Liguria da scoprire – Rensen, le Terre Alte

Il termine โ€œterre alteโ€ evoca spontaneamente lโ€™immagine di cime ardite, pinnacoli e guglie dove poter ammirare il salto del camoscio e il volo dellโ€™aquila, meta degli alpinisti a quattro zampe sul soffitto del mondo. Una fotografia senzโ€™altro suggestiva e romantica, ma estremamente parziale e monodimensionale. La magnificenza delle alte cattedrali della terra e la crescente frenesia dei fondovalle rischiano di avvolgere nellโ€™ombra fisica e metaforica le โ€œmontagne di mezzoโ€: in passato rese faticosamente spazio abitabile, oggi vittima dellโ€™abbandono e soffocate nella morsa della vegetazione e degli imperanti modelli culturali.

Ecco le vere โ€œterre alteโ€, montuose e montane, perchรฉ ai caratteri puramente fisici della montagna siano coniugati quelli antropologici, ovvero le storie e le relazioni di popoli e individui che dei monti hanno affrontato i pericoli ma ne hanno anche colto le opportunitร .

La dimensione abitativa della montagna

La Liguria, troppo spesso celebrata esclusivamente per i suoi lidi, consente invero di apprezzare appieno lโ€™essenza della montagna luogo di vita, lontana dal clamore mediatico delle confezionate montagne-vetrina. Nicchie paesaggistiche ancora presenti, seppure minacciate; tanto fu lungo e faticoso il processo di costruzione, tanto repentino รจ il degrado di muri e sentieri dopo lโ€™abbandono. Lโ€™amore per la proprio terra spinse uomini e donne a inventare nuovi modi di vivere, a essere contadini, allevatori e costruttori, il cui instancabile lavorio ha lasciato mute testimonianze riconoscibili.

Oggi, quello stesso amore deve portare a riscoprire quei luoghi un tempo animati, a prendersene cura con passione e consapevolezza, ribaltando la prospettiva oramai imperante. Infatti, lโ€™idea della montagna come โ€œpunto panoramicoโ€ ha colonizzato buona parte dellโ€™immaginario, come dimostrano le sempre piรน diffuse โ€œBig Benchโ€: panchine giganti e policrome che voltano le spalle al passato della colonizzazione dei monti e invitano il turista a contemplare il panorama a valle, dimenticando i versanti retrostanti su cui poggia, il paesaggio costruito e lโ€™ereditร  storica del territorio. Moderni non-luoghi che ti fanno sentire dappertutto e da nessuna parte.

Fortunatamente non mancano associazioni di volontari che tornano a farsi custodi del territorio, disegnando itinerari e organizzando manifestazioni volte a privilegiare i temi della salvaguardia del paesaggio e del suo valore culturale rispetto alla fruizione turistica di massa.

Approcci e filosofie alternative che aprono diverse strade per la frequentazione della montagna: spetta a ognuno di noi scegliere quale percorrere.

Le terre alte di Arenzano (Rensen)

Il comune di Arenzano, splendida localitร  di mare a pochi chilometri da Genova, รจ coerentemente classificato come alpino grazie a un territorio che si estende su un dislivello di gran lunga superiore alla soglia dei 600 metri. Alle spalle del centro abitato si ergono versanti apparentemente inospitali ma che in realtร  offrono al visitatore un caso emblematico e per nulla scontato di montagna di mezzo.

Infatti, sulle alture arenzanesi prende forma una costellazione di ripari, vecchie case rurali e muretti a secco che, almeno fino al 1950, era ancora abitata e attivamente gestita. Il tutto inserito nella cornice del Parco Regionale Naturale del Monte Beigua, lโ€™area protetta piรน vasta della Liguria, dal novembre 2015 riconosciuto come sito UNESCO nellโ€™ambito della prestigiosa lista degli UNESCO Global Geoparks.

Veduta sul crinale della Collettassa e sul paese di Arenzano

Ogni riparo รจ letteralmente una poesia nata per lโ€™emozione di uno che arriva a toccare lโ€™anima di tanti.

Ancora oggi, per chi sale in montagna il riparo trasforma in modo magico un posto selvaggio ed estraneo in un posto sicuro e accogliente, da considerare istintivamente un po’ anche casa propria. Labili tracce e vecchi tratturi raccontano la storia di tante generazioni che in passato hanno vissuto il territorio con quel poco che vi era a disposizione. Tornare a percorrere gli stessi sentieri che seguivano i contadini quando dovevano condurre il bestiame o raggiungere i prati per la fienagione offre lโ€™occasione di raggiungere lโ€™ampio crinale facendo tappa presso i numerosi ripari.

La suggestiva possibilitร  di sostare allโ€™interno di una di queste strutture in pietra, in quota e affacciate sul mare, consente di apprezzarne pienamente il valore identitario e di sentirsi parte integrante di un paesaggio estremamente eterogeneo. Dai ripari si gode di uno sguardo privilegiato sulla complessitร  delle terre alte liguri, dove il rapsodico susseguirsi di variazioni microclimatiche e i diversi substrati rocciosi conferiscono caratteristiche uniche, testimoniate dallโ€™incontro di specie animali e vegetali molto diverse tra loro e dalla presenza di significativi endemismi.

Antico sentiero in pietra a secco

Se alcuni sentieri risultano ancora percorribili e se lungo gli stessi non si incontrano unicamente ruderi lo si deve allโ€™encomiabile opera di gruppi e associazioni di volontari, sulle cui spalle grava interamente il duro lavoro di ripristino, recupero e mantenimento delle strutture sparse sul territorio.

Da oltre dieci anni รจ infatti venuta meno la possibilitร  di avvalersi del fondamentale contributo della Comunitร  Montana Argentea, soppressa, alla pari delle altre Comunitร  Montane della Liguria, il 30 Aprile 2011 in applicazione di quanto disposto dalle Leggi Regionali n. 23/2010 e n. 7/2011. La mancata predisposizione di organi sostitutivi rappresenta praticamente un unicum su base nazionale che getta ulteriore discredito sulla Regione Liguria in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e territoriale, principio irrinunciabile non solo ai fini di conservare una โ€œmemoria storicaโ€ ma anche di consentire un presidio in contrasto ai fenomeni di dissesto idrogeologico e agli incendi boschivi.

Il degrado derivante dallโ€™abbandono delle attivitร  agro-silvo-pastorali trova pertanto la sola resistenza messa in campo dai volontari della locale sottosezione del CAI, dei gruppi Scout e di neonate associazioni (โ€œU Gruppuโ€, Sezione ANA di Arenzano), fondate per aggregare persone che da anni esercitavano, in forma diversa, attivitร  di recupero e valorizzazione del territorio. Realtร  preziose e insostituibili che meritano e necessitano del massimo sostegno pubblico e privato.

Dunque incamminiamoci idealmente sui sentieri di Arenzano per scoprire alcuni dei luoghi maggiormente evocativi e pregni di storia.

Rifugio Argentea (1088 m s.l.m.)

Sulla sommitร  della cima Pian di Lerca, nel tratto piรน spettacolare dellโ€™Alta Via dei Monti Liguri e a pochi chilometri in linea dโ€™aria dal mare, si erge una piccola perla: il Rifugio Argentea.

Lโ€™edificio originario venne eretto per scopi militari e durante la seconda Guerra Mondiale venne usato dalle milizie italiane. Al termine del confitto la casermetta fu abbandonata e le tegole che ne ricoprivano il tetto vennero asportate, condannando la struttura a una serie di inevitabili crolli sotto lโ€™impeto degli agenti atmosferici. La vista del rudere sullโ€™ampio crinale erboso ha rappresentato per anni il simbolo della trascuratezza e della mancata valorizzazione del territorio arenzanese.

Il recupero del riparo fu reso possibile grazie allโ€™encomiabile impegno di alcuni soci della locale sottosezione del Cai e dellโ€™allora Comunitร  Montana Argentea e ha trovato nuova linfa dal momento dellโ€™acquisto della struttura da parte dellโ€™Ente Parco del Beigua nellโ€™ambito degli investimenti mirati alla gestione della Foresta Demaniale regionale Lerone. Grazie ai fondi regionali furono effettuati i primi interventi di riqualificazione strutturale ed impiantistica che hanno portato alla riapertura del rifugio nel 2014. Da allora la gestione รจ stata affidata alla sottosezione Cai di Arenzano, dapprima con contratti annuali e soltanto nel settembre 2021 tramite un contratto decennale di comodato dโ€™uso, fondamentale per garantire una prospettiva e investire sulla struttura.

Il rifugio รจ collegato da un breve sentiero di cresta alla cima del Monte Argentea (1083 m), dove spiccano una piccola statua in marmo bianco della Madonna, posta in ricordo dellโ€™Anno Mariano 1954, e un pilastrino eretto nel 1983 con nicchia e statuina del Gesรน Bambino di Praga, la cui devozione, diffusa in tutto il mondo, trova proprio nel Santuario di Arenzano uno dei principali centri di irradiazione a livello mondiale.

Il toponimo โ€œArgenteaโ€ si riferisce probabilmente alla presenza di minerali argentiferi nelle rocce della massiccio piuttosto che al peculiare riverbero della cima innevata. Meno dubbi avvolgono la valenza panoramica della vetta, spaziando lungo la riviera ligure da Capo Mele al Promontorio di La Spezia e lanciandosi fino alle cime delle Alpi Liguri e Marittime.

Tramonto al Rifugio Argentea

Casa โ€œLeveassoโ€ โ€“ Riparo โ€œPadre Rinoโ€ (903 m s.l.m.)

Emblema della fatica e del duro lavoro sulle alture di Rensen รจ senzโ€™altro il Riparo Padre Rino. Le sue origini risalgono al 1895, quando un certo Tognu u Bregiรจ (Antonio Caviglia), abitante della localitร  Campo, decise di costruire una casa quale appoggio per le attivitร  di sfalcio e pascolo. โ€œBregiรจโ€ era infatti un contadino che durante lโ€™estate portava le pecore su quelle radure, fertili strappi verdi circondati da scoscese pietraie. La casa addomesticรฒ la montagna e da allora molte famiglie della zona si sono succedute nel suo utilizzo. Al โ€œBregiรจโ€ si sostituรฌ prima il โ€œCilampaโ€ e nel 1925 lโ€™edificio venne acquistato dalla famiglia โ€œi Ruxi de Laioaโ€, i quali adibirono i locali al piano terreno a stalla per le vacche. Nel frattempo la struttura era ormai nota come โ€œCasa Leveassoโ€, in virtรน della nutrita presenza di lepri nei suoi dintorni.

La storia privata del โ€œLeveassoโ€ termina nel 1935, anno in cui i โ€œRuxiโ€ vendettero la casa al Corpo Forestale perchรฉ venisse inclusa tra le proprietร  della bandita demaniale. Per conto della Forestale vennero realizzati i primi interventi di ristrutturazione, affidati alle abili mani di artigiani locali e alla quieta resistenza dei loro muli. Nonostante il buon esito dei lavori, il periodo della Forestale si rivelรฒ tuttโ€™altro che fortunato. Giร  nel 1950 la struttura venne abbandonata, decretandone un progressivo degrado che culminรฒ nel crollo di alcune travi e di parte del tetto.

Ancora una volta fu lo spirito indomito dei volontari ad evitare una sorte infausta per un edificio cosรฌ carico di storia. Armati di sana pazienza, i tanti volontari (CAI, CRI, FIE) avviarono negli ultimi anni 70โ€™ i contatti con la Comunitร  Montana Argentea e successivamente riuscirono anche a coinvolgere il Comune di Arenzano, ottenendo un cospicuo stanziamento ma dovendo comunque attendere la fine di un estenuante iter burocratico. Solo nel maggio del 1985 iniziarono i primi lavori e il nuovo riparo venne inaugurato nellโ€™ottobre del 1987. In quellโ€™occasione, il rifugio venne anche titolato a Padre Rino, un frate Carmelitano di Arenzano, innamorato della montagna e della natura, tragicamente scomparso a soli 36 anni il 12 Luglio 1987 nel corso dellโ€™ascesa al โ€œGran Combinโ€ in Valle dโ€™Aosta.

Da allora il riparo รจ stato a lungo il luogo della memoria e del ricordo, a cui si saliva volentieri per una passeggiata nei boschi o per una festa in compagnia di amici e sconosciuti, tutti parimenti uniti dallโ€™amore per quelle montagne e dallโ€™ostinata volontร  di non dimenticarle. Ma alla perdita dei vecchi รจ mancato il fiorire dei giovani e lโ€™inesorabile scorrere del tempo non ha lasciato alcuno scampo al Riparo โ€œPadre Rinoโ€.

Oggi la struttura versa in uno stato di degrado tale da aver costretto il Parco del Beigua alla definitiva chiusura per lโ€™instabilitร  di muri e tetto. Lo stesso sentiero di accesso che sale da Arenzano e passa dalle case di Campo, marcato con un triangolo rosso, รจ ormai per lunghi tratti impercorribile a causa della fitta vegetazione e del substrato sconnesso. Una ferita aperta per il territorio di Arenzano, il cui risanamento dovrebbe essere avvertito quale dovere morale e non colpevolmente derubricato a una questione per soli montanari nostalgici del passato. In questi luoghi e nelle storie delle genti che lo hanno vissuto affondano le radici che sostengono e nutrono lโ€™identitร  di una comunitร  e il suo intimo legame con il territorio. Lโ€™uomo รจ una strana creatura con ali e radici, proteso verso lโ€™alto ma destinato a perdersi nel vuoto senza la consapevolezza della terra da cui ha spiccato il volo.

Il Rifugio “Padre Rino” attualmente inagibile

Riparo โ€œSegageโ€ (630 m s.l.m.)

Anche se oggi sembra difficile immaginarlo, le โ€œSegageโ€ sono state per molto tempo la zona che piรน di altre riproponeva le caratteristiche del piccolo alpeggio alpino. I suoi ampi e fertili prati, abbarbicati ai piedi delle severe pareti rocciose della Rocca Turchina, hanno garantito ottime fienagioni per le famiglie di falciatori che salivano dalla frazione di Campo.

Gli โ€œAngeiโ€, cosรฌ erano soprannominati gli abitanti della localitร , costruirono il riparo alla fine del 1800, cosรฌ da garantirsi un riparo per affrontare le fatiche con piรน tranquillitร . Ogni estate, per agevolare lo sfalcio, si praticava lo spietramento, raccogliendo le pietre in tanti cumuli che vennero poi usati anche per la realizzazione della โ€œstrafiaโ€, ovvero della teleferica: lunga circa tre chilometri e mezzo, era formata da un cavo di acciaio che posava su pali in legno a loro volta sostenuti da pilastri a base quadrata costruiti in pietra a secco. La teleferica trasportava le โ€œballeโ€ di fieno fino a Campo e il suo percorso รจ ancora identificabile grazie alla testimonianza di alcuni piloni e strutture metalliche utilizzate fino agli anni 50โ€™ del Novecento.

Anche in questo caso, la cessione delle attivitร  agro-silvo-pastorali ha comportato la fine dellโ€™utilitร  del riparo e il suo inesorabile degrado. Su richiesta del Cai di Arenzano, la Comunitร  Montana Argentea finanziรฒ nel 1993 il ripristino della struttura, terminato nel 1996. Venne inoltre stipulata una convenzione con il Gruppo Scout Agesci di Arenzano perchรฉ fosse garantita la manutenzione del riparo, ma nonostante questo negli ultimi anni le โ€œSegageโ€ hanno progressivamente perso lโ€™aspetto di un tempo, vittima della crescita incontrollata della vegetazione e dellโ€™azione erosiva degli agenti atmosferici. Al pari del sentiero ad essa connesso (Triangolo rosso diretto al Riparo โ€œPadre Rinoโ€), la struttura versa oggigiorno in condizioni decisamente critiche.

Riparo “Segage” sommerso dalla vegetazione

Cร  da Gava (735 m s.l.m.)

Quasi al termine della sterrata che da Localitร  Curlo conduce al Passo della Gava, al confine tra i comuni di Arenzano e Genova, sorge la Cร  da Gava, costruita nei primi del 900โ€™ dalla famiglia Vallarino, detta โ€œLalรถโ€, come riparo per il bestiame condotto al pascolo. Da quel momento, la casa ha costituito un fondamentale presidio per molti contadini arenzanesi, data la posizione estremamente favorevole e lโ€™ampia radura che circonda la struttura, senza dimenticare lโ€™importanza di poter godere di una preziosa risorgiva che sgorga poco lontano.

Ai contadini seguirono i cacciatori, essendo la gola della Gava un sito strategico per il passaggio di colombacci e rapaci nel periodo delle migrazioni. Le loro vecchie poste sono oggi meta di ricercatori e appassionati naturalisti, armati di innocui binocoli e cannocchiali per lโ€™osservazione dei numerosi migratori che in primavera riempiono i cieli del Parco del Beigua.

Infine, conviene sottolineare come lโ€™area, ancora proprietร  della famiglia Vallarino, sia tenuta in buone condizioni dalla sezione ANA (Associazione Nazionale Alpini) di Arenzano, che ne ha fatto il proprio punto di ritrovo in occasione della festa annuale.

Cร  da Gava

Riparo โ€œAi belli ventiโ€ (895 m s.l.m.)

Piccolo riparo che sorge lungo il sentiero che dal Passo della Gavetta conduce alla Rocca dellโ€™Erxu e al gruppo delle Tardie (Tardia di Ponente e Tardia di Levante). Arroccato sulla cima di un dosso roccioso a picco sul mare, il sito รจ un balcone naturale impareggiabile: il panorama a 360ยฐ sulla costa e lโ€™entroterra ligure, sulla Superba Genova e sulla Corsica รจ davvero di quelli che lasciano senza fiato.

Costruito negli anni 80โ€™ da alcuni soci Cai in collaborazione con il Gruppo Scout di Arenzano, il riparo deve il suo nome a una tipica espressione del Ponente Ligure, usata comunemente per indicare il vivere allโ€™aria aperta. Detto ciรฒ, il vento รจ comunque un protagonista della zona e sferza continuamente il crinale; non a caso di fronte al riparo รจ stata posizionata una rosa dei venti.

Riparo “Ai belli venti”

Ex dazio (780 m s.l.m.)

Nei pressi del โ€œBric Pigheuggiuโ€ (Pidocchio) sorge la casetta dellโ€™ex dazio. Quello che oggi รจ un piccolo riparo di emergenza per escursionisti, ristrutturato nel 1988 con la collaborazione di un gruppo scout, nasconde una storia molto interessante, faticosamente ricostruita mediante un minuzioso lavoro di ricerca bibliografica tra gli archivi dei comuni del genovese. Per molto tempo si รจ creduto che lโ€™edificio fosse stato costruito nel 1929 per ospitare il Daziere, impiegato con il compito di controllare le merci che venivano trasportate oltregiogo. Eppure non mancavano le testimonianze orali di cacciatori e abitanti della zona che raccontavano di una piccola casetta giร  nella seconda metร  del 1800. Un abbaglio? In effetti nessuna carta topografica dellโ€™Archivio di Stato e dellโ€™Istituto Geografico Militare ne riportava la presenza.

Fortunatamente la curiositร  dellโ€™uomo non si spegne al primo risultato sconfortante e, perseverando nella ricerca, saltรฒ fuori una carta del Regno delle due Sardegne, datata 1853, dove era indicata, nel punto esatto del dazio, la costruzione di una Cappelletta. Inoltre, su una seconda carta del 1901 compariva la scritta โ€œCร  del Rettoreโ€ a fianco di alcuni ruderi. Tirando le somme รจ possibile concludere che in prossimitร  del crinale, al confine tra Arenzano e Genova, venne eretta prima del 1853 una Cappelletta che in un secondo momento venne riattata a casa del rettore. A inizio 900โ€™ lโ€™edificio risultava ormai abbandonato e rimase tale fino alla costruzione della casetta daziale, detta anche gabella, nel 1929. Le stesse pietre hanno pertanto visto il succedersi di attivitร  e personaggi decisamente diversi, da uomini di fede a mercanti e viandanti.

I camminatori che oggi passano presso lโ€™ex dazio non possono perdere lโ€™occasione di compiere un breve passaggio in cima al Monte Pidocchio (815 m), dove ad aspettarli troveranno una peculiare campana, i cui rintocchi riempiranno lโ€™ampio vallone digradante verso la bella Arenzano.

Scarpeggin (502 m s.l.m.)

La localitร  โ€œScarpegginโ€ รจ un fertile versante assolato e affacciato sul paese di Arenzano e sul Mar Ligure. Le prime frequentazioni documentate riportano ad inizio 800โ€™, quando alcune famiglie di contadini cominciarono a modellare il versante erigendo muretti a secco e ricavando delle fasce piane. Poter coltivare ad alta quota significava guadagnare tempo, ritardando alcuni raccolti rispetto a quanto avveniva a fondo valle e quindi assicurandosi una maggior disponibilitร  di determinati prodotti. Lโ€™utilizzo della fasce in montagna permetteva ad esempio di far crescere piantine novelle di asparagi da seminare successivamente negli orti in paese.

Il riparo venne pertanto costruito per fornire appoggio e ricovero ai contadini e falciatori, rinfrancati dalla sicurezza di un tetto sotto cui ripararsi in caso di burrasca e dove mantenere asciutto il fieno. Lโ€™edificio venne eretto contro una grande parete rocciosa, interamente ricoperta dallโ€™edera. La crescita rigogliosa del rampicante sorprese a tal punto i costruttori da nominare inizialmente il riparo โ€œLeluรฒโ€, termine del dialetto genovese che significa per lโ€™appunto edera. Nel corso degli anni รจ perรฒ rimasto in uso il solo toponimo โ€œScarpegginโ€.

Mancati gli ultimi contadini, il riparo cadde in disgrazia e rimase abbandonato per quasi un secolo. Lo โ€œScarpegginโ€ tornรฒ a rivivere negli anni 90โ€™, in seguito alla realizzazione di un progetto di ristrutturazione voluto dalla Comunitร  Montana Argentea e finanziato dalla Regione Liguria. I soci volontari del Cai portarono a termine i lavori, risistemando anche il terreno intorno e aprendo alcune vie di arrampicata sulle vicine pareti rocciose. Inaugurato nel settembre 1994, il riparo โ€œScarpegginโ€ รจ diventato presto una meta particolarmente frequentata da escursionisti e arrampicatori, diventando uno dei punti di incontro prediletti dove trascorrere alcune festivitร , in primis quella del Primo Maggio, gustando fave e salame come da tradizione.

Nel corso del 2021/2022 sono stati realizzati nuovi lavori di rifacimento e ampliamento della struttura ad opera dellโ€™Organizzazione di Volontariato โ€œU Gruppuโ€, migliorando la sicurezza della struttura e garantendone nuovamente la piena fruibilitร .

Lo “Scarpeggin” prima degli ultimi interventi di ristrutturazione e ampliamento

Riparo โ€œSambรผguโ€ (443 m s.l.m.)

Piccolo riparo costruito a partire dal 1930, quando il Corpo Forestale intervenne con un rimboschimento nella โ€œBandita Demaniale Val Leroneโ€. Sito in prossimitร  del Rio Guadi, รจ immerso in una fitta rete di sentieri e muretti in pietra a secco, abilmente tracciati ed eretti dagli stessi uomini della Forestale in concomitanza con la costruzione del riparo.

Abbandonato a partire dalla seconda metร  del secolo scorso, il suo ripristino e riattamento a confortevole bivacco escursionistico รจ stato realizzato dai volontari dellโ€™associazione โ€œU Gruppuโ€ nel corso del 2014. Oggi il โ€œSambuguโ€ รจ unโ€™ambita meta per gruppi di escursionisti che vogliono trascorrere una o piรน giornate di quiete sulle alture arenzanesi, lontano dal frastuono della cittร .

Riparo “Sambugu”

Case Freghee (188 m s.l.m.)

In localitร  โ€œFregheeโ€, poco sopra il facile sentiero che conduce al Ponte di Negrone, si nascondono nel fitto della vegetazione i ruderi di un antico villaggio rurale. La storia narra che alle โ€œFregheeโ€, intorno allโ€™anno 1797, vi si barricรฒ il generale Massena alla guida delle truppe francesi. Assediato dagli austriaci, riuscรฌ infine a fuggire dopo una sanguinosa battaglia. Ma chi costruรฌ il villaggio che salvรฒ Massena e i suoi uomini? Riflettendo sul toponimo non si puรฒ che ipotizzare unโ€™origine nordica, piรน precisamente longobarda, per il piccolo nucleo delle โ€œFregheeโ€. Molto probabilmente nacque come comune chiuso, dove tutti gli armenti potevano pascolare liberi entro un grande recinto, chiamato โ€œgardโ€ presso i Longobardi. Il bestiame รจ ormai assente da tempo e la zona รจ ormai nascosta nella boscaglia e letteralmente invasa dai cinghiali, ben piรน impattanti di una truppa longobarda.

Cianella (418 m s.l.m.)

La โ€œCianellaโ€ รจ uno dei tanti ripari costruiti dalle famiglie di falciatori al fine di garantirsi un ricovero dove ripararsi in caso di improvviso maltempo e dove poter mettere al sicuro dalle intemperie il fieno. Su un muro interno della struttura si puรฒ leggere la data della costruzione: 1889. Il toponimo deriva dal termine genovese โ€œcianโ€, che significa piano. Infatti, di fronte alla casa si estende un piccolo spiazzo pianeggiante che risalta rispetto alla restante pendenza del versante. I contadini dediti alla fienagione usarono la โ€œCianellaโ€ ogni estate fino al 1945 circa. A differenza di altri ripari, la โ€œCianellaโ€, probabilmente per la facilitร  di accesso alla zona, non rimase a lungo abbandonata. In questo caso, il recupero venne effettuato dal gruppo Scout Agesci di Arenzano, interessato a farne una base per le uscite domenicali. Al termine dei lavori di ripristino, il riparo venne anche soprannominato โ€œSalamandreโ€, in onore dellโ€™anfibio facilmente osservabile in zona, una nicchia particolarmente umida e ideale per la sua presenza. Nonostante lโ€™iniziale entusiasmo, la โ€œCianellaโ€ ha vissuto un secondo momento di abbandono, culminato nel parziale crollo del tetto. Si resero pertanto necessari nuovi interventi di ristrutturazione, questa volta ad opera dei volontari del gruppo CRI Antincendio di Arenzano, per rendere il riparo nuovamente fruibile agli escursionisti. La โ€œCianellaโ€ rappresenta oggi una meta ideale per una facile passeggiata in famiglia, offrendo ombra e acqua fresca di sorgente per una pausa ritemprante.

I ripari menzionati e raccontati sono soltanto alcune delle tante strutture e quindi storie che costellano le terre alte arenzanesi. Spesso a far da discrimine per le loro sorti รจ stato e rimane il grado di frequentazione dellโ€™itinerario e dei sentieri ad essi connessi. Per tale ragione si assiste al ripristino della piena agibilitร  per alcune strutture (Beppillu, Levee, Cima del Pozzo) e al totale abbandono di altre (Lavaggiu Vivu, Benedetta ecc.). La spendibilitร  eco-turistica deve sicuramente giocare un ruolo primario nel definire la prioritร  e la sostenibilitร  economica degli interventi, ma non puรฒ essere lโ€™unico parametro di valutazione. Il patrimonio storico-culturale si compone anche di molti siti e strutture (case carbunee, neviere, ripari), il cui pregio paesaggistico risulta estremamente significativo a prescindere dalla loro posizione e accessibilitร . Il riconoscere la perifericitร  di alcune zone, condizione odierna che spesso non riflette la realtร  del passato, dovrebbe piuttosto stimolare la creazione di nuovi itinerari e proposte che le riportino al centro dellโ€™offerta, garantendo in tal modo la valorizzazione dellโ€™intero territorio e non solo di alcune isole felici, tristemente circondate da un mare di decadenza. Lโ€™ambizioso compito di centrare simili obiettivi non puรฒ continuare a ricadere esclusivamente sul mondo del volontariato, il cui contributo rimane comunque irrinunciabile e meritevole di un riconoscimento concreto e quantificabile. Le istituzioni dovranno tornare a essere protagoniste, mettendo in campo tutte le competenze necessarie a produrre progetti che consentano di intercettare nuove risorse economiche e umane.

Le montagne di mezzo sono la quintessenza del paesaggio fragile, destinato a scomparire in assenza di una reazione forte e univoca, per non dire rivoluzionaria. Una rivoluzione che puรฒ e deve iniziare da ognuno di noi, scegliendo di vivere e frequentare la montagna non piรน come un luogo al servizio dellโ€™escursionista o turista, bensรฌ ponendo questi ultimi al servizio della montagna.


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Sono Luca Caviglia, Accompagnatore di Media Montagna iscritto al Collegio delle Guide Alpine della Liguria e membro del gruppo di Accompagnatori e Guide Alpine โ€œHike&Climb Liguriaโ€. Nato a Genova nel 1991, mi sono prima laureato in โ€œScienze Naturaliโ€ presso lโ€™Universitร  degli Studi di Genova e successivamente ho conseguito il titolo Magistrale in โ€œEvoluzione del comportamento animale e dellโ€™uomoโ€ presso lโ€™Universitร  degli Studi di Torino, con specializzazione in ricerca e gestione di carnivori e ungulati. Amo la montagna in tutti i suoi molteplici aspetti e ogni mia escursione vuole essere una tavolozza piena di colori, con cui dipingere insieme ai partecipanti le meraviglie del nostro territorio.

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