Visitare il Museo Diocesano e le Gallerie del Tiepolo di Udine significa non solo poter ammirare quanto di bello e prezioso vi รจ contenuto, ma anche conoscere un pezzo non indifferente di storia del Friuli: il Palazzo in cui esso รจ ospitato fu infatti casa del Patriarca di Aquileia da quando il territorio friulano cadde sotto la dominazione della Serenissima nel 1420. I veneziani si impadronirono della precedente dimora patriarcale, il Castello di Udine, per insediarvi i propri organi di controllo del nuovo feudo conquistato: e invero fecero lo stesso con il prestigioso titolo ecclesiastico, che divenne appannaggio delle varie famiglie del patriziato lagunare.
Non sorprenderร quindi che nella storia che questo edificio racconta appaiano molti famosi cognomi veneti: il primo di questi รจ Grimani, nella persona di Marino, il patriarca che, appunto, per primo terminรฒ la prassi raminga di farsi ospitare di volta in volta da qualche casata nobile cittadina per costruirsi negli anni โ20 del Cinquecento lโantenato del Palazzo attuale. Da allora i detentori del titolo di Patriarca, quando a Udine, risiederanno qui: infatti, e per preferenza personale e per altri impegni politici in connessione con la Serenissima, questi saranno presenti in cittร ad intermittenza, posto che il titolo storicamente porta con sรฉ una tradizione di spostamenti e sedi volanti. Pure in tali condizioni, comunque, i lavori al Palazzo continueranno e si intrecceranno con lโevoluzione della mentalitร , dellโarti, della cittร e dei rapporti politici.
Francesco Barbaro, passato alla sua casata il prestigioso incarico, si impegnรฒ nellโampliamento della โtorreโ a tre piani del Grimani, che pare essere stata costruita su un edificio anche precedente, facendola diventare il centro del suo progetto messo in opera a cavallo del XVII secolo: una spinta edilizia che risponde alla maggior volontร di presenza sul territorio del Barbaro, animato da spirito controriformistico in anni in cui la Chiesa cattolica necessitava di una dedizione piรน continua alla cura dโanime da parte del clero. A questa si aggiungerร sempre piรน lโaumentato interesse di Venezia per la terraferma, vista la forte concorrenza sul mare e lโampliarsi della potenza asburgica, vicino a tratti preoccupante, a tratti conveniente. Perciรฒ, ancora maggiori risultano lo sforzo e lโintervento di Dionisio Dolfin, che alla sua elezione nel 1699 si trasferรฌ in pianta stabile ad Udine e ne curรฒ lo sviluppo culturale: impegnatosi nei lavori che daranno sostanzialmente al Palazzo la forma attuale, nรจ lesinรฒ capitali personali per la creazione di una Biblioteca pubblica, che mancava alla cittร , nรฉ si tirรฒ indietro nel fare i nomi di Domenico Rossi, architetto allievo del Longhena, e di un giovane Giambattista Tiepolo.
Lโarrivo dellโartista dal Veneto sarebbe stato difficile senza le vicissitudini storiche che avevano unito questa regione al Friuli: cosรฌ come il mutamento di mentalitร che si stava consumando col passaggio al Settecento, il Secolo dei Lumi, รจ ben rappresentato dalla volontร del Dolfin di mettere a disposizione della cittadinanza uno spazio culturale pubblico, come ne รจ sintomatico che tale impresa sia stato uno dei suoi principali motivi dโorgoglio. Da qui la presenza del nome del maggior artista Rococรฒ italiano nella denominazione museale: si tenga poi presente che la Biblioteca venne foraggiata anche prelevando dalla collezione di libri dello zio di Dionisio, Giovanni, predecessore diretto del nipote.

Il nome dei Dolfin campeggia quindi giustamente sulla facciata, cosรฌ come quello di Francesco Barbaro fa bella figura sullโarco da cui si accede alla corte dโingresso: sempre un Dolfin, Daniele, peraltro sarร lโultimo Patriarca alla soppressione della carica nel 1751, fatto che porterร il Palazzo a cambiare attribuzione, da patriarcale in arcivescovile, comโรจ tuttโora. AllโArcivescovato va poi ed infine proprio il merito di aver messo a disposizione questo patrimonio al pubblico: di tale disegno ci sono notizie in seguito ad un altro fatto dโimportanza storica per il Friuli, il terremoto del 1976, tragedia che perรฒ dette certo impulsi a rinnovare e fare del bene. Lโiniziativa portรฒ anche a riempire ulteriormente le sale di opere dโarte dallโex Museo diocesano, che in precedenza era allocato al Seminario, creando lโattuale polo museale.
Questo, come lโedificio che lo contiene, si stratifica e stiracchia agevolmente nel tempo: il percorso inizia infatti con dei per nulla disdegnabili rilievi medievali di scuola aquileiese, tanto per rimanere in tema patriarcale. Subito perรฒ si salta di 700 anni e si passa ai maggiori calibri: superato un piccolo atrio, il visitatore รจ accolto infatti allo Scalone dโonore progettato dal Rossi perchรฉ gli ospiti del Dolfin fossero subito consci dellโambito nobiliare in cui si stavano muovendo. Affacciandosi al parapetto e guardando in alto, allโapice della corsa delle rampe di scale, sul soffitto voluttuosamente stuccato ecco imporsi il primo affresco di Tiepolo del percorso, nonchรฉ il primo cui egli lavorรฒ a Palazzo.
La cacciata degli angeli ribelli รจ pure il primo gradino del programma iconografico con lezione ascensionale che interessa lโintero palazzo: ivi รจ infatti descritto il male primordiale, la Caduta per eccellenza, e al contempo il primo intervento divino per ristabilire la giustizia. Tutto attorno, la storia continua con le vicende di Adamo ed Eva, con il racconto della caduta, stavolta umana, dipinto a grisaglia. Nellโaffresco che narra la perdita del Paradiso celeste, un angelo si apre in alto galleggiando con la leggerezza di una piuma o della luce in cui รจ avvolto, troneggiando sulle figure demoniache che si avviluppano nelle loro forme che giร tradiscono tratti serpentinei: i demoni, che stanno cadendo alla terra, hanno una concretezza e una carnalitร diversa, pure perchรฉ il loro incarnato brunastro รจ percorso da tinte sanguinie. Quello precipitato piรน in basso ha parte di un braccio che fuoriesce dalla cornice della scena, fatto di stucco e poi ridipinto: una tecnica sagace per aumentare lโeffetto dโinganno dellโocchio tipica del Rococรฒ, utilizzata ad esempio anche nel Duomo a pochi passi da qui.


Con questa premessa, il percorso proseguendo non sale subito fino alla fine dello Scalone, come sarebbe stata prassi per gli ospiti del Patriarca, ma si ferma al primo piano: qui una sala accoglie ex voto popolari e alcune tele fra cui si segnala la Madonna col Bambino di Odorico Politi, pittore udinese ottocentesco che mostra tutta la sua preparazione accademica in un dipinto educatissimo in cui si incrociano varie ispirazioni, dalla dolcezza delle forme rinascimentali, al loro essere raffinate dalla lezione classicista, fino ad una prospettiva di taglio piรน Cinquecentesca; per citare le prime suggestioni. Alla sinistra di questo spazio si apre poi una saletta nella quale รจ custodito un piccolo tesoro, testimone ancora della mobilitร cronologica del Museo, ma anche di quella geografica: qui infatti si puรฒ ammirare una coperta di Evangeliario proveniente dalla Carnia in cui la cornice metallica duetrecentesca custodisce delle placchette dโavorio uscite nel X secolo dalla mano di un artista di scuola costantinopolitana.
Di fronte ad essa torreggia un Dio Padre attribuito a Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, enfant prodige della scuola veneta tra fine โ500inizio โ600 a cui ad esempio venne tributato lโonore di metter mano alla Pietร di Tiziano per terminarla dopo la morte del Vecellio: Palma fu artista estremamente prolifico, molto apprezzato in Friuli in cui fece a piรน riprese arrivare pezzi dalla sua instancabile bottega. Non per nulla lo si puรฒ spesso trovare nelle nostre chiese, e anche in questo Museo si vedrร poi qualcosโ altro di sua firma.



Inizia quindi la Galleria della scultura lignea friulana: questi ambienti, come i precedenti, sono stati rimaneggiati e ridecorati in Stile impero nel XIX secolo, e vi corre lโesibizione di molti dei migliori esiti che questa particolare forma dโarte seppe dare in Regione. Non si estenda infatti la legnositร della materia delle opere alla loro forma: la Santa Eufemia di metร Trecento, fra i capolavori, รจ tanto solida che le pieghe che solcano la sua gonna possono, per via del cilindro che essa forma, ricordare le scanalature di una colonna; ma lโaffusolarsi del suo vitino e le semplici e sinuose forme del suo busto raggiungono una delicatezza tutta gotica.
Nel suo grande Polittico, Domenico da Tolmezzo (Meni di Tumieรง per noi friulani) addolcisce il legno in forme semplici ma eloquenti, trattando e tratteggiando le Sante e la Madonna come vere damigelle: senza far loro perdere in alcun modo dignitร e solennitร , lโartista riesce a ridare calore alle figure grazie ad alcuni particolari modesti, che perรฒ fanno tutta la differenza, come lโindovinata maniera in cui fa cascare con delicato realismo i capelli sulle loro spalle. Lungo la galleria scorrono i secoli, e si passa quindi dal Quattrocento al Cinquecento, dove si incontrano Giovanni Martini, uno degli artisti di punta del Rinascimento regionale, pure valente pittore, e le produzioni della sua bottega: alla fine del corridoio aspetta un grande San Cristoforo con il proprio bambinello sulla spalla, opera seicentesca che giganteggia fra gli episodi degli ultimi secoli.


Continuando il percorso, dopo una porticina ci si trova nella spirale di una ripida scala a chiocciola, voluta a suo tempo dal Dolfin come accesso esterno alla Biblioteca: qui gli occhi vanno ancora verso lโalto, dove il canocchiale della scalinata circonda con le sue torsioni la cupoletta affrescata dal francese Louis Dorigny, impegnato anche nella coeva campagna di magnificazione del Duomo cittadino. E proprio alla Biblioteca si giunge fatto lโultimo gradino: questa รจ un orchestra di legni, stucchi e dipinti in cui si comprende infine quale sia il programma iconografico voluto e architettato dal Dolfin e di cui la Cacciata del Tiepolo era stata lโinizio.
Il ballatoio che corre sopra le prime scaffalature รจ infatti decorato con sculture di esseri animaleschi e diabolici, in un ritorno dellโarte del legno che ben si sposa con quanto visto al piano inferiore: salendo, queste creature grottesche lasciano il posto a putti angelici e ai quattro Dottori della Chiesa, con la mediazione dei Trionfi di Dottrina, Fede, Ortodossia e Veritร sui corripettivi mali; dipinti del veneziano Nicolรฒ Bambini campeggianti sulle sovrapporte. Costui รจ anche lโautore del grande telero che chiude il programma sul soffitto della Biblioteca: il Trionfo della divina Sapienza. Con esso sia gli episodi della cacciata dai Paradisi celeste e terrestre vengono riportati ad un enorme disegno, sia si chiarifica il rapporto che il Dolfin aveva con la cultura contenuta nella Biblioteca: un mezzo per raggiungere lโilluminazione, altro tema settecentesco, con e verso lโAmore di Dio.
Usciti da questo luogo di sapienza ci si immette dunque nella successione di tre stanze caratterizzate ognuna dalla presenza di uno dei tre colori primari: e per essi denominate. La Sala Azzurra rappresenta probabilmente una sopravvivenza dellโepoca Grimani, visto che รจ abbellita dalle straordinarie grottesche che ne vivacizzano il soffitto: questo tipo decorativo risale e divenne famoso a fine โ400 quando ne vennero trovati degli esempi simili con gli scavi della Domus Aurea di Nerone. Da qui, gli artisti della Roma i cui Papi volevano riavere lo splendore dei Cesari, ne furono catturati: Raffaello Sanzio e la sua bottega li ripresero piรน volte, e in essa era impegnato anche il friulano Giovanni da Udine, a cui per ovvi motivi la tradizione attribuisce gli affreschi. Cโรจ poco da dire: su di uno sfondo latteo percorso da astratte geometrie purpuree si affollano con una disposizione spaziale a puntino le piรน svariate figure; uomini, scimmie, gru, racemiโฆ Da vedere: per tornare da Udine a quando la Roma classica dominava dalle Gallie allโEgitto, o a quando quella moderna volle riprendere e superare lโantica.


Nella Sala Gialla si estende invece il connubio del senso settecentesco per la grazia, la ponderazione e lo sfarzo, con stucchi vivaci ma calibrati che percorrono superfici di un colore acceso e luminoso. Se la luce รจ uno dei leitmotiv del nostro excursus, in precedenza, nella Biblioteca avevamo anche incontrato il tema della saggezza: esso non puรฒ che trovare la sua piรน consona casa nella Sala Rossa, che ospitava il Tribunale del Foro Ecclesiastico, dove si espande nel grande affresco a soffitto di Tiepolo, di nuovo; che non poteva che rappresentare il piรน giusto dei giudici biblici, ossia Salomone. Egli figura in vesti forse un poโ troppo veneziane mentre รจ intento a dirimere la famosa disputa fra due madri per il possesso di un bambino: il Re si staglia al culmine di una ardita prospettiva scorciata di sotto in sรน che porta lo spettatore ad un cielo rosato partendo dalle scalinate del trono.
Queste paiono nascere dalle nubi, proiettandoci dalle altezze giร remote da cui si sviluppano sino a farci giungere ad un mondo paradisiaco sia per la sua elevazione che per le sue tinte. Agli angoli campeggiano poi i quattro Profeti maggiori: Isaia, Geremia, Daniele ed Ezechiele, sempre di Tiepolo, e riferibili come il Giudizio ad una fase successiva rispetto a quella della Cacciata. Come Salomone, a cui si ispirava, anche il Patriarca aveva il proprio trono, nella sala attigua voluta giร dal Barbaro: questa era la meta finale di coloro che dopo lโintervento dolfiniano percorrevano lo Scalone invece di fermarsi al primo piano, e che giunti qui si trovavano peculiarmente circondati dai ritratti di tutti i Patriarchi e poi degli Arcivescovi udinesi che affollano le pareti della sala. Anche ora non si puรฒ non guardare in alto: dove nellโOttocento, dopo il crollo del soffitto poi ricostruito, il pittore Osoppo Domenico Fabris scorciรฒ, in analogia con il precedente tiepolesco, una Missione di SantโErmacora. In essa lโesito piรน felice risulta il grande arco cassettonato sotto al quale si muovono i personaggi, la cui proiezione prospettica รจ tecnicamente molto efficace.
Gli ospiti del Patriarca non potevano certo lamentarsi dellโambiente in cui egli dava loro udienza o li accoglieva: la Galleria loro dedicata รจ, fra tante grandi imprese, probabilmente il capolavoro del Tiepolo nel Palazzo. Qui infatti egli affrescรฒ completamente ogni tratti di muro libero, in alto e in basso, coadiuvato valorosamente dalla sua bottega e in particolare da Girolamo Mengozzi, detto il Colonna, specializzato nellโimitazione a trompe lโoeil delle architetture. Alle porzioni di muro che spalleggiano le porte si avviluppano infatti delle bellissime colonne tortili sempre di memoria salomonica e del grande Tempio fatto costruire dal monarca. Nelle pareti si aprono false edicole con statue illusionisticamente dipintevi dentro. Architetture finte e stucchi reali duellano di continuo in una sfida allโocchio e in una gara di piacere: grisaglie su sfondo dorato contribuiscono ad aumentare lโosmosi ottica tra pittura ed architettura, e al contempo a diffondere una luce che la pittura di Tiepolo ha ora felicemente sposato in toto.
Le sue tinte e i suoi toni si sono infatti schiariti per arrivare a quel senso di evanescenza tipico della sua produzione matura, ed egli ci gioca ormai con sicurezza disimpeganta nel connotare i cambiamenti di luce: un caso esemplare รจ la veste dellโangelo che conforta Agar, sui cui disegni lโartista fa baluginare riflessi dorati con coerenza ottima fra la resa del tessuto decorato e il suo risplendere soprannaturale. La mano di Tiepolo non necessita di troppo, schizza con leggerezza i tratti che gli servono, lasciando respirare e trascendere la pittura.


Come si sarร intuito, questa porta in scena storie dallโAntico Testamento: nella scena centrale in cui Rachele nasconde gli idoli della sua tribรน al padre Labano e al marito Giacobbe, nella donna si รจ voluta riconoscere Cecilia Guardi, moglie del pittore, e questo pare si sia autoritratto nella figura di Giacobbe; Giandomenico, loro figlio e futuro pittore e aiutante del padre, sarebbe allora il figlio della coppia anche nella finzione, ossia quel giovane Giuseppe ai piedi di Rachele. Maggior enfasi e contrasti piรน segnati ha poi lโepocale Sacrificio di Isacco, principale realizzazione sul soffitto, in cui e lโangelo che cala imperioso da un cielo piรน fosco e Abramo che distoglie il coltello dal figlio posano piรน drammatici, per sottolineare la tensione di uno degli episodi biblici in cui si esplora piรน schiettamente la sostanza della vera fede: il tutto รจ ripreso sempre con uno scorcio che ce li fa giganteggiare addosso, mentre perรฒ Isacco, con lo sguardo a noi rivolto da questa altezza lontana, ci avvicina alla vicenda tremenda con fanciullesca innocenza, chiamandoci a sรฉ.
Se la Galleria รจ ambiente pubblico, piรน riservato รจ lโultimo spazio da visitare, la Cappella palatina, giร realizzazione del Barbaro ma rifatta completamente nel Settecento: qui manteniamo la promessa fatta nella sala dellโOreficeria, di rivedere Palma il Giovane, che ritroviamo infatti sullโaltare nella sua seicentesca Madonna col Bambino. Altra nostra conoscenza precedente รจ il Bambini, qui presente sempre a soffitto: non poteva mancare poi ancora il Tiepolo, a cui sono attribuiti due tondi con Santi sugi stipiti delle porte ai lati dellโaltare, e che si fa notare anche per una pala rappresentante una Crocifissione.
Chiudiamo allora con la teoria di Santi che si snocciola nelle tele di un altro protagonista del Settecento friulano, stavolta perรฒ autoctono: Nicola Grassi, dalla Carnia, assorbe la lezione luminista veneziana coniugandola con accensioni repentine dei suoi colori e una condotta pittorica piรน concreta. Scendendo lo Scalone per ritornare da dove si era cominciato il viaggio nella storia e nellโarte di questo Palazzo, un ultimo sguardo piรน ravvicinato alla Cacciata degli angeli ribelli non puรฒ che lasciare il visitatore con un pensiero: โA prestoโ. ร un consiglio.

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Simone Costantini
Ho studiato Storia dellโarte a Udine e a Milano, lavorando poi per diverse realtร museali sia in Friuli, casa mia, che nella cittร meneghina: sono specializzato in arte contemporanea, ma non limitato ad essa. Gironzolare per chiese e musei รจ quanto faccio nelle mie giornate libere: spero che quanto avete letto o leggerete di mio ve ne possa trasmettere le motivazioni e che inizierete a farlo anche voi!