggiunta a seguito degli incendi che nel tempo sono stati reiterati anche per la pulizia dei terreni coltivati che ora abbandonati si presentano incolti e ricchi di vegetazione. Vegetazione che da lì a breve regalerà un’altra sorpresa.

Difatti, mentre il panorama si amplia nuovamente e si vede un’altra parte della Valle del Lao e le sue imponenti pareti rocciose, oltre che la strada normale che dall’uscita dell’autostrada prosegue proprio verso Papasidero, si iniziano a notare tra gli alti arbusti edifici ormai abbandonati. Siamo giunti in località “Massa”, altra frazione di Papasidero completamente disabitata e che la natura sta pian piano

riconquistando. Qui l’uomo era di casa fino agli anni ’80 come testimoniano alcuni tralicci, ma da quel momento in poi, sembra che il tempo si sia fermato. Si notano muretti a secco costruiti ad arte, abitazioni con all’interno ancora parte degli arredi, scalinate, aie dove un tempo veniva setacciato il raccolto, forni a legna: un luogo un tempo vivo che lascia ora solo all’immaginazione.

Questo è un altro punto eccezionale che rende unico questo percorso.

Superata anche la contrada “Massa” che regala qualche altra piccola sorpresa prima di farsi salutare, si prosegue di nuovo su una strada sterrata ben evidente. Qui, in località S. Stefano, si deve far attenzione a non proseguire sulla strada asfaltata ma tenersi sulla sinistra per proseguire su una sterrata e trovarsi subito di fronte a noi Papasidero, costruita su di un colle e con tutte le abitazioni strette intorno a quello che era un antico castello, e la chiesa. La vista del paese è un altro regalo prima di discendere sempre più giù lungo quella che diventa una scalinata e raggiungere la spettacolare Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, costruita sul lato opposto del fiume Lao rispetto al paese, e incastonata nella nuda roccia, collegata da un ponte che ne sovrasta uno inferiore di origine romana.

Qui si è giunti al termine del percorso, e il paese di Papasidero permette di recuperare e riprendersi dalla fatica prima di ritornare indietro. Naturalmente io sono a disposizione per raccontarti le meraviglie di questi luoghi e accompagnarti durante questa o tante altre escursioni nel Parco Nazionale più grande d’Italia. Ti aspetto per camminare insieme!


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Ciao, sono Andrea. Vivo nell’area protetta più grande d’Italia: il Parco Nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata. E proprio qui, amante della mia stupenda e controversa terra, sono diventato prima Guida ufficiale del Parco (2013), e poi Guida Turistica abilitata (2019). Ho intrapreso questa strada con passione e voglia di fare perché credo nel valore di questo territorio che ha conservato luoghi ricchi di arte, storia e natura davvero unici.
Ti aspetto per visitarli insieme!

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