Assisi e la seconda guerra mondiale

Eroi per caso o per vocazione

Se è vero che tutti identificano Assisi con San Francesco è però vero che la storia di questa splendida città anche in epoca recente ha avuto protagonisti eccellenti, ma poco conosciuti. Era fondamentale che nessuno sapesse e tutti hanno rispettato questo impegno fino quasi ai giorni nostri. Per questo le loro storie cominciano ad essere note solo ora, spesso dopo la loro morte e da quando se ne è cominciato a parlare apertamente.

Mi riferisco a quanto successo nel periodo compreso tra il settembre 1943 e la fine della seconda guerra mondiale quando Assisi è diventata la mèta di tante persone in cerca di un rifugio sicuro, al riparo dalla furia fascista e dai pericoli della guerra. Uomini e donne, intere famiglie che hanno trovato accoglienza all’interno delle strutture religiose e nelle case di privati cittadini della città serafica.

Sono storie di ordinario eroismo che vedono protagonisti i religiosi, ma anche i normali cittadini di Assisi che si sono impegnati a proteggere e ospitare i più sfortunati anche a rischio della loro vita.

Gli attori di questa storia sono molti, ma alcuni di loro sono ormai noti alle cronache perché ricordati nella lista dei “giusti d’Israele”.

Assisi ora li ricorda tutti all’interno del “Museo della memoria” istituito qualche anno fa, ma in città ad ogni angolo se ne possono trovare le tracce: la Basilica di San Francesco, il Monastero di San Quirico, il Vescovado, la tipografia dei Brizi, il convento di San Damiano per citarne solo alcuni.

Tutto inizia per caso quando ad Assisi cominciano ad arrivare i primi perseguitati e i francescani cercano aiuto nel cardinale Dalla Costa di Firenze il quale, a sua volta, richiede agli assisiati di aiutarlo a gestire questo flusso di bisognosi in cerca di aiuto. E’ così che arrivano ad Assisi persone da ogni angolo d’Italia, accolte nel silenzio dei conventi e delle case nella speranza che i soldati tedeschi di stanza ad Assisi non notassero movimenti strani.

In città si stampano addirittura i documenti falsi che vengono poi consegnati a Firenze da un “fattorino” d’eccezione: il grande campione di ciclismo Gino Bartali con la scusa di fare allenamento fa la spola tra Perugia e Firenze trasportando nella canna della sua bicicletta i documenti stampati dalla tipografia Brizi su carta originale sottratta dagli uffici comunali di Assisi.

Non è stato ancora chiarito se le autorità di Assisi e quelle tedesche fossero informate di quanto stesse succedendo. Fatto è che quanto è successo in quei mesi ad Assisi è alquanto particolare, per non dire straordinario.

Il Podestà di Assisi, Arnaldo Fortini, governa sì la città in rappresentanza del governo fascista, ma è un uomo profondamente cristiano, buono e giusto, che ospita famiglie di ebrei perseguitati addirittura a casa sua.

Il comandante tedesco Karl Valentin M֕üller, ufficiale medico bavarese, arriva ad Assisi per curare i quasi duemila soldati tedeschi feriti accolti in città (Assisi viene dichiarata città ospedaliera nel febbraio del 1944). Va a messa tutti i giorni nella Basilica di San Francesco lasciando la pistola in sagrestia e poi torna a fare il soldato ma, quando è costretto alla ritirata, prima di partire, dona alla città tutte le medicine che aveva nei magazzini. Per impedire che le soldataglie tedesche in ritirata entrassero in città e la saccheggiassero Müller si mise armato alla porta principale di accesso in città per fermarli.

Tutti sapevano, ma nessuno diceva.

Nel silenzio dei chiostri intere famiglie trovano rifugio, nascono bambini e muoiono persone ebree cui viene data degna sepoltura nel cimitero cittadino. Ancora oggi nel cimitero di Assisi esiste la lapide originale della signora Weiss diventata la signora Bianca Bianchi per non destare sospetti.

Lapide di Clara Weiss

Nessun bambino perde un giorno di scuola: all’interno dei conventi o dove possibile si organizzano le lezioni così che nessuno rimanga indietro. Alcuni bambini frequentano addirittura le scuole pubbliche. Per poterlo fare devono però dimostrare di conoscere la storia della loro nuova famiglia e della loro nuova città: tutti portavano infatti nomi di persone molto simili ai propri ma che provenivano dalle città del sud Italia già liberate dagli Alleati e i bambini dovevano imparare la storia e la geografia di quei luoghi nonché la lingua, il dialetto di quelle zone.

Vescovado – ingresso

La rete fa capo anche al vescovo Placido Nicolini, arrivato ad Assisi nel 1928 che insieme al padre custode del Sacro convento cerca di organizzare una vera e propria catena umana che coinvolga sacerdoti (Don Aldo Brunacci), frati (padre Rufino Niccacci ) , suore (madre Giuseppina Biviglia , Suor Ermella Brandi)e i laici Luigi e Trento Brizi (i tipografi)che insieme a Gino Bartali hanno contribuito a salvare almeno trecento ebrei in Assisi.

Tutti uniti nello spirito riassunto dalle parole di Bartali:

« Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca »

Ripercorrere le loro gesta suscita ancora oggi emozione e sorpresa. Le porte della città si aprono a sempre nuove storie perché i parenti o i discendenti dei salvati continuano a mettersi in contatto con questo o quel monastero o cittadino di Assisi e ad ogni “Giornata della Memoria” la storia si arricchisce di nuovi particolari e di nuovi protagonisti: piccole o grandi storie di ordinario eroismo.

Per scoprire questa storia poco nota della città serafica basta avere la pazienza di ascoltare quello che i muri di questa preziosa città ancora oggi raccontano e avventurarsi per vicoli e strade meno note per accorgersi di quanto tutto questo sia ancora attuale e importante da conoscere.


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MONIA MINCIARELLI
Laureata in Lingue straniere accompagno ormai da quasi 30 anni gruppi italiani e stranieri, ragazzi ed adulti, alla scoperta dell’Umbria e della sua meravigliosa natura. Amo la storia, ho un particolare interesse per Francesco d’Assisi e il francescanesimo così come per le visite “interattive”, riservate soprattutto agli studenti di lingua italiana che, con l’aiuto della mia “guida”, possono mettere in pratica quanto hanno studiato in classe e ampliare e/o rinforzare così le loro abilità linguistiche.
Dopo un’esperienza pluriennale come docente esperto linguistico all’Università e agente di viaggio ho deciso di tornare alla mia prima passione, il lavoro di guida turistica ed escursionistica, e mettere a disposizione la mia esperienza per creare programmi particolari, inusuali e accattivanti anche per il visitatore più esigente perché ogni angolo d’Umbria diventi un luogo speciale in compagnia di una guida.

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