Un itinerario alla scoperta di importanti figure femminili nella storia della città
Ripercorrendo la storia della città di Catanzaro ci si “imbatte” spesso in personaggi femminili animati da coraggio, spirito libertario e talento straordinari, che a vario titolo, sono state capaci di lasciare una traccia indelebile nella storia, non solo locale. Tra di esse ci sono artiste, letterate, nobildonne, ma anche donne comuni e a tutte va il merito di non essersi fatte scoraggiare dalle limitazioni e dai pregiudizi del loro tempo e di aver saputo affermare le proprie inclinazioni in un contesto dominato dalla figura maschile.
Sono circa sette le donne scelte per dar vita ad un itinerario in città e ciascuna di esse è stata collegata ad un luogo di riferimento che è parte dell’itinerario stesso.
Catanzaro è una città bizantina (IX secolo) dove, al dominio greco successe, intorno all’anno mille, quello normanno. Sono proprio i normanni a costruire, nel 1060, un imponente maniero che ospitò i feudatari alla guida della città per diversi secoli. La passeggiata culturale nel centro storico cittadino inizia proprio dai resti del Castello Normanno che, nel XV secolo venne diroccato dai cittadini stessi perché considerato un simbolo dell’arroganza del potere feudale. In questo clima di ribellione e di disordini si inserisce la figura di Enrichetta Ruffo di Calabria, ultima erede della blasonata famiglia. Contravvenendo al volere del re Alfonso V d’Aragona, la bellissima contessa scelse di sposare Antonio Centelles, nipote del marchese di Ventimiglia e viceré di Calabria, che era stato inviato dal re per negoziare le nozze tra Enrichetta e un altro nobile vicino alla casa d’Aragona.

Enrichetta è nota per la sua bellezza e nobiltà d’animo e la sua scelta, per quanto coraggiosa, non farà altro che trascinarla in un vortice di lotte, intrighi, tensioni, fughe improvvise e tutto questo finì per indebolirla fortemente, finché non scomparve prematuramente per una malattia di cuore. Suo marito, dopo aver provato più volte ad espugnare la città di Catanzaro, sacrificando anche vittime innocenti, si pentì delle sue azioni e più tardi venne arrestato e condotto a Napoli.
Attraverso una serie di vicoletti pittoreschi che collegano il quartiere Case Arse, situato proprio ai piedi del castello, al resto dell’antico centro storico, si giunge al quartiere Sant’Angelo, che fa capo alla duecentesca chiesetta omonima. Anche questo quartiere, come tutte le aree che compongono l’antico centro storico, era animato da una comunità di stranieri che si occupavano di una delle fasi della lavorazione e commercializzazione della seta. In questo caso, ad abitare il quartiere Sant’Angelo era una comunità di mercanti amalfitani prima e di mercanti siciliani in seguito. Dunque quest’area era presumibilmente dedicata al commercio.


In questo caso, la figura femminile di riferimento non è una nello specifico, ma si è voluto fare riferimento alle donne che hanno dato un grande contributo allo sviluppo di un’attività che per secoli è stata la principale fonte di benessere economico per la città: la nobile arte della seta. Introdotta dai bizantini, essa si sviluppò al punto che Catanzaro divenne un vero centro d’eccellenza e i suoi tessuti serici erano ricercati nelle fiere e nei mercati di tutta Europa.
L’occupazione femminile nella sericoltura calabrese era altissima; infatti, in una filanda tipo, la presenza femminile era del 93-95%. Alle donne erano affidati i momenti principali della produzione, mentre i pochi uomini presenti nelle filande svolgevano ruoli complementari.
L’apporto delle donne era rilevante anche nella fase della tessitura. Fin da giovanissime, le donne apprendevano quest’arte e, pur avendo poco spazio nelle loro abitazioni, con atteggiamento religioso, esse riservavano sempre un angolo per posizionare il telaio che in Calabria ha rappresentato il lavoro, l’operosità della donna.
Essa, quindi, dimostrava una sua professionalità ed un’indiscussa superiorità nell’ambito di un ciclo produttivo così rilevante nell’economia locale e questa era una cosa inconsueta in una società dominata dalla presenza maschile.
Proseguendo attraverso i vicoletti del cuore antico della città, si giunge sulla via principale: Corso Mazzini, abbellito da palazzi storici, chiese, negozi e locali.
Proprio su Corso Mazzini si affaccia la Basilica dell’Immacolata, che sorge sulle ceneri di un’antica chiesetta del XII secolo ed oggi esprime nella sua sontuosità la devozione dei catanzaresi alla Vergine. Tra le opere d’arte di pregio custodite dalla Chiesa dell’Immacolata ci sono anche gli “Scarabattoli”, realizzati dalla suora artista napoletana Caterina de Julianis presumibilmente agli inizi del XVIII secolo. La de Julianis nacque a Napoli intorno al 1670 e fu una delle rare figure femminili che si accostarono al campo delle arti figurative e applicate, dimostrando peraltro un talento straordinario fatto di grande perfezione tecnica ed espressività poetica.

La de Julianis fu pittrice e ceroplasta. I suoi “Scarabattoli” sono infatti delle miniature in cera policroma caratterizzate da grande realismo, cura dei particolari e straordinaria espressività dei personaggi. Il loro nome deriva dalle teche in legno in cui sono custoditi, sono in tutto quattro e raffigurano “La Natività”, “L’Adorazione dei Magi”, “Il Tempo” e “Il Compianto sul Cristo”. Pochi altri esemplari figurano in chiese napoletane, musei o collezioni private.




Proprio di fronte alla Basilica c’è il cinquecentesco palazzo Morano, oggi sede della Prefettura e un tempo sede della Regia Udienza. È proprio qui che nel XVIII secolo si svolse l’ultimo processo per stregoneria del Regno di Napoli. Il processo vedeva coinvolta Cecilia Faragò. La sua storia è uno straordinario racconto di coraggio e di caparbietà, di quelli che hanno avuto il potere di cambiare il corso della storia. Un destino difficile le strappò via marito e figlio e poi l’accusa di stregoneria la gettò in un vortice di violenza ed ingiustizie dal quale riuscì, in qualche modo, ad uscire vincitrice, grazie alla caparbietà del giovanissimo avvocato catanzarese Giuseppe Raffaelli. Egli, appena ventenne, credé nell’innocenza della donna e la fece assolvere, annullando tutte le prove fittizie presentate dall’accusa. È dalla memoria difensiva scritta in sua difesa che si è appresa la storia di Cecilia Faragò e il processo fece tanto scalpore da persuadere re Ferdinando IV ad abolire il reato di “Maleficium” nel suo regno.

Proseguendo su Corso Mazzini, si giunge a quella che fu la residenza di Giovanna De Nobili, oggi trasformata in un accogliente Bed&Breakfast gestito da una sua discendente.


Nata a Catanzaro il 15 aprile del 1775, Giovanna de Nobili dimostrò fin da piccola uno spiccato talento. Non potendo in quanto donna accedere al Regio Liceo si avviò agli studi privatamente ed ebbe come insegnanti i maggiori maestri della Catanzaro del suo tempo. Conoscitrice del greco, del latino, del francese, delle scienze filosofiche e matematiche, non ancora ventenne era già un’apprezzata scrittrice di poesie e di novelle. Inoltre, non potendo viaggiare a causa dei pregiudizi e dell’incertezza di quel periodo storico, partecipò ugualmente al dibattito politico e culturale dell’epoca mediante una fitta rete di scambi culturali con i maggiori esponenti del mondo culturale e politico del suo tempo.
La sua casa, dove scelse di vivere sola e nubile, divenne “cenacolo” di letterati, poeti e uomini di cultura.
Spostandosi dal centrale Corso Mazzini, un po’ più a sud-est, si giunge nel parco pubblico più antico della città: Villa Margherita. Inaugurato nel 1881 ed impreziosito da una fitta vegetazione e da una serie di busti realizzati dai fratelli Francesco e Vincenzo Jerace, esso venne dedicato alla prima regina d’Italia: Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia. Di lei si dice che ebbe una grande influenza sulle scelte del marito e che esercitò un grande fascino sulla popolazione. Complice di questo successo fu probabilmente la sua grande eleganza, caratterizzata da un abbigliamento ricercato e anche da una grande affabilità. La regina Margherita riuscì a farsi amare dal suo popolo, sia dalle classi umili che da quelle più elevate e molti furono gli omaggi a lei tributati: dall’intitolazione di parchi pubblici, vie e piazze alla composizione di celebri poesie come la famosa ode carducciana “Alla regina d’Italia”, scritta subito dopo la visita bolognese dei sovrani nel novembre 1878. Senza dimenticare, infine, la famosa pizza Margherita che, secondo la tradizione, fu a lei dedicata.

L’ultima tappa dell’itinerario è l’adiacente Palazzo de Nobili, elegante edificio di fine settecento oggi sede dell’amministrazione comunale. A questo elegante palazzo si lega la figura della giovane Rachele de Nobili. La sua è stata una storia di coraggio, indipendenza e caparbietà che la condusse a vivere la sua storia d’amore con un altro giovane catanzarese, Saverio Marincola, senza curarsi del fatto che la sua famiglia e quella del giovane fossero rivali per motivi politici. I due si amarono andando oltre le sterili logiche di rivalità delle loro famiglie, ma pagarono un prezzo molto alto: Saverio cadde vittima di un agguato teso dai fratelli della ragazza e quest’ultima, distrutta dal dolore, si ritirò a Napoli, nel Convento delle “Murate vive”, dove trascorse il resto della sua vita.

A fine tour, solitamente, ci si ritrova tutti insieme a gustare un aperitivo con le specialità di uno dei graziosi e accoglienti locali del centro storico.


Vi aspetto per scoprire insieme Catanzaro e le sue bellezze!
Vorresti organizzare una visita guidata qui?
Seguici sui canali social per non perdere novità, eventi, consigli e idee per il tuo tempo libero:
Angela Rubino
Sono nata a Catanzaro il 15 ottobre del 1976. Grazie ai miei studi sulla storia, la cultura e le tradizioni locali ho compreso quanto di sommerso ci sia nella storia e cultura della terra di Calabria, eccellenze poco conosciute dagli stessi abitanti del luogo, ma che meritano di essere conosciute, studiate e raccontate a tutti e in più lingue possibili! Ho raccontato la Calabria come giornalista e blogger per poi passare a farlo come guida. In seguito al progetto didattico “Trame di Seta”, nel 2016 ho fondato insieme ad altri appassionati l’associazione CulturAttiva e nel 2018 ho conseguito l’abilitazione ad esercitare la professione di guida turistica. Il mio sogno è quello di incrementare sempre di più questa mia professione e di pari passo la mia associazione.