Pistoia nasconde moltissimi tesori che non sempre è facile scoprire. Questa volta cercherò di raccontarvene uno che mi è molto caro.
Si tratta della Chiesa (o meglio ex chiesa) del Tau. Sì, perché questa T misteriosa del titolo si legge “tau” ed è una lettera con molti significati.
Intanto è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e rappresentava, e rappresenta tutt’ora, il compimento dell’intera parola rivelata di Dio.
Per i cristiani è un chiaro riferimento alla passione di Cristo e per questo adottarono il simbolo del TAU, perché la sua forma era molto simile a quella della croce.
La croce del Tau venne scelta, oltre che dai francescani e dai cavalieri del Tau di Altopascio, come simbolo dai frati ospitalieri di Sant’Antonio eremita un ordine fondato nel 1095 a Saint’Antoine di Vienne in Francia e dedicato alla cura dei lebbrosi e altri malati. La lettera, in smalto blu su fondo bianco, era cucita sugli abiti dei frati e ricorda anche il bastone a forma di stampella che spesso è presente nelle rappresentazioni di Sant’Antonio.

Quest’ordine si diffuse ben presto in vari Paesi d’Europa con circa mille ospedali e luoghi di culto, dei quali un centinaio distribuiti in tutta l’Italia. Nel XV secolo gli antoniani assistevano ben oltre 4000 pazienti, in circa 370 ospedali sparsi per l’Europa.
La malattia che l’Ordine antoniano curava in modo specifico era l’ergotismo conosciuta nel medioevo con il nome di «fuoco di Sant’Antonio» (nome in seguito attribuito anche all’herpes zoster), molto diffuso tra i poveri a causa della cattiva alimentazione. A provocarlo era soprattutto l’ingestione di segale cornuta, cioè la segale contaminata da un fungo parassita, il quale sviluppava un alcaloide che provocava l’intossicazione. La malattia poteva avere due forme: una era l’ergotismo gangrenoso, che portava alla cancrena delle estremità fino alla loro mummificazione. Gli antoniani usavano soprattutto il grasso di maiale come emolliente per le piaghe provocate dal fuoco di Sant’Antonio, per questo nei loro possedimenti allevavano i maiali che troviamo spesso raffigurati anche nelle chiese dell’Ordine e accanto alla figura di Sant’Antonio.

L’altra forma della malattia era l’ergotismo convulsivo che causava convulsioni e allucinazioni, simili a quelle causate dall’LSD. Purtroppo l’alcaloide che provocava l’intossicazione non si distruggeva neppure con il calore dei forni in cui si cuoceva il pane prodotto con la segale contaminata, e molta gente, soprattutto i più poveri, ne erano vittime. Si pensa che molti casi di allucinazioni che hanno portato a processi per stregoneria fossero semplicemente causati da questa intossicazione da segale cornuta. Il problema non fu solo diffuso in Europa. Pare infatti riconducibile a ergotismo l’ondata di fenomeni registrati a fine Seicento a Salem, nel Massachusetts, che diedero origine alla più grande caccia alle streghe sul suolo americano! Chissà quanti poveri disgraziati saranno stati perseguitati e uccisi solo per aver mangiato del pane contaminato! Solo alla fine del ‘600 si scoprì la causa dell’ergotismo al quale fu messo un freno proibendo l’uso della segale per fare il pane o sottoponendo spighe e farine di segale ad attenti controlli.

Ed eccoci alla nostra chiesa.
A Pistoia verso la metà del Trecento fu fondato il convento con l’annessa chiesa di Sant’Antonio o del Tau e l’ospedale. Anche qui furono curati viandanti e pellegrini, e persone affette da varie malattie fra cui l’ergotismo. Nel corso dei secoli il complesso ha subito molte trasformazioni e in seguito alla soppressione dell’ordine, avvenuta nel 1774, l’edificio venne venduto a privati cittadini che frazionarono lo spazio ricavandone appartamenti. Fu solo negli anni ’80 del ‘900 che fu restaurato. Anche la chiesa era stata divisa in appartamenti, ma fortunatamente l’intonaco delle pareti non aveva distrutto, anzi aveva preservato i meravigliosi affreschi trecenteschi che la decorano.
Chi entra in questa piccola chiesa resta davvero a bocca aperta.
Da fuori non ci si aspetterebbe mai ciò che vedremo dentro!

Le pareti e la volta sono interamente ricoperte dalla rappresentazione della Genesi, (dalla Creazione alla caduta dei giganti), dell’antico Testamento, del Nuovo Testamento e della vita di Sant’Antonio Eremita. La parete di fondo, purtroppo in parte danneggiata dall’uso improprio per abitazione, rappresenta un grandioso Giudizio Universale. Il tutto fu realizzato a partire dal 1372 dal pittore fiorentino Niccolò di Tommaso, con una grande cura dei dettagli e chiarezza di rappresentazione, affinché tutto il racconto fosse ben comprensibile ai fedeli.

Ma ciò che per me rende speciale questa bellissima cappella trecentesca è il fatto che qui sono state esposte alcune opere dello scultore pistoiese Marino Marini. Infatti il convento ha ospitato (e speriamo ospiti di nuovo al termine della ristrutturazione) il Museo Marino Marini, dedicato all’artista nato a Pistoia e morto nel 1980.

Le opere monumentali qui esposte fanno parte della serie dei “Cavalli e cavalieri” come: Il Miracolo (1953/54), Il Cavaliere (1956/57), Il grande grido (1962), La Composizione di elementi (1964(65), Una forma in un’idea (1964/65)
Il contrasto fra le moderne sculture e le raffigurazioni trecentesche è forte, forse per qualcuno scioccante. A me piace l’inserimento non invasivo dell’arte contemporanea nello scrigno prezioso degli affreschi, il dialogo fra l’antico e il moderno, fra due forme diverse di espressione, entrambe capaci di parlare alla mente e al cuore di chi le contempla.
Dopo tutte questa bellezza e queste emozioni vi è venuta un po’ di fame?
Nessun problema. A due passi dalla cappella, nel giardino dell’ex convento, si trova un accogliente locale, la Caffetteria Marino Marini.
Dalle ottime paste agli spuntini, dai pranzi agli aperitivi, a ogni ora della giornata sarà possibile fare una pausa rigenerante, in un giardino nel pieno centro della città.
P.S. Per visitare la cappella è meglio prenotare al numero 0573 24212. Ingresso gratuito.
Vi aspetto per una visita guidata alla scoperta dei segreti di Pistoia!
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Laura Galigani – Centro Guide Pistoia
Il Centro Guide è nato nel 2001 da gruppo di guide turistiche abilitate per Pistoia e in alcuni casi per altre provincie della Toscana. Siamo laureati in diverse discipline, dalle lingue alla storia dell’arte. Offriamo visite guidate della città a cadenza regolare sia per i turisti che viaggiano individualmente, che per gruppi che provengono da tutto il mondo. Inoltre, prepariamo visite a tema e notturne che spesso coinvolgono anche i pistoiesi.