Il salone da tè della Grande Moschea di Parigi

Salone da tè della Grande Moschea di Parigi – Foto del Ristorante Grande Moschea di Parigi

Il visitatore alla scoperta dei luoghi magici di Parigi, non può assolutamente perdersi il Salone da tè della Grande Moschea. Oasi di pace in pieno Quartiere Latino, una pausa al caffè della moschea, è l’invito ad un viaggio verso l’Oriente e l’esotismo. Seduti nel patio decorato dai bei mosaici blu, all’ombra dei verdi alberi di fico, si è inebriati dal profumo del tè alla menta e dalle essenze di fiori d’arancio. Un’atmosfera incantata che rischia di transformarsi in uno dei momenti più marcanti del vostro soggiorno a Parigi.

La Grande Moschea, un’oasi orientale nel centro di Parigi

Nel cuore del Quartiere Latino, non lontano dal Jardin des Plantes, si trova la Grande Moschea di Parigi. È un’immensa ed elegante struttura bianca, costruita negli anni 1920, in ricordo di tutti i soldati di fede musulmana che perirono durante i combattimenti della Grande guerra in Francia. Inaugurata nel 1926, è la più grande moschea costruita sul suolo francese. In stile ispano-moresco, se l’esterno ci ricorda la moschea di El-Qaraouiyyîn della città di Fèz in Marocco, il grande patio interno è invece ispirato al palazzo de l’Alhambra di Granada.

Luogo di culto, ma anche d’incontro, ingloba nel suo ampio complesso un hammam, un grande ristorante e un bel salone da tè, che affascina per l’atmosfera e la bellezza dei decori.

Come in un giardino arabo-andaluso

Si entra nel salone da tè dalla via Geoffroy-Saint-Hilaire e ci si ritrova in un giardino arabo-andaluso, decorato da bellissimi mosaici Zellige, di varie tonalità del blu. Lo Zellige è un tipo di mosaico, prodotto principalmente nella regione di Fèz in Marocco, fatto di tasselli di terracotta colorati e smaltati, assemblati in modo da creare dei motivi geometrici. È una tecnica tradizionale e artigianale che ha conosciuto il suo apogeo nei secoli XIII° e XIV° secolo, e che ha trovato la sua massima espressione nel palazzo dell’Alhambra del sud della Spagna.

Attraverso un bel portale in stile moresco, si entra in un primo patio che già ci trasporta in un ambiente da fiaba, e varcando un secondo portale, si entra in una corte più luminosa, sempre decorata in stile orientale, protetta da un’ampia vetrata. È qui che tra fontane, palme e mosaici colorati, parigini e viaggiatori, si fermano per una pausa gustando pasticceria orientale e il famoso tè alla menta.

Il tè alla menta, un incontro di culture

Uno dei momenti più piacevoli, passando dal quartiere Latino, è sicuramente una pausa al caffè della moschea per bere il delizioso tè alla menta. Buonissimo, dissetante ed economico (2€ il bicchierino), fa parte dei rituali imperdibili durante una passeggiata nel quartiere, o dopo aver visitato il museo di Storia Naturale che si trova proprio accanto. Ci si siede in uno dei tavolini, e si aspetta che uno dei camerieri, che sfrecciano tra i tavoli con i vassoi pieni di bicchierini da tè, si avvicinino per porgervene uno.

E il profumo che ci invade ci trasporta nella Bagdad delle Mille e una notte, nei bei palazzi arabi, nelle aride distese del deserto. Vale però la pena ricordare che questa bevanda che associamo all’Oriente è un vero incontro tra culture e colture diverse. Vale a dire un incontro tra l’Asia e l’Europa e l’Africa, grazie agli scambi commerciali, promossi in particolare dagli Inglesi. Ma anche un incontro tra la pianta del tè e quella della menta. Difatti, quando pensiamo al tè alla menta, immaginiamo subito le grandi distese desertiche del Sahara, le carovane e i fuochi accesi al crepuscolo. Vediamo uomini con turbanti blu che versano il tè color miele, in un rituale fatto di gesti ancestrali…

Forse però non tutti sanno che l’uso di bere il tè alla menta nei Paesi del Maghreb risale solo al XVIII° secolo, quando gli Inglesi, che commerciano il tè, vogliono diffondere sempre di più questo prodotto, vendendolo in più porti possibili. Nel Nord d’Africa si concentrano sulle città portuarie, che danno sul mare, come Mogador (l’attuale Essaouira), e Tangeri, che detiene il controllo dell’accesso al Mediterraneo. Fino ad allora nel Maghreb vi era l’uso di bere delle infusioni a base di menta, quindi l’arrivo del tè porta a questo incontro fortunato tra le foglie del tè e le foglie della menta; uno sposalizio riuscito siccome ebbe un grande successo. Difatti, rapidamente, il tè alla menta si diffuse in tutti gli altri Paesi del Nord Africa, fino a raggiungere le distese del deserto del Sahara. Sempre servito ben zuccherato, il tè è versato da una certa altezza, al fine d’ossigenare la bevanda e affinarne il gusto.

E il pistacchio, le mandorle e la cannella

Per accompagnare il tè alla menta niente di meglio dei buonissimi pasticcini ‘orientali’. Una vera esplosione di gusti (e di calorie!!), a base di mandorle e miele, naturalmente. Ma anche pistacchio, sesamo, datteri, cannella ed essenza di fiori d’arancio.

Baklava, corna di gazzella, dolci intrisi di miele, farciti di frutta secca.. Un dolce per ogni gusto. Al contrario del tè alla menta, tradizione introdotta solo nel XVIII° secolo, l’arte pasticcera ‘orientale’ era già presente ai tempi d’al-Andalus, e alcune ricette della pasticceria dell’epoca somigliano molto a quelle attuali. La chiamiamo pasticceria orientale, ma per essere precisi dovremmo chiamarla nord-africana o magrebina, per distinguerla giustamente dalla pasticceria medio-orientale (quella del Libano, Siria, Turchia..). Il motivo? Gli ingredienti di base. La pasticceria del nord Africa, difatti, utilizza il miele come dolcificante, e la mandorla come base. Al contrario della pasticceria medio orientale dove la mandorla è poco utilizzata, e per zuccherare si predilige sciroppo di zucchero.

Aperto dalle 9 alle 24, senza interruzione, il caffè della Grande Moschea è un’imperdibile tappa del soggiorno a Parigi. Un viaggio nell’estetica, nel gusto e nell’esotismo dell’Oriente.

Vi aspetto per compiere insieme questa esperienza!


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STEFANIA MONACO
Mi chiamo Stefania, sono emiliana e vivo a Parigi da più di vent’anni. Dopo essermi laureata in Lettere moderne all’università di Bologna, ho scelto la capitale francese per proseguire i miei studi in museologia e storia dell’arte. Il mio lavoro di guida turistica mi porta da anni a percorrere i luoghi più emblematici di Parigi e della sua regione. Amo particolarmente far scoprire ai visitatori le collezioni del Louvre e del museo d’Orsay, ma anche accompagnarli nei quartieri più caratteristici – il Marais, Saint-Germain-des-Prés, Montmartre – girovagando tra le strade e i vicoli, per riviverne la storia o ammirare semplicemente lo scorrere della vita quotidiana. Non c’è quartiere della città che non custodisca il ricordo dell’artista o dello scrittore che lo ha abitato. La bellezza e l’arte qui sono onnipresenti: a Parigi anche i cioccolatai si trasformano in scultori, creando vere e proprie opere d’arte!

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