La pala d’altare di Issenheim a Colmar

Oggi andiamo nella bellissima città di Colmar che, ubicata tra Strasburgo e Basilea, conta tra i gioielli dell’Alsazia. Il suo centro, molto carino e abbastanza turistico, è caratterizzato dalle tipiche case “à colombages” (a graticcio) che si possono vedere in vari borghi e città dell’Alsazia. A Colmar, molte risalgono al Medioevo o al Primo Rinascimento, e vi consiglio di girare per le stradine del centro storico per ammirarle. Uno dei luoghi più famosi dove ci si possono scattare foto proprio da cartoline è il quartiere della “Piccola Venezia”. Questo piccolo quartiere è formato da allineamenti di case a graticcio lungo il fiume Lauch, che si possono contemplare dai ponti o facendo un giro in barca.

La “Piccola Venezia” di Colmar e le sue case a graticcio

A Colmar si trova anche un bellissimo museo, il Museo Unterlinden, in cui vi voglio portare oggi. Questo museo risiede in un ex convento domenicano, e ha un’importante collezione di opere medievali e anche di arte moderna e contemporanea.

Tuttavia, il capolavoro più conosciuto del museo risale all’inizio del Cinquecento: si tratta della pala d’altare di Issenheim, dipinta da Matthias Grünewald e scolpita da Nicolas di Haguenau tra il 1512-1516. Quest’opera monumentale è un polittico, composto da ben otto pannelli dipinti e dieci sculture. Se oggi questi pannelli sono esposti in maniera separata nell’allestimento museale, erano in origine disposti in maniera da permettere, a secondo dell’apertura delle ante, tre presentazioni diverse che adesso andiamo a scoprire.

L’ex-cappella conventuale del Museo Unterlinden, dov’è allestita la pala di Issenheim

La pala d’altare chiusa: una terrificante Crocifissione

Quando entriamo nell’ex-cappella conventuale dov’è esposta la pala d’altare di Issenheim, vediamo per primi i pannelli della “modalità chiusa” della pala d’altare. Questa pala d’altare chiusa raffigura in parte centrale una Crocifissione abbastanza terrificante che colpisce molto i visitatori.

Foto della pala chiusa – Foto da Wikimedia Commons, Gzen92

In tutta l’arte occidentale ci sono poche opere raffigurazioni così dolorose di questa scena: il corpo del Cristo suppliziato, al centro, è coperto di piaghe e di spine e assume già il colore verdastro del cadavere. E’ anche più alto rispetto agli altri personaggi e questo dato, oltre a significare la sua importanza come voleva la tradizione pittorica medievale, rafforza anche il sentimento di orrore che ci si può provare davanti. Cristi viene rappresentato anche una seconda volta sotto, sulla predella (il pannello inferiore della pala d’altare), nella scena della Deposizione nel sepolcro; anche lì il suo corpo è martoriato e di grandezza quasi soprannaturale.

Questa raffigurazione così particolare ed espressiva è legata anche al contesto di commissione della pala d’altare. Essa proviene infatti da Issenheim, un paese vicino a Colmar, dove ornava l’altare della chiesa del convento antoniano. L’ordine degli Antoniani aveva come vocazione di curare i malati del “fuoco di Sant’Antonio” (chiamato oggi ergotimo), una grave intossicazione di origine alimentare che causava necrosi con dolori terribili. Si può pensare quindi che questa raffigurazione della Crocifissione, anche se terrificava probabilmente i malati, creava anche una sorte di comunione col Cristo, di cui condividevano le sofferenze.

Pannello centrale, la Crocifissione – Foto da Flickr

Accanto a Cristo stanno alcuni personaggi: a sinistra, Giovanni sostiene una Maria pallidissima, vestita di un lungo velo bianco che ricorda la sindone che presto avvolgerà il corpo di suo figlio. Ai loro piedi, Maria Maddalena incrocia le mani in un gesto di disperazione e di dolore e guarda nella nostra direzione, così da farci entrare nel quadro e diventare anche noi testimoni della scena. Le stesse tre figure compaiono sotto nella Deposizione, le facce deformate dal dolore.

A destra del Cristo crocifisso sta invece Giovanni Battista, accompagnato dall’agnello che simboleggia il Cristo e il suo sacrificio. Al contrario degli altri personaggi che fanno davvero parte della scena di Crocifissione, Giovanni Battista non era testimone della morte di Cristo (siccome era stato decapitato anni prima), e la sua presenza qui è dunque più sorprendente. La frase scritta in latino accanto a lui ne chiarisce però il significato: puntando il Cristo col dito, il Battista si esclama “Lui deve crescere perché io diminuisca” e ci fa capire che l’Antico Testamento sta lasciando il posto al Nuovo Testamento.

Sui pannelli laterali, San Sebastiano e Sant’Antonio inquadrano la scena. Entrambi sono presenti perché proteggono e guariscono i malati (dalla pesta per il primo, e dal fuoco di Sant’Antonio per il secondo). La loro raffigurazione, che evoca un poco statue antiche, ci ricorda che questa pala d’altare è stata realizzata agli inizi del Cinquecento, quindi in pieno periodo rinascimentale anche se stilisticamente l’opera appartiene per lo più al tardo gotico germanico.

 La prima apertura della pala (posizione intermedia): un messaggio di speranza

In posizione intermedia, i pannelli della pala si aprono su quattro scene: l’Annunciazione, la Natività e il Concerto degli Angeli che occupavano la parte centrale, e la Risurrezione.

Il messaggio di speranza e gioia che veicolano dai loro temi e i colori accesi e luminosissimi con cui sono dipinti creano un forte contrasto con quello che abbiamo visto prima, e dovevano dare conforto ai malati.

La parte centrale: il Concerto degli angeli e la Natività – Foto di Gzen92

Anche lì però non mancano i particolari strani, che danno una potenza espressiva incredibile a quest’opera. Nella scena del Concerto degli Angeli, ambientata sotto un’architettura gotica, il gruppo degli angeli musicisti sembra a guardarci più da vicino abbastanza mostruoso. Alcuni di loro sembrano più demoni che altro, e anche quelli con facce angeliche adottano posture tortuose non del tutto naturali, e l’insieme ci dà una strana impressione. Di fronte a loro invece sta una bellissima Natività, nella quale la bellezza di Maria e la tenerezza con cui guarda il figlio lascia senza fiato.

I pannelli laterali: la Risurrezione e l’Annunciazione – Foto di Gzen92

Nell’Annunciazione invece, Gabriele sembra di un’altezza smisurata rispetto a Maria, che sembra quasi bambina, e il gesto della mano che lui fa nella sua direzione sembra quasi minaccioso, facendoci capire che le lascia ben poca scelta. Così Matthias Grünewald ci dà uno sguardo nuovo su una scena per il resto piuttosto tradizionale, ambientata in una chiesa com’era consueto raffigurarla nell’arte gotica.

Sull’ultimo pannello infine compare il Cristo risorto, in tutta la sua gloria, sospeso tra cielo e terra davanti ad un’aureola così grande da sembrare quasi un sole. Lì il pittore ci mostra tutta la sua maestria nell’uso dei colori cangianti, passando con la sindone da un bianco-azzurro ghiacciato ad un rosso-giallo luminosissimo.

La secondo apertura della pala (apertura totale): una dedica a Sant’Antonio

Arriviamo infine alla terza parte della pala d’altare, quando è completamente aperta. Lì troviamo in parte centrale non pitture ma sculture in legno realizzate da Nicolas di Haguenau che raffigurano Sant’Antonio, patrono dell’ordine che ha commissionato l’opera. E’ seduto su un trono tra Sant’Agostino e San Girolamo, con piccoli personaggi ai loro piedi ad una scala inferiore, tra i quali uno è probabilmente l’abate del convento antoniano di Issenheim. Nella predella sotto sono scolpiti il Cristo e gli apostoli.

La cassa scolpita, che si vedeva solo quando la pala d’altare era completamente aperta nei giorni di festa – Foto di Vincent Desjardins

Anche qua colpisce il carattere naturalistico di queste sculture, inserite però in maniera tradizionale in un’architettura gotica.

Sui lati, i pannelli dipinti raffigurano l’Aggressione di Sant’Antonio e la Visita di Sant’Antonio a San Paolo. Anche lì, Matthias Grünewald gioca sui contrasti: la Visita di Sant’Antonio a San Paolo ci mostra una serena scena di conversazione tra i due santi, mentre nell’Aggressione di Sant’Antonio vediamo una furia di mostri orribili (ma straordinariamente variegati!) scatenarsi contro il povero santo.

I pannelli con l’Aggressione di Sant’Antonio e la Visita di Sant’Antonio a San Paolo

Insomma, come avrete capito la pala d’altare di Issenheim mi piace tantissimo, e se passate dall’Alsazia non posso che consigliarvi di visitarla!


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Ciao! Sono Chloé, vengo da Nantes, in Francia, e ho studiato storia dell’arte all’Ecole du Louvre di Parigi e poi nella magistrale di arti visive a Bologna, specializzandomi in storia dell’architettura. Mi sono trovata così bene a Bologna che ci sono rimasta ancora per un po’ per fare un master in Valorizzazione turistica e gestione del patrimonio culturale. Adesso faccio la guida turistica in una cappella costruita da Le Corbusier a Ronchamp, vicino a Belfort nell’Est della Francia. Un giorno forse mi piacerebbe tornare in Italia per lavorarci ma nel frattempo vi faccio scoprire la mia regione di origine e la mia nuova regione di adozione!