
Dopo aver visitato i Sassi di Matera, nel primo pomeriggio in inverno oppure in estate quando il sole diventa meno forte, si può approfittare per visitare la Murgia Materana e i suoi panorami mozzafiato!
Innanzitutto, con una macchina oppure prendendo il bus cittadino linea Murgia Belvedere, percorrendo la Strada Statale 7 Appia in direzione Laterza e svoltando a destra, si raggiunge Murgia Timone, si lascia il mezzo nei pressi di Jazzo Gattini, che è il centro visite del Parco Regionale della Murgia Materana.
Aspetti geo-morfologici e naturalistici

Geograficamente l’area murgica, limitata nell’ambito del Parco regionale, comprende le contrade delle Tufare, la Murgecchia, Murgia Timone, Acito-San Campo, Trasano, il Piano di Trasano Conca d’Aglio, Murgia Alvino, Bosco del Comune, Selva Malvezzi, Bosco di Lucignano, l’Annunziata, Selva Venusio, Murgia Sant’Andrea, Lamaquacchiola, Agna-Ofra. Da un punto di visita geologico la Murgia è caratterizzata da un blocco roccioso costituito da rocce calcaree formatesi durante il cretaceo superiore disposti a strati orizzontali e inclinati intervallati da strati sottili di terra rossa; invece, le rocce più antiche si presentano intervallate da strati di terra bruna o scura.
A causa della conformazione rocciosa, gli unici corsi d’acqua che attraversano il territorio sono due: il torrente Gravina di Matera che costeggia il lato orientale della città, e il torrente Gravina di Picciano che scorre ad occidente e che si unisce al torrente Jesce, formando un ampio bacino d’acqua chiamato in dialetto Jurio, cioè gorgo. Il torrente inseguito va in direzione sud verso Montescaglioso sfociando nel fiume Bradano
Il territorio murgico compreso nel perimetro del Parco si divide in tre sistemi principali: area del bosco, area della macchia e gariga, area della steppa. Riguardo la superficie boscata questa appare limitata pari al 12% del territorio e solamente lungo le gravine e nelle lame sopravvive ancora questo tipo di vegetazione
Il percorso
Il percorso che qui propongo è ideale per tutti, in quanto non è impegnativo a livello fisico e rientra in un percorso turistico semplice e non escursionistico; nonostante tutto, attraverso la visita guidata si possono scoprire ed approfondire i vari aspetti che riguardano la storia del territorio di Matera, con i suoi Sassi e le grotte della Murgia, dalla Preistoria ai giorni nostri.
Iniziando la passeggiata naturalistica da Jazzo Gattini si possono osservare le distese rocciose dove si possono incontrare le mucche podoliche al pascolo: da queste mucche nascono alcuni prodotti o piatti tipici, come il caciocavallo di latte podolico e la carne podolica arrosto o al sugo.

Grazie ai tanti ambienti rupicoli spesso si osservano uccelli rapaci che volano e planano sui canyon, come le poiane, i falchi reali, i falchi grillai, nibbi reali, capovaccai oppure i corvi reali: essi hanno la caratteristica, infatti, di creare il nido lungo la parete rocciosa.

Passeggiando lungo i sentieri battuti si nota intorno una distesa di vegetazione steppica, come il Lino delle fate piumoso (Stipa austroasiatica), alcuni arbusti come il lentisco, la fillirea, la rosa selvatica o il biancospino comune. Non mancano in alcune aree destinate a pascolo esempi di Asfodelo giallo e bianco, piante di malva e piante aromatiche come il timo, l’origano e la menta. Sono rare le orchidee selvatiche perciò protette, per cui è vietato raccoglierle.

Lungo il percorso si notano negli anfratti rocciosi le numerose grotte, usate sin dalla preistoria dagli uomini primitivi e che in seguito dal XI al XVIII secolo sono diventati luoghi sacri dove i monaci asceti ed eremiti per distaccarsi dalla società e dai peccati, preferivano vivere in luoghi isolati, a contatto con la natura, facendo preghiere e pratiche di ascetismo per elevare la loro anima. Molte volte le piccole grotte usate come giacigli nel tempo circondavano un luogo di culto più articolato e grande dove la comunità monastica svolgeva le funzioni religiose. Percorrendo il sentiero lungo il pianoro ci si imbatte in grotte circondate da un muro perimetrale, queste nel tempo sono state modificate in base agli utilizzi avuti nel tempo, infatti prima era un luogo sacro, successivamente all’abbandono della comunità monastica, diventa un ovile per le pecore. Questa è la chiesa rupestre di San Falcione, da cui si entra da un secondo ambiente partendo da sinistra: tutto il piano di calpestio appare profondamente modificato dall’opera di scasso per aumentare maggiormente la cubatura dell’ambiente. Si notano affrescate sulle pareti tracce di affreschi di San Nicola e la Presentazione di Gesù al tempio.


Continuando il percorso guidato lungo i sentieri sterrati si possono osservare altri panorami mozzafiato; infatti, si ha una panoramica diversa sui Sassi, si scorgono grotte nascoste e una biodiversità ricca ed assortita. Si raggiunge la chiesa rupestre di Madonna delle Tre porte, divisa in tre navate, di cui quella situata sul pendio è cancellata a causa del crollo della volta in un terremoto del 1700. Qui si osservano vari affreschi come la Madonna del melograno, una Madonna in trono, una Deesis (crocifissione di Gesù Cristo e la Madonna e San Giovanni Evangelista). Ulteriori testimonianze da parte degli ordini monastici sono le croci incise e graffite, realizzate anche dai pellegrini che passavano dal luogo di culto prima di partire per la Terra Santa. Quelli che si osservano sono luoghi unici, testimonianza di un tempo in cui la religione era il cardine della vita sociale di un tempo passato.

Usciti dalla chiesa rupestre, non potrai non emozionarti osservando il bellissimo tramonto del sole, il quale sembra nascondersi dietro la Cattedrale situata sulla Civita e quando il cielo si imbrunisce, le luci dei Sassi si illuminano ed è come osservare un Presepe a cielo aperto.



