
Siamo negli ultimissimi anni dell’Ottocento e ad Arluno, piccolo borgo nella campagne del milanese, da oltre centotrent’anni si è conclusa la costruzione della locale chiesa dei Santi Pietro e Paolo, un bellissimo monumento.
Ed ecco che l’orgoglio degli arlunesi di vedere la propria chiesa parrocchiale debitamente decorata con un pennello ammirevole, punta tutto su un talento locale, quello di Rodolfo Gambini.
Originario della cittadina, il Gambini si era perfezionato a Milano presso l’accademia di Belle Arti di Brera dove si era specializzato nell’affresco e nel guazzo ed era diventato un autentico maestro nell’arte pittorica sacra, al punto da venire richiesto in molte delle chiese della zona tra le quali peregrinava periodicamente, gestendo anche tre o quattro cantieri insieme.
Ad Arluno lavorò più che volentieri, se non altro per orgoglio di campanilismo, ed offrì la propria opera gratuitamente solo per avere il piacere di apporre la propria firma su un’opera grandiosa che avrebbe asservito alla gloria della chiesa dove era stato battezzato e dove era cresciuto.
La chiesa, di stile semplice e raffinato all’esterno, di un barocco pulito con vividi accenni di rococò sui finestroni che danno luce al complesso, all’interno appare decisamente più frizzante nei toni, elementi che ben si adattavano alle colorate note pittoriche del Gambini che colse subito l’occasione per armonizzare il vecchio e il nuovo e ridare lustro alla sua città.
La chiesa è visitabile liberamente dal turista appassionato del turismo lento, a km0, che avrà modo di godere con attenzione dello splendido ciclo di affreschi pensati per celebrare San Pietro e San Paolo, raffigurati rispettivamente nei due momenti di martirio che li hanno resi celebri, senza fronzoli decorativi, con un’immediatezza scenica che farebbe invidia a molti registi e scenografi moderni.

Queste opere del Gambini, ancora agli inizi della sua lunga carriera di pittore che lo porterà a spegnersi solo trent’anni più tardi, lo portò a farsi conoscere al grande pubblico di parroci e zelanti donatori della provincia di Milano che nel giro di qualche anno gli commissionarono moltissime opere per le loro chiese: a Corbetta, dove aveva già operato qualche anno prima realizzando una splendida “Gloria di San Vittore” nella chiesa parrocchiale, si era avvalso della collaborazione del fido allievo Paolo Bellegotti che lo seguirà per buona parte della sua carriera. Il Santo patrono, visibile nell’area del presbiterio della prepositurale corbettese, proprio sopra l’altare post-conciliare, appare avvolto da una schiera di angeli festanti che lo conducono per le schiere celesti, accompagnato dagli attributi militari che gli erano propri in quanto ex soldato romano e dalla palma del martirio, segno indelebile del sangue versato per la sua fede.
Ma poi dipinse anche a Parabiago, a Limbiate, a Novate Milanese, sino a Gambolò e nel novarese, nel pavese e nell’alessandrino.

A Vittuone realizzò delle splendide pitture (oggi in parte scomparse a causa dell’incuria del tempo) sul locale lazzaretto che è rimasto immutato dall’epoca del Gambini e da quelle che l’hanno preceduto, liberamente visitabile e posto nella parte a sud del paese, in mezzo alla campagna e addossato ad uno splendido bosco con un fontanile dalle acque reputate miracolose: sulla facciata della piccola chiesetta, colpiscono le immagini ancora chiaramente visibili di un San Carlo che comunica gli appestati (con chiari riferimenti stilistici alla più celebre opera di Tanzio da Varallo sul medesimo tema) e di un San Rocco che dei malati incurabili era il patrono.
Rodolfo Gambini li realizzò rivolti verso lo spettatore così che chi si trovasse a passare per il vicino sentiero, fosse egli pellegrino, contadino o semplice passante, venisse come catturato dal magnetismo di quegli sguardi.
I temi del Gambini erano del resto quelli della religiosità popolare, con un tratto che come ebbero a dire alcuni critici a lui contemporanei si presentava semplice, chiaro, dai colori vividi e dalla grande forza evocativa, in grado di soddisfare gli esigenti dell’iconografia classica, come pure chi con cuore semplice si accostava ad ammirare un capolavoro di pittura.
Sul nostro territorio l’arte di Rodolfo Gambini venne sempre più apprezzata, come pure la sua umanità e umiltà, ripagata con la concessione della “Croce pro ecclesia e pontifice” concessagli da papa Pio X nel 1905.
Negli ultimi anni della sua vita, si legò al pittore torinese Luigi Morgari col quale realizzò altre opere di spicco come ad esempio un’ “Assunzione della Vergine” che fu una delle ultime a consegnare ai posteri, prima di riprendere a dipingere tra gli angeli.

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Ciao, sono Andrea Balzarotti. Ho frequentato la facoltà di Scienze Storiche presso l’Università degli Studi di Milano e mi sono specializzato quindi nella storia del territorio del magentino, nel milanese, nel quale vivo da sempre, con le sue curiosità, i suoi aneddoti e le sue tradizioni. Dal 2008 collaboro come volontario presso la Proloco di Robecco sul Naviglio e diverse altre realtà turistiche territoriali e dal 2010 svolgo l’attività di curatore e guida del Museo del Santuario di Corbetta (MI). Nel 2008 mi è stato assegnato il Premio Territorio dalla città di Corbetta. Da sempre appassionato di storia, genealogia, numismatica, araldica e archivistica, sono redattore di alcuni periodici locali, ho all’attivo diverse pubblicazioni sulla storia del milanese e la partecipazione a conferenze a tema, nonché l’organizzazione di mostre ed esposizioni.