Alla scoperta della Valle Serenaia (LU)

Ghiaccio e marmo nel cuore delle Alpi Apuane

Valle Serenaia è un toponimo che poco dice al turista frettoloso: è necessario un non scontato approfondimento per collocare questa piccola valle glaciale nel cuore delle Alpi Apuane, straordinario gruppo montuoso dell’Appennino Settentrionale, a brevissima distanza (16 km in linea d’aria) dal Mar Tirreno e praticamente sospese tra il Golfo dei Poeti e la Versilia.

Una delle aree più densamente turistiche d’Italia e forse d’Europa è sovrastata, quasi sottomessa, da queste montagne, molto antiche, e ricche di storia e di conflitti.

Bisogna superare non pochi filtri per addentrarsi nelle Alpi Apuane a partire da una viabilità ancora di stampo ottocentesco, da servizi rarefatti e da un territorio decisamente aspro e complicato che ha fortemente caratterizzato le vicende storiche ed insediative e si pone oggi come uno dei più significativi e complessi scenari nel millenario rapporto tra l’uomo e la montagna.

 Dicevamo, solo 16,7 chilometri in linea d’aria separano il Porto di Carrara dal Centro della Valle Serenaia oppure, se si preferisce, 28 km dalla vetta del Monte Pisanino che domina la Valle Serenaia al centro di Portovenere, magnifico ed elegante borgo marinaro del Golfo di La Spezia.

Queste montagne sono dunque costantemente visibili dalla costa, sia dal lato Ligure che da quello Toscano sorprendendo subito per la possanza e la severità del rilievo montuoso che si eleva imperioso dalla piana costiera così differente dai rilievi appenninici delle contigue Lunigiana e Garfagnana entro le quali si ergono le Apuane. Sono tra le montagne apuaniche più alte che qui, data la breve distanza dal mare e l’effetto barriera nei confronti del bacino padano, mantengono condizioni microclimatiche del tutto inusuali con intense nevicate invernali e lunghi inverni.

L’asse della Valle del Magra e della Lunigiana è quello che permette la maggiore rapidità di accesso dalla costa Ligure (136 km da Genova, meno di 50 da La Spezia ed altrettanti dalla Versilia, via Garfagnana attraverso la Strada del Cipollaio. Da Lucca si risale tutta la Garfagnana. L’esile separazione tra Lunigiana e Garfagnana è la piccola galleria di Minucciano di una certa importanza storica dato che mette in comunicazione due regioni appenniniche così diverse.

L’importanza storico culturale di queste valli, tra cui la Valle Serenaia, è dimostrata dalla costruzione della ferrovia Lucca-La Spezia iniziata nel 1874 ed oggi autentico viaggio nei lenti 63 km del tracciato.

Versante Garfagnana il Monte Pisanino con la Valle Serenaia ed il Pizzo d’Uccello a destra, e la Valle dell’Acquafredda in alto a sinistra

Il Monte Pisanino che è il vero Re della Valle Serenaria è anche la montagna più alta delle Apuane con i suoi, considerevoli, 1946 m ma soprattutto con una mole austera e poco accessibile che tale appare sì dal versante Lunigiana che da quello della Garfagnana. Tutto il nodo di montagne che interessa la valle è di particolare rilevanza ed il vicino Pizzo d’Uccello a dispetto dei “soli” 1781 m presenta la sua parete settentrionale (verso la valle di Equi) di oltre 650 m tra le principali dell’intracatena appenninica.

Una geologia complessa e tormentata: non Alpi ma…

Le cime delle Apuane si sono meritate l’appellativo di Alpi per l’ardito aspetto che le distingue dall’Appennino settentrionale, dal quale differiscono anche per la litologia prevalentemente carbonatica, ovvero calcarea della catena montuosa principale. 

 La definizione di Alpi deriva storicamente dai versanti e delle sommità accidentate e nette con creste, pareti e canaloni che conferiscono al paesaggio un carattere molto alpino a cui si aggiunge la neve per diversi mesi (generalmente da novembre ad aprile) e le grandi macchie bianche delle cave di marmo

Il versante marittimo, intensamente inciso dai corsi d’acqua e con pendii impervi che scendono ripidi sui fondovalle profondi mentre quello interno degrada assai più dolcemente.

Proprio in corrispondenza delle Alpi Apuane si è sviluppata una grande finestra tettonica, che ha esposto il Complesso metamorfico delle Alpi Apuane. Quest’ultimo costituisce il livello strutturale più profondo affiorante nelle porzioni interne dell’Appennino settentrionale e quindi rappresenta un’area chiave per la comprensione dei meccanismi e dei processi geodinamici che hanno portata alla formazione della dorsale peninsulare italiana. Quello che stupisce in queste montagna è la grande geo-diversità che insieme alla complessità morfologica ha determinato l’inclusione delle Apuane nell’elenco dei Geositi Mondiali riconosciuti e tutelati dall’UNESCO.

Nelle Alpi Apuane sono state scoperte e descritte per la prima volta 19 nuove specie mineralogiche su circa 200 minerali differenti. In circa 27 secoli di attività estrattiva sono stai esplorati pressoché tutti i livelli ricavando almeno 14 varietà merceologiche di marmo per oltre 270 varietà commerciali.

 A ciò si aggiunge un carsismo poco evidente in superficie ma con incredibile sviluppo sotterraneo tanto che in Apuane vi sono alcune delle più profonde grotte verticali europei e sistemi di grotte tra i più estesi del continente.  Di quanto sia minerale la storia di queste montagne racconta la presenza comune ed ubiquitaria di oggetti e sculture in marmi pregiati nelle chiese, nei giardini locali, negli spazi pubblici ma anche in opere murarie e strutture di utilizzo comune.

Habitat eccezionali

Il successo delle Alpi Apuanee della Valle Serenaia per un numero ogni anno crescente di visitatori è dato anche dalla ricchezza degli habitat naturali con popolamenti di piante e animali di notevole rilevo e che nella Valle Serenaia, di sicura origine glaciale toccano alcuni massimi assoluti.

L’ area della conca glaciale dell’Orto di Donna-Val Serenaia presenta una copertura pressoché continua di boschi cedui di faggio (Fagus sylvatica) più o meno coetanei, con diversi esemplari maestosi che forse derivano da antiche matricinature. In quota sono protagonisti i ciuffi del paleo, una graminacea estremamente resistente alle intemperie, in basso i ciclamini e i profumati roseti, praterie di narcisi, orchidee e asfodeli, gigli di San Giovanni, campanule, peonie e sassifraghe, arricchiscono ulteriormente tanta diversità biologica. Nel versante nord del Monte Contrario, a circa 1500 metri di quota, sopravvivono, a stento gli ultimi esemplari spontanei di abete bianco (Abies alba) delle Alpi Apuane, a loro volta residui delle condizioni successive al glacialismo locale. Ma le stesse rocce calcaree della catena del gruppo ospitano una flora endemica molto interessante, tra cui la Primula apuana, la Saxifraga exarata e S. Aizoon, S. latina, e la Silene apuana. In generale uno dei gli aspetti più sorprendenti delle Apuane è rappresentata dall’eccezionale varietà della flora spontanea in cui si contano circa i due terzi delle specie vegetali presenti nella penisola. La varietà botanica è facilmente percepibili anche all’escursionista meno attento dato che le frequenti variabilità litologiche (ad esempio zone silicee del Pisanino e del M. Cavallo) unite ai tanti microambienti che si succedono durante un’escursione determinano repentini cambiamenti delle associazioni vegetali e floristiche.

La conca della Val Serenaia-Orto di Donna deve la sua ricchezza botanica (oltre che geologica) alla glaciazione würmiana ed il successivo ritiro dei ghiacci. Il ghiacciaio del Gramolazzo era il più vasto delle Alpi Apuane: nasceva dalle lingue glaciali provenienti dal Monte Pisanino e dal bacino di accumulo di Orto di Donna – Val Serenaia. La lingua del ghiacciaio raggiungeva l’altezza dell’attuale ed omonimo centro abitato, che si trova a 600 m di quota.

Sotto il Monte Cavallo e sotto il Monte Grondilice vi erano due grandi circhi glaciali. In varie zone della valle si possono osservare le rocce montonate, recanti profonde striature, per effetto di processi di abrasione causati dai blocchi sospinti dal ghiacciaio. Sovrapposte alle forme glaciali, si osservano spesso anche quelle tipiche delle aree carsiche. Sotto il Monte Grondilice, nonché a Nord Ovest del Monte Cavallo si vedono numerose doline a ciotola, a pozzo e ad imbuto. Ovunque s’incontrano crepacci, campi solcati, vallette pensili, solchi a doccia e scannellature.  Proprio accanto alla Foce di Cardeto, presso gli Zucchi di Cardeto, sono presenti grandi blocchi di diaspro precipitati a causa di frane da crollo.

Nel 1994 Nei calcari selciferi che affiorano in molte zone un fungaio di Gorfigliano trovò, sul versante Est della valle, l’entrata di una grotta, informò degli speleologi modenesi e venne esplorata la grandissima Buca del Pannè, con saloni vasti come quelli dell’Antro del Corchia, gallerie larghe 15 metri, tantissimi corsi d’acqua ed una cascata, denominata Pozzo Angel, alta 90 metri. In pochi anni le esplorazioni speleologiche e le scoperte si sono susseguite. Si scopre che la Buca del Pannè, la Buca dei Faggi e lMC5 sono tre grandi grotte di un gigantesco complesso, profondo ben 600 metri, ramificato per più di 5000 metri. Nel 1999 viene scoperta la Buca del Canneggiatore, a 1720 metri. All’inizio del terzo millennio, le esplorazioni speleologiche si spostano sul versante Ovest n nuove scoperte

 Ancora oggi, in particolare d’inverno, è indispensabile una certa prudenza, conoscenza dei luoghi e comportamento responsabile poiché oltre alla necessaria competenza nell’affrontare il terreno innevato occorre considerare anche la presenza di alcuni ingressi carsici che possono essere molto pericolosi.

Il Monte Grondilice in Inverno visto da Cava 27 (tra il Rif. Donegani ed Orto di Donna)

I rifugi di Val Serenaia e le opportunità di escursioni ed ascensioni

Come in altre zone del cuore della Alpi Apuane l’attività estrattiva ha lasciato sul terreno decine di edifici che rappresentano spesso il più consistente patrimonio edilizio dismesso. In Valle Serenaia dove pure vi erano alcuni edifici pastorali sono soprattutto le vecchie strutture a servizio delle cave che hanno offerto la possibilità di organizzare un sistema ricettivo che offre appoggio al numero crescente di escursionisti ed alpinisti che frequenta l’area.  Pur essendo relativamente vicini tra loro (20’ tra Serenaia e Donegani, meno di un’ora dal Donegani all’Orto di Donna) queste strutture mantengono un loro carattere ben definito: i rifugi Donegani e Serenaia sono tipiche basi di appoggio per salite al Pizzo d’Uccello (via Normale, via Ferrata alla Foce Siggioli ed anche la severa e dolomitica Parete Nord); il Rifugio Orto di Donna è utile per la traversata attraverso la Foce di Cardeto verso il Passo della Focolaccia ed il Monte Tambura, la via normale del M. Pisanino, la traversata del Monte Cavallo ( e le vette del Monte Contrario e Monte Grondilice.

La breve distanza esistente tra i rifugi non deve tuttavia ingannare rispetto alla severità della Valle Serenaia. Se è vero che i rifugi si raggiungono sempre con rotabili (asfaltata quella fino al Donegani) e tratti di buon sentiero, pressoché tutte le escursioni che si dipartono da essi e sono diretti alle vette principali sono spesso esposti e faticosi presentando difficoltà prossime ai primi livelli alpinistici. Bisogna tenere presente questo fatto soprattutto in caso di neve, pioggia improvvisa e vento dove procedere su questi ripidi versanti, ricoperti da erbe lunghe e scivolose (il famigerato paleo apuanico) e vasti campi detritici, può essere quanto mai penoso.

 Eppure è proprio questo il fascino selvaggio di Val Serenaia a patto di approcciarlo con le giuste cautele od un adeguato accompagnamento. L’accesso ad un microcosmo di incredibili situazioni di montagna dal punto di vista tecnico, ambientale e percettivo dove tutto è impacchettato a breve distanza ma ci costringe, comunque a vivere un’intensa e lunga giornata. Anche presso gli stranieri la fama delle Apuane sta crescendo rapidamente e paradossalmente è facile incontrare – oltre ad escursionisti ed alpinisti locali- anche molti stranieri che trovano del tutto avvincente vivere simili avventure alternandole con ragionevole comodità a mondane giornate sul mare o girovagando negli innumerevoli borghi storici dispersi tra Lunigiana e Garfagnana.

Il dilemma dell’attività estrattiva

Molto dell’interesse della visita nelle valli apuaniche è data dalla pervasività dell’attività estrattiva.  Attualmente risultano essere in funzione 143 cave di cui la maggioranza in provincia di Carrara e le altre in provincia di Massa e Lucca ovvero nell’area della Garfagnana.

 Ormai da diversi decenni il tema delle cave è diventato di dominio nazionale con uno scontro duro tra gli operatori del settore estrattivo ed altre parti della società civile compreso il comparto turistico che anche nelle vallate più alte tenta un difficile rilancio anche grazie all’allargamento alle aree interne di tutta la massa di ospiti che annualmente si riversa sulla costa.

 Come accennato l’attività di estrazione del marmo si è consolidata già in epoca romana anche se vi sono importanti testimonianza documentali su attività addirittura precedenti.

La vetta del M. Pisanino sovrasta le cave dell’Acquabianca

 Sicuramente poche aree d’Italia hanno legato in modo così la propria storia produttiva ed insediativa ad un preciso indirizzo e ad una risorsa che tale è sembrata fino alle porte del XX secolo. Solo in tempi relativamente recenti si è presa coscienza che l’innovazione tecnologica e la rincorsa dei prezzi in un mercato sempre più competitivo e deformato hanno portato a tassi di sfruttamento ormai incoliabili con la tenuta a medio termine del territorio.

Ciononostante il paesaggio estrattivo, stravolgente e lunare, terribile ma affascinante per la messa in campo di capacità umane straordinarie in ambienti tanto severi e limitativi; merita una o più visite per conoscere e comprendere e completare la lettura di un territorio che a questi processi ha legato tutta la sua storia.

 La nascita del Parco delle Apuane nel 1985 dopo una lunga iniziativa popolare iniziata negli anni ‘70  ha di fatto mantenuto elevato il tenore dello scontro (non solo dialettico) e di riflesso anche ostacolato l’azione della parte toscana del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano con il quale da molto tempo c’è un tentativo di fusione. In questo racconto di un territorio comunque avvincente e fuori dall’ordinario non si po’ eludere di considerare i profondi riflessi  economici, ambientali e sociali che hanno le attività estrattive: negli ultimi trent’anni l’aumentata capacità di lavoro di tutte le aziende grazie alle nuove macchine ed alla migliore formazione del personale ha di fatto ridotto quel rallentatore automatico che per quasi duemila anni ha garantito un contenimento dei volumi estratti e dunque un minore impatto complessivo. Nonostante le caratteristiche degli oltre 23 tipi di marmo prodotti siano sempre le più ricercate al mondo, la competizione globale ha indotto ad un’accelerazione della filiera che sicuramente rischia di cancellare interi versanti. I tentativi di regolare il settore ed i suoi rapporti attraverso una nuova governance sono stati tutti afflitti da opposti fanatismi e dalla difficoltà oggettiva  di trovare efficaci risposte ed alternative valide sul piano occupazionale.

Attualmente il settore impiega circa 6000 addetti su tre province e suddivisi tra produzione primaria, servizi annessi (dal trasporto ai primi trattamenti di blocchi) fino al prodotto finito.

 Molti operatori entrano nel settore per linea genealogica e diversi lavoratori raccontano di famiglie impegnate da più generazioni nel settore del marmo.  Pur prendendo atto che  l’intensità dell’estrazione ha ormai superato in alcune zone la tollerabilità per quanto attiene l’estensione dei siti ed i volumi estratti non si può non notare la difficoltà di offrire prospettive lavorative differenti o integrative. In tutta la zona apuanica l’agricoltura è resa difficile dalla severità della montagna con versanti ripidi e valli profonde e strette. Anche le attività forestali sono difficoltose per l’inidoneità di molti popolamenti arborei e, nuovamente, la complessità dei luoghi. La ricettività minore ed il turismo ambientale e sportivo sono in lenta crescita ma con numeri molto distanti da rappresentare. Al momento, una solida e definitiva alternativa.

Ghiaccio, neve, e marmo salendo verso Orto di Donna

 Le alterne fasi di moratoria tra le parti interessate operate a più riprese in occasione dell’approvazione del piano del Parco piuttosto che del Piano Paesaggistico Regionale hanno in realtà portato ad accentuazione delle divisioni anche per i controversi esiti delle iniziative giuridiche nate da tutte le parti coinvolte.

Insomma, da centinaia di anni l’area che fu popolata di Liguri -Apuani continua, nella sua limitatezza geografica, ad essere un territorio in fibrillazione e con molteplici fattori di scontro ma che proprio per questo potrebbe essere anche un laboratorio virtuoso di iniziative per attenuare l’impatto delle attività umane più intense integrando comunque l’economia di valle.

«Da una parte l’escavazione selvaggia, con le creste dei monti che si abbassano. Dall’altra il lavoro sempre più precario.» (Milani, 2015) e tale principio è riconosciuto da molti studiosi anche in tempi recenti.  Se aggiungiamo che l’area apuana deve la sua ricchezza minerale alla sua fragilità e complessità tettonica con terremoti frequenti, un persistente ed elevato rischio idrogeologico comprendiamo anche la contraddizione che però non consente di trovare facili e veloci soluzioni pena il definitivo abbandono di molte comunità. A noi visitatori, pur nelle articolate posizioni individuali che si possono maturare di fronte a questi temi, resta comunque la testimonianza di una presenza umana definita talvolta un‘ Antropogeografia Tecnologica che ha lasciato testimonianze altissime sul territorio per arditezza ed intelligenza realizzativa (basti penare alle diverse Vie di Lizza che prima dell’evoluzione tecnologica delle macchine motorizzate permettevano la discesa a valle di blocchi di marmo) e che comunque – nei suoi paradossi ha connotato un paesaggio decisamente ed una comunità di montagna decisamente unici in Europa.

I borghi di riferimento

Il borgo di Minucciano è la “capitale” della Valle Serenaia. In realtà il Comune di Minucciano è molto esteso e comprende un vasto territorio appenninico che comprende l’Alta Lunigiana (confinando con il Comune di Fivizzano) e l’Alta Garfagnana con la frazione di Gramolazzo con l’omonimo Lago. Anche i caratteri insediativi attuali sono differenti con la parte di Minucciano divisa tra la frazione bassa della Pieve di San Lorenzo (dove si può arrivare anche in treno attraverso la linea Spezia-Lucca) con la Chiesa romanica ricostruita più volte a causa delle vicende storiche e del terremoto; il nucleo superiore aggregato alla Chiesa Parrocchiale e le frazioni sul versante garfagnino di Gramolazzo e Gorfigliano dove è concentrata, oggi, l’offerta turistica. Il breve diaframma attraversato dalla galleria sembra quasi una barriera invalicabile e la maggior parte del flusso turistico giunge effettivamente dal lato Garfagnana. Qui uno degli aspetti d’interesse è dato da un sistema storico di bacini artificiali (il Lago di Gramolazzo e quello di Vagli) ideati e realizzati intorno agli anni ‘50 del XX secolo costituendo un sistema idrografico che utilizza le acque del ramo prossimale del Fiume Serchio riversandole – dopo la centrale di Fabbriche- nel successivo lago di Vagli. che in realtà è diventato una parte dell’attrattiva di questo lembo di Toscana. In effetti sul lato di Gramolazzo la vasta piana (ricordiamo, di origine glaciale) in cui è edificato il villaggio richiama, con le ultime nevi, un paesaggio tipicamente alpino. La presenza di spiagge, centro canoistico ed una certa ospitalità alberghiera fa di questa parte delle Apuane una singolare e completa meta turistica che contrasta con la relativa durezza della Valle Serenaia. Un motivo in più per visitare questo pezzo di Italia interna.

I nuclei storici di Gramolazzo e Minucciano

“La Garfagnana è un universo contratto, non c’è strada, cammino o sentiero che non porti a una visione inattesa, a qualcosa di inaspettatamente straordinario. Può essere una roccia, un eremo, un bosco, un fiume, un castello, ma può essere anche un uomo. So che ciò che mi chiama in Garfagnana non è semplicemente la sua geografia, ma gli umani che la abitano, come la abitano. La Garfagnana è di una bellezza struggente, una bellezza selvaggia e amorevole; e ciò che mi commuove è come il suo paesaggio sia stato plasmato, lavorato, addolcito anche nelle durezze più ardue da chi lo vive.”

Maurizio Maggiani

Alcune proposte turistiche in Valle Serenaia

Come detto in precedenza la montagna Apuana offre l’opportunità di una vacanza completa ma senza fronzoli, con una certa dose di ruvidità data dai luoghi ma anche dal carattere delle comunità molto accoglienti ma in un certo modo assai connotate ai luoghi.

Da un punto di vista puramente tecnico, tuttavia, è il tipo di montagna che determina un’attività che può essere estremamente remunerativa nonostante le quote non elevate. L’inverno, l’autunno e la primavera richiedono un’attenta pianificazione delle escursioni ed è imperatovo avere con se – anche su itinerari escursionistici ordinari – piccozza e ramponi  ed in alcuni casi anche una dotazione alpinistica completa. In estate ci sono molteplici itinerari oggetto, tra l’altro, di un notevole lavoro di sistemazione e segnalazione da parte delle associazioni locali ma comunque in un contesto che rappresenta un’ottima scuola per l’escursionismo esigente. Poi abbiamo le possibilità alpinistiche: in inverno tutta questa montagna si trasforma offrendo un terreno di gioco assolutamente paragonabile alle montagne alpine con itinerari anche lunghi e tecnicamente impegnativi.

In assenza di neve il Pizzo d’Uccello, il Monte Contrario e Grondilice offrono delle vie normali che sono al confine tra escursionismo e alpinismo e richiedono assoluta dimestichezza con il terreno esposto e non tracciato, pure in presenza delle segnalazioni. In Valle Serenaia escono due vie ferrate tra le più interessanti delle Apuane: la Ferrata del Pizzo d’Uccello (Tordini-Gallicani alla Foce Siggioli) che in realtà interessa il versante della Valle di Equi ma si percorre tradizionalmente partendo ed arrivando al Rifugio Donegani. In estate può fare davvero molto caldo soprattutto al di fuori del limite dei boschi di faggio. Data la breve distanza dal mare i temporali orografici possono esseree particolarmente intensi e prolungati e ciò deve essere tenuto in considerazione sugli itinerari più complicati.

Sul versante sud del Monte Contrario sale una difficile Via Ferrata che permette poi di realizzare – attraverso il rifugio Orto di Donna- complesse traversate e combinazioni.

Sicuramente in Apuane l’accompagnamento di una Guida Alpina può essere uno strumento di preliminare conoscenza con alcune delle salite più belle effettuabili che pur non essendo difficili in assoluto richiedono tuttavia un approccio particolare data la natura dei luoghi. I sentieri principali che salgono ai rifugi sono dd ai valichi principali (Foce di Cardeto, Foce di Giovo, Foce Siggioli) sono tutti classificabili E e fanno parte del sistema di lunga percorrenza Apuane Trekking che permette di realizzare la traversata completa del gruppo in 3-4 giorni.

Escursioni in Valle Serenaia

Due  proposte di media difficoltà

ANELLO DI VAL SERENAIA

Tempo Percorrenza: 4,3 ore
Lunghezza: 6 km
Dislivello in discesa: 600 mt
Dislivello in salita: 600 mt
Difficoltà: E (Escursionisti medi)

Lasciata la macchina al termine della strada asfaltata che conduce a Orto di Donna, nei pressi del Rifugio Donegani, si sale per segnavia CAI 37 alla Foce di Giovo, da qui con una breve deviazione a destra si raggiunge la vetta del Pizzo d’Uccello (consigliato solo ad escursionisti esperti). Il nostro tour prosegue, invece, in falsopiano per segnavia CAI 179 sotto le pareti della Cresta Garnerone e del Grondilice, fino a raggiungere Cava 27, dove termina la strada marmifera proveniente dalla Val Serenaia. Qui sorge il Rifugio del Parco Alpi Apuane “Orto di Donna” . Si prosegue, ora, ancora per CAI n. 179, transitando vicino al bivacco K2, fino alla Foce di Cardeto. Ora il sentiero CAI 178 scende nella faggeta per tornare nuovamente al punto di partenza

ANELLO DEL PISANINO

Tempo Percorrenza: 5-6  ore
Lunghezza: 8 km
Dislivello in discesa: 1017 mt
Dislivello in salita: 1017 mt
Difficoltà: Escursionisti Medi

(LU-Minucciano) GRAMOLAZZO–FOCE RIFOGLIOLA (810m)-VAL SERENAIA (1050m)–FOCE DI CARDETO (1642m)–MARMIFERA–GORFIGLIANO (685m)-GRAMOLAZZO (Anello del Pisanino)

189, strada per Val Serenaia, 178, marmifera, strada per Gorfigliano e Gramolazzo. Anello lungo ma non impegnativo che può consentire di partire dal Lago di Gramolazzo realizzando l’intero periplo del M. Pisanino e congiungersi con gli itinerari di Orto di Donna. Utilizzando i rifugi si possono effettuare delle bellissime combinazioni di difficoltà moderata.

Una proposta relativamente difficile

PISANINO – via normale

Tempo Percorrenza: 5-6  ore
Lunghezza: 8 km
Dislivello in discesa: 950 mt
Dislivello in salita: 950 mt
Difficoltà: Escursionisti Esperti- EEA

È il percorso meno impegnativo per lavetta pur essendo lungo e faticoso. Inizia dal fondo di Val Serenaia, con il sentiero 178 si arriva alla Foce di Cardeto. Si scende per un centinaio di metri fino alla cosiddetta Buca della Neve. Qua inizia un sentiero di vetta segnato di blu che inizialmente scende a sinistra per poi risalire mantenendosi sul versante est del Pizzo Altare e del Pizzo Maggiore (tratti esposti) fino alla Foce dell’Altare dalla quale si segue il Canale delle Rose, inizialmente più ampio poi più stretto ma a inclinazione abbastanza omogeneo fino a raggiungere una zona quasi pianeggiante della cresta. Da qui in breve per la cresta e la vetta. In tutto il percorso, sono evidenti le tracce di passaggio tuttavia la ripidezza dei luoghi suggerisce una costante attenzione e l’uso di scarpe ed abbigliamento adeguati. Da evitare assolutamente con il rischio di pioggia.

Bibliografia per approfondire

Le Alpi Apuane non si possono liquidare in un breve articolo. Vanno capite e visitate poco per volta, lungo i diversi accessi e cercando di penetrare gradualmente in quell’aura di leggenda e mistero che deriva da una storia molto peculiare di lavoro, immigrazione ed emigrazioni ed un bagaglio etnoantropologico addirittura anteriore all’età del Bronzo. In queste zone c’è una mescolanza di dialetti che poco ha a che fare con le varie forme di dialetto toscano ma è ricco di influenze nordiche, liguri ed alpine spesso legate al trasferimento di intere famiglie che si stabilivano in Apuane per lavorare nelle cave o per le attività agropastorali. Per approfondire consigliamo, tra i tanti, alcuni testi:

  • Carta toografica 1:25000 bifacciale e plastificata – 4Land
  • Storie e leggende delle Alpi Apuane – di Paolo Fantozzi ed. Apice Libri
  • Alpi Apuane – Collana Guide dei Monti d’Italia CAI-TCI – E. Montagna ed A. Nerli e. 1972
  • Le Alpi Apuane piccolo grande mondo – di B. Giovannetti – ed. Lettere

Vi aspetto per esplorare insieme la sorprendente Valle Serenaia!


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HIKE & CLIMB – FABIO PALAZZO
Sono Guida Alpina UIAGM e Dottore Agronomo, docente a contratto di Pianificazione del Paesaggio presso l’Università di Genova. Vivo a Genova ma nel lavoro di Guida mi divido tra la Liguria, la Toscana, l’arco alpino e qualche bella esplorazione fuori dall’Europa.
Nelle due professioni, ormai da molti anni, cerco di unire le esperienze lavorative e personali in una sintesi che contribuisca ad arricchire chi entra nel mondo complesso ed emozionante delle montagne. Praticamente tutta la mia vita lavorativa è stata finora spesa nelle aree interne italiane. Che non sono solo montagne ma anche cultura materiale e comunità.
Accompagnando e formando come Guida o contribuendo al percorso dei giovani paesaggisti spero di condividere la consapevolezza per il valore e la sensibilità del territorio montano ed il suo riscatto attraverso la conoscenza e la pratica sportiva. Mai fine a se stessa.
Sono un Tecnico del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico ed un membro del Club Alpino Accademico Italiano nonché un socio ordinario dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio e della Società Italiana dei Territorialisti.
 Spero di condividere con tutti Voi non solo esperienze ed informazioni ma anche una presa di posizione nei confronti del mondo che cambia attraverso un modo responsabile e partecipativo di esplorarlo. Anche dietro la porta di casa!

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