Laddove un tempo c’erano campi coltivati a vite, tenute agricole e coltivazioni di carciofi, bellissimi aceri e olmi, orti privati, distese di campi abitate da poche case di contadini, nei primi anni 20 del 900 sorse la città giardino: la Garbatella.
Situato a sud della capitale, tra via Ostiense e la Basilica di San Paolo Fuori le Mura, una della quattro Basiliche papali di Roma, il quartiere nacque come un laboratorio di architettura popolare dopo l’Unificazione del Regno d’Italia e l’avvento delle fabbriche in zona ostiense e il progetto del porto fluviale dei primi anni 20, al fine di ospitare gli operai e le loro famiglie che provenivano da villaggi e paesi fuori Roma a lavorare per la causa.

A ridosso della zona industriale che vantava la sua piccola rivoluzione industriale, infatti, nell’area sorsero molti oleifici, i mercati generali, molti magazzini ed opifici, la fabbrica della Miralanza sapone, molte concerie, le officine del gas, una grande vetreria, mulini, la centrale elettrica e il progetto della costruzione di un canale parallelo al Tevere (mai realizzato) che collegasse l’area con un porto ad Ostia per il trasporto delle merci che servivano quell’area industriale.
Possiamo dunque affermare che le prime forme di costruzioni erano sostenute da capitani di industria armatori e molti industriali dell’epoca, i quali vedevano la necessità di ospitare in modo minimalista gli operai che dopo una giornata di intensa fatica potessero trovare un po’ di pace e giusto sonno ristoratore in un luogo a passo d’uomo, nella “città giardino”, Garden City, tutta nostrana, e dove, anche le loro famiglie potessero continuare a vivere una vita tranquilla.
Vi erano infatti villette a schiera con facciate ornate da nicchie, fregi e colonnine, munite ognuna di un giardino 180mq da coltivare per arrotondare i magri stipendi degli operai e che vennero poi trasformate in lotti con villette a raggiera, dove gli spazi comuni venivano utilizzati e apprezzati dagli abitanti, il grande giardino interno era condiviso e nel quale si accedeva da un ingresso comune dove i bambini giocavano senza alcuna preoccupazione da parte dei genitori, aree di ricreazione condivise, come il teatro cinema Palladium che può ospitare fino a 500 persone, edifici di bagni comuni, lavatoi e stenditoi comuni, insomma nacque come un insediamento di pace sociale che presto diventò un esempio per molte città anche straniere.
Il primo nucleo nacque intorno a piazza Brin e consisteva in 190 alloggi in 40 palazzine immerse nel verde. Anni più tardi poi venne costruito un altro insediamento di case popolari che ospitarono sfrattati e sbaraccati, voluto dall’Istituto delle case Popolari, poi dopo più vicino ai nostri tempi furono costruite nuove palazzine e altri alti edifici nella zona nuova del quartiere vicino alla stazione della metro Garbatella e nel frattempo il quartiere si è modernizzato ed inevitabilmente ingrandito, e camminando al suo interno ci si imbatte in tipologie di abitazioni variegate, si respira un’aria molto particolare, si passa da uno stato di quiete indescrivibile soprattutto al tramonto dove si scorgono ancora aree verdi tra le basse villette. Inoltre, l’incontro con i gatti non è certo difficile anzi spesso si rimane catturati da qualche gattino randagio talmente bello quasi un’opera d’arte naturale tutto nero a pelo lungo magari di razza con i quattro appoggi bianchi uguali delle zampette e sotto il musetto un triangolo bianco latte a mo’ di bavaglino e una macchia bianca a spirale tra il naso e la bocca.
Proprio qui scoprirete che altre persone, con un gran cuore, si stanno occuoando già da qualche anno dei tre adorabili Nerina, Nerone e Tigrin,a e che proprio grazie Macchia, gli adorabili anche se sospettosi mici continuano a circondarsi di attenzione e buone pappe!
Si giungerà poi nel punto in cui la città ci ingloba con il suo inevitabile caos e ti sorprende sempre con le sue varie curiosità!
Il nome Garbatella è incerto due ipotesi hanno trovato terreno: la prima è che il quartiere abbia preso il nome da una ragazza molto bella, semplice e gentile appunto garbata, una garbata ostessa che lavorava in un’osteria e preparava degli ottimi piatti per gli ospiti di passaggio, molti dei quali pellegrini cristiani che si recavano in visita alle Sette Chiese inclusa la basilica di San Paolo e che ivi si fermavano a mangiare.


Altra ipotesi è che in quell’area c’erano coltivazioni di vite a ” garbata” e cioè un tipo tecnica dove le viti si tengono in piedi appoggiandole ad aceri e olmi senza diboscare e senza la necessità di utilizzo di pali per stare in piedi, modalità introdotta da un agronomo che era anche un religioso, un certo monsignor Nicolai, che lo sperimentò presso la sua tenuta a sud di San Paolo “i 12 cancelli”.
In quartiere è infine famoso per i suoi murales colorati e particolari: spicca quello vicino a piazza Bonomelli raffigurante il ritratto della bella ostessa, con sotto c’è scritto “Garbatella” Maria o Carlotta, non è appurato il suo vero nome da fonti avrebbe potuto chiamarsi Clementina Eusebi, che rimasta vedova continuò a portare avanti l’osteria del marito continuando a lavorare, vera o presunta piace pensare sia veramente esistita per ricordare ancora una volta l’ospitalità e la genuinità dei Romani.
Vi aspetto per scoprire insieme questo particolare quartiere!
DONATELLA BATTISTI
Sono Donatella, abito a Roma e sono un accompagnatore turistico abilitata lingua italiana e inglese.
Durante questi anni di attività nel turismo al quale mi dedico con molto piacere, ho sperimentato che ogni volta che si visita una nuova destinazione si scoprono tantissime emozionanti novità e, spesso, specialmente se il luogo ci è piaciuto particolarmente, la volontà di farvi ritorno per scoprire sempre di più.
Essere curiosi stimola la nostra voglia di conoscenza e alimenta la nostra immaginazione (leggenda o realtà?), in particolare quando si visita una città come Roma. L’importante è iniziare questo percorso: il resto viene da sé!