L’armonia dell’architettura incontra il colore della pittura veneta
Maestosa ed accogliente. Questo ho sempre pensato di Villa Barbaro a Maser. Una delle costruzioni più affascinanti nel vasto patrimonio lasciatoci da Andrea Palladio.
Quando si arriva in auto a Maser da Asolo, dopo aver passato la meravigliosa Villa Rinaldi, opera del secolo successivo ma comunque imponente e spettacolare, ci si imbatte nella solennità dell’edificio che i due fratelli Barbaro, Daniele e Marcantonio, commissionano a Palladio come loro tenuta di campagna. E ci si ferma alla Fontana di Nettuno per una prima armoniosa fotografia del complesso.

L’edificio è sviluppato dall’architetto nel classico modo della “villa agricola”, corpo centrale e barchesse simmetriche ai lati; eppure qui qualcosa dichiara una svolta, un cambiamento, una sorta di deviazione stilistica che sottolinea l’eccezionalità e il legame dei committenti, uomini colti e ben noti in Venezia, cultori di arte e appassionati di architettura, con il Palladio, del quale i due fratelli diventeranno i nuovi sostenitori e mecenati in una Venezia ancora restia ad aprirsi a “mode” diverse rispetto all’imperante ed aereo stile gotico: Daniele è il Patriarca di Venezia e Marcantonio è un diplomatico al servizio della Serenissima.
È infatti Daniele il traduttore di un testo fondamentale dell’architettura – I Dieci Libri di Vitruvio – testo che, pubblicato nel 1556 a Venezia presso l’editore Francesco de’ Franceschi, va ben oltre la semplice traduzione dal latino e si impone come una sorta di nuovo manuale autonomo per lo sviluppo del pensiero architettonico. Per questa ragione il Palladio, a cui è affidato l’apparato illustrativo, non potrà che trarne vantaggio per lo studio personale e l’avanzamento del proprio stile artistico.
L’armonia della facciata, che subito ci invita a procedere, è coronata dal timpano che esibisce lo stemma di famiglia, opera di un abile allievo di Jacopo Sansovino, Alessandro Vittoria, già collaboratore di Andrea Palladio in altri edifici.
Dopo aver ammirato l’esterno, dirigiamo l’auto verso il parcheggio della Villa, passando per il Tempietto Barbaro, ultima opera del Palladio insieme al Teatro Olimpico a Vicenza. Lasciamo l’auto e imbocchiamo la breve salita che tra glicini, rose e altre piante rampicanti, ci accompagna all’ingresso da cui inizia il viaggio nel colore degli affreschi firmati da Paolo Veronese.

Le sale si succedono in modo armonioso e seducente, la luce nelle belle giornate di sole avvolge e impreziosisce il già sublime colore del grande maestro veronese: la Sala a Crociera, la Sala di Bacco, la Sala del Tribunale d’Amore… un susseguirsi di storie e di sorprese, come la celeberrima bambina e il giovane paggio che si affacciano dalle finte porte e che pare ci accolgano incuriositi dalla nostra presenza. Tutto conduce al cuore della villa, la Sala dell’Olimpo, in cui tra segni zodiacali e divinità greche si sporgono anche i “padroni di casa” a ricordarci che la Villa è viva.

E di certo la Villa vive ancora oggi, grazie all’attenta cura dei proprietari che, oltre ad abitare in una parte dell’edificio, hanno anche nel tempo sviluppato un’ottima produzione di vini (da non perdere assolutamente la visita al negozio della Villa!) e raccolto una trentina di veicoli e auto storiche che fanno la loro bella mostra nell’annesso Museo delle Carrozze.
Per approfondire questo luogo, vi aspetto sulla Posti e Pasti TV del canale Youtube con un nuovo video-tour!
Insomma, se si è nella zona tra Asolo e Montebelluna, non si può non sostare a Villa Barbaro a Maser per un tuffo nella Storia e nella quiete di uno dei simboli del patrimonio veneto Unesco. Vi aspetto per scoprirla insieme!
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