Il sentiero ligure degli Alpini

La strana guerra delle montagne liguri

Un percorso escursionistico tra i più spettacolari della Liguria, il più affascinante delle Alpi Liguri, sospeso nel vuoto, scavato nella roccia all’interno delle pareti calcare ricche di fossili che caratterizzano le cime dolomitiche dei monti Pietravecchia (2.038 mt.) e Toraggio (1972 mt). L’itinerario è situato in provincia d’ Imperia e si raggiunge percorrendo la valle Argentina o la val Nervia sino a Colle Melosa.

E oggi uno dei pezzi forti del sistema di percorsi che costituisce l’Alta Via dei Monti Liguri ovvero il percorso che attraversa tutto lo spartiacque ligure-padano da Ventimiglia a Sarzana e dalla fine degli anni’80 è sicuramente uno dei più avvincenti itinerari di ampio respiro. 

Con questo breve articolo aggiungiamo un altro tassello alla conoscenza della Regione Brigasca, ovvero quella terra di confine tra Italia e Francia, tra Liguria e Piemonte che è una delle principali enclave culturali delle Alpi Occidentali nonché una zona straordinariamente ricca di vicende a partire dalla presenza romana sulla costa tra Ventimiglia e Mentone.

Il severo versante meridionale dei Monti Toraggio e Pietravecchia visto dalle alture della Valle Nervia

Non si può comprendere appieno l’importanza di queste montagne e delle memorie storico-insediative (quindi anche percorsi e sentieri) se non considerando alcuni fatti salienti della Seconda Guerra Mondiale.

Queste vicende, infatti, sono quelle che hanno portato alla costruzione del Sentiero degli Alpini e di buona parte dei percorsi rotabili c presenti non solo nelle prime Alpi Liguri ma in tutto l’arco Alpino occidentale da Ventimiglia alla Valle di Susa.

Oggi questo sistema di infrastrutture militare di trasporto e presidio è una parte fondamentale dell’offerta turistica di tutta l’area alpina occidentale ed è diventato sinonimo di unione e non di conflitto. Tuttavia questo ingente patrimonio pone crescenti problemi di gestione, usi ed abusi e tipologia di fruizione nonché serie problematiche di manutenzione. Il Sentiero degli Alpini – all’interno di questo patrimonio- è uno dei “sorvegliati speciali” a maggiore rischio di degrado e perdita definitiva.

Sui percorsi militari della Via del Sale, lungo il Vallo Alpino Occidentale tra Ventimiglia ed il Col di Tenda

La “Strana Guerra”

Una breve digressione storica aiuta a comprendere il perché della nascita di questi percorsi ed infrastrutture all’interno di un’area fortemente omogenea dal punto di vista culturale (la comunità brigasca di cui si fa riferimento anche nel nostro precedente articolo sulla Valle Tanarello) ed in seguito fortemente divisa e conflittuale.

A seguito della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia si avviò in modo confuso la battaglia delle Alpi Occidentali (Bataille des Alpes) sulla linea di confine tra Italia e  Repubblica francese tra il 10 e il 25 giugno 1940. Un periodo breve quanto travagliato.  All’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania nazista e la dichiarazione di guerra a Francia e Regno Unito non corrispose un piano preordinato: il Regio Esercito, ammassato lungo la frontiera, intraprese disordinate azioni offensive che furono efficacemente contrastate dall’esercito francese, trincerato sulle posizioni difensive della Linea Maginot alpina. Quest’ultima era una risposta infrastrutturale e difensiva analoga alla costruzione del Vallo Alpino per l’Italia.

L’aggressione italiana fu percepita come una «pugnalata alla schiena» a una nazione in fortissima difficoltà. Oltre a essere stati alleati durante la prima guerra mondiale, i due Paesi avevano una fitta rete di relazioni sociali ed economiche, soprattutto nelle zone di confine, che furono sconvolte dalla guerra. La battaglia delle Alpi dunque ruppe definitivamente queste relazioni, facendo nascere il risentimento delle popolazioni francesi che si sentirono tradite dall’attacco italiano. Questo risentimento è ancora oggi alla base delle frizioni politiche ed amministrative nell’area transfrontaliera con riflessi sulla gestione comune di uno dei più importanti territori europei per il turismo, l’ambiente ed i beni naturali e le politiche di accoglienza.

Il confine italo-francese tra i Monti Toraggio e Pietravecchia sul versante settentrionale del Sentiero

Il teatro di guerra tra Italia e Francia sulle Alpi Occidentali si snodava su un’impervia catena montuosa che va dal monte Dolent, nel Gruppo del Monte Bianco,  al Mar Ligure con quote costantemente al di sopra dei 2000 m e solo pochi punti accessibili in inverno senza grossi problemi e guarda caso situati a sud, come colle della Maddalena e Colle di Tenda., Mentre i Francesi avevano realizzato una serie di fortificazioni e rotabili efficienti anche al movimento di armamenti e truppe pesanti l’impreparazione e disorganizzazione italiana nella costruzione del Vallo Alpino portarono ad infrastrutture disperse sul territorio, difficilmente difendibili e isolate dai rifornimenti.

Questo è stato il caso del Sentiero degli Alpini realizzato con un importante lavoro ingegneristico e che doveva consentire il movimento delle truppe per sorprendere i Francesi protetti dalla severità del gruppo montuoso Toraggio Pietravecchia.

Un sentiero nato dalla necessità di trasferire uomini, armamenti e vettovaglie dal passo Muratone (facilmente raggiungibile dalla costa attraverso la Valle Nervia, Gola di Gouta e Passo Muratone)  alle spettacolari fortificazioni di Cima Marta, sfuggendo al controllo delle batterie francesi. E proprio a tal fine, che tra il 1936 ed il 1938 fu chiesto agli ingegneri dell’epoca di concepire l’impossibile scavando nella roccia uno stretto percorso a strapiombo in parte sostenuto da alti muri a secco, in parte ricavato direttamente dalla roccia con opere in cemento armato ed imponenti manufatti in pietra.

Per approfondire: Gianni Oliva, 1940 La guerra sulle Alpi occidentali, Torino, Edizioni del Capricorno, 2020

Uno dei tratti in galleria che affrontano il M. Pietravecchia in piana parete sud

Le fortificazioni di Marta sono intimamente connesse alla storia del Sentiero degli Alpini e rappresentano (insieme al forte di Cima Grai e della rotabile che confluisce nella Via del Sale) una testimonianza del lo sconclusionato progetto di Vallo Alpino a cavallo tra Liguria e Piemonte. Circa i forti di Marta potete leggere l’articolo del collega Luca Caviglia su questo blog.

Un tracciato complicato per escursionisti preparati

Tornando al Sentiero degli Alpini il suo grande interesse per le attività di montagna deriva dal fatto che esso mette direttamente in contatto due versanti tra di loro scarsamente accessibili di questa parte delle Alpi Liguri. Quello nord occidentale aperto verso la profonda Valle Roja e quello sud orientale aperto verso il mare e le valli Nervia ed Argentina, tra l’altro ricche di borghi di antico impianto. Prima della costruzione dei manufatti militari le vie pastorali consentivano solo lunghi e complicati aggiramenti dei principali rilievi.

Uno dei cartelli esplicativi del tracciato e delle connessioni con gli altri sentieri dell’area dopo l’interruzione del M.Toraggio

Dal Rifugio Colla Melosa (CAI Bordighera, mslm 1547, aperto tutto l’anno e raggiungibile con la SP 51 dalla Colla Langan – punto d’incontro tra la Valle Argentina e la Valle Nervia) si prende la strada militare che porta al Rifugio Grai per circa 1,3 km fino al primo tornante si giunge alla Fontana Itala ove entro breve tempo ci si inoltrerà lungo il “Sentiero degli Alpini”, scavato nelle pendici del monte Pietravecchia.

Al primo tratto attraverso ripidi canali (protetti con un cavo metallico) segue poi una fresca mulattiera nel bosco fino ad affacciarsi sul solare e dolomitico versante sud in prossimità del Canalone dei Camosci (possibile da lì raggiungere la dorsale del M. Pietravecchia, ripido EE, qualche segno rosso). Pareti che si notano a destra ospitano alcuni difficili itinerari di arrampicata così come i successivi contrafforti che si dilungano per oltre due km. Dopo il Canalone dei Camosci si arriva ad una fresca fontana (Fonte S.Martino, unico punto d’acqua più o meno sicuro) sotto una parete strapiombante. Da qui il sentiero diventa costantemente esposto, scende e poi risale alla testata del Vallone delle Tane in ambiente aereo ed unico. Nonostante gli interventi di manutenzione molti microdissesti riducono spesso la sezione del tracciato ma nuovi cavi di aiuto sono stati recentemente installati. Qui iniziano anche i tratti in galleria celebrati in tutte le immagini del percorso.

L’esposizione del tracciato in piena parete sud

Raggiunta la Gola dell’Incisa (1685 mt), in parte crollata, ma ancora percorribile grazie al tracciato di un percorso che collega ciò che rimane delle opere preesistenti. Ne risulta un percorso un po’ più faticoso ma sufficientemente tranquillo anche se delicato in caso di pioggia o di elevata frequentazione (possibile caduta sassi, consigliabile il casco). Arrivati al Passo ci si trova sulla parte settentrionali del gruppo montuoso. Davanti a voi si apre la Valle Roja, si può scorgere il mare di Montecarlo e le cime delle Alpi Marittime: il M. Bego, il Clapier e le montagne che bordano il Parco Nazionale del Mercantor francese. SU questo versante passa il tracciato “ufficiale” dell’Alta Via dei Monti Liguri. Andando verso sinistra (SO) si raggiunge il Passo di Fonte Dragurina da cui si può scendere lungamente a Passo Muratone, Gouta e quindi Pigna o Rocchetta Nervina, andando a destra (NO) si borda lungamente il versante settentrionale del Pietravecchia in direzione del Passo della Valletta e quindi Monte Grai, Cima Marta ed i Forti di Marta di cui si è detto.

L’ordinanza del Comune di Pigna vieta la possibilità di proseguire sul sentiero originale che tagliava le pendici del monte Toraggio, non più transitabile a seguito dei notevole fenomeno franoso. Tale tratto, con splendide vedute sulla val Nervia, Ad oggi dunque non è più possibile svolgere quel magnifico “otto” intorno alle due montagne. Oltre l’aspetto storico di rilievo è quello naturalistico, infatti questo sentiero è situato in un’area che per la sua biodiversità sia vegetale che animale e la geologia è stato riconosciuto dall’Unione Europea come uno delle Zone di Protezione Speciale, nell’ambito della Direttiva Habitat “Rete Natura 2000”. Il sito Toraggio e Pietravecchia, dal punto di vista della flora, è l’areale più importante della catena alpina, non solo per il gran numero di entità endemiche presenti in un’area ben ridotta ma anche per la ricchezza complessiva della flora. Un luogo tra i più suggestivi, vero paradiso dei botanici per la ricchezza di endemismi vegetali stimati in circa una sessantina, ove convivono specie mediterranee ed alpine, alcune di origine artica ereditate dalle glaciazioni.

L’aspro paesaggio del primo terzo del Sentiero degli Alpini

La grande diversificazione di habitat e la vicinanza di siti che risentono in maniera dissimile delle condizioni ecologiche, la ridotta distanza tra le vette più alte ed il mare (circa 20 km), le remote vicende glaciali, il clima variabile da quello submediterraneo al subalpino, il substrato calcareo selettivo, la presenza di fenomeni erosivi con ghiaioni, paleofrane e faglie: sono queste le cause che hanno favorito l’elevata biodiversità vegetale, con centinaia di specie appartenenti al piano basale, montano e subalpino, in fioritura da fine marzo ad ottobre; circa 50 specie, per lo più erbacee, sono soggette a protezione parziale o totale, numerose quelle rare ed al limite del loro areale, alcune endemiche (31 secondo Enrico Martini).

A proposito di queste ultime si ricordano:-endemismi delle Alpi Liguri e Marittime rappresentati da Euphorbia hybernasubspcanuti, Leucanthemum virgatum, Micromeria marginata, Moehringia lebrunii, Phyteuma cordatum, Rhaponticum bicknellii, Saxifraga cochlearis, Viola valderia;-endemismi liguri-provenzali:Alyssum ligusticum, Aquilegia bertolonii, Campanula medium, Campanula macrorrhiza, Lilium pomponium,  Saxifraga callosa;-endemismi delle Alpi sud-occidentali: Allium narcissiflorum, Asperula hexaphylla, Carex tendae, Eryngium spinalba, Euphorbia valliniana, Fritillaria involucrata, Gentiana ligustica, Gymnadenia corneliana, Helictotrichon sempervirens, Primula marginata, Scabiosa candicans, Sempervivum calcareum, Teucrium lucidum.Si assiste su Monte Pietravecchia e Monte Toraggio alla coesistenza di specie termofile quali Quercus ilex,Thymus vulgaris, Euphorbia spinosa, proprie di ambienti mediterranei, con elementi alpini od artico-alpini quali Arabis alpina, Lotus alpinus, Saxifraga oppositifolia.In particolare il Thymus vulgarisè stato trovato a circa 1.900 m di quota! In Valle Barbaira Cistus albidusfiorisce accanto al pino silvestre e all’abete bianco.

Il Lillium pomponium uno dei simboli floristici del Sentiero degli Alpini

Senza dubbio, una delle specie più emblematiche del Parco è la stella alpina(Leontopodium alpinum) presente sul Monte Toraggio e tra Monte Frontè e Monte Saccarello, mentre le sassifraghe abbelliscono, in giugno, con grappoli di fiori bianchi le  pareti rocciose grigie e quasi spoglie.Numerose sono le specie che forniscono frutti commestibili per l’uomo, in maturazione tra fine estate e l’autunno: tra gli alberi si citano il sorbo montano (Sorbus aria subsp.aria) ed il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia subsp.aucuparia), il ciliegio selvatico (Prunus aviumsubsp. avium), il melo selvatico (Malus sylvestris); tra i piccoli e grandi arbusti ecco il nocciolo (Corylus avellana), il ribes uva-spina (Ribes uva-crispa), il pero corvino (Amelanchier ovalissubsp. ovalis), il biancospino (Crataegus monogyna), il crespino comune (Berberis vulgaris), il lampone (Rubus idaeus), il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus), la fragolina di bosco (Fragaria vesca). Nel territorio del Parco Alpi Liguri di cui l’are del Toraggio-Pietravecchia è snodo cruciale si trovano inoltre oltre 30 specie di orchidee appartenenti a 16 generi diversi(Anacamptis, Cephalanthera, Dactylorhiza, Epipactis, Goodyera, Gymnadenia, Himantoglossum, Limodorum, Listera, Neotinea, Neottia, Ophrys, Orchis, Platanthera, Pseudorchis, Traunsteinera, una delle maggiori concentrazioni europee.

 L’importanza del patrimonio botanico è anche una delle ragioni della fragilità di questi ambienti ora come non mai minacciati da cambiamento climatico e degrado accelerato in particolare delle aree al margine tra flora arbore\arbustiva e praterie in quota.

La morfologia travagliata delle pareti basali del M. Toraggio al Passo dell’Incisa

Le Alpi Liguri, inizialmente riconosciute facenti parte del più ampio gruppo delle Alpi Marittime, sono state proposte come gruppo autonomo all’interno della nuova classificazione SOIUSA oggi largamente condivisa in diversi ambiti accademici e pubblici ma ancora oggetto di critiche da parte di alcuni ambienti scientifici dei paesi alpini di lingua tedesca.  Il compattamento spaziale tra costa e montagna, la contiguità con importanti conurbazioni costiere in contrapposizione con ambiti di medie ed alte valli in incipiente depopolamento e l’articolazione dei paesaggi producono un insieme da potenzialità e criticità che sono alla base del presente contributo.

Da un punto di vista puramente geografico le Alpi Liguri sono tradizionalmente distese tra la Provincia di Savona (Colle di Cadibona) ed il confine Italo-Francese del Colle di Tenda.  La ricchezza geologica e geomorfologica delle Alpi Liguri insieme agli altri aspetti accennati valgono oggi la richiesta di riconoscimento all’UNESCO come patrimonio dell’umanità attraverso la formazione di un partenariato molto ampio denominato Le Alpi del Mediterraneo che comprende, tra gli altri, tutti Parchi naturali della regione (Nazionale del Mercantour per la Francia, regionali del Marguareis, delle Alpi Marittime per il Piemonte; delle Alpi Liguri per la Liguria), il Principato di Monaco, il Dipartimento 06 francese, la Provincia di Imperia e molti altri.

E’ per questo le valli Argentina e Nervia sono state intensamente visitate ed esplorate da studiosi inglesi e tedeschi, in particolare, che hanno dato forte impulso alla conoscenza botanica e geologica ed attivato i primi importanti flussi turistici.

Ed è per questo che il Sentiero degli Alpini ed in generale la parte più meridionale delle Alpi liguri sono gettonatissime ancora oggi per gli stranieri e misconosciute a molti visitatori di casa nostra.

L’alta Valle Nervia dal Passo di Fonte Dragurina

Stagioni diverse, montagne diverse

La vicinanza alla costa del gruppo Toraggio-Pietravecchia non deve trarre in inganno: la rapida elevazione di quota in poche decine di chilometri e la quota costante intorno ai duemila metri determinano repentini cambiamenti del tempo e della temperatura percepita. In inverno le nevicate possono essere intense e persistenti e la neve può persistere, sul versante nord, fino a primavera inoltrata. La parte meridionale del sentiero degli Alpini può essere asciutta e soleggiata anche in inverno ma il suo versante nord può essere anticipatamente ricoperto da neve o ghiaccio. L’escursionismo in queste montagne, se si esclude il tracciato della strada rotabile militare Melosa-M. Grai, richiede dunque attenzione e sensibilità. Le pendenze dei versanti sono accentuate e i sentieri transitano nei pressi o attraverso profondi canali, cenge e zone esposte. E’ richiesta quindi una buona capacità di leggere il terreno e l’abitudine ad impiegare attrezzature specifiche (piccozza, ramponi, abbigliamento adeguato) anche quando sulla costa le spiagge cominciano a popolarsi.

Del resto il fascino di queste prime propaggini delle Alpi del Sud è proprio questo ed è il motivo del notevole fascino e della fama che hanno questi itinerari.

Del resto il Sentiero degli Alpini permette di accedere anche ad itinerari di maggiore impegno al confine tra escursionismo ed alpinismo. In particolare il cosiddetto Passaggio a Nord-Ovest che in realtà riprende un antico tracciato di pastori sul ripido costone erboso e detritico che dalla vetta del M.Toraggio scende verso la Fonte Dragurina. Le tracce portano infine sotto una parete solcata da un canalone roccioso che con passi di I e II grado porta esattamente alla croce della vetta più occidentale. Il tracciato è attrezzato parzialmente con alcune corde fisse ma è frequentabile solo da escursionisti molto preparati al terreno esposto ed eventualmente con l’ausilio della corda.

Queste due varianti “di tono” consentono di raggiungere la vetta del M. Toraggio e di realizzare un piccolo anello dal versante settentrionale a quello meridionale compensando l’impossibilità attuale di percorrere il Sentiero degli Alpini sul versante Sud a causa delle frane. Inoltre si ha la possibilità, nella tarda primavera, di assistere alla straordinaria flora rupestre che caratterizza buona parte della flora protetta di queste montagne. I panorami sono ampissimi e con ben pochi paragoni in Europa. In inverno questi stesi itinerari diventano delle non banali vie alpinistico su terreno misto (neve\roccia) interessante e da non sottovalutare. Lo stesso vale per l’eventuale percorso invernale del Sentiero degli Alpini , sconsigliabile senza esperienza alpinistica. Nonostante la penuria di neve di questi ultimi anni ed in particolare dell’inverno 21-22 complicata dalle quote non eccessive interessanti sono le possibilità rappresentate dalla rotabile di Monte Grai e dalle vicinanze del Rifugio Allavena alla Melosa per lo scii escursionistico. I dislivelli sono modesti ma è possibile combinare diversi rilievi ed utilizzare anche il tracciato degli anelli di sci nordico nei pressi del Rifugio, molti anni fa addirittura omologati per competizioni nazionali.

 Questi stessi tracciati sono stati ormai scoperti dai bikers più agguerriti ed in tutte le stagioni una parte crescente di visitatori si muove su questi tracciati con MTB o E-MTB. Il Rifugio Allavena è tra l’altro uno dei pochi punti di appoggio aperti e raggiungibili d’inverno sulla porzione più occidentale dell’Alta Via dei Monti Liguri.

Il rifugio Allavena alla C.la Melosa punto di partenza del Sentiero degli Alpini e delle attività  in zona Toraggio

A proposito di bike va ricordato che è fortemente sconsigliabile, in particolare nelle attuali condizioni di manutenzione, utilizzare MTB o peggio E-MTB sull’intero tracciato del Sentiero degli Alpini per la forte esposizione di molti tratti mentre del tutto consigliabile è l’utilizzo della rotabile che è parte della via del Sale ed in particolare dell’impegnativo tratto Ventimiglia- Balconi di Marta che è una delle traversate must dell’Italia Nord Occidentale che si conclude in seguito a Limone Piemonte dopo aver attraversato le Valli Tanarello, Tanaro e Vermenagna.

 Come anticipato per chi vuole alzare un po’ l’asticella è possibile arrampicare su vie di roccia moderne (parzialmente o completamente attrezzate nei diverso settori dell’estesa muraglia del Pietravecchia. Attualmente si contano una quindicina di itinerari multipitch oltre ad altrettanti itinerari di una\due lunghezze di tipo più sportivo. Si arrampica su un calcare spesso molto solido e rugoso, simile a quello delle parte della Costa Azzurra e del vicino Mongioie, in ambiente solitario ed alpestre visitati spesso da camosci e galli forcelli.  Attualmente alcuni settori sono limitati per alcune restrizioni legate al piano di Gestione della Zona Speciale di Conservazione (di cui è gestore il Parco Regionale Alpi Liguri) ma una prevista ridefinizione degli aspetti faunistici dell’area dovrebbe alleggerire la situazione in futuro.

 Le complesse pareti del Monte Pietravecchia viste dal Passo dell’Incisa

Per chi volesse unire all’hiking di qualità un po’ di sano turismo culturale non si può non ricordare che queste montagne dominano due vallate ricche di centri storici notevolissimi. Per chi proviene da est si arriva quassù partendo da Arma di Taggia attraverso la Valle Argentina di cui Triora è la località sommitale più famosa grazie alla tradizione delle Masche ovvero delle streghe (!!!) nonché del famoso pane rustico noto in tutto il mondo insieme alla straordinaria Cucina Bianca caratteristica di quelle montagne pastorali. Ma di Triora parleremo in un successivo articolo.

 Invece, percorrendo il Sentiero degli Alpini, verso meridione la vista è catturata dal ripido e profondo vallone che scende fino alla solitaria frazione di Buggio, comune di Pigna. Questi sono i nuclei storici più intimamente legati al Sentiero degli Alpini che può essere raggiunto direttamente con un impegnativo e faticoso sentiero (il Vallone delle Tane) che in circa tre ore porta nei pressi dell’inizio del percorso militare.

 Buggio è una frazione rurale che in passato fu ricca all’interno di una valle preziosa, difficile ma agiata grazie alla fiorente olivicoltura e viticoltura delle quote più basse (Dolceacqua, Apricale, Castelvittorio) e la fiorente attività pastorale dell’alta valle (Pigna e Buggio, Rocchetta Nervina, Gouta).

Come molti altri paesi dell’entroterra Buggio ha subito un progressivo spopolamento, da circa 1000 abitanti di fine Ottocento si è passati ai circa 800 del periodo post bellico e la riduzione è stata progressiva fino agli anni ’90 quando una sorprendente inversione di tendenza ha permesso di attestare l’attuale popolazione intorno al centinaio di unità, con forti incrementi durante i periodi di ferie e le festività dovuti soprattutto al ritorno di tanti “bugginoli” che hanno ristrutturato le case degli avi e mantengono vivo il rapporto con il paese seppur vivendo in altri luoghi. Singolare anche la presenza di «furesti» (stranieri) che arrivano in particolare dal Nord Europa, dai Paesi anglosassoni e dalla vicina Francia e che si integrano perfettamente nella realtà del paese e questo fenomeno si sta ampliando in tutte le vallate dell’Imperiese.

La Frazione di Buggio al di sotto del profondo Vallone delle Tane diretto proprio al Sentiero degli Alpini

Pigna è il capoluogo dell’alta Valle Nervia ed ha avuto un ruolo centrale nelle vicende transfrontaliere e nella complessa storia della comunità Brigasca dopo la seconda guerra mondiale. Confina con i comuni Francesi di Breil, Saorge, Fontan, Briga e con i comuni Italiani di Castelvittorio, Apricale, Rocchetta Nervina, Triora, Molini di Triora e Isolabona. E’ quindi al vertice di una complessa rete di percorsi, sentieri e vie commerciali attive ancora oggi ma soprattutto importanti nella storia per il ruolo di equilibrio tra comunità di nazioni diverse ma simile retaggio culturale. Ancora oggi il gemellaggio tra Pigna e Saorge (in valle Roja) testimonia una relazione nata con la condivisione delle zone di montagna per il pascolo e la produzione di legname, attività in contrazione ma ancora oggi ben rappresentate nella valle.

La ricchezza del patrimonio storico-architettonico testimonia questo ruolo forte sviluppato nei secoli.

Cartolina dei primi anni ‘60. L’autostrada dei Fiori non esisteva e l’accesso a queste valli  era un’ avventura

Pigna è uno dei nodi del Polo Museale dell’Alta Valle Nervia di cui consiglio sicuramente una visita con logica eco museale ovvero organizzando anche la visita delle frazioni e dei villaggi limitrofi per comprendere le dinamiche storiche di questa valle. Il Polo Museale comprende il “Museo del cibo”, il “Museo della lavanda” e il “Museo etnografico della memoria contadina”.
Ha l’intento di presentare la tradizionale vita contadina dell’Ottocento e Novecento a Pigna e in Alta Val Nervia, fra la Riviera e le Alpi Liguri, valorizzare i prodotti tipici del territorio e la lavorazione della lavanda. Nonché l’unicità del territorio frontaliero culminato con gemellaggio con la francese Saorge, nel 2006.

 Il pezzo forte è sicuramente il Polittico di Giovanni Canavesio, custodito nella Parrocchiale di San Michele.

Il polittico monumentale dipinto e firmato da Giovanni Canavesio, il 4 Gennaio 1500 era stato ordinato dalla ricca comunità di Pigna per la sua chiesa parrocchiale dedicata a San Michele, patrone del Paese. Dal 1500 questo polittico è sempre stato conservato sul posto. E il più grande della zona del Ponente ligure, con più di 4,5 m di altezza è l’ultima opera conosciuta di Giovanni Canavesio, pittore nato a Pinerolo (Piemonte) e venuto lavorare nel Ponente ligure e nelle Alpi Marittime. Era già venuto a Pigna nel 1482 per affrescare la chiesa di San Bernardo (ved. chiesa di San Bernardo).

Sentiero degli Alpini: quanto durerà?

Ad oggi il Sentiero è un malato piuttosto grave: nato per esigenze belliche e con le migliori tecniche costruttive possibili in un sito così disagiato la sua funzione doveva servire per un tempo imprecisato. Settimane o mesi (in realtà, come visto, la guerra di confine è effettivamente durata pochi giorni) ma non decine d’anni. Soprattutto in assenza di manutenzione.

 La quota elevata, la facile frammentabilità degli elementi lapidei calcarei con cui sono realizzati i muri e le pavimentazioni, le valanghe e le piogge via via più intense e puntuali degli ultimi anni hanno provocato notevoli danni e compromesso seriamente la percorribilità.

 Alcuni interventi di manutenzione sono noti già a cavallo degli anni’70 ma è solo dopo il 1990 che vengono realizzati interventi sistematici con l’ausilio di maestranze locali e volontari ed opere di un certo impegno (chiodature) visibili nei tratti in galleria. Diversi progetti di manutenzione hanno successivamente riguardato diversi tratti dietro la spinta della frequentazione sempre crescente da parte del pubblico locale ma soprattutto estero attratto dalla straordinarietà del percorso e dell’ambiente, sicuramente singolare in questo tratto di montagna costiera.

In particolare tra il 2007 ed il 2017 vi sono stati importanti fenomeni franosi che hanno prima interrotto il tratto sul versante meridionale del Monte Toraggio (forse il più audace). Un tentativo di messa in sicurezza da parte della Provincia di Imperia con opere di ritenute non correttamente dimensionate è però fallito a seguito di nuovi importanti eventi. La straordinaria successione di tornanti del Passo dell’Incisa è stata invece in gran parte demolita dall’improvviso crollo di un gendarme di roccia che ha innescato una valanga di neve umida e pesante alla fine dell’inverno 2010. Per fortuna senza conseguenze se non la perdita di una mirabile architettura. Tuttavia oggi il deposito di detriti risulta abbastanza stabile ed è stata realizzata una traccia che in qualche modo ha ripristinato il passaggio verso il Passo dell’Incisa.

La magnifica successione di tornanti dell’Incisa, prima della valanga

Ad oggi si sta predisponendo un nuovo progetto per effettuare un ulteriore intervento di manutenzione straordinaria che tuttavia richiede risorse molto ingenti per la prevenzione di dissesti che sempre più sono legati ad una drastica trasformazione dell’ambiente. Tuttavia ciò offre lo spunto per alcune riflessioni su quanto la collettività è disposta ad investire (o meglio, a sostenere costi diretti, immediati ed importanti in cambio di un lento ritorno in termini di protezione ambientale e di qualificazione del turismo) per preservare opere di questo tipo, strutturalmente povere e legate a fatti storici su cui le nuove generazioni locali hanno meno coinvolgimento.

Scrivere e raccontare di questi luoghi è sicuramente un modo per allargare la base di chi porta la memoria di questi luoghi e dei fatti che li hanno trasformati ma è ancora lontana l’unità d’intenti tra le comunità locali che, alla fine, sono le vere custodi di questo patrimonio in grande difficoltà.

La situazione attuale
La Fontana di San Martino appena prima del tratto in roccia del Sentiero degli Alpini

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HIKE & CLIMB – FABIO PALAZZO
Sono Guida Alpina UIAGM e Dottore Agronomo, docente a contratto di Pianificazione del Paesaggio presso l’Università di Genova. Vivo a Genova ma nel lavoro di Guida mi divido tra la Liguria, la Toscana, l’arco alpino e qualche bella esplorazione fuori dall’Europa.
Nelle due professioni, ormai da molti anni, cerco di unire le esperienze lavorative e personali in una sintesi che contribuisca ad arricchire chi entra nel mondo complesso ed emozionante delle montagne. Praticamente tutta la mia vita lavorativa è stata finora spesa nelle aree interne italiane. Che non sono solo montagne ma anche cultura materiale e comunità.
Accompagnando e formando come Guida o contribuendo al percorso dei giovani paesaggisti spero di condividere la consapevolezza per il valore e la sensibilità del territorio montano ed il suo riscatto attraverso la conoscenza e la pratica sportiva. Mai fine a se stessa.
Sono un Tecnico del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico ed un membro del Club Alpino Accademico Italiano nonché un socio ordinario dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio e della Società Italiana dei Territorialisti.
Spero di condividere con tutti Voi non solo esperienze ed informazioni ma anche una presa di posizione nei confronti del mondo che cambia attraverso un modo responsabile e partecipativo di esplorarlo. Anche dietro la porta di casa!

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