Napolitudine – Napoli e le quattro giornate per la libertà

Il popolo napoletano nel corso dei secoli ha sempre dato prova del suo grande coraggio e della volontà di liberarsi dal potere e dai soprusi e recuperare così la propria libertà.

Solo per citare alcuni episodi:

  • La rivolta del 1647, capitanata da Masaniello, un pescivendolo che sollevò la popolazione contro le autorità spagnole del vicereame.
  • La rivolta del 1799, che sull’onda di quella francese, vide i patrioti napoletani liberarsi del re Ferdinando I di Borbone e instaurare una repubblica, al grido di «libertà, fraternità e uguaglianza».
  • La rivolta del 1848, che fece seguito dopo poco più di 30 anni ai moti carbonari del 1820, nati in Spagna contro i regimi assoluti, ed entrambe si diffusero anche a Napoli contro i re Borbone.
  • Infine la rivolta napoletana passata alla storia con il nome di “Quattro giornate di Napoli” che tra il 27 e il 30 settembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, liberò la città dall’occupazione tedesca. Per la prima volta in Europa i nazisti, dovettero arrendersi di fronte a degli insorti e uscire da Napoli dopo aver rilasciato gli ostaggi.

Napoli durante la seconda guerra mondiale fu considerata di grande importanza strategica per la presenza del porto e per questo fortemente bombardata fino dal 1940 e per altri 3 anni fino a quello del 4 Agosto del 1943, che in un solo giorno provocò la morte di ben 3.000 persone e la distruzione di case ed edifici storico-artistici come la Chiesa di Santa Chiara. In questi 3 anni, nei 105 bombardamenti persero la vita circa 30.000 persone.

L’8 settembre del 1943 fu firmato l’armistizio dell’Italia con gli alleati e lo sbarco dei soldati Americani a Salerno, ma la situazione in città era caotica e molti ufficiali disertarono.

Non si sa con precisione dove sia iniziata la scintilla della rivolta di questo popolo ormai stremato dalla guerra, la miseria, la fame, forse al Vomero grazie all’iniziativa di Antonio Tarsia, professore del liceo Sannazzaro e dei suoi studenti; o grazie a dei lungodegenti che presso l’“Ospedale degli Incurabili” che si erano armati di pistole e fucili ed erano pronti ad adoperarle per difendere l’ospedale; o ancora grazie alle donne dei Quartieri Spagnoli che occuparono i vicoli per impedire il passaggio delle truppe tedesche.

Ma probabilmente la lotta ebbe inizio il 27 settembre quando, sulle scale dell’università fu ucciso dalle truppe tedesche, un marinaio a scopo esemplare, questo episodio scosse particolarmente il popolo napoletano, e fu allora che nel quartiere Vomero, un gruppo di persone armate, fermò un’automobile tedesca uccidendo il maresciallo che era alla guida, e da lì la sommossa si propagò come un’onda in tutta la città.

La rivolta non fu né organizzata né preparata, così tanti napoletani tra cui gente del popolo, donne, operai, preti, studenti, professori, medici e vigili del fuoco, poeti, scrittori, “scugnizzi”* e 150 “femminielli”**, si trovarono al di là delle barricate e combatterono con ogni mezzo a loro disposizione. Gli scontri si susseguirono per quattro giorni in tutte le strade, le piazze, quartieri e vicoli della città.

Donne, resistenza – Foto da http://www.vesuviolive.it

Napoli finì per liberarsi da sola dall’invasore, mettendo in atto tutte le sue forze per non soccombere, per non morire, e i soldati tedeschifurono costretti alla ritirata.

Quando i primi carri armati Alleati entrarono in città Il 1º ottobre 1943 si trovarono in una città già libera dall’invasore.

All’eroica impresa napoletana non fu data la dovuta importanza storica nell’immediato dopoguerra e nemmeno il numero preciso di caduti fu calcolato con precisione, si disse che i morti furono 150 ma probabilmente furono molti di più.

Nel 1962 il regista Nanni Loy diresse il film “Le quattro giornate di Napoli”, un film che fu candidato all’Oscar come miglior film straniero e vinse il nastro d’argento nel 1963.

Copertina film da http://www.cineorg.com

Il merito di questo film fu soprattutto quello di ridare dignità al popolo partenopeo contro chi aveva cercato di sminuirne il valore civile e militare.

Nel corso degli anni altre opere cinematografiche teatrali e musicali hanno avuto come soggetto tale evento storico.

La stessa città di Napoli ha voluto omaggiare i suoi cittadini e a tale scopo sono stati eretti monumenti ed affisse epigrafi quali la lapide posta al Vomero presso lo stadio Collana in Piazza Quattro Giornate e dedicata ad “Adolfo Pansini”, giovane studente caduto durante i combattimenti del 30 settembre.

Nel quartiere Poggioreale una scuola è stata dedicata a “le Quattro Giornate”, e lo stesso nome fu dato alla galleria che collega i quartieri di Fuorigrotta e Piedigrotta.

Altre lapidi commemorative furono posizionate in via Belvedere al Vomero quartiere Arenella o all’ingresso del Palazzo della Borsa in piazza Bovio; presso il Bosco di Capodimonte ed in particolare il Ponte che sovrasta il quartiere sanità fu dedicato a Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia, eroina che ebbe un ruolo importante durante l’insurrezione popolare contro l’esercito tedesco. Ella fu insignita dell’onorificenza di Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

La lapide di Piazza Bovio Palazzo della Borsa – Foto da www. wikipedia.org

Infine fu eretto un monumento dedicato agli “scugnizzi”, a Riviera di Chiaia, in piazza della Repubblica, opera dello scultore Marino Mazzacurati.

Gli scugnizzi, scena del film “Le quattro giornate di Napoli” – Foto da http://www.mubi.com
Monumento allo Scugnizzo in riviera di Chiaia – Foto da napoli-turistica.com

Vi aspetto per scoprire insieme Napoli, la sua storia e le sue prelibatezze!

*In Lingua napoletana: ragazzo astuto e vivace spesso di umili origini o orfano, capace di «arrangiarsi» con espedienti anche spesso non onesti; ragazzo di strada.

** figura tipica della cultura tradizionale popolare partenopea; un maschio con atteggiamenti ed espressività marcatamente femminili.



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Ciao, sono Roberta Paparo, guida turistica della Regione Campania dal 2011 e laureata in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali. Amo il mio lavoro perché adoro la mia terra e tutto ciò che di bello ha da offrire.
Lavorare come Guida mi dà al possibilità di studiare e scoprire aspetti sempre nuovi ed interessanti del territorio campano, dalle bellezze storico-artistiche a quelle del paesaggio, dalle tradizioni popolari e folkloriche alle leggende e ai miti, rinnovando le mie conoscenze e visitando luoghi diversi ogni giorno.
Inoltre, amo anche l’arte a 360°, dalle arti figurative al teatro, dalla danza alla musica. Proprio per questo, recito  nella compagnia teatrale amatoriale “Gli ardisti” da oltre 20 anni ed ho partecipato a diversi laboratori teatrali che mi hanno aiutata anche nell’approcciarmi in modo diverso rispetto ad una semplice visita guidata, cercando di coinvolgere i turisti in una esperienza che gli permetta di essere protagonisti e non passivi ascoltatori, con la speranza che tornando a casa possano portare con sé un po’ di Napoli nel cuore.

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