
L’antica Velzna è una destinazione piuttosto nota, non foss’altro perché si trova a metà strada tra Firenze e Roma.
E’ l’unica città dell’Umbria toccata dall’autostrada e dalla linea dell’alta velocità e questa sua posizione centrale ne ha segnato il destino fin dall’antichità.
La rupe si trova infatti nel punto di contatto tra tre diverse regioni italiane, Umbria, Lazio e Toscana, tutte accomunate dall’essere in quel tratto l’antico territorio occupato milioni di anni fa da vulcani sottomarini le cui eruzioni, nel tempo, hanno portato alla creazione di un paesaggio molto particolare caratterizzato dalla presenza di banchi tufacei, di pozzolana e dai calanchi.
Le prime popolazioni scelsero proprio uno di questi banchi perché naturalmente difesi ed è così che è iniziata la storia della città.
Le tracce dei primi insediamenti della Velzna etrusca sono tuttora rintracciabili nei resti del tempio del Belvedere o in quel che rimane dell’antico foro sotto l’attuale piazza della Repubblica. Quel passato non è stato mai dimenticato, nè abbandonato. Il materiale da costruzione di Orvieto è stato sempre estratto dalla rupe stessa e questo ha portato alla creazione di cavità, tunnel e passaggi che, una volta esaurita la funzione di cava, sono diventati botteghe artigiane, mulini, depositi e aie in cui allevare animali. Quello che si incontra ancora oggi nella cucina tipica della città è il piccione: un animale che si riproduce velocemente e capace di fornire carne alla popolazione se la città fosse stata soggetta a lunghi assedi. E la cosa non era infrequente.

Orvieto fu oggetto e protagonista di battaglie importanti e ospitò per lungo tempo, anche se non continuativamente, la corte papale. Fu Clemente VII, dopo il sacco di Roma del 1527, a decidere la costruzione del pozzo di San Patrizio, ancora oggi una delle meraviglie della città. La sua profondità (oltre 60m) e la sua struttura composta da due rampe di scale a chiocciola che non si intersecano fino al fondo del pozzo sono considerate uno dei migliori esempi di ingegneria idraulica del ‘500. Peccato che i tempi di costruzione si prolungarono oltremodo e, una volta finito, non fu più usato per lo scopo per cui era stato pensato. Tuttora, però, migliaia di turisti scendono nelle viscere della rupe per ammirare il mondo di sotto in sù.

Il pozzo si trova a due passi da quel che rimane di una fortezza costruita anche questa per volontà papale, ma il cui destino fu completamente diverso: dopo l’unità d’Italia, infatti, la Rocca venne distrutta e al suo posto si costruì un anfiteatro in cui accogliere festosamente Garibaldi in arrivo in città! Oggi al suo interno c’è un bel parco pubblico da cui ammirare la bellezza del paesaggio circostante.

Girovagando per le strade di Orvieto ad ogni angolo si gode di un dettaglio, di un particolare anche insolito: questo è forse il motivo per cui tanti stranieri l’hanno visitata e altri hanno deciso di stabilirvisi. E’ una splendida città, a misura d’uomo, ma la cui vita culturale fa invidia a quella di grandi città come Roma per esempio. Il teatro Mancinelli è un polo culturale di prim’ordine, dove vengono testati anche molti spettacoli teatrali prima di essere portati in tournée e dove si organizzano grandi eventi come Umbria Jazz Winter durante le vacanze natalizie.


Il punto d’osservazione privilegiato per capire la struttura di Orvieto è però la torre del Moro, molto probabilmente una casa- torre, il cui nome ha origini ancora oggi discusse: deriverebbe dall’albero di gelso-moro o dalla statua di un “moro”, un soldato usato per gli addestramenti militari). Situata quasi al centro dello spazio cittadino, dai suoi quasi 50m di altezza si gode un panorama mozzafiato sui tetti scuri e sulle case di tufo di Orvieto e, soprattutto, si vede la sagoma enorme del suo Duomo.





Dalla costruzione del Duomo, iniziata nel 1290, il baricentro politico e sociale della città si è spostato dalla Piazza delle Repubblica a Piazza Duomo e la Cattedrale di S.Maria Assunta è da allora il centro nevralgico della vita cittadina. La sua mole imponente rende Orvieto riconoscibile tra mille altre città e i capolavori che vi sono conservati ne fanno una delle chiese più belle della cristianità.
Costruita per ospitare il cosiddetto Corporale, la tovaglia d’altare che dal 1263 porta il segno del sangue di Gesù, la Cattedrale ha vissuto momenti di grande splendore e di crisi profonde, dovute anche, e non solo, a problemi economici. Questa è una delle ragioni per cui alcuni gli splendidi mosaici antichi che decoravano la facciata sono stati in parte sostituiti: la loro vendita ha finanziato la realizzazione di altre opere!
I bassorilievi sono bellissimi e particolarissimi se osservati più da vicino. Realizzati per lo più, secondo tradizione, da Lorenzo Maitani di Siena, che qui lavorò prima da ingegnere-architetto e poi da scultore, raccontano la storia dell’uomo dalle origini alla fine dei tempi. I quattro pilastri di base sono ricchissimi di dettagli anche curiosi: si dice che sul pilastro del giudizio universale gli abitanti di Orvieto abbiano suggerito chi dovesse essere rappresentato tra i salvati o tra i dannati e gli storici, osservando quei ritratti, hanno identificato molti dei contemporanei, protagonisti della storia di Orvieto tra 1200 e 1300.
I diavoli, i draghi e i serpenti di questo pilastro sono stati fonte d’ispirazione per la Cappella Sistina di Michelangelo e pare che il grande artista abbia studiato approfonditamente sia questi bassorilievi che i dipinti realizzati da Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio. Qui il pittore di Cortona, contemporaneo di Perugino, realizzò uno dei suoi capolavori: la predicazione dell’Anticristo e le storie sulla fine del mondo sono unanimemente considerate una delle pagine più alte della pittura italiana a cavallo tra Quattro- e Cinquecento. I colori sono tornati al loro splendore originale dopo i restauri degli anni ’90 che hanno permesso di risolvere l’annoso problema dell’umidità che affliggeva questi affreschi.
Anche i grandi artisti devono però fare i conti con la committenza e in questo caso i canonici del Duomo erano piuttosto conservatori, per cui obbligarono il pittore a fare uso e sfoggio di oro e blu anche se già in pieno Rinascimento. Il fondo di queste splendide scene sembra quindi piuttosto “antico”, ma le figure che si stagliano sullo sfondo sono modernissime: i ritratti (quasi tutti identificati), i nudi, gli scorci prospettici, le architetture… tutto ci ricorda che Luca Signorelli era un artista del suo tempo, conscio delle novità che qui vengono rielaborate e portate a nuova sintesi. Uno spettacolo teatrale in piena regola in cui il visitatore si sente coinvolto da ogni singolo dettaglio e ne rimane affascinato.
La cappella è uno degli apparati pittorici che abbelliscono l’interno della chiesa. Altri cicli pittorici sono gli affreschi che decorano le pareti della tribuna absidale con le storie della Vergine oppure gli affreschi nella Cappella del Corporale che raccontano del miracolo del Corporale e degli episodi biblici che hanno riferimenti all’Eucarestia.

Da qualche anno sono tornate al loro posto le splendide statue marmoree che per più di un secolo erano finite nei magazzini: scolpiti, tra gli altri, da F.Mochi, F.Mosca, I.Scalza, gli apostoli rendono oggi l’interno del Duomo semplice e suggestivo come poche altre chiese in Italia.
Se puoi si vuole completare il quadro di una città ricchissima di storia basta entrare in uno dei suoi splendidi musei: dal Museo Archeologico Nazionale al “Claudio Faina” (entrambi dedicati agli etruschi) per passare al Museo dell’Opera del Duomo non c’è che l’imbarazzo della scelta e sono talmente vicini che uno tira l’altro!
Vi aspetto per scoprire insieme Orvieto e altri gioielli dell’Umbria!
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MONIA MINCIARELLI
Laureata in Lingue straniere accompagno ormai da quasi 30 anni gruppi italiani e stranieri, ragazzi ed adulti, alla scoperta dell’Umbria e della sua meravigliosa natura. Amo la storia, ho un particolare interesse per Francesco d’Assisi e il francescanesimo così come per le visite “interattive”, riservate soprattutto agli studenti di lingua italiana che, con l’aiuto della mia “guida”, possono mettere in pratica quanto hanno studiato in classe e ampliare e/o rinforzare così le loro abilità linguistiche.
Dopo un’esperienza pluriennale come docente esperto linguistico all’Università e agente di viaggio ho deciso di tornare alla mia prima passione, il lavoro di guida turistica ed escursionistica, e mettere a disposizione la mia esperienza per creare programmi particolari, inusuali e accattivanti anche per il visitatore più esigente perché ogni angolo d’Umbria diventi un luogo speciale in compagnia di una guida.