
Nel nuovo quartiere di Bercy, circondata da immobili moderni, si trova la Cour Saint-Emilion. Conosciuta anche come Bercy Village è uno dei luoghi storici della capitale, antica rue de la soif (via delle sete), dove in tempi passati, si teneva il più grande mercato mondiale del vino. Fino al 1860, difatti, questo quartiere non faceva parte di Parigi, era un comune a sé e non era sottomesso ai dazi che dovevano pagare le merci entrando nella capitale. Ciò ha permesso la creazione del più grande mercato mondiale del vino. Qui si ritrovavano tutti i commercianti di vino che vendevano all’ingrosso o al dettaglio. Un’atmosfera popolare, fatta di grandi cantine, dove erano stoccate tutte le botti, un grande viavai di commercianti che venivano a imbottigliare il vino appena comperato.
Vi erano anche delle guinguettes dove si beveva e si gustavano vari piatti, tra cui l’entrecote Bercy, una specialità del quartiere.
Oggi i grandi paviglioni dove veniva venduto il vino sono stati trasformati in eleganti negozi, reinstallati lungo una via pedonale, la Cour Saint-Emilion. L’atmosfera che si respira non è più popolare, ma sempre festiva, proprio come all’epoca.
Bercy, mercato mondiale del vino
Se il periodo d’oro del commercio del vino a Bercy è il 19° secolo, è sotto Luigi XIV che qui comincia a svilupparsi questo tipo di attività. Il re, all’epoca, sospende i dazi sul vino in questo comune che non faceva ancora parte della capitale. Le merci che entravano a Parigi erano sottoposte a un dazio, e fino al 1860 Bercy si trova all’esterno della città. Il 1860 marca la fine dei privilegi fiscali di Bercy, siccome con i grandi lavori di Georges Eugène Haussmann, il comune di Bercy viene inglobato nella città di Parigi e quindi sottoposto ai dazi. È anche l’epoca di grandi ristrutturazioni e rinnovazioni delle cantine del vino: verso il 1870 vengono eseguiti grandi lavori di ristrutturazione diretti dal grande architetto, Eugène Viollet le Duc (ben conosciuto, tra i vari progetti, per aver restaurato la cattedrale Notre Dame di Parigi).
I lavori terminano verso il 1895 con l’ampliamento considerevole dei grandi depositi e la costruzione di binari ferroviari che permettevano il trasporto di vini e liquori da tutta la Francia, direttamente nei depositi a Bercy. L’attività è talmente intensa che dà lavoro a migliaia di lavoratori. Dalla metà del 19° secolo fino al 1950 Bercy è il centro nevralgico del commercio del vino. Il vino arrivava dai luoghi di produzione, trasportato per via fluviale o per ferrovia, e depositato nei grandi paviglioni-magazzino di Bercy. All’epoca il vino arrivava in grandi botti o botticelle, e veniva imbottigliato direttamente nei depositi. I commercianti potevano creare loro stessi i melange di vino e farlo imbottigliare direttamente sul posto. Nel 1930 il quartiere di Bercy, con il suo mercato, assicura ancora il 70% di tutto il commercio del vino in Francia.


Negli anni 1930 Jean Dubuffet, pittore in crisi d’ispirazione artistica, decide d’aprire a Bercy un commercio di vino all’ingrosso. L’artista, conosciuto per aver creato il concetto d’Art Brut, negli anni 1930 decise di accantonare la sua carriera di pittore, per dedicarsi al commercio del vino a Bercy. Se la vocazione d’artista di Jean Dubuffet nasce all’adolescenza con i corsi all’Accademia di Belle arti, quella del commercio del vino è un retaggio familiare. Il padre, difatti, aveva un commercio di vino nella città di Le Havre, dov’è nato l’artista e, in un periodo in cui questi dubita della sua pittura, si rivolge verso l’arte che ben conosce: il commercio del vino. Una bella foto d’archivio lo immortala davanti al suo negozio a Bercy, che prospererà fino agli anni 1940.



Il declino del commercio di Bercy
Progressivamente però, il commercio del vino di Bercy declina. Piano piano, il prestigio di questo mercato, conosciuto mondialmente, tramonta per diverse cause. All’epoca l’imbottigliamento del vino non avveniva nei domini d’origine, ma direttamente nei depositi a Bercy. Dei commercianti facevano dei melange di vini che ne rendevano la qualità mediocre. Il consumatore, nel frattempo, diventa sempre più esigente e si orienta verso delle produzioni più prestigiose. Progressivamente l’imbottigliamento del vino viene eseguito sempre più nei domini di produzione; il vino di Bercy è di qualità nettamente inferiore rispetto ai vini DOC (denominazione d’origine controllata) dei domini d’origine.
A partire dalle fine della Seconda guerra mondiale e fino agli anni ‘60 il commercio del vino a Bercy comincia il suo grande declino: i commercianti lasciano il quartiere preferendo la periferia di Parigi, e i magazzini vengono lasciati all’abbandono.
Bercy era conosciuto certo per il suo mercato del vino, ma anche per l’atmosfera di festa che regnava. Ogni contratto di compra-vendita del vino veniva sugellato da un buon pranzo, in una delle brasserie locali. Tra i vari piatti che si potevano gustare ricordiamo l’Entrecôte Bercy, che veniva grigliata su del legno di vecchie botti di vino che davano un aroma particolare. Il tutto accompagnato da una salsa di vino bianco e scalogno.


La rinascita di Bercy Village
È tra gli anni 1970 e 1990 che il quartiere di Bercy subisce grandi trasformazioni strutturali urbanistiche: esso viene riabilitato e rinnovato con la creazione di una grande zona residenziale. Grandi palazzi moderni prendono il posto delle costruzioni industriali, e gran parte dei dei depositi del vino di Bercy sono distrutti. I grandi paviglioni dove si vendeva il vino sono in parte conservati e salvati dalla distruzione, con la loro iscrizione nella lista dei Monumenti storici di Parigi. Oggi li possiamo ammirare, disposti in due file attorno alla via pedonale chiamata Cour Saint-Emilion. E ancora visibili, lungo la via pedonale, ci sono i binari che servivano per il trasporto delle botti all’epoca del grande commercio del vino. Circondato da moderni ed eleganti palazzi in ferro e vetro, non lontano dalla Biblioteca François Mitterand, la Cour Saint-Emilion è ormai un luogo molto animato e amato dai parigini.

Oggi il quartiere ha subito delle profonde trasformazioni urbanistiche, funzionali e sociali, ma passeggiare nella via pedonale della court Saint-Emilion, è un balzo nostalgico nel passato storico. Vi aspetto per visitarlo insieme!
STEFANIA MONACO
Mi chiamo Stefania, sono emiliana e vivo a Parigi da più di vent’anni. Dopo essermi laureata in Lettere moderne all’università di Bologna, ho scelto la capitale francese per proseguire i miei studi in museologia e storia dell’arte. Il mio lavoro di guida turistica mi porta da anni a percorrere i luoghi più emblematici di Parigi e della sua regione. Amo particolarmente far scoprire ai visitatori le collezioni del Louvre e del museo d’Orsay, ma anche accompagnarli nei quartieri più caratteristici – il Marais, Saint-Germain-des-Prés, Montmartre – girovagando tra le strade e i vicoli, per riviverne la storia o ammirare semplicemente lo scorrere della vita quotidiana. Non c’è quartiere della città che non custodisca il ricordo dell’artista o dello scrittore che lo ha abitato. La bellezza e l’arte qui sono onnipresenti: a Parigi anche i cioccolatai si trasformano in scultori, creando vere e proprie opere d’arte!