Il Palazzo della Contessa di Lebrija si trova in calle Cuna, una delle strade più vivaci del centro storico di Siviglia.
Il marchese di Lozoya, storico e critico d’arte, l’ha descritto come “il palazzo miglior pavimentato d’Europa”. La pavimentazione del pianoterra è, infatti, interamente costituita da preziosi mosaici romani rinvenuti a Italica, città romana a pochi chilometri da Siviglia.
Le pareti e i soffitti del palazzo sono un vero e proprio campionario di stili architettonici, caratterizzati da elementi moreschi, decorazioni plateresche, fregi rinascimentali e rivestimenti ceramici provenienti da vari conventi; uno dei soffitti si trovava in origine in una residenza signorile cinquecentesca mentre la facciata e la pianta del palazzo sono in stile andaluso sivigliano.
La costruzione dell’edificio risale al XVI secolo. Fu però tra il XVIII e il XX secolo che, in seguito a importanti lavori di ampliazione e restauro, il palazzo subì una notevole trasformazione.
Nel 1901 Doña Regla Manjón Mergelina, contessa di Lebrija, acquistò il palazzo e iniziò le opere di ristrutturazione per collocare ogni mosaico con le sue dimensioni originali.
Doña Regla fu una nobildonna colta e amante dell’archeologia. Fu la prima persona a utilizzare tecniche moderne, apprese durante i suoi viaggi a Roma, per estrarre e restaurare i mosaici di Italica.
Nacque nel 1851 a Sanlúcar de Barrameda e visse la sua adolescenza tra la sua città natale e Siviglia, a contatto con libri, dipinti, oggetti in ceramica e pezzi di antiquariato appartenenti alla sua famiglia, che contribuirono alla formazione della sua personalità.
Il titolo di contessa di Lebrija le fu concesso nel 1912 dal re Alfonso XIII. Questo titolo era appartenuto a una zia di suo padre, quinta contessa di Lebrija.
Rimasta vedova e senza figli, la contessa dedicò la sua vita e gran parte del suo patrimonio a coltivare la sua passione per l’archeologia e per il collezionismo, che non ebbe un fine esclusivamente privato, ma servì anche per legittimare il suo titolo nobiliario e per creare una casa-museo, con carattere semipubblico. Grazie ai suoi sforzi, nel 1968 il palazzo fu iscritto nel catalogo dei monumenti storico-artistici di Siviglia.
Italica, conosciuta come “Siviglia la vecchia” fu abbandonata dal III secolo d.C. a causa dell’instabilità dei terreni su cui era stata costruita. Da allora la città fu depredata di tutto ciò che potesse essere riutilizzato.
La legge sulla protezione del patrimonio storico spagnolo fu varata nel 1912. Fino a quel momento, tutti i ritrovamenti avvenuti in terreni di proprietà privata venivano venduti al miglior acquirente.
Doña Regla acquistava tutti i reperti archeologici che le venivano offerti e in alcuni casi comprò anche dei terreni, su cui fece eseguire gli scavi.
Il palazzo di Lebrija fu aperto al pubblico nel 1999, alla morte di don Eduardo de León y Manjón, ottavo conte di Lebrija, che aveva vissuto in questa casa che, con i suoi 2000 m2, si sviluppa su due piani.
Attraversando il portale di marmo, incastonato nella bella facciata seicentesca, entriamo in un atrio con un elegante soffitto ligneo e una splendida cancellata di ferro battuto, dorato e policromato, appartenuta al convento di San Girolamo.
Il pavimento è caratterizzato da un opus sectile di marmi romani policromi. Degna di nota è la collezione di piastrelle del XVIII secolo, provenienti dalla casa dei nonni della contessa che si trovava a Ronda.
Nel 1914 doña Regla acquistò il suo ultimo e, forse, miglior mosaico, conosciuto come Gli amori di Zeus. Sotto la sua attenta supervisione, il mosaico fu trasferito per decorare il patio principale del palazzo. Questo eccezionale mosaico romano del II secolo d. C. ci mostra nel medaglione centrale il dio Pan che, innamorato di Galatea, suona per lei il suo flauto.
Gli otto medaglioni che circondano l’immagine centrale ci presentano alcune scene tratte dalle avventure amorose di Zeus. Negli angoli, le personificazioni delle quattro stagioni, completano il mosaico, considerato da molti il più bello tra quelli rinvenuti a italica.



Stucchi neomoreschi decorano gli archi del patio principale che poggiano su colonne di marmo.
Il pavimento delle gallerie è formato da rari marmi, serpentino e porfido che compongono un opus sectile, del III secolo d. C., di straordinaria bellezza e preziosità.
Oltre ai mosaici della pavimentazione, sono numerose le vetrine che contengono reperti archeologici di epoche diverse: lucerne, oggetti in vetro e in bronzo, spilloni in osso, vasetti in terracotta, vasi greci e reperti di diversa natura.

Alcune delle giare esibite nel patio principale risalgono all’epoca islamica e sono decorate con disegni di cavalli e cani, tipici dello stile persiano.
Proseguendo la visita raggiungeremo una stanza di piccole dimensioni con un mosaico che rappresenta Ganimede, il più bello tra i mortali, rapito da Zeus. Il giovane pastore stava accompagnando il suo gregge quando Zeus lo vide, s’innamorò di lui e, trasformatosi in aquila, lo portò con sé all’Olimpo. Una parte danneggiata del mosaico fu sostituita con la parola “Salve” che accoglie il visitatore.

Il salone principale, chiamato Salone delle colonne, svolgeva la funzione di stanza da pranzo. Nella zona centrale, un mosaico in bianco e nero ci mostra semplici disegni di svastiche che nella religione ancestrale protoindoeuropea rappresentavano la croce solare. I tre spazi circostanti erano destinati ai divani per i commensali.
La Stanza ottagonale è decorata con il primo mosaico acquistato dalla contessa nel 1901. Il proprietario di un pagliaio lo aveva scoperto, per caso, a una profondità di 3 metri e mezzo. L’opera musiva rappresenta il dio Bacco che ritorna trionfante dopo il suo viaggio in India, portato su un carro trainato da due tigri.
Al centro della sala è ubicata una piccola fontana con una statuetta di bronzo.
La sala successiva ci mostra il mosaico di Medusa, la figura mitologica con il potere di pietrificare tutti quelli che incrociavano il suo sguardo. Perseo la decapitò per usare la sua testa come arma.

Il Salone azzurro, la stanza da pranzo estiva, è decorato con rivestimenti ceramici del XVIII secolo che rappresentano viste di Siviglia. Le pareti sono abbellite con piatti risalenti a un periodo compreso tra il XVI e il XIX secolo.

I patii e i giardini abbelliscono il pianoterra e favoriscono l’illuminazione e la circolazione dell’aria: il Patio delle palme ci accoglie con i suoi archi color ocra; il Padiglione di cristallo, il salone utilizzato in estate, è abbellito con pannelli ceramici del XVI secolo procedenti dal chiostro principale dell’abbandonato convento di sant’Agostino.


La magnifica scalinata, voluta dalla contessa, ne sostituì una precedente di minori dimensioni. In stile andaluso, presenta tre rampe irregolari. Per la sua decorazione si utilizzarono elementi antichi risalenti al XVI e XVII secolo, come lo splendido soffitto proveniente da un palazzo di Marchena, appartenuto ai duchi di Arcos.


Giunti al secondo piano, si entra in contatto con l’essenza più privata della casa. Tra i vari ambienti degni di nota spiccano la stanza da pranzo invernale, il cui tavolo è ancora apparecchiato con bicchieri in cristallo di Baccarat e piatti di porcellana inglese, e la biblioteca personale della contessa con i suoi oltre 6000 volumi.
Tra gli arredi e le suppellettili non ci lasceranno indifferenti i bei dipinti, i raffinati bargueñi (stipo spagnolo di origine moresca), i tappeti, gli arazzi e i molti oggetti acquistati dalla contessa durante i suoi viaggi.
Il palazzo di Lebrija è il prodotto della voracità estetica di Doña Regla, integrata da studi storici, genealogici e dalla sua passione per la lettura. Grazie a questa donna eccezionale e “moderna”, sopravvissero decine di mosaici, salvati dalla depredazione e di cui oggi tutti noi possiamo godere.

Per maggiori informazioni o se decidi di visitare Siviglia e il Palazzo della Contessa di Lebrija facendoti accompagnare da una guida ufficiale non esitare a contattarmi! Sarò felice di aiutarti!
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Sono Giusy Serraino, guida accreditata dalla Junta de Andalucía. Nel 1994 ho iniziato la mia carriera professionale lavorando come accompagnatrice turistica in giro per la Sicilia. Nel 2008 mi sono trasferita a Siviglia. Qui, grazie alla mia professione, continuo a coltivare le mie più grandi passioni, l’arte e la storia. Accompagno gruppi e clienti individuali alla scoperta di questa splendida città, di cui mi sono innamorata fin dal primo istante. Per me sarà un piacere farti conoscere la Siviglia più autentica!