I percorsi della lavanda in Piemonte

Bisogno di spazi, di aria, di libertà, di rigenerazione ma anche di bellezza. Se poi il momento coincide con eventi particolari legati al ciclo della natura, allora ci si può costruire un girovagare lento ma mirato, in cui su un fil rouge tematico, si scoprono ricchezze e piccole perle di territori, che appagano spirito e corpo. A un’ora di auto da Torino Milano e Genova, nel Monferrato e ai quattro punti cardinali della provincia di Alessandria, da fine maggio fino a metà luglio, questo fil rouge può assumere  le cangianti tonalità di blu e viola dei campi di lavanda, la coltivazione che ormai non è più solo appannaggio dei paesi d’oltralpe ma che, con lo svilupparsi dell’intero ciclo – dalla produzione alla trasformazione – anche in Piemonte diviene non solo fattore economico agricolo sostenibile, a coltivazione biologica e biodinamica (pochi sanno che gli olii essenziali vengono esportati proprio in Francia), ma meta turistica vera e propria. E allora, ecco qualche spunto per flaneries in blu accostando l’occasione del selfie sui campi di lavanda, a spunti di scoperta di borghi, pievi e castelli oltre che naturalmente, di paesaggi rilassanti e fascinosi.

Alto Monferrato Acquese: lavanda, torri e formaggi

Siamo nella parte sud occidentale della provincia, nell’Alto Monferrato acquese, sulla dorsale che divide la Val Bormida dalla Valle dell’Erro, già vicinissimi al confine ligure, di cui si avvertono le contaminazioni, nell’architettura dei borghi, nei sapori e anche nell’accento parlato. La zona è quella di Spigno, Ponti, Merana, Castelletto d’Erro, per citare alcuni dei borghi. E proprio a Castelletto, i sette ettari di lavanda di una azienda biologica e biodinamica offrono un colpo d’occhio che incanta, facilmente raggiungibili dal paese, dopo circa un kilometro, seguendo la provinciale in direzione Montechiaro Alto.

Il punto panoramico consigliato per la foto perfetta? Dalla chiesetta di Sant’Anna (che apre solo alla festa della Santa, a luglio) che si affaccia sui campi, oppure dalla torre quadrata del XIII secolo e circondata da alcune rovine delle mura dell’antico castello e da torrette circolari in pietra create anch’esse per scopi militari. Questa torre costituisce ancora oggi un ottimo punto di osservazione per ammirare sia l’Appennino Ligure che le Langhe, con il vicino comune astigiano di Roccaverano e la sua pregiata formaggetta di capra la Roccaverano D.O.P. (vincitrice del Italian Cheese Awards 2021), la pianura alessandrina e in lontananza il Monviso e alcune vette lombarde.

Ma per chi della lavanda vuole conoscere davvero tutto, anche la sua trasformazione e le sue molteplici declinazioni, vale la pena un salto a Spigno, dove una cooperativa non solo trasforma erbe officinali ma coordina la trasformazione di tutta la lavanda della provincia di Alessandria dei soci produttori. Tutta la coltivazione di piante officinali avviene seguendo i metodi dell’Agricoltura Biologica e Biodinamica: quest’ultimo metodo si basa sui principi del filosofo ed esoterista Rudolf Steiner e comprende sistemi sostenibili per la produzione agricola, che rispettino l’ecosistema terrestre includendo l’idea di agricoltura biologica. Più precisamente grazie ai macchinari della cooperativa si può provvedere alla raccolta della lavanda, ai vari servizi e alla sua distillazione per creare olii essenziali (in gran parte esportati in Francia) e acque profumate per cosmesi e aromaterapia.

Una curiosità: per ottenere una boccetta da dieci millilitri di olio essenziale, occorrono circa due chili di lavanda, pari a cinque metri quadrati di coltura!

Alessandria: la lavanda e Borsalino

Nelle immediate vicinanze alla città troviamo un’altra azienda che coltiva la lavanda officinale e ibrida in modo biologico, (oltre che farine e cereali come farro, soia, grani, ceci, mais…poi macinati a pietra). I campi sono spettacolari, e qui si possono fare vere esperienze poiché sono stati creati laboratori per fattoria didattica: un piccolo mulino per fare la farina, semi da piantare e scoprire (e poi portarsi a casa) ed ovviamente la passeggiata nella lavanda che, dicono i titolari, è un toccasana per il mal di testa. Spunti inusuali per godersi Alessandria: il Museo Borsalino massima rappresentazione dello stile italiano nel mondo dove si scopre l’eccellenza alessandrina che qui produce i cappelli dal 1857 con le stesse tecniche artigianali di un tempo, un viaggio emozionale tra arte design e cinema;  il museo della bici ( ACDB.- Alessandria città delle biciclette) a Palazzo Monferrato, il ciclo degli affreschi delle Stanze di Artù alle Sale d’Arte del museo civico, e…per proseguire nella dimensione outdoor, molto consigliata una passeggiata al tramonto sul nuovo ponte Meier, opera del noto architetto omonimo, dalla cui corsia ciclopedonale sarà come essere sulla tolda di una nave sul fiume Tanaro, per arrivare poi alla Cittadella, uno dei più grandiosi monumenti europei nell’ ambito della fortificazione permanente, del tredicesimo secolo e uno dei meglio conservati in Europa, oggi anche sede del museo delle divise militari.

Monferrato Casalese: lavanda, castelli e Big Bench

Da Alessandria, venti km più a nord…e si è nella parte settentrionale della provincia, in quel Monferrato delle colline Patrimonio Unesco, con i loro paesaggi vitati e gli affascinanti infernot, le specule vinarie ipogee scavate per sottrazione nella roccia di arenaria, pietra da cantone (qui c’era il mare!!). Al centro Casale Monferrato, perla di romanico e barocco.

Tra Lu e Cuccaro: la lavanda e la big bench. Nel cuore del Monferrato, una strada panoramica che anche senza lavanda sarebbe da sola oggetto di meta imperdibile, a piedi, in bicicletta o senza fatica in e-bike: rigorosamente chiusa al traffico salvo i residenti, è una strada interna che collega i due borghi di Cuccaro e Lu. Oggi proprio per la sua suggestività entrambi i borghi hanno apposto le big bench, le panchine iper-dimensionate che affacciano sui paesaggi più affascinanti del Piemonte e, quella di Cuccaro, proprio come tributo alla distesa profumata, è di un colore blu intenso che unisce le diverse stesse tonalità di cielo e campi. Il modo migliore per percorrerla è da Cuccaro, partendo dalla chiesetta della Madonna delle Nevi, imboccando la strada a destra e andando nella direzione di Lu.

Ma se si è qui, nella lavanda accanto alla big bench, assolutamente imperdibile per la gioia degli occhi (e anche per mini shopping alla lavanda), il campo a perdita d’occhio di una azienda sita tra Lu e Quargnento Non semplicissimo da trovare ma a un kilometro circa di distanza soltanto – meglio raggiungerlo in auto o in bicicletta – lo si raggiunge imboccando la strada che diparte a sinistra rispetto all’imbocco della strada interna Lu –Cuccaro, verso Quargnento, tenendo sempre la sinistra e attraversando campi di grano e noccioleti, sino alla inconfondibile distesa di viola presidiata anche da un gazebo di vendita di prodotti derivati dalla lavanda, come oli essenziali, sacchetti aromatici per biancheria, ecc.  La lavanda infatti viene qui trasformata in olio essenziale con estrazione in corrente di vapore, e in parte fatta essiccare raccolta in mazzetti per poi essere sgranata manualmente e racchiusa in sacchetti confezionati artigianalmente con tessuti ricercati per meglio esaltarne la profumazione.

A Giarole: la lavanda la pieve e il castello

A metà strada tra Valenza e Casale Monferrato c’è il borgo di Giarole, noto per ospitare uno dei più bei castelli della provincia abitato dalla sua costruzione (grazie ad un editto di Federico Barbarossa nel 1163) dai conti Sannazzaro Natta e oggi bed and breakfast e dimora storica visitabile, grazie alla accoglienza dei proprietari che vi vivono stanzialmente. A poche centinaia di metri, una azienda agricola ha inserito tra le sue coltivazioni, proprio in zona confinante con il comune di Pomaro, campi di lavanda biologica, che si snodano tra il torrente Grana, le colline e la valle. Una passeggiata piacevolissima nel blu profumato, partendo dalla strada che costeggia il vecchio camposanto del paese e che dà anche modo di incappare nella deliziosa pieve di San Pietro, proprio accanto al campo di due ettari circa e originariamente denominata Santa Tecla, nata nel settimo secolo dopo Cristo come convento e poi appunto divenuto parrocchiale a cui afferivano ben cinque canonici.

Colli Tortonesi: la lavanda e le pievi

Ci si sposta nella parte più orientale della provincia di Alessandria, sui dolci colli tortonesi famosi per il vino timorasso e la coltivazione della frutta (ciliegie e pesche), le strade dei campionissimi Coppi e Girardengo (da vedere il Museo dei Campionissimi a Novi Ligure e Casa Coppi a Castellania) oltre che per avere borghi fuori dal tempo, come Garbagna (uno dei Borghi piu belli d’Italia) e Pontecurone, o Volpedo, ove ha sede lo studio del pittore Pelizza autore del famosissimo quadro il Quarto Stato.

Per seguire la lavanda si deve andare a Viguzzolo. Ecco, in strada Castelletto, una piccola visione: da una casa e terreni dei nonni, su un declivio morbido e sinuoso si stagliano i campi di un giardiniere appassionato, che qui dal 2007 coltiva fragole e…lavanda! Perché, come dice lui, non c’è come svegliarsi al mattino e aprire le finestre sul blu. Il proprietario ha anche accolto le arnie di alcuni apicoltori, per consentire alla natura di fare il suo corso. Da non perdere: la pieve di Viguzzolo, perla romanica dell’undicesimo secolo.

E per una full immersion totale… si può anche dormire nei campi di lavanda!!!

Agriturismi e location uniche per una immersione totale nella natura, da abbinare a percorsi trekking o in e-bike lungo le colline, tra vigneti e noccioleti alla scoperta dei nostre “storie di bellezza”.


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Progetto VIA(E)
Il tema del turismo outdoor, sostenibile, slow, green è alla base della felice intuizione che, già nel 2019 anno del turismo lento, ha mosso un gruppo di consorzi turistici, ATL, associazioni di categoria, comuni, ecomusei e gal a lavorare insieme al progetto ViA(E). ViA(E), partendo dalla necessità di comunicare in modo nuovo ed innovativo il territorio, andando oltre le classiche barriere amministrative dei confini provinciali e regionali, ha saputo trasformarsi in “VIA(E) per viaggiare” e diventare un coordinamento di oltre 25 enti tra pubblici e privati che lavorano insieme esaltando un nuovo concetto di marketing liquido applicato al turismo, dove il cittadino diventa attore principale della propria comunità che si apre al viaggiatore internazionale e che, per il periodo della propria vacanza, diventerà cittadino temporaneo di quel luogo. Percorrendo le antiche vie romane, da qui il nome del progetto, si scoprono o meglio si ri-scoprono luoghi in modalità “lenta” ed “esperienziale”. Il successo del progetto è nei numeri, oltre 50 pacchetti turistici in commercializzazione, un network di quasi 2000 agenzie di viaggi, nuovi territori che chiedono di entrare nel gruppo di lavoro. Dal Monferrato alla Lomellina, dalla Rivera Ligure all’Alto Piemonte, dalle Montagne del Cuneese alle Cinque Terre, dalla città di Torino all’Imperiese.

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