Nel Parco Nazionale del Pollino, ricade una famosa e particolarissima area che nel tempo ha lasciato segni indelebili nella storia e nella cultura delle popolazioni locali. Questa si sviluppa dall’area dell’Alto Tirreno Cosentino, fino al bacino lucano del Fiume Mercure, proprio al confine con la Calabria. Questa zona è nota con il nome di “Mercurion”, appunto un’area geografica che fu interessata da un’intensa presenza ed attività dei monaci bizantini dal VIII secolo d.C. fino ai secoli successivi X e XI. Sarebbe davvero complesso andare a parlare nel dettaglio di un argomento così strutturato che caratterizza i luoghi da nord a sud del Pollino e dell’Orsomarso, e dunque oltre che qualche notizia di base, andremo alla scoperta di uno dei luoghi più importanti per la spiritualità di quel periodo (che rimane anche attualmente un sito di grande importanza), e di uno dei personaggi più famosi e affascinanti che lo caratterizzarono. Lo faremo partendo dal suggestivo paese di Orsomarso.


Prima di iniziare questo racconto è importante dire che durante la presenza dei monaci bizantini, erroneamente spesso detti basiliani, cosa che in realtà starebbe ad indicare coloro che seguivano la regola di San Basilio e dunque non vera appunto proprio per tutti tali monaci, le loro aggregazioni erano di tipo diverso:
- eremi, erano coloro che vivevano in totale solitudine e lontani dai centri abitati e rurali quanto più possibile, anche per molto tempo;
- laure cioè situazioni in cui si conciliava la vita eremitica con quella di condivisione comunitaria, che avveniva prevalentemente nei momenti salienti dell’anno liturgico;
- cenobi o monasteri, in cui invece i monaci vivevano comunitariamente e spesso diventavano riferimenti per le popolazioni locali, determinando l’intero sviluppo del circondario.
Ovviamente i primi, erano spesso in luoghi aspri e molto difficili da raggiungere, proprio per scoraggiare i curiosi, ma anche per favorire l’ascesi e la contemplazione dell’eremita che spesso era considerato una figura che poteva rivaleggiare quasi alla pari con i beati e i santi.
Proprio in uno degli ascetari in assoluto più difficili da raggiungere del nostro territorio, trovò contemplazione una di queste figure, comparendo tra il 900 e l’anno 1.000 d.C.: Nilo il Giovane.



Nilo nacque a Rossano da famiglia aristocratica nel 910 d.C e venne battezzato con il nome di Nicola. Si appassionò alla lettura delle Sacre Scritture e della vita dei Padri del deserto, ma si sposò ed ebbe una figlia, prima di intraprendere il percorso monastico. Fece in modo che moglie e figlia non avessero problemi economici e quindi si ritirò nell’eparchia del Mercurion. Divenne allievo di San Fantino e si dedicò alla vita contemplativa e alla carità dopo essersi dedicato alle Scritture e alla loro attenta copiatura. Prima di allontanarsi definitivamente, e giungendo prima della sua morte nel Cilento e nel Lazio, essendo alla ricerca continua di una maggiore perfezione di spirito, si ritirò in un recondito eremo in cui si narra fosse presente un altare dedicato a San Michele Arcangelo.
Questo è il luogo dove Nilo, tra le figure più ricordate dell’Eparchia monastica del Mercurion, si sottopose a “molti digiuni”, a lunghe “veglie”, a “prostrazioni”, a “maltrattamenti innumerevoli” contro il proprio corpo. Mangiava “ogni due o tre, e persino ogni cinque giorni” cibo scarso, “dallo spuntare del giorno sino all’ora di terza (le nove antimeridiane) scriveva con carattere corsivo, minuto e compatto usando una scrittura sua particolare, riempiendo un quaderno al giorno”. Lavorava e pregava. Dopo “l’inno vespertino” saliva dalla grotta per rinfrancare “i sensi affaticati”, come riporta il testo “San Nilo di Rossano al Mercurio” di Orazio Campagna.

Questo è luogo di cui oggi vi parlerò. Uno dei siti che non possono mancare a chi conosce sempre più approfonditamente il Parco Nazionale del Pollino. Un’importante cavità situata sulla parete rocciosa del Timpone Simara nel Comune di Orsomarso (CS) tra stupendi panorami, e luoghi dall’elevata spiritualità.
Registrata con il codice Cb178 al Catasto delle Grotte della Regione Calabria, è nota da tempi antichissimi, quando durante l’arrivo dei monaci dall’Oriente, anche questa dovette essere scelta per eremiti e asceti anche prima di Nilo. Dopo un percorso nella macchia mediterranea ancora destinata al pascolo delle greggi, si intraprende un ultimo tratto molto ripido (assolutamente sconsigliato ai meno esperti o a chi soffre di vertigini). Qui, utilizzando come appoggio alcuni cavi di acciaio per poter discendere e risalire, si raggiungono le mura di quello che era il riparo incastonato nella roccia, circondati da uno scenario unico.


Secondo molti studiosi, fu proprio qui che San Nilo da Rossano, nella sua esperienza giovanile e prima di allontanarsi definitivamente dai luoghi del Mercurion, si ritirò per poter pregare e meditare lontano dagli agi e dal resto della civiltà che di tanto in tanto raggiungeva.
La grotta è costituita da un unico grande ambiente ricavato a metà costa dell’imponente dirupo calcareo- dolomitico del Timpone Simara, nella media valle del Fiume Porta La Terra, al termine del quale è posto l’abitato di Orsomarso.
Di notevole valenza sono gli affreschi, sempre più sbiaditi purtroppo, che coprono una delle pareti. Sono sempre più difficili da decifrare, ma rappresenterebbero: Annunciazione di Maria, Deposizione di Gesù dalla Croce e San Michele. Quest’ultimo elemento ricollegherebbe alle ipotesi per cui l’uso della grotta fosse destinato, anche prima dell’arrivo di San Nilo, al culto micaelico che si diffuse proprio in questi territori alla metà del VII secolo nell’area del Ducato di Benevento.



San Nilo non fu certamente l’unico uomo di grande fede che la cavità vide, infatti questa grotta “Fu certamente nota ai Santi che si recavano ai monasteri mercuriensi: oltre a Cristoforo, Macario e Saba, Leoluca di Corleone, Vitale di Castronuovo, Fantino, Giovanni, Zaccaria, Nicodemo di Ciro, Luca di Demenna e i discepoli di Nilo, i beati Stefano. Giorgio e Proclo” da “San Nilo di Rossano al Mercurio” ancora da Orazio Campagna.
Un luogo straordinario che già al primo sguardo, riesce bene a far capire il perché fosse stato scelto come luogo di meditazione e preghiera: totalmente immerso nella natura, tra le montagne dell’area tirrenica e l’attuale Riviera dei Cedri dove ogni giorno regala tramonti unici.



Questo itinerario non è adatto a chiunque, dunque oltre alle notizie qui sopra riportate contattatemi per poter avere maggiori dettagli a riguardo. Inoltre è necessaria una buona preparazione all’escursionismo, ma Orsomarso e la Valle dell’Argentino su cui ho già scritto altri articoli per Posti e Pasti e che trovate a vostra disposizione, rimangono luoghi da visitare da cui si può avvistare da lontano la parete di roccia sotto la quale è posto l’eremo. Naturalmente io sono a disposizione per raccontarti le meraviglie di questi luoghi e accompagnarti in quest’area o in tante altre escursioni nel Parco Nazionale più grande d’Italia e tra i borghi ed i luoghi di cultura del mio territorio. Ti aspetto per camminare insieme: contattami subito!
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Ciao, sono Andrea Vacchiano. Vivo nell’area protetta più grande d’Italia: il Parco Nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata. E proprio qui, amante della mia stupenda e controversa terra, sono diventato prima Guida ufficiale del Parco (2013), e poi Guida Turistica abilitata (2019). Ho intrapreso questa strada con passione e voglia di fare perché credo nel valore di questo territorio che ha conservato luoghi ricchi di arte, storia e natura davvero unici. Ti aspetto per visitarli insieme!